Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: VenoM_S    13/03/2019    0 recensioni
Cosa fai quando non ricordi niente e l'unica cosa certa è che stai fuggendo?
Come possono le persone che ami scomparire in una notte senza lasciare traccia?
Quanto ancora credi di poter mantenere il tuo segreto, se chi sa tutto ti sfugge tra le dita?
Una Cerva, un Cacciatore e una Regina, in una città ignara dove tutti vedono, ma nessuno può sapere.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo capitolo partecipa al “COWT” di Lande di Fandom
Settimana: quinta
Missione: M1
Prompt: In fuga
N° parole: 1826

Un incontro inaspettato
Capitolo 7
 
I pallidi raggi del sole nascente sorpresero Conor intento a prepararsi per la sua prossima battuta di caccia. Aveva trascorso la notte in modo irrequieto, cercando di riposarsi quanto più possibile sul ben poco comodo materasso di stoffa grezza riempito di paglia. Non riposava bene da diverso tempo ormai, il pensiero continuamente fisso sulla madre e la sorella e su che fine avessero fatto, sul perché fossero scomparse e sulla speranza che in un modo o nell’altro stessero bene. Ultimamente poi, c’erano sempre più spesso momenti in cui gli sembrava con orrore di non ricordare più i loro volti, come se stessero svanendo fin troppo rapidamente dietro una cortina di nebbia impenetrabile. Ma lui cercava di sforzarsi in continuazione di non perdere di vista il suo obiettivo, e il compito che gli era stato assegnato dalla Reggente era, nella sua mente, quanto di meglio potesse sperare per raggiungerlo.
 
La piccola casa si andava via via illuminando sotto i suoi occhi, rivelando i pochi e piccoli oggetti personali delle due donne rimasti esattamente al loro posto da quando tutto era successo. Alla sinistra della porta d’ingresso lo stretto tavolo dove erano soliti riunirsi a mangiare era ancora apparecchiato per tre, con le ciotole in coccio girate verso il basso per non prendere polvere, così come i bicchieri. Poco più avanti, seguendo il muro dell’unica stanza quadrata di cui la casa era composta, vi era il profondo camino ora spento accanto a cui la sorella era solita sedersi a ricamare, mentre la madre preparava i pasti nella grande pentola di rame, ancora agganciata al cavalletto di metallo incassato nel muro. Il lato lungo di fronte alla porta e quello destro invece erano occupati dai letti, i due per Tara ed Elana erano vicini ed accanto vi erano un baule che conteneva i loro vestiti ed un mobiletto con uno specchio in cui le donne tenevano i pettini, il sapone che veniva comprato al mercato ed alcuni accessori per capelli che avevano accumulato nel tempo o che avevano fatto a mano, così da poter essere sempre in ordine e magari potersi concedere, a volte, il lusso di indossare qualcosa di più elaborato. Lo sguardo di Conor fu attratto da un fermaglio adagiato sul ripiano in legno della specchiera, che aveva comprato per sua sorella Tara all’ultima Festa di Primavera come regalo per il suo compleanno: era intagliato in un corno di cinghiale, perfettamente sbiancato e brillante, ed adornato di alcune piccole scaglie di quarzo rosa. Nulla di estremamente vistoso o pregiato, ma lo sguardo estasiato della ragazza alla vista di quell’oggetto quel giorno gli aveva scaldato il cuore.
Ora invece, stringendolo leggermente nel palmo della mano, le uniche cose che riusciva a provare erano solitudine e tristezza. Il lato della casa che si era dedicato, quello destro, era invece adornato da una rastrelliera per l’arco e le frecce, il suo letto e una piccola cassapanca in cui conservava i suoi pochi vestiti e le pelli di animale arrotolate e pronte per essere vendute. All’esterno invece aveva allestito un bancone su cui scuoiava le prede catturate ed una postazione per la conciatura del pellame.
 
