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Autore: Iper_Ouranos    12/03/2019    0 recensioni
Toshinori deve affrontare uno dei momenti più difficili della sua vita, a causa della dura riabilitazione che lo aspetta in seguito allo scontro con All for One. L'aiuto di Aizawa è tanto inaspettato quanto prezioso.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una fitta di dolore si scaricò lungo tutta la sua gamba, e Toshinori perse la presa sul suo appoggio, cadendo a terra per la terza volta durante la giornata.

 

« Signor All Might! Si sente bene? »

 

L'infermiera accorse al suo fianco, piegandosi per aiutarlo a rialzarsi. Era come essere bloccati in un loop temporale, essere costretti a rivedere la stessa scena, ancora e ancora, senza poter far nulla per cambiarla. Toshinori provava a muovere qualche passo, il suo corpo già indebolito e ulteriormente provato dallo scontro con All for One cedeva sotto il suo stesso peso, e la gentile infermiera doveva corre al suo fianco per aiutarlo a rimettersi in piedi, solo per cadere nuovamente al tentativo successivo. E ancora, e ancora, e poi un'altra volta.

Toshi rivolse un sorriso gentile all'infermiera, e scosse delicato la testa.

 

« Va tutto bene, non si deve preoccupare così tanto per me. Grazie per l'aiuto, lei è davvero troppo paziente con me. »

 

L'infermiera prese delicatamente il suo braccio e lo mise attorno alle proprie spalle, aiutando Toshinori a rimettersi in piedi. Lui la ringraziò con un altro sorriso, ancora una volta, e ancora una volta deglutì silenziosamente, spingendo in un angolo della propria mente quella sensazione bruciante di vergogna che minacciava di avvolgerlo tutto le volte che qualcuno doveva preoccuparsi di lui a quel modo.

Allargò le braccia, e le sue mani ritrovarono una presa relativamente salda sugli appoggi. Sentiva ancora le gambe deboli e tutto il suo corpo gli urlava di stare fermo, smetterla di sforzarsi. Conosceva benissimo quella sensazione, quell'enorme gabbia che era il proprio stesso corpo. Aveva imparato anno dopo anno a sfondare quelle sbarre, scontrarsi contro di esse finché ogni limite non cedeva. Era doloroso, era faticoso, estremamente difficile. Ma vedere il cielo azzurro, libero da quelle sbarre, sentirsi liberi da ogni limite, era una delle migliori sensazioni che avesse mai provato in vita sua.

Ed era per quello che Toshi non aveva intenzione di fermarsi. Nonostante i medici continuassero a rimproverarlo per il modo in cui stava sforzando il suo corpo ancora debilitato, nonostante tutti gli amici lo guardassero con gli occhi di chi guarda una creatura debole, bisognosa di aiuto. L'infermiera lo guardava carica di preoccupazione, ma Toshi ancora una volta ignorò la sua espressione per concentrarsi sul corridoio creato dai due appoggi. Allungò una gamba, lentamente, ed appoggiò il piede a terra. Osò fare forza sulla gamba, trasferendo tutto il peso, e i muscoli risposero facendo esplodere un'altra scarica di dolore lungo tutta la coscia, che gli strappò un ringhio basso. Strinse i denti, serrò le mani sugli appoggi, e spinse oltre il dolore, spingendo l'altra gamba in avanti. La fitta divenne sempre più acuta, e poi scomparì d'improvviso, quando il piede toccò terra riprendendo su di sé parte del peso. Toshinori lasciò un sospiro pesante, ansimando nel tentativo di riprendersi. Poteva farcela. Poteva fare un altro passo. E un altro ancora. Allungò le gambe lentamente, compiendo piccoli passi, uno, due tre di fila. Poteva farcela, e sentiva di farcela, finché il suo corpo non cedette di nuovo, senza alcun preavviso. Un'altra ondata di dolore, e si ritrovò di nuovo a terra, la schiena che doleva a causa dell'urto.

Ancora una volta.

Sospirò, pronto a ripetere il solito loop nel quale era bloccato, e alzò lo sguardo, parole di rassicurazione già sulle labbra.

Si fermò subito, perché accanto a sé non trovò l'infermiera. E soprattutto, gli occhi che lo stavano osservando non irradiavano paura e preoccupazione, con una nota di pietà.

Al massimo, sembravano stanchi. E un poco frustrati.

