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Autore: Mel_deluxe    13/03/2019    2 recensioni
Martin le fa un veloce sorriso, poi si prende qualche secondo per andare verso la macchinetta di fianco a lei e schiacciare il numero 08 per il suo caffé.
Decaffeinato, riconosce Wendy. Che schifo, poi ovvio che non sono amici.
«Senti, ho bisogno che tu mi faccia un favore questo weekend» dice lui all’improvviso, portandosi il bicchierino di plastica alla bocca non appena la macchinetta gli annuncia che è pronto.
Wendy alza lo sguardo, leggermente sorpresa. Si conoscono da quasi dieci anni ed è la prima volta che Martin viene da lei per un favore.
«Oh, okay, dimmi pure».
«Ho bisogno che tu venga a Brighton con me per tre giorni e faccia finta di essere la mia fidanzata davanti alla mia famiglia».
Wendy fissa il suo collega in silenzio.
Il suo caffé è pronto, glielo conferma il biiiip prolungato della macchinetta, ma non riesce a fare a meno di guardare Martin senza nemmeno sbattere le palpebre. Mantiene un’espressione apatica per quasi dieci secondi, prima di riprendersi dallo shock e riuscire a formulare una risposta sensata. Ma tutto quello che riesce a dire è un confuso:
«Ehm… no…?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.A
Capisco completamente il dolore di non ricevere aggiornamenti per un po' da una storia che seguite (sono una che controlla gli account dei miei autori preferiti praticamente ogni ora per vedere se ci sono aggiornamenti, per farvi capire), quindi scusate moltissimo per questo ritardo, ma si trattava di un capitolo abbastanza importante da scrivere :)
Non sono esattamente soddisfatta di come è uscito in realtà, ma spero comunque che apprezziate la storia nonostante i suoi evidenti difetti. 
Ci stiamo avvicinando alla conclusione, ma non preoccupatevi che riserberò delle sorprese per voi ;)
Scusate ancora,
Mel.


 
 
Wendy non sa esattamente che cosa stia facendo: a stare lì impalata davanti alla porta dell’appartamento di Martin Forres con un sacchetto di plastica in mano si sente estremamente stupida e patetica, ma non ha ancora avuto il coraggio di bussare.
È già una gran fortuna che abbia Dennis come capo, così a Wendy è bastato chiedergli se sapesse l’indirizzo di Martin e lui gliel’ha subito rivelato, senza fare ulteriori domande.
Ora che è qui davanti però, Wendy non ha la più pallida idea di come procedere.
Prende un lungo respiro, due, forse meglio farne tre, tanto per essere più sicuri.
Poi, lentamente, prende coraggio e inizia a bussare alla porta. Tre tocchi forti e veloci, tanto per essere sicuri che abbia sentito.
Quando, dopo quasi venti secondi non riceve nessuna risposta, Wendy è già sul punto di girare i tacchi e andarsene sfiduciata, improvvisamente sente dei passi affrettati avvicinarsi alla porta.
All’interno dell’appartamento scoppia un leggero frastuono, quasi una serie di mobili fossero stati rovesciati di colpo, ma Wendy non ha nemmeno il tempo di elaborare il tutto, perché un attimo dopo la porta davanti a lei si spalanca in un veloce scatto.
Wendy rimane per un istante con gli occhi spalancati a fissare Martin davanti a lei. Indossa i suoi soliti occhiali, una semplice maglietta bianca fin troppo larga per lui ed è leggermente rosso in faccia, quasi come se avesse corso per arrivare ad aprire la porta.
I due si guardano in silenzio per qualche secondo, quando poi Wendy sposta leggermente la testa per osservare l’interno dell’appartamento di Martin, e vede una lampada completamente rovesciata per terra, è lui il primo a rompere il ghiaccio:
«Hey!» esclama all’improvviso, spostandosi di lato per coprire la vista della lampada. «Non sono assolutamente inciampato in quella lampada prima di venire ad aprirti, non so che cosa tu stia fissando».
Un giusto modo per rompere il ghiaccio, e Wendy ridacchia d’istinto.
«Ciao, ehm…» comincia a dire lei, una volta che la sua risata si è calmata. «So che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo parlati, ma… insomma, Dennis mi ha dato il tuo indirizzo e così ho pensato di passare a trovarti, se per te va bene…»
Wendy si interrompe un attimo per respirare profondamente, con Martin che la guarda in silenzio, senza capire.