Il cacciatore si riscosse dal suo pigro giro d’osservazione della modesta abitazione per tornare a concentrarsi sul grosso sacco che aveva in mano, ancora mezzo vuoto. Se lo sarebbe legato a tracolla dietro la schiena, così da preservare una certa libertà di movimento ed avere con sé tutto l’occorrente necessario alla cattura della cerva. All’interno aveva già sistemato tre trappole a corda, a cui poi aggiunse una coperta di lana grezza per la notte, la sua fidata corda, una bisaccia colma di striscioline di carne salata ed essiccata e due borracce di pelle piene d’acqua, che osservò con una smorfia pensando a quella che aveva perso nella foresta il giorno prima.
Alla cintola si era già assicurato il suo pugnale. Era una splendida arma, chiunque non avrebbe potuto fare altro che ammetterlo, la cui tenuta sempre perfettamente affilata era più larga alla base – verso il manico – ed andava assottigliandosi verso la punta compiendo una leggera curvatura su cui spiccavano delle precise scanalature. Era un’arma non solo letale, ma anche versatile, in quanto era ottima sia per la difesa personale che per lavori più “banali” come scuoiare e pulire le prede.
Dalla rastrelliera appoggiata contro il muro vicino al suo letto, poi, prese una buona scorta di frecce che infilò nella faretra di cuoio anch’essa assicurata dietro la schiena ed il suo lungo arco di legno, che aveva costruito molti anni prima insieme a suo padre e che ancora svolgeva magistralmente il suo lavoro, dato che Conor lo teneva con estrema cura.
 
Una volta pronto alla partenza, il giovane uomo si diresse verso la porta, voltandosi prima di uscire per dare un’ultima fugace occhiata alla stanza, per assicurarsi di non essersi dimenticato davvero nulla. Si chiuse poi la porta alle spalle e si avviò lungo lo stretto vialetto di ciottoli contornato da alti ciuffi d’erba infestante e cespugli di cardi che si avvicendavano fino all’inizio della strada maestra qualche metro più avanti. Era decisamente un ambiente spoglio e poco curato in cui vivere, e le chiacchiere dei vicini sul suo aver completamente smesso di prendersi cura di sé stesso e della sua casa oramai si sprecavano, ma lui non ci aveva mai badato troppo e da quando la sua famiglia era scomparsa aveva deciso che non avrebbe toccato più nulla fino a che non avesse saputo qualcosa su che fine avessero fatto.
Aveva da poco svoltato l’angolo del suo vialetto e stava per svoltare nuovamente a sinistra per dirigersi verso i cancelli della Periferia Sud di Breaux, quando sentì qualcosa sbattergli addosso a gran velocità, venendo sbalzato poi all’indietro di due o tre passi. Alzando lo sguardo per capire chi o cosa fosse così di fretta da non avere nemmeno il tempo di guardare dove andava vide una ragazza minuta distesa a terra, con i lunghi capelli corvini sparsi disordinatamente attorno a lei. Indossava un abito di tela grezza, color sabbia, non adatto alla sua corporatura ed era completamente bagnata e circondata da una piccola pozza d’acqua, cosa che gli parve molto strana.
Si avvicinò, tendendole la mano così che potesse afferrarla per rimettersi in piedi, e fu durante questo movimento che incrociò i suoi occhi. Due enormi pozzi grigio chiaro, inizialmente confusi ed infastiditi, si fissarono nei suoi per qualche secondo. Poi però, appena l’ebbero messo a fuoco, la loro espressione divenne terrorizzata.
Conor continuava a fissare quegli occhi, come se il tempo si fosse fermato, o anzi come se fosse tornato indietro; era infatti sicuro di aver già visto quello sguardo, e di conoscerlo bene, ma la memoria stentava a dargli la risposta che cercava, nascondendola in una cortina di fumo denso.
 
La ragazza si alzò in piedi di scatto, tirandosi i capelli in avanti e cominciando a toccarseli sempre più in agitazione. Infine, dopo avergli lanciato un altro sguardo sfuggente, girò su sé stessa ed iniziò a correre verso i cancelli della città a forte velocità. Conor stava per seguirla, intenzionato a chiederle chi fosse per cercare di chiarire i suoi dubbi, quando il suo sguardo fu attirato verso il basso da un’oggetto che fino a quel momento non aveva notato, probabilmente caduto di mano alla ragazza. Quel che vide, però, non fece altro che aumentare le sue domande: l’oggetto a terra era infatti la sua borraccia di pelle di coniglio, senza ombra di dubbio. Come poteva averla lei, se l’aveva persa nella foresta mentre inseguiva quella maledetta cerva?
«Mi stavi seguendo, ragazzina?» disse fra sé con una punta di irritazione per non essersene accorto, anche se non gli veniva in mente un solo motivo valido per cui una sconosciuta avrebbe dovuto seguirlo in mezzo alla foresta e rubargli degli oggetti. A quel punto, più che mai, voleva delle spiegazioni e senza pensarci due volte mise la borraccia nella sacca che portava legata sulla schiena e partì all’inseguimento della ragazza in fuga.
 