 

« Il giorno in cui i medici verranno a lamentarsi con noi della scuola, io non voglio sapere nulla. Sei già il loro incubo. Pensavo fossi il Simbolo della Pace. »

 

Toshinori lasciò una lieve risata, e per un secondo si stupì di quanto fosse piacevole quella sensazione. Aizawa allungò una mano verso di lui, offrendogli un appoggio, e Toshinori la prese con un mezzo ringraziamento, per poi sollevarsi lentamente si aggrappò ai sostegni, per poi voltarsi a guardare l'altro professore.

 

« Aizawa, è un piacere vederti! Sei venuto per raccontarmi cosa avete fatto del programma come avevo chiesto al Preside? O mi hai portato i miei libri? »

 

Il tono allegro del biondo era in divertente contrasto con il lamento a mezza voce dell'altro. L'infermiera si lasciò scappare una risatina, seduta nel suo angolo.

 

« No, e no. Non ho alcuna intenzione di fare lezione anche a te, e ai tuoi libri ci penserà qualcun altro. Sono qui per vedere come stai. »

 

L'ultima frase uscì quasi a forza, Toshinori era sicuro che Aizawa ne avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse stato per la sua richiesta di spiegazioni. All Might rise a bassa voce, divertito dalla posizione rigida che aveva assunto l'altro nel frattempo, e allungò un poco la mano per potergli poggiare una mano sulla spalla.

 

« È molto gentile, da parte tua. Ma sei venuto l'altroieri, non avevi bisogno di tornare così presto. »

 

Aizawa alzò lo sguardo su di lui, guardandolo male. Toshi riusciva a sentire l'imbarazzo dietro il suo modo difensivo, ma voleva avere pietà di lui per una volta, quindi decise di non aspettare una risposta e limitarsi a voltarsi versò l'infermiera con un sorriso gentile.

 

« Penso lascerò stare per oggi, le dispiace portarmi la sedia? Così la lascerò finalmente in pace. »

 

L'infermiera si alzò subito, ridendo appena.

 

« Non mi disturba affatto, ma sono ben felice che qualcuno la allontani dalla sua follia quotidiana. Le fa bene riposarsi con gli amici ogni tanto. »

 

Toshinori sorrise un poco, senza rispondere (ancora una volta, decise che avere un po' di pietà per l'altro potesse essere la sua buona azione della giornata), per poi sedersi lentamente sulla sedia che l'infermiera aveva così gentilmente avvicinato. Le sorrise ancora, ringraziandola, e fece per parlare, ma si interruppe vedendo Aizawa che si muoveva lentamente, e senza dire nulla si metteva dietro la sedia, sostituendo silenziosamente l'infermiera. Toshinori gli fu silenziosamente grato, ma non disse nulla, limitandosi a un mezzo sorriso sincero.

 

La camera era nello stesso reparto, poco distante dalla stanza per la riabilitazione. Una volta arrivati, Toshi si spostò lentamente dalla sedia al letto, sistemandosi bene sul bordo. Non aveva voglia di sdraiarsi, stare seduto sul lato lo faceva sentire ancora in parte attivo, almeno. Una piccola vittoria.

Aizawa spostò la sedia da parte e prese quella che si trovava nella stanza, avvicinandola al letto prima di sedersi.

 

« Mi pare di capire che stai ancora facendo cose che non dovresti fare. »

 

Toshi rise divertito, grattandosi la nuca con una mano.

 

« Oh, andiamo! Non essere così negativo. I medici si preoccupano decisamente più del dovuto. »

 

Aizawa sospirò, con l'aria di chi ha avuto questa stessa discussione decisamente troppe volte per poterla affrontare di nuovo. Toshi non gli dava tutti i torti, ne avevano effettivamente parlato parecchie volte. Tra tutti, Aizawa era sempre stato l'unico che, nonostante non appoggiasse la sua scelta, non cercava di scoraggiarlo ogni singola volta. Invece di preoccuparsi e ripetergli quanto fosse negativo per il suo corpo, gli aveva teso la mano, offrendogli un aiuto a rialzarsi tutte le volte che cadeva. Era bello poter parlare con qualcuno come lui, soprattutto in quei giorni. Era sempre più difficile trovare la propria strada, ora che aveva abbandonato One for All. Aveva ancora molti compiti, ma non poteva evitare di sentirsi come se una parte di lui gli fosse stata strappata dal petto. Aveva covato quella fiamma per molto tempo, difendendola da tutto, e ora non sentirla più gli creava una particolare e singolare sensazione di solitudine. Avere qualcuno accanto che si offriva di essere suo amico nonostante tutto, che non cercasse perennemente di nascondere la propria preoccupazione dietro falsi sorriso d'incoraggiamento era la cosa migliore che potesse chiedere.

