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Autore: la nouvelle vague    12/03/2019    0 recensioni
(Crossover: Dolce Flirt/Harry Potter; storia rivista e ripubblicata)
Prima Guerra Magica (1970-1981)
E se gli alunni del Dolce Amoris fossero stati dei maghi?
E se la loro vita ad Hogwarts venisse stravolta dall’ascesa del mago oscuro più potente di tutti i tempi?
Una storia di caduta e redenzione, di crescita, paura, ribellione, amicizia e amore.
“Di fronte a quello sguardo rabbioso, Castiel quasi indietreggiò, preso alla sprovvista. Ma lo stupore durò poco: un attimo dopo era la ragazza ad arretrare, fino a scontrarsi contro la balaustra. Deglutì, […] e alzò lo sguardo verso il volto del ragazzo, che si stagliava a pochi centimetri dal suo. Nei suoi occhi, stranamente arrossati, notò una collera cieca che le mozzò il respiro, unita a qualcos’altro che, lì per lì, non riuscì ad identificare. “Non fare finta di non saperlo, ragazzina” sibilò lui a denti stretti, con un odio tale da fargli tremare la voce[…]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Armin, Castiel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Espresso per Hogwarts, 1 Settembre 1966.
 

Le prime due persone a cui Maeve si presentò, già sedute nel primo scompartimento dell'Hogwarts Express in cui trovò posto, furono due ragazzini palesemente gemelli.
Quella mattina, arrivata con largo anticipo, accompagnata dai suoi agitati genitori, aveva girato in lungo e in largo in cerca della sua migliore amica Rosalya, dapprima lungo il binario 9 e ¾ e, in seguito, tra uno scompartimento e l’altro del treno ma, non essendo riuscita a trovarla, alla fine si era rassegnata a prendere posto accanto ai due sconosciuti dai capelli scuri.
Appurato dunque che i loro sguardi paressero sufficientemente accomodanti e che quindi potesse condividere con loro il viaggio senza troppi problemi, entrò nella cabina e si sedette sul comodo sedile scuro, facendo scivolare il baule precedentemente alleggerito dalla magia sopra la lucente rastrelliera di ottone; aveva appena finito di slacciarsi il mantello da viaggio verde scuro quando uno dei due si schiarì la gola:
-Ciao, io sono Alexy, e tu? -
Maeve alzò lo sguardo sul volto sorridente e sicuro di sé del ragazzino e, per un istante, quasi le parve che i capelli corvini che gli incorniciavano il viso pallido diventassero di un vibrante blu elettrico.
Sbattè le palpebre un paio di volte
-Maeve, piacere. - disse, presentandosi a sua volta con cortesia, porgendo la mano ancora guantata al ragazzino, il quale la afferrò prontamente
-Piacere mio, lieto di informarti che sei la prima strega che conosciamo, - cantilenò concitato -questo è mio fratello Armin. - aggiunse, indicando il giovane pressoché identico che gli sedeva affianco. Quest’ultimo fece un cenno in direzione della ragazza, arrossendo lievemente, ma Maeve non vi fece troppo caso
-Come sarebbe la prima strega? E i vostri genitori? - domandò infatti, confusa per un attimo
-Babbani, ovvio! - rise Alexy
Maeve si diede mentalmente della stupida: era ovvio che fossero nati babbani, la sua domanda era stata assolutamente inutile e inopportuna. Stava per scusarsi, ma si trattenne: i due ragazzi non parevano curarsi molto delle formalità, e non sapeva dire se la sua rigida educazione purosangue sarebbe suonata altrettanto inopportuna. In effetti, Maeve non aveva la minima idea di cosa fosse opportuno o meno fare o dire in presenza di nati babbani: non si poteva infatti dire che la conservatrice e austera nobiltà magica britannica ne fosse piena, al contrario: e, pur non essendo i suoi genitori particolarmente razzisti, lo stesso non si poteva dire delle numerose, vaste e antiche famiglie magiche tra le quali era cresciuta. Per un attimo pensò allo zio Conall, che più volte durante lunghe cene aveva iniziato affiatati dibattiti contro lo statuto di segretezza, sostenendo come fosse una vergogna che la nobile famiglia Selwyn, così come tutte e altre famiglie fieramente purosangue, dovessero nascondersi e temere “l’inutile feccia primitiva priva di poteri magici”. Scosse la testa tra sé e sé, sbuffando, mentre il faccione paonazzo dello zio Conall svaniva velocemente dalla sua immaginazione: non avrebbe permesso che le stupide idee di qualche ricco e annoiato mago britannico le rovinassero il viaggio.
Volse l’attenzione ai due gemelli, che in quel momento si stavano accapigliando per qualche ragione che non riusciva a comprendere
-Non ci posso credere che metti il muso perché ti manca il televisore Armin, siamo maghi diamine, chi se ne importa se perdi la quarta stagione di Doctor Who! - stava dicendo Alexy con voce acuta, alzando al cielo i grandi occhi blu, uguali a quelli del fratello il quale, per tutta risposta, lo guardò come se fosse matto, prima di girarsi di scatto verso Maeve
-Spiegagliela tu l’importanza di seguire una serie televisiva assiduamente, ti prego, perché io sto per ucciderlo, con o senza magia! - sbottò di colpo, con gli occhi sgranati e una voce lamentosa a metà tra l’ironico e l’esasperato, lasciando Maeve di stucco. Possibile che non le avesse detto nulla fino a quel momento, nemmeno un semplice ‘’piacere’’ e ora le stesse rivolgendo una domanda che appariva incomprensibile da tutti i punti di vista?
-Ehm, - borbottò, a disagio, sentendo una vampata di calore risalirle per il colletto -cosa sarebbe esattamente una… serie tensiva? -
Armin la guardò come se non credesse alle proprie orecchie, mentre Alexy prese a sghignazzare senza ritegno
-Forse avresti dovuto dare un’occhiata a quel librone di Storia della Magia, Armin - rise, ma Armin lo ignorò, troppo sbalordito per quello che aveva appena sentito. Si sporse in avanti verso Maeve, che indietreggiò perplessa con la schiena prima che quest’ultimo le desse una nasata
-Tu…- sussurrò il ragazzino fissandola dritta negli occhi -Tu mi stai dicendo che non hai mai visto un episodio di Doctor Who? - Maeve scosse la testa sempre più confusa e, subito dopo, un enorme sorriso si allargò sul volto di del ragazzo
-Mio caro Alexy, finalmente ho qualcuno da istruire! -