«Ho- ho comprato del Fish&Chips per due» continua, sorridendogli e alzando il sacchetto il sacchetto di plastica che ha in mano. «Oh, e poi volevo dirti che ho letto il tuo libro. È meraviglioso, davvero… il libro intendo, non il Fish&Chips».
Wendy si sente morire dentro, e il silenzio che segue è atroce, ma davvero  non sa proprio che altro dire.
Dovrebbe scusarsi, ringraziarlo del contratto, fare finta di nulla e andarsene?
Rimane ad osservarsi le punte delle sue scarpe per qualche secondo, quando Martin improvvisamente le dice, con la sua voce calma e composta:
«Ti ringrazio, ma in teoria ho già cenato».
Wendy si morde le labbra, cercando di non imprecare verso il cielo, pensando a quanto diamine è stata idiota a pensare che dello schifosissimo pesce fritto da due soldi avrebbe mai potuto risolvere qualunque situazione del cazzo si sia creata tra loro due.
«Certo, scusa il disturbo allora» decide di dire in fine, con un sorriso tirato che nasconde in tutto e per tutto la sua delusione. «Ci… ci possiamo vedere sempre al lavoro tanto!»
«No, Wendy, aspetta-»
Wendy, che era già corsa sulla soglia delle scale, si volta di colpo. Un lievissimo filo di speranza si riaccende in lei.
«Ecco… puoi sempre cenare qua se vuoi. Non voglio farti sprecare quel delizioso Fish&Chips» le dice Martin con un adorabile sorriso, e Wendy si sente quasi il cuore in gola. «Sto cucinando dei biscotti, se vuoi aiutarmi…».
«Sì. Mi piacerebbe» dice Wendy, forse troppo in fretta, ma non si sente in imbarazzo per il suo sorriso smagliante che appare sulla sua bocca in quel momento. «Mi piacerebbe molto in realtà»
 
 
Wendy non si sarebbe mai aspettata che il libro di Martin le sarebbe piaciuto così tanto. Forse il fatto che abbia letto oltre trecento pagine in una sola notte, sacrificando preziose ore di sonno solo per riuscire a finirlo non è abbastanza un indizio evidente, ma lei adora quel libro.
Dentro c’era tutto, lo struggimento di una persona, i sentimenti che portano al fallimento, il dolore e la nostalgia di casa. Era come se Martin avesse preso un pezzo di se stesso e lo avesse stampato a parole. Ammette di aver divorato quel libro, di averlo amato con tutta se stessa, sebbene sia stato un breve amore da una notte soltanto, di essersi rivista in tutto e per tutto nel protagonista.
Queste sono le uniche cose che Wendy vorrebbe poter dire a Martin una volta entrata nel suo appartamento, ma l’imbarazzo che aleggia nell’aria glielo impedisce.
«Allora…» le dice Martin, mentre lei è intenta a togliersi il cappotto e le scarpe. «Vuoi che ci spostiamo in cucina? Scusami davvero, è solo che non aspettavo esattamente ospiti».
«Va bene. Che genere di biscotti stai facendo?».
«Semplici. Quelli al burro con le scaglie di cioccolato. Se resti anche dopo cena puoi assaggiarne un po’»
«Certo. Adoro i biscotti con le scaglie di cioccolato»,
«Ottimo allora».
Senza dire altro Martin si dirige verso una stanza illuminata che, Wendy deduce, sia la cucina, lasciando la ragazza in mezzo all’atrio a guardarsi intorno, senza sapere esattamente cosa fare.
L’appartamento di Martin è decisamente meno lussuoso di quanto avesse immaginato. Si sarebbe aspettata dei tavoli in vetro e scaffali di legno, con sopra appoggiate robe inutili come statue di Buddha e ceneri di nonni defunti, oppure un qualche quadro cubista-moderno attaccato alle pareti, ma non c’è nulla di tutto ciò. Non c’è nemmeno una foto attaccata al muro.
Non che possa considerarsi un brutto appartamento, è praticamente il triplo del buco dove vive lei, ma non può frenarsi dal pensare che le pare tutto incredibilmente spoglio e triste.