Capiva tutti gli altri, davvero. Ed era sinceramente commosso e grato dalla loro vicinanza. Ma la loro preoccupazione era il costante ricordo di tutto ciò che aveva dovuto asciar andare, di tutto ciò che non sarebbe mai stato come prima. Era pronto da tempo ad accettare tutto ciò che stava succedendo, ma in quel preciso momento di transizione tutto sembrava più difficile.

Aizawa si comportava con lui esattamente come prima, con i suoi modi burberi, il suo cercare sempre di nascondere ciò che pensava, in costante contrasto con quella parte di lui che sembrava sentirsi a suo agio, con Toshi, facendolo scivolare ogni tanto in affermazioni o atti decisamente troppo imbarazzanti per i suoi gusti. Toshinori era ben contento di lasciar correre e ignorare quei piccoli momenti, anche se l'idea di stuzzicarlo a volte era decisamente affascinante.

 

« Come ti pare. Mi sembra di capire che la riabilitazione vada un po' meglio, però. »

 

Toshi sbuffò internamente, ma sorrise appena.

 

« L'infermiera dice di sì. »

 

« L'infermiera? Tu non sei d'accordo, quindi. »

 

Non era una domanda e Toshinori si ritrovò, come spesso capitava, ad essere preso in contropiede dalla profonda capacità di osservazione dell'altro professore.

Cercò di nascondere la sua sorpresa dietro una risata allegra.

« Temo di essere troppo impaziente per gli standard medici. Ma se chi ne sa più di me è ottimista, allora lo sono anche io. »

Aizawa sospirò un poco, le mani incrociate sul petto.

« Non è assolutamente vero. Lo saresti comunque, anche se ti avessero dato due mesi di vita. »

Toshinori rise di nuovo, scuotendo un poco la testa, cercando di non pensare a quanto in effetti ci fosse andato vicino il collega.

« Ad ogni modo, è bello sapere che le cose vanno bene. Sarò perfettamente operativo molto prima dell' inizio dell' anno scolastico, così potrò preparare le lezioni al meglio. »

Era ancora molto difficile per Toshinori, imparare ad essere un vero e proprio professore. Ancora non capiva esattamente come si facesse ad organizzare e preparare gli argomenti, o quali erano i modi migliori per rendere le lezioni il più semplici possibile per gli studenti. Per fortuna, tutti i suoi alunni erano persone estremamente dotate, e destinate a grandi cose. Avevano solo bisogno di qualcuno che indicasse loro la strada. Il resto, potevano già farlo da soli.
Aizawa lo guardò ancora, la testa appena inclinata da un lato, quasi impercettibilmente. Sembrava star studiandolo di nuovo, come aveva fatto più o meno da quando era entrato. Alla fine, dopo aver riflettuto per qualche secondo, prese di nuovo la parola.

« Se vuoi davvero essere pronto a tornare così in fretta, avrai bisogno di aiuto con la riabilitazione. Aiuto di qualcuno che non abbia paura a spingerti. »

All Might sbatté gli occhi un paio di volte, perplesso dalle sue parole (e un poco sorpreso, ma anche questa volta cercò di non darlo a vedere).

« Aiuto? Non dovresti preoccuparti, davvero. Le infermiere sono estremamente in gamba, e anche molto gentili. »

« Ma si preoccupano. »

Fece notare Aizawa, lasciando non detti tutti i sottointesi di quella semplice frase. Toshinori rimase in silenzio qualche secondo, riflettendo. Era vero, tutti si stavano preoccupando per lui. E la cosa continuava ad essere un fardello quasi più pesante della sua riabilitazione. Aizawa era l'unico a guardarlo sempre allo stesso modo, anche nella sua nuova forma, anche se era debole e ferito, anche se continuava a fare cose pericolose quando avrebbe semplicemente dovuto riposare.

