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Autore: Dragonero    21/07/2009    0 recensioni
Una nuova storia ambientata nel mondo di Legend of Dragoon. Ambientata 28 anni dopo gli eventi del videogioco narra di 9 dragoni che si trovano ad affrontare Faust e i suoi seguaci in una battaglia senza quartiere per il mondo di Endiness. Ps. L'ho pubblicata anche su un altro sito con il nick di Meirose86 quindi non è un plagio XD
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-CAPITOLO I-

-CAPITOLO I-
I DRAGONI


"L'unione dei Dragoni,
La forza della natura.
Quando il destino li cerca essi non lo sfuggono,
lo abbracciano,
completando il cammino della loro vita.
Il tempo si piegherà al loro potere
e quando anche il più forte dei nemici guarderà nei loro occhi
egli si piegherà al loro volere
poiché l'uno non può contro i molti."



15 luglio
Cara Madre
Oggi ho parlato con Mei del suo futuro. Ho fissato come ipnotizzata i suoi capelli corvini, bellissimi, mentre mi parlava. Non volevo crederci. I suoi occhi neri profondi, quasi di pietra, hanno comunicato a me e al mio amato marito una decisione irrevocabile e non sono riuscita a rimanere calma. Sono scoppiata a piangere come una bambina di fronte a mia figlia e al mio consorte. Lui mi ha rimproverata, dicendo che dovevo essere felice per la nostra unica figlia e del suo futuro... ma come? Potrebbe morire...
Mei ha deciso di unirsi ai cavalieri della corte della Regina Lisa e di Re Timothy.
Sai quanto suo padre l'ha allenata in questi 12 anni. Ma ho sempre pensato che per loro, che per LEI, fosse un gioco. Non era così. Gaber pensa addirittura che possa diventare un Cavaliere di Drago. Ma io non credo... è così gracile, pallida... ha solo 15 anni! E poi continua ad avere quei sogni...
Non lo so...
Mentre ti scrivo è buio e non stupirti se oltre alle mie lacrime troverai anche le macchie di cera della candela. Quando riceverai questa lettera Mei sarà già a corte... ho paura Madre. Ora ti lascio poiché Gaber mi sta chiamando per andare a dormire.
Sempre Tua Affezionata
Madeline

11 anni più tardi

-Fruttaaaaa! Frutta fresca!-
-Il miglior pesce di tutta Endiness Signori! Guardate che squame!-
Il mercato di Fletz. Chiassoso come al solito.
Profumi e odori, voci e movimenti si mischiavano in un caotico e colorato assembramento di persone che compravano o vendevano, curiosavano semplicemente e... rubacchiavano.
-Preso! Ti ho beccato eh?!-
-Che vuoi? Lasciami subito!-
Alcune persone sogghignarono, alcune se ne sbatterono, altre esultarono. Un soldato della corte di Fletz teneva per il colletto di una sgualcita maglietta bianca un ragazzino biondo di circa 15 anni che aveva in mano un paio di mele.
Da alcune segnalazioni dei mercanti era venuto fuori che il moccioso si divertiva a rubare quando il mercato era affollato e dopo qualche ora di appostamento, nemmeno giorni, Therence lo aveva beccato.
-Sei sempre un grande Thenny.- Una giovane ragazza attrente, dai capelli castani e gli occhi chiari, ammiccò in direzione del soldato facendolo arrossire.
-Ooooh "Thenny", perché non mi molli?-
Frase sbagliata.
Il ragazzo fu condotto a corte, nei sotterranei del castello, dove c'erano le prigioni. Fu sbattuto in cella per "detenzione preventiva" e gli fu comunicato che a giorni avrebbe avuto un regolare processo. Questo sbuffò e si svaccò sulla dura panca il pietra della cella, con i piedi in alto, appoggiati sul nero muro in mattoni,e la testa su un cuscino di tela scolorita e consumata.
Girandosi per studiare meglio il posto e per vedere se c'era una via di fuga il biondino.notò l'"inquilino della cella attigua: un uomo un pò stralunato. Fissava il soffitto, sospirando e con un'aria da ebete: sembrava innamorato cotto.