«Hai un bell’appartamento!» dice invece Wendy ad alta voce, vagando sul parquet con il sacchetto ancora stretto tra le mani, osservando le pareti bianche immacolate.
«Sì beh, almeno dopo sette anni passati a vivere in casupole in riva alla barriera corallina, sono riuscito a comprarmi qualcosa di carino» sente esclamare Martin dalla cucina.
Quando Wendy finalmente lo raggiunge nella cucina lo ritrova piegato sul forno intento a inserirci la sua teglia di biscotti. Impacciatamene si siede ad un lato del tavolo e apre il contenitore di uno dei due Fish&Chips.
«Ehm…» inizia a dire, non del tutto sicura di che cosa fare.
«Oh, certo scusami» le dice Martin, spostandosi verso il suo cassetto per prendere una forchetta.
Wendy incomincia perciò a mangiare in silenzio, mentre Martin la ignora completamente, dedicandosi esclusivamente a pulire la sua cucina.
Così la ragazza rimane a osservarlo pulire i piatti nel lavandino con le spalle verso di lei, riempiendo la sua bocca di pesce fritto e di patatine per evitare di parlare.
Wendy pensa che potrebbe soffocare da quanto imbarazzo riesce a sentire nell’aria tra loro due, ma non sa esattamente come iniziare il suo discorso.
Martin continua a comportarsi come se non fosse mai successo nulla tra di loro e non sa dire se sia questa la cosa che le fa più male tra tutte.
Forza, digli qualcosa! Digli che ti dispiace, parlagli del suo libro, ringrazialo del contratto! Dì qualcosa per l’amor del cielo!
È tutto così dannatamente sconfortante e spiacevole, che, non appena Wendy ha finito di mangiare, chiede a Martin se può dare un’occhiata al suo appartamento. Martin acconsente, ma continua a dedicarsi alla pulizia dei suoi piatti senza seguirla.
Così qualche minuto dopo Wendy si ritrova a vagare per il salotto, con il solo rumore dell’acqua del lavandino che scorre in cucina come sottofondo.
Passa delicatamente la mano sulle varie mensole, sulle piante da interno e sui piccoli fiori che iniziano a spuntare da esse. In fondo ad una delle mensole, riconosce una piccola pianta, dai fiori violacei e azzurri che fanno capolino tra le foglie.
Pervinche.
Non appena lo realizza, allontana la mano in fretta e si gira completamente dall’altra parte della stanza, cercando di dimenticare la visione di quei fiori, e notando così un interessante oggetto appoggiato su uno dei comò della sala.
«Hey!» si rivolge a Martin che è ancora occupato in cucina. «Hai un giradischi!»
Mentre Wendy si avvicina in fretta al giradischi, sente che lo scorrere dell’acqua del lavandino finalmente si interrompe e qualche secondo dopo Martin emerge dalla cucina, intento ad asciugarsi le mani con un panno.
«Sì, era di mia nonna. Me l’ha regalato qualche anno fa. Cioè in realtà qualche anno fa è morta, io me ne sono solamente appropriato» le dice, mentre si avvicina anche lui all’oggetto.
Wendy vorrebbe davvero ascoltare quello che Martin ha da dirle, ma al momento è completamente ipnotizzata dal giradischi, passandoci delicatamente le mani sopra quasi fosse un inestimabile tesoro. Ne ha sempre voluto avere uno, ma non ha mai avuto lo spazio per tenerlo in casa, perciò vederne uno lì davanti è come un sogno che diventa realtà per lei.
Piegandosi in ginocchio, Wendy inizia a scorrere gli album in vinile che si trovano nello scaffale sotto il giradischi e non si limita a lanciare rantoli di meraviglia nel vedere quanti dischi bellissimi possiede Martin.
«Wow, hai praticamente tutta la discografia di David Bowie, qui sotto, è incredibile!» commenta lei, inserendo sempre di più la faccia tra i vinili. «E di Billy Joel, e di Neil Young, dei The Smiths, e… o mio dio, hai anche la colonna sonora di Alice’s Restaurant! Ma come diavolo fai ad avere queste cose, al giorno d’oggi sono introvabili!»
Martin continua ad osservarla senza dire nulla, mentre Wendy è troppo impegnata a emettere urla di meraviglia ogni volta che trova qualche altra perla nascosta.