« ... Quindi, ti stai proponendo per aiutarmi? »

Aizawa sospirò di nuovo. Si alzò in piedi, per poi guardarlo di nuovo, l'espressione neutra che sempre amava portare sul volto ancora nella sua solita posizione. Toshinori aveva azzardato parecchie volte a pensare che si trattasse solo della sua armatura personale. Ne era ancora convinto, ma per rispetto del collega non aveva alcuna intenzione di forzarlo a sbarazzarsene davanti a lui.

« Sì. Ci vediamo domani mattina, così daremo un'occhiata ai tuoi programmi. »

Toshinori non riuscì a trattenere un sorriso allegro, a quelle parole.

« Mi farebbe estremamente piacere. Sei molto gentile, Aizawa. »

Lui sbuffò appena, per poi voltarsi, diretto verso la porta.

« Ora devo andare a finire di fare alcune commissioni per la scuola. A domani. »

« Certo, certo. Ma, dimmi... Perché vuoi aiutarmi così tanto? Pensavo di non piacerti particolarmente. »

Toshinori sorrise al modo in cui il professore irrigidì la schiena alle sue parole. Aizawa non rispose alla domanda, si limitò a voltarsi per guardarlo, accennando un lieve sorriso. Era quasi impercettibile, le sue labbra si inclinarono appena, ma All Might decise di classificarla come una fondamentale vittoria.

« Buona giornata, All Might. »

« A te, Aizawa. »

----

I giorni passarono veloci, troppo veloci per i gusti di Toshinori. I suoi miglioramenti erano minimi nonostante ogni giorno cercasse di spingere un po' di più, fare un passo ancora, cadere ancora una volta, resistere ancora un centimetro. Il suo corpo era debole e lui cercava ancora di spingerlo oltre, ed ogni volta falliva. Ogni volta cadeva di nuovo, ogni volta la nausea lo colpiva come un pugno allo stomaco, ogni volta tossiva sangue sporcando i propri vestiti e il pavimento sotto di sé, facendo spaventare tutte le infermiere. Ogni sforzo sembrava più inutile di quello prima, il dolore pulsante che lo attaccava sembra non passare mai, e le sue ossa sembravano continuare a rifiutarsi di sostenerlo. Era frustrante, ed era tutto ciò che Toshinori non poteva sopportare. Si sentiva debole, ma soprattutto impotente, confinato in un ospedale mentre la gente chiedeva di lui. I suoi ragazzi volevano sapere come stava, Midoriya si ostinava ad andarlo a trovare quasi ogni giorno, il pomeriggio tardo dopo aver finito i compiti. La gente chiedeva, i giornali continuavano a porsi domande, e lui continuava a non sapere cosa fare. Non aveva una risposta per loro, perché non poteva farsi vedere in quelle condizioni. Avevano visto la sua forma reale, certo, ma questo era peggio. Era debole, seduto su una sedia a rotelle, senza potersi muovere senza la supervisione di qualcun altro.
Tutto andava storto, era come un tunnel buio e nero, un lago scuro che minacciava di trascinarlo nei suoi abissi e lasciarlo ad affogare. E nonostante provasse a lottare con tutte le sue forze il suo corpo era troppo debole, e l'oscurità troppo vasta. Non poteva lasciarsi vedere da nessuno, non quando anche per lui diventava difficile sperare, non quando si svegliava nel bel mezzo della notte, tremando da testa a piedi, mentre immagini di incubi in cui All for One uccideva i suoi ragazzi senza che lui, impotente e bloccato dal suo stesso corpo, potesse fare qualcosa.

Eppure, anche quando tutto sembrava cercare di crollargli addosso e soffocarlo, anche quando persino lui dubitava che le cose potessero andare meglio, Aizawa era accanto a lui. Non cercava di tirarlo su di morale, non cercava di aiutarlo. Gli tendeva la mano e lo aiutava a rialzarsi, certo, ma tutto ciò che faceva era spingerlo di nuovo sulla strada, con la silenziosa convinzione che prima o poi sarebbe riuscito a percorrerla per intero. In quel mondo che sembrava improvvisamente funzionare al rovescio, All Might era quello pieno di dubbi e Aizawa era quello che lo spronava ad andare avanti, che cercava di illuminare la strada buia davanti a lui. Quando Toshinori si perdeva nei suoi pensieri, lasciando che il pessimismo offuscasse la sua mente, Aizawa silenziosamente accendeva la televisione, dove i notiziari mostravano giorno e notte gli enormi gruppi di persone che in tutto il mondo si riunivano per augurare ad All Might una veloce guarigione. Toshinori si sentiva ancora così in colpa per non poter parlare con loro, ma la sola idea di dover tornare a rassicurare quelle persone era abbastanza per farlo alzare ancora una volta, e tornare a provare, soffrire ancora un po', nel tentativo di migliorare.