Tanto per fare conversazione il ragazzino chiese all'uomo che cosa avesse e come mai fosse finito in cella. Per tutta risposta quello sussurrò:
-Mei...-
-Mei?... Intendi... Mei Rose, il Cavaliere?
-Proprio lei... due giorni fa mi sono avvicinato a lei per offrirle un fiore. Lo ha accettato e quando mi ha ringraziato non sono riuscito a trattenermi... ho tentato di baciarla...-
Il ragazzino non sapeva se ridere o piangere. Ma era idiota? Cercare di baciare un Cavaliere di Drago? E tra l'altro il più bellicoso del gruppo? Sicuramente quel tizio sarebbe stato condannato a morte... e se non lo fosse stato in via formale sicuramente lo sarebbe stato non appena uscito da lì.
La sopracitata Mei si sentì fischiare le orecchie. Rimediò autoprovocandosi uno sbadiglio, a volte funzionava.
Difatti le orecchie si azzittirono... il problema era zittire il tizio che stava parlando da più di un'ora su come si faceva a combattere un Trent, il nemico più debole di tutta Endiness.
Che pizza.
Essere un Cavaliere di Drago le dava tutta l'autonomia possibile perché si sapeva bene che i Cavalieri Dragoni erano i più saggi cavalieri del mondo. Non avevano bisogno di controllo, non avevano bisogno di regole. Si controllavano e si regolavano da soli.
Allora che ci faceva lì se non voleva? Eh... perdere una scommessa è brutta.
Quell'idiota di John gliel'avrebbe pagata cara!
La sera prima se ne esce fuori esclamando:
-Dai Ragazzi! Scommetto una settimana di lezioni con le reclute che non ce la farete mai a trattenere il fiato più a lungo di me!-
Molti si erano già tirati indietro perché la stazza di John era notevole e sapevano anche che aveva polmoni eccezionali: le sue evoluzioni Aeree in qualità di Dragone Verde erano notevoli e alcune di esse lo costringevano a tenere il fiato per parecchio tempo, tanto erano azzardate.
L'unica che poteva batterlo era lei... Mei.
Così ci aveva provato.
Ma a un certo punto quel bastardo, che sembrava stesse per esplodere da un minuto all'altro, si era alzato e l'aveva raggiunta, mollandogli una manata nello stomaco che l'aveva costretta a buttare fuori aria e a riprendere fiato.
-MA SEI CRETINO?! Maledetto baro!!- l'aveva aggredito lei.
-Ehi, io non ho mai detto che non si poteva fare, giusto ragazzi?-
Quei microcefali ovviamente lo avevano appoggiato e quindi eccola là, a sorbirsi lezioni basilari che ormai sapeva fin nelle ossa. Non venne nessuno a toglierla da quel limbo e così finì per addormentarsi lì nell'arena, mentre il maestro di spada liberava alcuni Trent, gli alberi aggressivi, nel terreno di lotta e dove quella marmaglia di mammolette cominciò a scappare da tutte le parti.
Qualche ora più tardi si sentì scuotere e si alzò, con i lunghi capelli lisci sparpagliati davanti al volto. Si trovò davanti Cedric Maars, suo ex mentore, che la guardava ridendo.
-Che diavolo ci facevi alle lezioni delle reclute?-
Mei sospirò: -È una storia lunga, sappi solo che ho perso una scommessa.-
-Tu che perdi in qualcosa? Difficile da credere!-
-Ma è così.- La mora si alzò, gli occhi fissi nell'arena che adesso era vuota e insolitamente calma.
Maars la imitò.
-Sono venuto a cercarti per un motivo preciso. Ho ricevuto una lettera di Re Albert nella quale esprime il suo profondo rispetto per me... bla, bla, bla e invita te e John a passare una settimana alla sua corte, avendo saputo della settimana di permesso che ho dato a cinque dei miei migliori cavalieri come paga per l'impegno e la devozione che dimostrano per l'impero Tiberiano eccetera eccetera...-
Mei fece tanto d'occhi: -E come sa della settimana di permesso?-
Maars fece lo gnorri: -Eh.. gliel'ha detto un uccellino...-
-Uccellino? Se tanto mi da tanto non era un passerotto ma un Albatros!- e a passo svelto, senza nemmeno salutarlo, il Cavaliere del Drago Oscuro raggiunse il suo alloggio, nella torre Nord della Rocca Gemella, a palazzo reale.
