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Autore: _Edelweiss_    14/03/2019    5 recensioni
{Leta/Newt}
"Pensa che Leta è come un'Acromantula. Gli altri la sfuggono perché li spaventa, perché è pronta a pungerli al minimo tocco, alla minima parola. Ma se ti prendi cura di lei, se la accarezzi, e la nutri, e le parli, e le dimostri che lei per te non è affatto un mostro, che può fidarsi di te, perché hai covato il suo uovo e lo rifaresti altre cento volte, allora lei ti riconoscerà fra mille, anche se appartieni a una specie diversa dalla sua, ti avvolgerà nella sua tela e ti difenderà da ogni cosa, anche dai suoi simili. Anche da sè stessa.
Qualcuno direbbe che Newt ha un modo contorto di esprimere amore, e che forse è attratto dalle cose sbagliate. Può darsi".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leta Lestrange, Newt Scamander
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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TARANTULA

 

I'm living but I'm feeling numb
Can see it in my stare
I wear a mask so falsely numb
And I don't know who I am

[…]

And when the thunder breaks
It breaks for you and me

Tarantula

Tarantula”, Beck

 

Il Lago Nero è forse l'unica cosa di Hogwarts che le mancherà. Sulla sua riva, ha passato più pomeriggi di quanto ci tenga ad ammettere. Da sola, da quando Newt se n'è andato.
"Non ci posso credere che sono già passati sette anni" aveva sussurrato Bunty, mentre erano in fila per ricevere i risultati dei M.A.G.O. Leta aveva soffocato l'impulso di risponderle io non posso credere che non siano ancora passati.

Per sette anni aveva visto adolescenti ridere, divertirsi, fare amicizia. Lei non era mai stata così spensierata.
Sembrava che per lei il grande orologio del cortile ticchettasse all'indietro. Un giorno si era addirittura intrufolata nella torre su cui era incastonato, intenzionata a controllare che qualcuno non avesse manomesso gli ingranaggi per farle un altro patetico scherzo. Era lì che aveva visto Newt per la prima volta, circondato da nidi, barattoli pieni d'acqua e gabbiette.
Gli ultimi due anni sono stati un inferno senza di lui. Quando ti abitui ad avere un amico, è più difficile riabituarsi ad essere soli. Newt direbbe "se impedisci di volare a un Ippogrifo nato in cattività, quello soffrirà sempre meno di uno catturato".
Ma Newt non è qui.

A Leta non importa di dove finirà a lavorare. Invidia Newt, che ha le idee più chiare delle sue, e assolutamente non vuole lavorare in un ufficio. Un giorno, solo per il gusto di provocarlo, gli dice che dopo la scuola ha intenzione di fare domanda per uno stage al Ministero. 
Newt non si adombra - probabilmente non ne è nemmeno capace – semplicemente la guarda di sottecchi, con il suo sorriso sghembo. Ha capito che Leta mente.
A volte la sua persipicacia la fa sentire nuda.
A volte la spaventa.

Una vita di segreti, una vita di “non ne voglio parlare”, una vita a costruirsi una tela impenetrabile di bugie...e poi, senza averlo cercato, senza averlo desiderato, ha trovato Newt. Che capisce tutto, anche quello che non vorresti dirgli.

Newt non crede di aver mai avuto segreti che non può raccontare a nessuno. Le sue interazioni con gli umani sono piuttosto sparute, e trascorre tutto il suo tempo libero a occuparsi degli animali. Qualcosa, però, gli dice che Leta di segreti ne ha eccome. La vede soffrire, e non sa come aiutarla. È in quei momenti che Newt sperimenta la sensazione più vicina al malessere che abbia mai provato. Si convince che è normale, perchè Leta è la cosa più vicina ad un amico umano, per lui. Per qualche tempo, si domanda se anche lei lo consideri tale, finchè decide che non gli importa. Gli basta sedersi sulla riva del Lago con lei, ascoltarla parlar male dei Grifondoro, raccontarle tutto ciò che ha scoperto sulla vita sociale degli Asticelli.
Non potrebbe chiedere di meglio.