Nonostante la sua percezione, i medici gli dissero più volte che la sua guarigione stava procedendo in maniera estremamente veloce. I progressi potevano sembrare lenti e minimi, ma in un caso come il suo le aspettative di recupero erano in realtà estremamente basse. Alcuni medici erano convinti fosse già un miracolo il fatto che lui stesse lentamente riprendendo il controllo delle gambe.
La cosa non migliorava particolarmente il suo umore, ma Toshinori era perlomeno felice di sapere cosa si doveva aspettare. Se davvero era così difficile recuperare, doveva semplicemente impegnarsi di più. Aveva imparato molto tempo prima a vivere la sua vita come se nulla potesse davvero essere impossibile per lui, e aveva tutte le intenzioni di continuare così.
Ci vollero lunghe settimane, che scivolavano giorno dopo giorno mentre Toshinori lavorava costantemente per riprendersi. Ogni passo in più erano una piccola vittoria, per quanto arrivasse sempre troppo in ritardo sulla tabella di marcia personale dell'eroe, ma prendeva tutto ciò che arrivava come una buona notizia.

Un giorno, passo dopo passo, lentamente, riuscì a percorrere tutta la lunghezza del piccolo corridoio creato dai sostegni. Qualche settimana dopo, era in grado di fare avanti e indietro. Ancora tempo dopo, finalmente, riuscì a tenersi in piedi senza sostegno (accompagnato da vicino da Aizawa, che l'aveva sorretto innumerevoli volte, impedendogli di cadere a terra come ormai era abituato a fare.). Quando finalmente cominciò a sentirsi abbastanza stabile da poter camminare da solo, cominciò a girare per tutto l'ospedale, rientrando in camera solo per dormire. Se la prendeva con calma, riposando quando ne aveva bisogno, ma sentirsi finalmente indipendente era una delle migliori sensazioni che aveva provato lungo quei numerosi, difficili mesi.

Quando finalmente i medici decisero (sotto sua incessante insistenza) di dimetterlo, Toshinori emanava soddisfazione da ogni poro. Il suo intramontabile sorriso era tornato al suo posto, e nonostante dovesse ancora camminare lentamente e riposarsi spesso (più spesso del solito, almeno), tutto sembrava andare bene.
Aizawa si fece trovare all'uscita, le braccia incrociate e la sua solita aria indifferente. Toshinori non si lasciava convincere così facilmente, però. Il modo in cui Aizawa lo osservava, sempre attento e pronto ad intervenire se le sue gambe avessero ceduto, si era colorato di una piccola luce che il biondo non sapeva come definire, se non soddisfazione. In tutto quel tempo, Aizawa era sempre stato al suo fianco, aiutandolo in quel modo che era solo suo, e che era stato la luce in quel mare di oscurità che lo circondava. Avrebbe dovuto sdebitarsi, prima o poi.

« Andiamo a casa? »

Chiese Aizawa, guardandolo ancora. Toshinori allargò un sorrisetto, per poi scuotere appena la testa.

« No. Ho parecchie cose da fare, prima. »

Aizawa sospirò rumorosamente, ma lo seguì lungo la strada, camminando a passo tranquillo (e abbastanza lento da non far rimanere Toshi indietro).

« Perchè finisce sempre così, con te? »