Wendy non si rende nemmeno conto della naturalezza con cui le cose si stanno svolgendo in quel momento.
Forse non si confrontano ancora su ciò che è successo tra di loro, è vero, ma per lo meno hanno trovato un momento per rilassarsi e per parlare spensieratamente di qualcosa di semplice e di quotidiano come la musica.
Dopo aver tirato fuori e osservato quasi ogni singolo disco, finalmente Wendy decide di alzarsi in piedi, trattenendosi dal domandare a Martin se per caso possono inserire un vinile nel giradischi, giusto per poter vedere come funziona.
«Wow, tu hai… davvero dei bei gusti musicali». Lo dice come se non se lo fosse minimamente aspettato. «Come diavolo ho fatto a non notarlo?»
forse perché non me lo hai mai chiesto” è certa di averlo sentito dire a bassa voce, e di certo non vorrebbe ignorarlo, ma la sua attenzione viene immediatamente colta da un altro piccolo tesoro che l’appartamento di Martin nasconde.
«Non ci credo: hai anche un ukulele!»
Wendy prende con gioia il piccolo strumento, appoggiato all’angolo del comò, permettendosi di suonare qualche corda, salvo rendersi conto che è terribilmente scordato.
«Sì, beh, l’ho accidentalmente rubato da casa di mia sorella qualche mese fa» sente Martin dire, ma al momento Wendy è completamente presa dallo strumento. «Era lì, abbandonato da anni, e non ho potuto fare a meno di portarlo via con me».
«Il tuo appartamento è come una caverna delle meraviglie. Lo sai suonare?» chiede a Martin, alzando lo sguardo verso di lui, senza nemmeno pensarci due volte.
(È troppo entusiasta del ritrovamento anche solo per stupirsi del fatto che loro due stanno parlando, si stanno comportando come dei vecchi amici e l’aria è improvvisamente meno tesa di prima!)
Martin la guarda in silenzio per un attimo, spostando il peso da un piede all’altro in imbarazzo.
«In realtà no» ammette poco dopo. «Ma sto cercando di imparare, con quegli osceni video di youtube fatti per bambini scemi, per intenderci, quindi non credo diventerò mai un grande ukulelista, ma non ce la faccio proprio a lasciarlo lì a prendere polvere».
«Io lo so suonare invece» gli rivela fiera Wendy, spostandosi e sedendosi ad uno dei braccioli del divano, con le gambe appoggiate sui cuscini. Martin si avvicina e siede immediatamente sul divano di fianco a lei, sebbene a parecchi metri di distanza.
«Sul serio?»
«Sì, mi ha insegnato mio padre. Nessun video di youtube fatti per bambini scemi, ma faccio comunque schifo» dichiara lei con un sorriso.
Wendy inizia a pizzicare le corde e, pian piano, le accorda ad orecchio ad una ad una.
È un bene che abbia ereditato i geni musicali nella sua famiglia. Sua madre, così come Vicky e Millie non saprebbero riconoscere il suono di un flauto da quello di un fagotto, mentre tra lei e suo padre c’è sempre stata una passione comune. Wendy ricorda tutti i pomeriggi passati a suonare in coppia con suo padre, chitarra e ukulele, o chitarra e pianoforte, o semplicemente chitarra e voce, e tutte le canzoni che hanno cantato a squarciagola in macchina durante i loro viaggi in campagna, e non fa a meno di sorridere in quel momento, mentre accorda l’ukulele lì davanti a Martin.
«Suonami qualcosa» le dice Martin, una volta che ha finito di accordare lo strumento.
Wendy normalmente avrebbe detto di no, dato che, da quando lavora e ha uno stipendio e una casa e una vita sociale da mantenere non di certo molto tempo per poter suonare, perciò le sue doti da suonatrice di ukulele sono decisamente arrugginite al momento.
Ma c’è un modo, nel quale Martin la guarda speranzoso, con quel mezzo sorriso ammaliato, che proprio riesce a non farle dire di no.
«D’accordo…» acconsente dunque, sebbene ancora dubbiosa. «Ma ti avviso che non sono un granché».