La ascolta sempre, anche in giornate come queste, quando Leta è particolarmente giù di corda.
"A volte mi domando perché vivo” gli sussurra “voglio dire, non ho una famiglia, non ho degli amici... dove andrò quando sarà finito tutto questo? Quali sono le mie prospettive dopo Hogwarts? In verità non sto neanche vivendo. Sto solo... andando avanti".

Newt ci riflette. Non può capire com'è non avere una famiglia, ma sa bene come ci si sente ad essere soli.
"Io credo che tu debba trovare qualcosa per cui valga la pena vivere. Voglio dire, niente di speciale, solo qualcosa che ti permetta di alzarti dal letto la mattina e fare la tua vita senza sentirti... così". Leta non parla, e a Newt viene in mente che potrebbe aver detto qualcosa di stupido. L'urgenza di rimediare gli fa uscire dalla bocca parole che non ha avuto nemmeno il tempo di pensare:
"Anche una persona. Voglio dire, mi rendo conto che è molto più difficile trovare persone, che obiettivi nella vita. Intendo... trovarle davvero, stabilire un legame che diventi la tua fonte di forza. Ma allo stesso tempo credo che nessun passatempo potrebbe mai competere con... ". Newt si impappina e non finisce il discorso.
Non sa nemmeno perché ha iniziato a blaterare questa roba. Leta non è una sentimentale, e neanche lui. La verità è che a volte Newt sente il bisogno impellente di dirle qualcosa di profondo, qualcosa che da anni giace nascosto dentro lui. Ma non riesce a definirlo, nemmeno nella sua testa, nè trova le parole per esprimerlo. E allora rimane zitto. Per fortuna, il più delle volte, Leta capisce. E anche stavolta interviene per salvarlo dall'impaccio.
"Credo che tu abbia ragione, Scamander. Magari mi troverò una persona".
Anche lei avrebbe qualcos'altro da dire, ad esempio che solo di recente riesce a guardarsi allo specchio senza provare disgusto, e che dubita di meritare un attributo migliore di “sgradevole”. Tuttavia, non vuole infrangere l'espressione fiduciosa di Newt, che pur conoscendo tanto a fondo gli animali, riesce ancora a fidarsi delle persone.

In tutta onestà, Newt non avrebbe mai pensato che quella persona sarebbe stata suo fratello. Non che abbia il diritto di lamentarsi; si ripete ogni giorno che dovrebbe essere contento che Leta sia felice. Nelle poche occasioni mondane o di famiglia in cui li vede insieme, però, c'è qualcosa che lo disturba. Una volta è la giacca troppo stretta, un'altra sono i capelli che non vogliono saperne di stare a posto, e durante una serata particolarmente stessante, il rumore della sala gli risulta così insopportabile che vorrebbe correre a rintanarsi in un angolo buio come un Molliccio.
Cerca di sopportare per amore della sua famiglia, ma dall'ultima volta che si sono detti addio a Hogwarts, ha difficoltà a guardare Leta negli occhi. Se non la conoscesse, se non sapesse che Leta non ha paura di niente, giurerebbe che anche per lei è lo stesso.

Newt attraversa la Sala Grande, trascinando tutti i suoi nidi, le sue gabbiette, i suoi barattoli, ammonticchiati sul carrello insieme ai bagagli. L'espulsione non gli fa un grande effetto. La sua famiglia capirà.
Non ha detto a nessuno che il Jarvey che ha quasi staccato le dita ad Avery era di Leta. Leta ha bisogno di un diploma più di lui. A Newt non importa granchè dell'istruzione, vuole solo viaggiare e catalogare tutte le specie di animali esistenti al mondo.