----

Toshinori allargò un sorriso quando vide Aizawa arrivare, e si fece notare alzando un braccio e agitandolo un paio di volte. Il professore fece un lieve cenno con la testa e lo raggiunse subito, camminando tranquillo, l'aria di chi non è esattamente particolarmente felice di trovarsi davanti ad un ristorante con un certo numero di persone dentro. Toshinori allargò un sorriso gentile nel vederlo, mentre si sistemava una manica della camicia. Era bello indossare vestiti che fossero effettivamente della sua taglia, ora che non andava più in giro nella sua altra forma, ma si doveva ancora abituare a vestire cose che non fossero una maglietta e un paio di pantaloni larghi. Aveva comprato un paio di completi un poco più eleganti per scuola, volendo cominciare l'anno nel migliore dei modi, ma era felice che potessero anche servire per un'uscita con gli amici, ogni tanto. Era strano, nonostante gli fosse capitato di uscire qualche volta con Aizawa e Mic a bere qualcosa non era abituato ad avere effettivamente una vita sociale. Gli piaceva uscire con gli amici e passare del tempo a chiacchierare, ma gran parte delle persone lo riteneva sempre troppo occupato per potersi preoccupare di certe cose. Aveva sempre pensato fosse un vero peccato. Certo, era effettivamente molto impegnato e il tempo che gli rimaneva per la sua vita da civile era sempre più diminuito nel corso degli anni, ma ogni tanto si pentiva di aver passato così poco tempo con i suoi amici. Così aveva deciso che ora che la sua presenza non era più richiesta se non a scuola, avrebbe organizzato molte più uscite e instaurato rapporti molto migliori con i suoi colleghi ed i suoi pochi amici esterni alla scuola.
Il suo primo esperimento era stato invitare Aizawa fuori a cena. Il professore della 1A si era impegnato praticamente tutta l'estate a stargli accanto e aiutarlo a riprendersi, ed era stato l'unico i grado di aiutarlo ad andare avanti anche quando tutto gli sembrava troppo difficile. Aveva deciso ancora prima di uscire dall'ospedale che avrebbe dovuto come minimo pagargli una cena in uno dei migliori locali della città, dopo tutto quello che aveva fatto per lui.
E Toshinori rispettava sempre la parola data. E quello era esattamente il motivo per cui ora si trovava lì fuori, con Aizawa che lo guardava cercando di nascondere una certa aria perplessa. Toshi non si stupì di certo. Quello era uno dei migliori locali della città, certo, e anche uno dei più eleganti. Ma era anche uno dei più richiesti e, quindi, affollati. Era abbastanza sicuro che Aizawa, abituato com'era a cercare sempre l'angolo più silenzioso possibile in qualsiasi posto andasse, fosse già pronto a escogitare un elaborato piano di fuga, se fosse servito. Ma non si faceva di certo scoraggiare dalla sua espressone. In fondo, Toshinori non era un novellino. Aveva già pensato a tutto.

« Hey, Aizawa! Tutto bene? »

L'altro annuì con la testa, guardandolo dietro i ciuffi di capelli corvini. Era Toshinori ad avere le traveggole, o quello era effettivamente un maglioncino a dolcevita particolarmente elegante, almeno per gli standard di Aizawa?
Decise di non chiedere, e limitarsi ad aprire un sorriso allegro, prima di indicargli l'entrata con un braccio, mentre apriva la porta con l'altra. Aizawa si infilò dentro bofonchiando un ringraziamento a bassa voce, per poi osservarlo entrare. Toshinori si rivolse ad uno dei camerieri per farsi condurre al tavolo che aveva prenotato, un sorriso allegro ancora stampato in volto. Sorprendere positivamente le persone era sempre una delle cose che preferiva.
Anche Aizawa sembrò stupirsi un poco, nel vedere il piccolo box dalle tinte pastello, uno dei posti riservati nella parte più tranquilla del locale, che permetteva anche di chiudere delle eleganti porticine in legno e isolare il tavolo dall'esterno. Toshi dovette sforzarsi per nascondere il sorrisetto, mentre si voltava a guardarlo.

« Allora! Spero ti vada bene! »

Aizawa lo guardò con l'aria di chi non aveva minimamente bevuto la sua balla grossa come una casa.

« Va benissimo, ma immagino tu lo sapessi anche prima. »

Toshinori rise piano, ammettendo la sconfitta e decise di limitarsi a sedersi al tavolo, sistemandosi tranquillo. Aizawa lo seguì subito dopo, sedendosi di fronte a lui.
Rimasero in un confortevole silenzio mentre decidevano cosa ordinare, cosa che Toshi apprezzava. Era una persona molto espansiva a cui piaceva molto parlare, ma amava anche molto il modo in cui lui e Aizawa potevano rimanere seduti in silenzio godendo semplicemente della reciproca compagnia, senza mai sentirsi obbligati a riempire il silenzio con parole non necessarie. Era un tipo di serenità che lo faceva sentire estremamente a proprio agio. Aizawa non si aspettava mai nulla da lui, poteva essere la persona solare e allegra che era sempre, o poteva semplicemente rimanere seduto a leggere un libro in silenzio, e per Aizawa non ci sarebbe stato alcun problema. Anzi, probabilmente avrebbe anche apprezzato di più, visto il suo poco amore per tutto ciò che era rumoroso (ancora non si capacitava di quanto tempo riuscisse a passare in compagnia di Mic).