Wendy non sa esattamente cosa stia facendo, a malapena si sta rendendo conto di cosa stia succedendo, ma c’è come una piccola, fiebile voce dentro di lei che le intima di continuare, di andare avanti e di suonare quei quattro maledetti accordi che conosce a memoria, e di cantare quella vecchia canzone che suonava insieme a suo padre quando ancora era bambina…
 
 
“True love will find you in the end” – Daniel Johnston
 
True love will find you in the end
You'll find out just who was your friend
Don't be sad, I know you will
But don't give up until

 
True love will find you in the end
This is a promise with a catch
Only if you're looking can it find you
'Cause true love is searching too

 
But how can it recognize you
Unless you don't step out into the light, the light
Don't be sad I know you will
Don't give up until
True love will find you in the end

 
 
Quando Wendy finisce di suonare l’ultimo accordo, cala un tetro silenzio nella stanza.
Martin la sta guardando senza dire nulla e Wendy prende quel segno per poter smettere definitivamente di suonare e avere finalmente il coraggio per parlare.
Le parole che le sono rimaste attaccate in mezzo alla gola per fin troppo, finalmente riescono a uscire libere, come un soffio d’aria:
«Mi dispiace» spiffera fuori in un attimo, senza nemmeno rendersene conto. «Mi dispiace, davvero».
Martin la fissa in silenzio, con un’espressione confusa sul viso.
«E per cosa? Non hai fatto mica così schifo…»
«No, intendevo… mi dispiace per come ti ho trattato, per tutto quanto!» esclama Wendy esasperata, stringendo la stretta intorno al manico dell’ukulele. «Ti ho trattato così ingiustamente in tutti questi anni, lo ammetto, non avrei nemmeno il diritto di stare qui a casa tua a parlarti così tranquillamente, a…suonare il tuo ukulele. Ma tu sei sempre così buono con me, e io non lo merito nemmeno. Come dovrei comportarmi secondo te?»
Wendy si sente terribilmente frustrata, mentre Martin è davanti a lei che ridacchia incredulo:
«Beh, Wendy non è che lo faccio apposta ad essere gentile».
Wendy lo guarda sconvolta.
«No, non è quello che intendevo! Non… non sono arrabbiata con te, Martin!» si affretta a specificare la ragazza, finalmente lasciando andare l’ukulele e appoggiandolo sul divano. Oh, ma perché deve sempre sbagliare tutto quanto? «Volevo solo dire che tu-»
«Merda, i biscotti!»
Wendy non ha nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stia succedendo, che subito Martin scatta in piedi e incomincia a correre verso la cucina, lasciandola da sola sul divano. Quando poi sente arrivare un leggero odore di bruciato dalla cucina, si rende conto della cosa.
Certo, i biscotti.
Wendy si sposta lentamente dalla sala alla cucina, dove un filo di fumo si sta pian piano alzando dal forno in fondo alla stanza.
Ormai i biscotti sono insalvabili, è così evidente, ma Martin, per qualche folle motivo, si ostina a voler aprire il forno e a volerci infilare una mano dentro, prontamente senza guanti.
«Aspetta, non-» prova a fermarlo Wendy, ma Martin ha già afferrato la teglia dei biscotti a mani nude.
Accade tutto così velocemente: Martin lascia cadere la teglia con un lieve grido di dolore, ed è così inevitabile l’assordante suono del metallo che si scontra contro le piastrelle. In un attimo i biscotti si spargono a terra, rompendosi e sfracellandosi sul pavimento della cucina, arrivando perfino a toccare i piedi di Wendy, sebbene sia rimasta a parecchi metri di distanza fino ad ora.
Il silenzio cala di nuovo, e Wendy non ha nemmeno il tempo di reagire, che Martin si è già gettato a terra con un grugnito di frustrazione, sedendosi a terra e appoggiandosi con la schiena contro il banco della cucina.
Nonostante la situazione comicamente drammatica e il fatto che Martin sia visibilmente irritato, Wendy non fa a meno di trovarlo carino in quel momento.
I suoi occhiali si sono leggermente appannati per via del fumo, e il leggero broncio che ha sul viso è la visione più gradevole di tutto agli occhi di Wendy.
Non riesce proprio a fare a meno di nascondere il sorriso che si forma sulle sue labbra, dopodichè inizia ad avvicinarsi lui lentamente, facendo slalom tra i pezzi di biscotto sparpagliati a terra, e si siede accanto a lui, con la schiena contro gli armadietti bianchi della sua cucina.