"Newt" una voce infonfondibile lo fa voltare, e vede Leta che attraversa la Sala Grande, gli occhi più neri e lucidi che mai.
Non aveva intenzione di partire senza salutarla, ma allo stesso tempo non era mai stato un asso negli addii. Mentre viene verso di lei, si domanda se dovrebbe farle un ultimo regalo e dirle qualcuna di tutte quelle cose profonde che gli vorticavano in mente quando trascorreva i pomeriggi con lei. Apre la bocca, pronto a dire non sa bene cosa, ma lei lo precede.
Sta' zitto” gli sussurra, gettandogli le braccia al collo. Newt non sa come rispondere all'abbraccio, si sente a disagio come un Augurey ad una festa di compleanno; perciò
si limita ad assestarle un paio di pacche esitanti sulla schiena. Newt non è mai stato un Demiguise nel prevedere i comportamenti dei suoi simili, ma mai, nemmeno fra un milione di anni, avrebbe potuto immaginare...

Leta lo bacia.
Strano, pensa lui, deve essere davvero sconvolta, perché le sue labbra hanno mancato in pieno la guancia, e sono atterrate invece sulla bocca di Newt.
Se non si trattasse così chiaramente di un errore, questo sarebbe il suo primo bacio. Ma conosce bene Leta, e sa che mai nella vita lo bacerebbe così intenzionalmente. Quando si separano, Newt decide di non farle menzione dell'equivoco. Povera Leta, deve già sentirsi piuttosto in imbarazzo. Invece, le sorride con il suo sorriso sghembo. Lei abbassa la testa, e se Newt non la conoscesse bene, direbbe che non vuole guardarlo negli occhi.
"Forse dovresti inventare un sistema più pratico per trasportarli" gli dice, voltando il viso verso le gabbiette così bruscamente che per un attimo Newt non capisce di cosa stia parlando. Oh, giusto. Gli animali.
"Sì" aveva convenuto, cercando non incrociare il suo sguardo "forse dovrei".

Qualche mese dopo incanta una valigia e la riempie con tutte le sue creature, ricostruendo i loro habitat meglio che può. Ora può prendersene cura al meglio, e può trasportarli senza rischiare sanzioni o spiacevoli inconvenienti.
È solo una valigia, ma quando viaggia diventa la sua casa. Mentre presta servizio sul Fronte Orientale, addestrando draghi giorno e notte, riceve lettere dalla sua famiglia. Suo fratello è diventato un eroe di guerra - "Ordine di Merlino, Seconda Classe", gli scrive sua madre entusiasta - e di recente, Leta ha iniziato a lavorare al Ministero nel suo stesso ufficio.
Leta.

Mentirebbe se dicesse che non gli manca, e mentirebbe se dicesse che è arrabbiato con lei. In un certo senso, la capisce: lui, almeno, ha le sue creature. Lei non ha nessuno. Per Leta, l'espulsione da Hogwarts avrebbe significato la fine. Newt, invece, se la cava. Può viaggiare, fare ricerche sulle nuove specie, e in Ucraina ha anche iniziato a raccogliere abbastanza materiale da pubblicare un libro, un giorno.
Cerca di convincersi che le persone cambiano, e che tutti devono convivere con la mancanza di qualcosa. A lui, personalmente, non mancano molte cose.
Lo scorso inverno, uno dei suoi Occamy si è preso una brutta infreddatura - forse Vaiolo di Drago, non è mai riuscito a capirlo - e per quanto Newt abbia cercato curarlo, alla fine se n'era andato. Per qualche motivo, quel nido vuoto lo fa pensare a Leta.
Per quanto cerchi di ignorarlo, gli sembra che la sua vita sia piena di pezzi mancanti, di cose che non è riuscito a sistemare, di persone che vorrebbe avere accanto e invece ha perso, di parole che non riesce a dire. Gli sembra di aver fatto una miriade di errori, non per cattiveria o per dolo, ma per negligenza, per incapacità di essere un membro perfettamente funzionante della specie umana. In natura, quelli come lui si estinguono. E quelli come suo fratello, come ha saputo da una lettera che ha appena aperto ma finge di non aver ricevuto, portano avanti la specie.
Il vuoto che Leta ha lasciato in lui non sarà mai piccolo, ma lui cerca di renderlo piccolo. Semplicemente si sforza di pensare ad altro, di fare altro, e di tenersi ben lontano dagli uffici del Ministero.
Eppure, quando trova una sua foto tra le pagine di un vecchio libro di scuola che sembrava perduto, non può fare a meno di incorniciarla e sistemarla sul tavolo da lavoro, dove può sempre vederla. La sua è una ben magra consolazione, ma in cinque anni non ricorda di aver mai visto Leta sorridere tanto come in quella foto; e se la fissa molto intensamente, riesce quasi a immaginare che sorrida a lui, mentre le spiega la maniera esatta di domare uno Zouwu.