Il locale era bello e accogliente, la musica di sottofondo non troppo forte, il cibo estremamente buono. Toshinori si divertì parecchio a discutere con Aizawa riguardo gli altri professori e i loro metodi di insegnamento, facendosi spiegare le cose che non capiva e facendosi raccontare alcuni gossip che in quanto nuovo arrivato non conosceva (la gente sembrava non avere mai alcun problema a parlare davanti ad Aizawa, con il fatto che sembrava sempre addormentato. La realtà però era che il professore tra le altre cose era anche un ottimo ascoltatore). Si fece raccontare di alcuni vecchi casi di Aizawa, incuriosito dal sentir raccontare le sue storie, e a sua volta fu contento di condividere con lui i suoi ricordi più divertenti. Non era esattamente qualcosa che si sarebbe aspettato, ma Aizawa si rivelò parecchio più rilassato di quanto Toshinori si aspettasse. Era sempre Aizawa, certo, ma era molto meno restio a condividere le sue storie e ciò che pensava degli altri professori. Un paio di volte, Toshinori riuscì anche a strappargli qualche piccola risata. Decise di annoverarlo tra le sue vittorie personali della serata, ma rimase in silenzio, non volendo metterlo in imbarazzo. In fondo, non aveva nulla da dimostrare, e non sentiva il bisogno di stuzzicarlo senza motivo. Aizawa era una persona chiusa di natura, non aveva alcun motivo per prenderlo in giro una delle poche volte in cui decideva di aprirsi. Anzi, più che una cosa divertente, la trovava estremamente bella. Aizawa era sempre estremamente serio, poterlo vedere sorridere, anche solo per poco, era un onore per All Might. Inoltre, gli donava molto. Eraserhead era sempre stato affascinante, ovviamente, ma quando sorrideva il suo volto si illuminava in modo totalmente diverso, e Toshinori non poteva fare a meno che esserne affascinato.

Dopo aver finito la cena, Toshinori riuscì a convincerlo a fare una passeggiata, nonostante il freddo cominciasse ad essere pungente. Gli piaceva camminare durante la sera, il cielo era scuro e le luci della città illuminavano le strade di mille colori differenti. Era un'atmosfera estremamente rilassante, e aveva scoperto che avere più tempo libero da passare a passeggiare sotto il cielo notturno era uno dei lati del suo ritiro che preferiva.

« Sembri particolarmente di buonumore stasera. È un bel cambiamento, dopo il periodo in ospedale. »

Osservò Aizawa, guardando davanti a sé. Toshinori allargò un lieve sorriso, annuendo una volta con la testa.

« Hai ragione, sono parecchio di buonumore. Stasera c'è un venticello molto piacevole, anche se fa un po' freddo. E le luci della città sono molto belle e colorate. E ci sono poche nuvole in cielo, quindi nonostante le luci si vede qualche stella. E poi, per una volta sono riuscito a trascinarti fuori, il che è la mia vittoria migliore della serata. »

Aizawa accennò una risata, continuando a camminare a passo tranquillo. Non commentò oltre, così rimasero entrambi in silenzio anche qualche minuto. Ma Toshinori aveva ancora una cosa importante da dover dire all'altro, in fondo, quindi decise di riprendere la parola.

« Hey, Aizawa. Grazie per avermi aiutato. Era... Un brutto periodo, e tu mi hai aiutato molto. »

Avrebbe avuto ancora molto da dire. Voleva dirgli di quanto si era sentito soffocato dagli avvenimenti, chiudo in un tunnel buio e nero. Di quanto si era sentito troppo debole per potersi liberare, e di come invece l'aiuto di Aizawa fosse stato una piccola luce in quel mare di oscurità, che l'aveva aiutato a ritrovare la via di casa. Ma sapeva di non aver bisogno di dirlo. Aizawa era sempre stato un ottimo osservatore, ed era anche una delle poche persone che riusciva a vedere così facilmente oltre le mille difese che Toshinori innalzava sempre attorno a sé. Non aveva mai avuto paura di farsi vedere per ciò che era, non si nascondeva per quello. Ma aveva sempre ricoperto un ruolo in cui nessuna debolezza era ammessa. E ancora adesso, era difficile non nascondersi d'istinto dietro uno dei suoi sorrisi, ogni volta che qualcosa andava storto. Aveva tanti pesi sulle spalle, ma di norma preferiva di gran lunga tenersi i suoi problemi per sé, senza gravare sugli altri. Nonostante ciò, Aizawa era riuscito spesso a vedere oltre, e Toshinori non poteva che essergliene grato. Poter essere un poco più onesto con lui, un poco più sincero, un poco più rilassato, era estremamente importante.