«Beh, forse avresti dovuto usare un guanto, che dici?» commenta ridendo, una volta che ha disteso le gambe lungo il pavimento, in mezzo alle briciole dei biscotti bruciati.
Si volta verso di lui con un sorriso, sperando che di rallegrare la situazione, ma capisce dall’espressione amareggiata che Martin continua a mantenere, che non è esattamente un buon momento di fare battute.
Martin continua a guardare un punto fisso davanti a sé in silenzio e né la presenza di Wendy, né il completo delirio che si è appena creato sul pavimento della sua cucina sembrano minimamente interessargli.
Non capisce che cos’abbia. Sono solo dei maledetti biscotti, dannazione!
«Dai, non preoccuparti, possiamo sempre mangiarli da terra». Wendy afferra due dei pochi biscotti da terra e ne posiziona uno davanti a Martin, nel frattempo sfoggiando uno dei suoi sorrisi più convincenti, in un ultimo disperato tentativo di rallegrarlo. «Mh
Martin sospira rumorosamente, ma almeno decide finalmente di degnarla di uno sguardo e di prendere il biscotto dalle sue mani per assaggiarlo.
Anche Wendy prova ad assaggiare uno dei biscotti color carbone, ma un secondo dopo si rende conto di aver fatto un madornale errore.
«Oh, beh, non sono… così male» cerca di dire Wendy, mettendocela tutta per costringersi a non sputare tutto all’istante.
«Non mentire, fanno schifo».
Martin rigetta con disprezzo il mezzo biscotto che ha assaggiato a terra in mezzo agli altri, dopodiché si lascia nuovamente andare sul bancone con aria sconfitta.
«Dai, non fare così» prova a consolarlo Wendy, senza avere esattamente idea di cosa poter fare di più. «Sono sicura che se ci mettiamo sopra un po’ di glassa riusciamo-»
«Potresti smetterla di cercare in tutti i modi di rallegrarmi, per favore?!»
Wendy si interrompe di colpo, forse dal modo eccessivamente irritato in cui Martin si è rivolto a lei.
Si rende conto solo ora, forse venire qui non è stata l’idea migliore del mondo, forse è solo una stronza egoista che non merita di trovarsi qui, seduta sul pavimento della sua cucina, a cercare di convincerlo che i suoi biscotti al cioccolato bruciati non fanno così schifo come pensa.
«Hai ragione, scusami» dice infine a bassa voce, concentrando lo sguardo sulle scarpe bianche ai suoi piedi. «Solo… mi dispiace vederti così».
Wendy sente Martin sospirare. Quando si fa coraggio e alza lo sguardo verso di lui, però, ha ancora lo sguardo fisso davanti a sé.
«Senti, ho già capito cosa stai facendo, Wendy» incomincia a dire Martin poco dopo, e Wendy rimane in ascolto. «Stai cercando di comportarti da amica con me perché ti senti in colpa, e perché vuoi rendere il tuo rifiuto meno devastante. Ti ringrazio ma non è davvero necessario-»
«No, no, aspetta, che cosa?» si affretta a interromperlo Wendy. Ha inteso la situazione nel modo più sbagliato. Ma perché è sempre così difficile per lei dichiarare le cose chiaramente? «Io non voglio essere tua amica!»
Quando Martin la fissa con occhi spalancati e offesi, Wendy si rende conto che la frase detta così risulta un po’ distorta, così si precipita a spiegarsi meglio:
«Voglio dire… voglio esserlo, ovviamente; ma voglio essere anche qualcosa di più per te. Cioè voglio dire che voglio stare con te, sul serio, come… come in una relazione come… Oh mio dio, faccio troppo schifo a queste cose».
Non è mai stata brava con le dichiarazioni d’amore. Forse perché non ne ha mai fatta veramente una, ma pensava se la sarebbe comunque cavata se avesse improvvisato, e invece si sta rivelando tutto più difficile del previsto.
Wendy prende un lungo sospiro, cercando di farsi chiarezza in testa.