Odiava andare da Re Albert e sua moglie Emille. Non per loro, ma per i figli.
Li aveva incontrati due sole volte e per due volte gli erano bastati pochi secondi per odiarli.
La prima volta che li aveva visti lei aveva solo 16 anni. Era solo un anno che si allenava per diventare cavaliere e l'avevano mandata ad allenarsi a Bale, per fargli conoscere meglio il continente. Il mondo non era Fletz, ma Endiness con tutte le sue città e i suoi regni.
Proprio a Bale, la capitale reale di Serdi Unita, aveva conosciuto i due "angioletti" di casa Bazil: Lavitz e Doel.
Doel a dir la verità era un ragazzino serio ma lo era troppo: non rideva mai, nemmeno a fargli il solletico. Mei lo detestava perché era uguale a lei.
Lavitz era il classico scemo che pensa di essere divertente ma in realtà non lo è affatto. Due mesi di scherzi e frecciatine sul fatto che lei volesse diventare una donna cavaliere l'avevano fatta temere veramente per la vita di quel deficiente. Se fosse rimasta a Bale un giorno di più l'avrebbe sgozzato.
La seconda volta che li vide, all'età di 20 anni, fu anche peggio. Sperò che fossero cresciuti ma invano.
Doel era peggiorato (anche lei) e continuava a detestarlo cordialmente.
Lavitz non era peggiorato, era diventato una catastrofe.
Assalita da ricordi terribili di scherzi che lo erano ancora di più non si accorse di John che stava sulla porta e ghignava. Le arrivò alle spalle e urlò con quanto fiato aveva in gola:
-MUOVITI CHE SI VA!!!-
Un secondo più tardi dalla porta della camera di Rose volò un vaso di ceramica che si schiantò al suolo sulla scala a chiocciola della torre, mentre John correva giù per la suddetta scala gridandole di fare presto che i cavalli erano già sellati per poter partire.

Il viaggio tutto sommato fu piacevole: John dormì per quasi tutto il tempo, mentre i mostri che abitavano i percorsi battuti dai due non si fecero mai vedere. Approfittando di così tanto tempo libero Mei si mise a pensare.
Sapeva che alla corte di Albert sarebbero arrivati sicuramente gli altri sette colleghi Dragoni da tutta Endiness.
I Cavalieri di Drago o Dragoni erano persone comuni con poteri immensi. Ognuno di essi sfruttava un elemento per combattere i nemici e se l'occasione lo richiedeva potevano trasformarsi e diventare ancora più forti; gli elementi erano: Oscurità e Luce, Acqua/Ghiaccio e Fuoco, Natura/Vento e Terra, Fulmine/Forza Fisica e NonElemento, il più forte.
Mei era portatrice dell'Oscurità, Il Dragone Oscuro... Quell'idiota che si portava appresso invece, John Samuelle, era il Cavaliere del Drago Verde, portatore della Natura e del Vento.
Per equilibrare meglio i controlli su tutto il continente i Dragoni erano stati separati e mandati nelle quattro regioni che dividevano il territorio Endinessiano: Serdio Unita, Tiberoa, Mille Seseau e l'Ex Confine Letale, ora Regno Alato di Flyworld.
A lei e John era stata assegnata la regione di Tiberoa, essendo nati al suo interno.
Le fronde degli alberi si fecero più rade e poco più a valle si cominciarono a intravedere le mura di Kazas, la città dove la famiglia reale di Serdio aveva la sua residenza estiva.
Mei ricordava con affetto re Albert Bazil di Bale. Era sempre molto gentile con lei e la prima volta che lo incontrò le offrì degli squisiti biscotti al cioccolato. Le disse che gli ricordava un'amica scomparsa molti anni prima e per questo ci teneva a trattarla con riguardo. Anche la moglie di Albert era gentilissima: una donna buona. Non si poteva trovare descrizione migliore per la Regina di Serdio.