« Nessun problema. Ci servivi in piedi, in fondo. E poi, non ho fatto granché. Sei tu quello testardo. »

Toshinori rise divertito, e annuì un paio di volte con la testa.

« Probabilmente hai ragione. Spero di non averti dato troppi grattacapi. »

« No. Affatto. »

Aizawa rimase in silenzio, guardando davanti a sé. Sembrava pensieroso, però, così Toshinori rimase in silenzio, in attesa.

« ... Non ho mai capito come tu facessi ad essere sempre così positivo. Ma ora che ho visto che non è esattamente così, mi chiedo ancora di più come tu faccia ad andare avanti, con tutto quello che ti porti sulle spalle. Se per una volta ho potuto aiutare, va bene così. »

La voce di Aizawa era bassa, come se avesse voluto rivolgersi più a se stesso che a Toshinori. All Might rimase in silenzio per qualche secondo, preso alla sprovvista da quelle parole così sincere, per poi ridere a bassa voce. Non aveva mai pensato che il suo essere molto più ordinario di quanto le persone pensassero lo potesse rendere più interessante del normale. Era contento di sentirlo, però. Ancora una volta, c'era un'intera parte di lui che non poteva che sentirsi profondamente grata di quelle poche, sincere parole.
Smise lentamente di camminare, tanto che Aizawa non se ne accorse subito.

« Hey, Aizawa? »

Richiamò la sua attenzione, in tono tranquillo. Aizawa si voltò a guardarlo, con aria perplessa e un poco confusa. Ripercorse quei pochi passi che aveva fatto in più per avvicinarsi a Toshinori, che lo guardava con aria tranquilla, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni. Una volta che si trovò abbastanza vicino, Toshinori fece un passo in avanti, e senza aspettare la sua reazione si sporse un poco di più con testa, in modo da poter raggiungere le sue labbra, baciandolo delicatamente. Sentì Aizawa irrigidirsi di colpo, e Toshi in tutta risposta arretrò immediatamente di un passo. Doveva decisamente imparare a pensare di più, prima di fare certe cose. Abbassò la testa, nascondendola tra le spalle, sentendosi in colpa. Aizawa sembrava ancora rigido, e non stava parlando, e Toshinori aveva paura di averlo spaventato con un gesto così improvviso. Ma Aizawa era un piccolo raggio di sole quella sera, così rilassato e persino sorridente, ed aveva anche voluto aprirsi in quel modo con lui, e Toshinori aveva semplicemente spento il cervello per un paio di minuti di troppo.

« Uh, scusa, non volevo spaventarti, fai finta di niente, mi dispiace, avrei dovuto chiederti qualcosa prim--- »

Non riuscì a finire la frase, perché Aizawa aveva allungato una mano e aveva afferrato la sua camicia, trascinandolo prepotentemente verso il basso. Lo incontrò a metà strada, baciandolo con decisione, e Toshinori non riuscì a nascondere un lieve sorriso. Ricambiò il suo bacio con più convinzione, spostando delicatamente le mani sui suoi fianchi, in un abbraccio morbido che permetteva ad Aizawa di allontanarsi in qualsiasi momento lui avesse voluto. Non successe però, Aizawa continuava a premersi appena contro il suo corpo, baciandolo a fondo, e Toshinori non poteva fare altro che lasciarsi trascinare, perché non c'era alcuna ragione al mondo per cui avrebbe potuto staccarsi da lui.
Aizawa era una luce soffusa, che pulsava silenziosamente, ma Toshinori non avrebbe potuto trovare luce più luminosa al mondo. L'aveva guidato e l'aveva aiutato ad rialzarsi dopo uno dei momenti più difficili della sua vita, e ora desiderava semplicemente stargli accanto, proteggere e sentire ancora il suo calore. E qualche stella nel cielo sembrava aver deciso di intercedere per lui, perché era abbastanza sicuro di non essersi mai sentito così fortunato prima d'ora.

  
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