 

Ti dirò che oggi come oggi non so cosa piaccia a Leta.

Sì. Perchè si cambia […]

Io sono cambiato”

 

"Non lo volevi fare, Leta. Quindi non è colpa tua".
"Oh, Newt. Non c'è mostro che tu riesca a non amare".
Gli occhi di Leta, illuminati dalla luce fioca della cripta e velati di pianto, sembrano quelli di un'Acromantula. Lucidi, neri come l'ossidiana, ipnotici; per un attimo Newt è pronto a credere che a Leta spunteranno otto zampe e li divorerà tutti. 
Pensa che Leta è come un'Acromantula. Gli altri la sfuggono perché li spaventa, perché è pronta a pungerli al minimo tocco, alla minima parola. Ma se ti prendi cura di lei, se la accarezzi, e la nutri, e le parli, e le dimostri che lei per te non è affatto un mostro, che può fidarsi di te, perché hai covato il suo uovo e lo rifaresti altre cento volte, allora lei ti riconoscerà fra mille, anche se appartieni a una specie diversa dalla sua, ti avvolgerà nella sua tela e ti difenderà da ogni cosa, anche dai suoi simili. Anche da sé stessa.
Qualcuno direbbe che Newt ha un modo contorto di esprimere amore, e che forse è attratto dalle cose sbagliate. Può darsi. Newt non riesce a vergognarsi se non prova disgusto davanti a una tarantola; o ad una donna che gli confessa di aver ucciso per suo fratello.
Newt conosce le Acromantule, e conosce Leta, e anche se fanno entrambe parte della categoria mostri, lui non riesce a trovarle meno che affascinanti.
Sono passati tanti anni, e lui e Leta non sono più così amici. Sono lontani i tempi in cui Newt poteva consolarla con i suoi discorsi sconclusionati sulla natura umana.
Ma anche se ora c'è Tina con lui, per un momento vorrebbe alzarsi, e asciugare le lacrime da quegli occhi neri e lattiginosi da tarantola. 
O almeno, se avesse saputo che era l'ultima volta che poteva vederli, li avrebbe guardati più a lungo.

Molto tempo dopo, sente la storia di un uomo di nome Hagrid, che è stato espulso da Hogwarts perchè la sua Acromantula ha compiuto una serie di aggressioni ai danni di studenti Nati Babbani.
Newt non ha bisogno di conoscere i dettagli. Anche senza prove, sa bene che gli altri si sbagliano, che Hagrid è stato accusato ingiustamente. La sua Acromantula - Aragog, pare si chiamasse - è stata nutrita, curata, persino amata. Non aveva motivo di attaccare nessuno. Anche se nessuno si aspettava che una tarantola potesse fare altro che attaccare.

Quando Newt sente parlare di Hagrid, sono già passati molti anni dalla morte di Leta. Ha visto molte cose, e se ne rimprovera anche di più, ma si sforza di non perdere la cosa che più lei gli invidiava: la fiducia nel genere umano.
"Non diventare come me, Newt. Non voler credere in niente è da sciocchi, ma non riuscirci è ancora peggio".
E quindi spera che lei lo perdoni, se per un attimo, solo per un attimo, pensa che a volte non sono le tarantole quelle da dover temere. Sono le persone.

 

   
 
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