«Quello che intendo è che mi piaci anche tu. Molto. E scusami se ci ho messo quasi dieci anni per rendermene conto, ma forse mi sei sempre piaciuto e io ero solo troppo testarda per ammetterlo» continua, questa volta con calma e guardando Martin negli occhi. «Ma non sono venuta qui per rifiutarti. Sono venuta per chiederti di essere la tua ragazza. Per davvero questa volta».
Una volta finito, Martin la guarda con una strana espressione che Wendy non riesce a decifrare. Sembra confuso, quasi sconvolto dalla rivelazione.
«Tu… vuoi stare con me?» chiede poco dopo.
Wendy annuisce insistentemente.
«Perché
«Non lo so! Perché… perché mi piaci e basta, okay? È così che succede alle persone solitamente: accade e basta. Mi piace come ti preoccupi per me e come mi supporti, indipendentemente da come mi comporto nei tuoi confronti, mi piace come sei riuscito a starmi accanto per così tanto tempo sebbene io sia una spina nel fianco per la maggior parte delle persone. Mi piace come non hai paura ad ammettere le cose, come sei adorabilmente timido a volte e come non cerchi mai una scusa per fare bella figura con gli altri, come tutto quello che fai sia vero. Perché tu sei vero, Martin, tu sei tu, e non fingi di essere nessun altro, ed è questo che adoro più di te».
Okay, non avevo idea che avrei mai potuto dire quelle cose. Wow.
Vorrebbe fermarsi a quel punto, ma ormai il treno delle sue parole è partito e non riesce proprio a fermarlo:
«E il tuo libro, oh, il tuo libro è meraviglioso! Come diavolo ho fatto a notarlo prima? Sono stata così idiota a essere invidiosa, quando invece avevo così tanto da imparare da te» esclama, sentendosi così felice, così libera in quel momento. «Tutto… tutto quanto di te è meraviglioso, Martin».
Di certo non aveva pianificato quel discorso, ma ora che ha buttato tutto fuori Wendy si sente incredibilmente leggera, come se si fosse appena liberata da un fardello.
Non può dire lo stesso di Martin davanti a lei, che la guarda ancora più confuso di prima.
«Sei… proprio sicura che vuoi stare con me? Sono un tale casino».
Wendy scoppia a ridere, lasciando cadere la testa contro il balcone.
«Sì, ne sono sicura. Siamo entrambi un casino: siamo diversi e di certo non ti prometto un rapporto perfetto da commedia romantica con Julia Roberts, né ti posso assicurare che sarai sempre felice… Ma forse, se stiamo insieme, riusciremo ad essere meno incasinati di quello che siamo già».
Wendy si rende conto di stare sorridendo e quando sposta lo sguardo verso Martin, anche lui la sta guardando con un sorriso.
«Allora, cosa dici?» domanda Wendy con un sussurro. «Sembra abbastanza convincente?».
Il sorriso di Martin si allarga ancora di più.
«Aspetta, ci devo pensare…» dice lui. Dopo giusto due secondi, si rigira verso Wendy, di nuovo sorridendo. «Fatto. Direi che è un sì per me».
«Ottimo». Wendy lo ammette, non riesce a smettere di sorridere, sebbene si stia sforzando con tutta sé stessa. Di certo non è la dichiarazione d’amore struggente sotto un mare di pioggia dei film romantici che vedeva da bambina, ma non è andata poi così male, dopotutto. Ma Martin è così bello davanti a lei, così felice, così brillante, che non riesce a smettere di guardarlo. «E comunque… Jag älskar din glasögon*».
Martin le sorride.
«Och jag älskar ditt hår*».
Wendy deduce che quello sia il loro modo per accordarsi.
Due completi idioti, mezzi scrittori, mezzi editori, che si sono innamorati nel modo decisamente più inconveniente tra tutti, ma che finalmente sono felici insieme, in mezzo ad una marea di biscotti bruciati.
Wendy si appoggia con le mani al pavimento, poi si inclina in avanti. Martin rimane fermo, piegandosi leggermente in avanti per assecondarla.
E quando Wendy socchiude le labbra contro le sue, non riesce a fare a meno di sorridere in mezzo al bacio, quando sente che hanno il sapore di scaglie al cioccolato.









*da svedese: 
"Amo i tuoi occhiali"
"E io amo i tuoi capelli"

(Master of swedish mode on)
  
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