Giunto ai Cancelli si fermò per qualche istante guardandosi intorno, per poterla individuare. La scorse alcune centinaia di metri più avanti, mentre correva dirigendosi verso i grandi alberi che delimitavano l’inizio dell’imponente e labirintica foresta. Il fatto che una ragazzina stesse scappando in quella direzione non faceva altro che rendere tutta la situazione ancora più strana, ma non per questo Conor se la sarebbe lasciata sfuggire, dopotutto per lui trovare le goffe tracce lasciate da lei sarebbe stato un gioco da ragazzi. Si mise quindi a correre, percorrendo a grandi falcate la vasta radura erbosa che si trovava oltre la città e recuperando un po’ della distanza che li separava, e giunto alla prima fila di alberi iniziò a seguire le impronte lasciate dalla ragazza. Come si era aspettato non si rivelò affatto difficile, dato che quella sciocca non sembrava cercasse in nessun modo di nasconderle, presa com’era dalla fuga. La lunga scia delle piccole sagome dei suoi piedi e di ramoscelli spezzati condusse il cacciatore sempre più in profondità tra gli alberi, verso il centro della foresta, ed era sicuro che passo dopo passo stava riducendo la distanza che li separava, tanto che dopo una ventina di minuti gli sembrò quasi di scorgere una veloce ombra infilarsi tra due cespugli qualche decina di metri più avanti.
Conor sorrise tra sé e sé, certo ormai di averla in pugno ed allungò il passo smettendo di curarsi delle tracce a terra ed affidandosi ora alla sua vista ed al suo udito. Arrivato però davanti ad un filare di cespugli spinosi tutte le tracce si interruppero. Non vi erano impronte a terra, né i cespugli erano stati spostati o rotti per far passare qualcuno – cosa che tra l’altro avrebbe strappato la veste e almeno qualcuno dei lunghi capelli di quella ragazza – e di certo per lei, come per lui, era impossibile superare quei rovi semplicemente saltandoli. Il cacciatore fu assalito dallo sconforto per quella trafila apparentemente interminabile di fallimenti, e stava quasi per darsi pervinto quando sentì chiaramente il rumore di alcuni ramoscelli spezzati al di là dei rovi, seguiti da un profondo respiro, come se chi avesse provocato quel rumore avesse poi trattenuto il fiato.
 
Era lei, non c’erano dubbi. Dopo aver tirato fuori il lungo pugnale dalla cintura, Conor incrociò le braccia davanti al volto per proteggersi prima di lanciarsi in avanti e superare in un balzo quella barriera spinosa, lanciando poi in avanti lo sguardo che però incrociò qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
Davanti a lui stava, immobile, snella ed elegante, la cerva.
Osservandola sotto la luce diretta l’uomo riuscì a notare il suo peculiare manto corvino che quasi splendeva sotto i raggi del sole. Preso alla sprovvista, l’animale voltò il sottile muso verso di lui con uno scatto, piantando i suoi enormi occhi grigi in quelli di Conor. L’espressione di terrore che li pervadeva era fin troppo familiare e fresca nella memoria di lui da non poterla riconoscere.
 
«Non è possibile, dannazione!»

-------------------------------------
[Ebbene sì, dopo non voglio nemmeno leggere quanti anni ho pubblicato un nuovo capitolo. Ero arrivata al punto di non sapere nemmeno come portarla avanti, nonostante nella mia testa i fatti principali siano già delineati, e mi ero un po' arresa al non finirla mai. Ma a quanto pare non sarà così, almeno per adesso, quindi ringraziate il COWT che mi ha fatto scrivere più in 4 settimane che in tutta la mia vita, tipo! Al prossimo capitolo, spero XD]
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: VenoM_S