I suoi ricordi a un certo punto però furono interrotti da un grazioso uccellino che le lasciò un regalo.
-Disgraziato!- gli urlò dietro, facendolo volare via velocemente.
John sobbalzò sulla sella: -Che c'è?-
-Guarda!- Mei indicò il gambale destro. C'era una macchia bianca di escremento proprio sopra il gambale blu scuro, sul ginocchio.
Sbadigliando John commentò: -Sei stata fortunata che non ha centrato la gamba sinistra.-
Era vero. Mei portava due gambali ma erano diversi: il destro partiva da sopra lo stivaletto corto e finiva a metà coscia, il sinistro invece partiva anche lui da sopra lo stivaletto ma finiva si e no a metà polpaccio. Fermò il cavallo e scese a terra, decisa a trovare un ruscello dove prendere un pò d'acqua per lavare i suoi preziosi gambali.
-Scema, tra meno di un'ora saremo a Kazas. Una volta laggiù ci svaccheremo in albergo, la lavanderia ti pulirà i gambali e domattina ripartiremo sazi e riposati!-
Ma stava parlando al vento: Mei era già sparita.
Imprecando scese anche lui da cavallo, legò con una fune il suo destriero allo stesso albero dove l'amica aveva legato il suo e si inoltrò nel bosco seguendo il rumore dei passi del Cavaliere che sfracellava le foglie secche cadute a terra.
Quando finalmente la raggiunse si era già levata i gambali e gli stivaletti e stava immersa in un ruscello fino alle ginocchia.
-Se l'acqua è fredda ti beccherai un malanno!-
-Non importa... tanto c'è Rin che mi guarisce...-
-Sfruttatrice di poteri altrui... Mi spieghi perché non vuoi aspettare di raggiungere Kazas?-
-Perché per allora il gambale si sarà già imbevuto di cacca e la macchia non andrà più via! Piantala di seccarmi!!-
Scimmiottandola, senza che lei lo vedesse, John si sdraiò poi sull'erba, ben deciso a continuare il sonnellino bruscamente interrotto pochi minuti fa. Ci stava quasi riuscendo quando improvvisamente qualcosa lo fece scattare a sedere, gli occhi fissi nella macchia boschiva.
Anche la sua amica era ferma. Era in piedi accanto a lui con gli stivaletti indosso e il gambale lavato in mano. Immobile.
-Cos'è?-
-Una truppa?- Azzardò il Dragone Verde.
-Non credo, sembra più il rumore di qualcosa che... striscia?-
All'improvviso capirono. John si alzò in piedi di scatto ed entrambi scapparono in direzione dei cavalli. Un secondo più tardi, nel punto esatto in cui si trovavano loro, tutto fu trascinato via da un branco di Trent felici e contenti: migravano.
-Ma non avevi detto che stamani uno dei maestri di spada insegnava qualcosa sui Trent??- John correva come un forsennato. Generalmente quegli alberi color sterpaglia dotati di vita propria non erano pericolosi ma quando migravano in cerca di luoghi più ameni si riunivano in branchi di anche 300 unità e poteva essere fatale per un comune mortale trovarsi in mezzo a quella bolgia. Inoltre non volevano ucciderli: non li stavano attaccando volontariamente, quindi non c'era motivo di distruggerli.
-Embé??-
-Non c'è un modo per fermarli??-
La risposta fu lapidaria: -No.-
Riuscirono a raggiungere i cavalli appena in tempo, li spronarono e scapparono via da quella massa di alberi pericolosi. Di buono ci fu che raggiunsero velocemente Kazas e arrivarono prima del tramonto.
Non appena arrivarono in città si fiondarono nel primo albergo libero.
Cenarono in trattoria e poi ognuno per i fatti suoi. Ma durante la cena non erano mancati i punzecchiamenti di John.
-Scommetto che non vedi l'ora di raggiungere i nostri amici principini!- il coscio di pollo che aveva in mano sparì in quattro e quattr'otto.
-Eh come no. Scusa se non salto dalla gioia ma il soffitto qui è troppo basso.-
-Divertente. Ma io so una cosa che tu non sai!-
Bastardo... godeva nel mordere la sua curiosità.