 
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Hogwarts, 1 Settembre 1966.

La giovane strega non era rimasta delusa: Alexy ed Armin erano stati un'ottima compagnia durante il viaggio, e anche Armin, dapprima taciturno, si era rivelato sorprendentemente piacevole, anche se in una maniera che le era stata fino ad allora decisamente sconosciuta: il suo umorismo era terribilmente babbano e a tratti incomprensibile alla ragazza, tanto quanto i suoi strani interessi: tra un certo medico che viaggiava nel tempo, albi composti da immagini che narravano di persone con superpoteri e libri di un uomo dal nome russo che scriveva di assurdità chiamate fantascienza e robot, Maeve era sempre più confusa eppure, allo stesso tempo, estremamente affascinata. Per tutto il viaggio fu preda di un insaziabile curiosità, che tentava di placare snocciolando domande su domande alle quali il giovane rispondeva, tra una cioccorana e l’altra, con gli occhi animati di passione e facendo di tanto in tanto domande a sua volta.
Si trovava tuttavia ora, lì in piedi al centro della sala grande, insieme a un grosso gruppo di studenti in attesa di essere smistati, a dover fare i conti con un notevole malumore. Sapeva infatti che le probabilità che lei e i due ragazzini finissero nella stessa casa erano decisamente molto basse, dal momento che, ormai da parecchie generazioni, la famiglia Selwyn andava ad ingrossare le file dei Serpeverde, casa che si sa, pur mostrandosi ogni tanto tollerante nei confronti dei mezzosangue, rimaneva tuttavia ben poco aperta ai giovani di origine babbana.
A darle appoggio morale vi era per fortuna la sua finalmente trovata amica Rosalya, che in quel momento stava raccontando di aver passato il viaggio con due studenti del quinto anno e un ragazzo del primo insopportabilmente arrogante e maleducato, che non aveva perso occasione di prenderla in giro per il colore candido dei capelli e l’aveva poi scandalizzata sostenendo, con un ghigno infastidito e parole ben più volgari delle seguenti, che ci dovesse senza dubbio essere una correlazione tra la sua postura rigida e il manico di una Comet 220.
L’improvvisato quartetto ebbe modo di avere una prima visione del giovane in questione quando questo fu chiamato dalla professoressa di Trasfigurazione, Minerva McGranitt, per essere smistato. Magro, piuttosto alto e con i capelli corvini, il giovane mago, che rispondeva al nome di Castiel McLaggen, aveva un'espressione a metà tra la sfida e l'annoiato mentre si sedeva sullo sgabello, mettendosi con disinvoltura il cappello parlante in testa. Sorprendentemente ci vollero ben tre minuti affinché il cappello decidesse in quale casa metterlo, tre minuti in cui l'espressione del ragazzo andò sempre di più ad incupirsi e accigliarsi, tanto che per un secondo Maeve temette che volesse strapparsi il povero Cappello Parlante dalla testa e farlo a pezzetti. Finalmente, dopo un tempo che parve infinito, il cappello scandì ad alta voce Grifondoro, e il ragazzino, ora visibilmente sollevato, corse a sedersi al tavolo rosso e oro, tra gli applausi dei suoi commensali.
il nome successivo fu Rosalya Malfoy, al che Rosa, dopo un sospiro profondo per darsi coraggio, si diresse a testa alta allo sgabello, e con calma indossò il Cappello Parlante, il quale, dopo solo pochi secondi annunciò, prevedibilmente per chiunque in quella sala conoscesse il nome Malfoy, la casa di Serpeverde.
Lo smistamento continuò e nome dopo nome giunse infine il turno di Maeve che, pur sentendosi mancare un battito, non lasciò trasparire il sentimento di paura che, inaspettato e senza preavviso, l’attanagliò di colpo. E se qualcosa fosse andato storto? E se non fosse stata all’altezza degli altri membri della sua famiglia, finendo in Tassorosso o, peggio ancora, in Grifondoro? Avrebbe finito forse con l’infangare il nome dei Selwyn?
