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Autore: GuapaLocaa    13/03/2019    1 recensioni
Raccolta di missing moments e riadattamenti Chair dal mio punto di vista per chi non è riuscito a superare la fine di Gossip Girl.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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6 anni


Blair era sempre stata una bambina molto sveglia per la sua età.
A sei anni sapeva già parlare egregiamente tre lingue, suonare discretamente il pianoforte, prendeva regolarmente lezioni di danza e, cosa più importante, aveva sviluppato una innata passione per tulle, seta, chiffon e tutto ciò che concerneva il mondo della moda.
Nonostante la tenera età, la piccola aveva già le idee molto chiare sul suo futuro: avrebbe preso le redini dell'azienda della madre, dopo aver conseguito una laurea con menzione a Yale, e avrebbe sposato il suo principe Nate con cui sarebbe andata vivere in un enorme castello a Parigi dove avrebbe potuto ospitare la sua migliore amica Serena.

Per gettare le redini del suo solido impero, Blair, ancora bambina, aveva adottato uno stile tutto suo.
Dopo il primo cerchietto, regalatole a quattro anni dal padre, non aveva smesso di indossare quel prezioso ornamento, facendone il suo marchio di fabbrica.
Nel guardaroba della piccola Waldorf si contavano, ormai, più accessori per capelli che vestiti, rigorosamente ordinati per colore e materiale.

Quella sera l'intera famiglia Waldorf era stata invitata ad una festa esclusiva per i membri dell'alta società newyorkese.
La piccola Blair era entusiasta. Adorava danzare insieme al suo papà nel grande salone del Palace Hotel.
Per l'occasione aveva indossato il suo cerchietto più bello, rosso laccato, scintillante come le ciliegie a giugno.
Sperava ardentemente che il suo bellissimo Nate le facesse i complimenti.

Una volta varcata la soglia dell'hotel una miriade di luci, colori, suoni e profumi si aprì dinnanzi a lei: era così che dovevano sentirsi le principesse.
Persa in quel turbinio vivace di sensazioni, non si accorse della massa color miele che correva nella sua direzione fino a quando non ne venne travolta.
«B. Sei venuta!» urlò sovraeccitata la biondina.
Serena Van der Woodsen era la migliore amica di Blair. Era come un raggio di sole, un vulcano di felicità. Si conoscevano fin dalla culla ed erano cresciute praticamente come sorelle.
«Non potevo non venire S. Mi sei mancata così tanto!» disse ricambiando l'abbraccio dell'amica.
Le due bambine si addentrarono in quello spettacolo di danze e colori, restandone rapite. Non fu difficile trovare Nate, pianta stabile al buffet.
Era bellissimo, come sempre. La camicia azzurra risaltava il colore dei suoi occhi blu.
«Ciao Nate» lo salutò con un sorriso.
«Ciao B. -rispose scoccandole un bacio sulla guancia, facendola arrossire- Ciao Serena, il tuo fiocco dorato è molto bello»
Qualcosa nel cuore della piccola Blair si ruppe in quel preciso istante.
Nate non l'aveva nemmeno guardata. Come poteva accorgersi di lei quando Serena era così bionda, così bella, così simpatica?
In un gesto di rabbia prese il suo amato cerchietto rosso tra le dita e lo spezzò in due, gettandolo a terra, poi corse via. Corse a perdifiato, corse fino all'ascensore, perdendosi dei meandri del gigantesco hotel, fino a quando non inciampò in un tappeto, capitolando rovinosamente a terra.
Si nascose in un angolino, con il ginocchio sbucciato e le calze strappate e sporche di sangue, versando tutte le lacrime che aveva, fino a quel momento, trattenuto.
Era arrabbiata con sè stessa per aver rotto il suo accessorio preferito, per essere caduta e per essersi persa.
Il suo corpicino veniva scosso da singhiozzi, sempre più forti, fino a quando non sentì un lieve tocco sulla spalla, che la fece trasalire.
«Perchè sei triste?» chiese un bambino, osservandola preoccupato.
Lo aveva visto diverse volte alle feste e alle cene con i suoi. Se ne stava sempre da solo, in disparte, e non rivolgeva mai la parola a nessuno, tranne che a Nate. Non le era mai stato simpatico: guardava tutti dall'alto in basso, senza sorridere mai.
«Non sono triste -disse, con gli occhi lucidi, tirando su col naso- lasciami in pace»
«Hai perso questo, ero venuto a riportartelo -mormorò porgendole quello che restava del suo amato cerchietto- ti stava molto bene»
«Era il mio preferito e adesso non c'è più» constatò ricominciando a piangere.
«Come ti chiami?» chiese il bambino castano, che mai aveva mostrato così tanto interesse nei suoi confronti.
«Blair, Blair Waldorf -rispose asciugandosi le lacrime- e tu?»
«Io sono Chuck Bass, e ti prometto che aggiusterò il tuo cerchietto, quindi smettila di piangere» giurò il piccolo col petto gonfio d'orgoglio, slacciandosi il papillon che portava al collo, rosso come il suo accessorio, per poi legarlo attorno ai due pezzi di plastica e fare un fiocco.
«Ecco fatto, guarda: è anche più bello di prima» esclamò sorridendole, sincero.
Fu in quell'istante che Blair decise che avrebbe fatto di tutto per rivedere ancora quel sorriso che in quel momento era solo per lei.
Si sentiva di nuovo felice. Aveva un segreto da custodire che neanche Serena conosceva.
«Ce la fai a camminare? Se vuoi ho dei cerotti in camera mia. Aspettami qui, vado a prenderteli»
«Non è necessario che tu torni a casa da solo per me. Non mi fa più male!» tentò di sembrare il più credibile possibile, con scarsi risultati.
«Stai tranquilla, io abito qui. Il Palace è di mio padre» la rassicurò scomparendo dietro l'angolo, per poi tornare qualche minuto dopo con un pacco di cerotti.
La accompagnò all'ascensore, salutandola.
B. voleva ringraziarlo per essersi preso cura di lei, così si avvicinò, pronta a dargli un bacio sulla guancia, ma, all'ultimo momento, Chuck si voltò, lasciandole un innocente bacio sulle labbra.
Blair avvampò, spingendolo immediatamente via. Era il suo primo bacio, avrebbe dovuto darlo a Nate, non a un bambino qualsiasi.
«Chuck Bass, io ti odio!» urlò, premendo il tasto 0 sull'ascensore.
Nemmeno lei era però convinta di quelle parole.
Quella notte, infatti, i suoi sogni furono popolati da principi in papillon e castelli grandi come hotel.





  
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