-Cioè?- chiese lei mentre il cameriere portava l'arrosto.
-Sono cambiati. Parecchio. Ti stupirai nel vederli.-
Mei fece una smorfia: solo John aveva continuato ad andare da Albert per le licenze. Lei se l'era sempre scansata per non dover sopportare le pesti ma non poteva evitare a lungo. Solo per quello aveva accettato di partire per Bale quella volta; -Se parli esteticamente non me ne frega più di tanto. La cosa importante è che abbiano maturato un pò di cervello... ma non credo l'abbiano mai avuto.- sibilò infine.
-Uh che aria lugubre: dovresti sorridere di più. Non per farmi i fatti tuoi ma... da quando i tuoi genitori sono morti non ti sei più ripresa. -
Con malavoglia Mei addentò una patata arrosto.
-Io non sono come te John, sempre allegro anche sul campo di battaglia. Ho reagito al dolore chiudendomi a riccio sempre di più e non sto nemmeno a preoccuparmi di questo se lo vuoi sapere. Tanto non mi serve ridere e scherzare come una cretina...-
Il calice di vino si svuotò nella bocca del Dragone Verde: -Dovresti sfogarti in qualche modo... magari con me...- e dallo sguardo seducente che le lanciò l'allusione fu evidente.
-Ma schianta.- e fu evidente anche come Mei la pensava.
Si alzò dal tavolo, pagò la sua parte e se ne andò di filata a letto.
In realtà non le aveva dato fastidio quello che John le aveva detto: era un caro amico e a volte con lei ci provava ma ogni tanto bisognava fermare i suoi bassi istinti da maschio affamato. Perché si trattava solo di quello in fondo. Sprofondò nel letto e si addormentò subito, pensando a sua madre Madeline e con la morte nel cuore.

Arrivarono a Bale il pomeriggio seguente con un diavolo per capello.
Alcuni Galli Assassini e Pipistrelli Urlanti li avevano accompagnati dall’uscita di Kazas fino a metà percorso, esasperando John talmente tanto da indurlo a spazzarli via con una delle sue magie del vento.
All’arrivo però si tranquillizzarono notevolmente quando furono accolti da alcune persone che cominciarono a tessere le loro lodi e li riempirono di doni.
John aveva un sorriso gentile e una buona parola per tutti. Ritirò i doni e ringraziò anche a nome della collega quando si accorse che se n’era andata senza accettare regali o tanto meno salutare qualcuno.
Quando la raggiunse erano praticamente quasi sotto il castello. La aggredì subito: -Se non la pianti di avere un atteggiamento così asociale finirai per tirarti dietro l’odio di tutti. Ti salva solo il fatto si essere un Dragone: per questo ti rispettano, lo sai?-
-Lo so.- rispose Mei in un soffio. Imboccò le scuderie e si staccò dal compare.
Il biondo Cavaliere scosse la testa: ma perché faceva così? Eppure un cuore ce l’aveva; a volte, anche se raramente, lo aveva dimostrato.
La raggiunse di nuovo e insieme cambiarono discorso, tanto per evitare di ammazzarsi di botte proprio nella piazza del castello reale, la Rocca di Indels. Quindi cominciarono a discutere sull’atteggiamento dei mostri che popolavano la zona: non erano mai stati molto ospitali ma nemmeno così tanto incazzosi da buttarsi sul primo che passava. Sicuramente qualcosa li disturbava, ma cosa?
Il cavallo nero di Mei entrò nel box che gli era stato riservato e si fiondò subito sulla biada e sull’acqua, voltando le spalle alla sua proprietaria.
John, dopo aver sistemato anche lui il suo destriero si guardò attorno: erano già arrivati tutti. Conosceva bene tutti quei cavalli che si rifocillavano alla penombra dei giacigli.
-Mei, i nostri colleghi sono arrivati di già. Andiamo da Albert così poi li salutiamo…-
La mora annuì e seguì l’amico.