Cercando a fatica di mantenersi fredda e lucida arrivò allo sgabello e, con le mani sudate, poggiò il Cappello sulla testa.
Immediatamente una voce profonda e maliziosa si diffuse nella sua mente.
«Ancora un’altra Selwyn, dunque. Pare che tu sappia già dove ti smisterò, o sbaglio?» Maeve deglutì, e velocemente fece cenno di sì col capo, sentendosi immensamente stupida un attimo dopo. Il Cappello ridacchiò «Voglio però che tu sia sicura» continuò «vedo un certo conflitto in te… forse un giorno potresti pentirtene, se dovessi smistarti in Serpeverde». La giovane strega, pressoché tremante, quasi poteva veder fluttuare dinanzi a sé il volto dello zio Conall che, con gli occhi fuori dalle orbite, lanciava epiteti ben poco nobili su un suo presunto tradimento. Senza indugio, trattenendo il fiato, pensò ‘’no’’ con tutte le sue forze, al che il cappello, finalmente, dopo un paio di poco decisi uhm, gridò, convinto, «Serpeverde» a tutta la sala.
Maeve ricominciò a respirare: aveva tenuto il Cappello per poco meno di un minuto, ma le era parsa un’eternità. Con le gambe che sembravano fatte di pastafrolla si alzò e si diresse al tavolo di Serpeverde, mentre inconsciamente un sorriso sbieco le appariva sulle labbra e rimaneva lì incollato, intanto che prendeva posto accanto a Rosa, facendo un cenno di saluto al cugino di questa, Lucius. La paura fluì via così come era arrivata, sostituita da un immenso sollievo e, allo stesso modo, i dubbi su cosa il Cappello avesse voluto dirle vennero troncati sul nascere dalla ritrovata curiosità per le sorti dei gemelli.
Alexy Thorpe fu il primo ad essere chiamato tra i due, e quello che accadde lasciò di stucco non solo Maeve e Rosa, ma anche buona parte dei professori, e persino un fantasma dall’aria cupa che trascinava pesanti catene sulla lunga tavolata verde e argento parve mostrare un’espressione sorpresa quando il Cappello, dopo neanche due secondi, annunciò Serpeverde. Gli studenti, che notarono il momento di tensione, iniziarono a bisbigliare tra loro curiosi, mentre il ragazzo andava a prendere posto col volto così paonazzo che pareva che anche i suoi capelli a tratti lo diventassero. Al salire dei bisbigli, il professor Silente, che a partire da quell’anno aveva preso il posto del vecchio preside Armando Dippet, ormai in pensione, dovette richiamare l’intera sala al silenzio affinché lo smistamento potesse procedere; le cose andarono esattamente nello stesso modo con Armin Thorpe, e ormai era evidente a tutta la sala che qualcosa di strano stesse accadendo, sebbene nessuno, eccetto Maeve, Rosalya e qualche membro dello staff scolastico, sapesse di cosa si trattava.
Quando anche Armin prese posto accanto al fratello, i due guardarono dunque le ragazze con la stessa identica espressione insieme confusa ed interrogatoria, ricambiata da Maeve, seppure per motivi diversi. Fu Rosalya a prendere la parola interrompendo l’attimo di silenzio e, con voce atona e pragmatica, guardando i fratelli senza tradire alcuna espressione precisa, sentenziò -Sono anni che la casa Serpeverde non vede un nato babbano. Non sono i benvenuti qui… non lo sono mai stati. -.
Mentre lo smistamento procedeva, tra i quattro calò nuovamente il silenzio.
 
 
 
 
 
 
 
Qui finisce la mia introduzione. Nel prossimo capitolo ci ritroveremo catapultati al sesto anno, per cui vedremo i nostri protagonisti nel pieno dell’adolescenza.
Voglio inoltre specificare che mentre un tot di capitoli sarà ambientato ad Hogwarts, la seconda parte della storia si svolgerà al di fuori, con i personaggi ormai diventati maggiorenni e adulti.
Ne consegue che anche i toni della storia diventeranno più adulti, al passo con la crescita dei personaggi.

Infine, spero vogliate lasciare qualche recensione che mi invogli a dare il meglio e, se necessario, mi aiuti a migliorare!
Buona lettura
 
   
 
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