Si avviarono su per le scale interne, quelle che dalla scuderia raggiungevano l’interno vero e proprio del palazzo e si accorsero presto che raggiungere Albert prima di aver incontrato gli altri Dragoni sarebbe stato impossibile davvero.
Non appena entrati nella sontuosa sala da pranzo infatti vi trovarono l’intero Ordine dei Dragoni. Un’allegra confusione nella quale c’era chi era intento a leggere, chi a chiacchierare, chi a bere.
I due Dragoni della regione di Tiberoa furono annunciati immediatamente:
-Il Cavaliere del Drago Verde, Sir John Samuelle di Donau e il Cavaliere del Drago Oscuro, Sir Mei Rose di Fletz!-
Tutti li salutarono a gran voce e sorridendo. I primi che si fecero loro incontro furono Shana Lizabel, ex Dragone d’Argento Bianco e suo marito Dart Feld, ex Dragone dagli Occhi di Fuoco e attuale Cavaliere del Drago Divino. Il più forte fra i Dragoni: fortissimo fra i forti, bellissimo fra i belli… idiota fra gli scemi, come avrebbe detto sua figlia Claire.
-Ragazzi! Fatto buon viaggio?-
John e Mei strinsero loro la mano, uno alla volta, raccontando nel frattempo dei due branchi di mostriciattoli che li avevano attaccati.
Il biondissimo quasi-cinquantenne e la sua dolce metà ascoltarono con attenzione. Annuivano di tanto in tanto con aria pensierosa, infine Dart raccontò che una cosa analoga era successa a lui e la sua famiglia nella Cava Calcarea, a pochi chilometri da lì, mentre viaggiavano per raggiungere Bale. Poi aggiunse:
-Sono convinto che è questo il motivo per cui Albert ha convocato tutti. Non può averci chiamato a raccolta solo perché vuole compagnia…-
John annuì: -Infatti. La cosa puzza.-
Una risata schietta e gioviale li raggiunse: -Non guardare me!- Era la figlia di Dart e Shana, Claire, il Cavaliere del Drago Viola, portatrice dell’elemento del Tuono e della Forza Fisica. Si avvicinò a John, suo eterno rivale e lo abbracciò. Dart allora si allontanò con Shana e prendendo Mei a braccetto, cominciando a parlare con loro del più e del meno.
Quando Claire si staccò da John gli dette il benvenuto alla loro maniera: -Allora John come vanno le cose a Tiberoa? Hai imparato a impugnare bene la tua lancia o ti scappa ancora di mano?-
-E tu hai imparato a non fartela addosso per la paura tutte le volte che ti trovi un Trent davanti?- fece lui di rimando.
Entrambi ghignarono, guardandosi nelle palle degli occhi. La prima a riprendersi fu Claire: -Ok, basta così. Dai, davvero, come vanno le cose a casa vostra?-
Ritornando serio il biondino rispose: -Bene, ma dovresti chiedere nel dettaglio a Mei, è lei fra i due quella che si da più da fare.- rise il ragazzo. –Voi invece?-
-Oh lo sai, io e mio padre ci siamo messi d’accordo: io e Marika pattugliamo a nord di Serdio e lui a sud. In questo modo non litighiamo sugli interventi da fare…- e abbassando la voce aggiunse: -…ma soprattutto non ho il suo fiato sul collo!-
Il Dragone Verde rise di gusto: -Cerca di capirlo, è preoccupato per te!-
Ma la ragazza non voleva sentire ragioni: genitore o no, detestava che fosse così apprensivo. Scosse la testa, facendo dondolare la sua coda di capelli color prugna e scorse Mei poco più in là che si era staccata dai suoi genitori e ora parlava con i due Dragoni Dorati.
Per uno strano caso del destino lo Spirito del Drago Dorato si era scisso in due: non era mai successo prima che due persone contemporaneamente fossero possedute da un solo spirito di Dragone. Le eccezioni si chiamavano Dennis e Michael Cruz, due fratelli gemelli di 30 anni, castani dagli occhi dorati… e quindi in tinta con l’armatura. Tanto topo di biblioteca e irritante l’uno quanto scapestrato e simpaticissimo l’altro. Per questa loro diversità cercavano di eliminarsi a vicenda ogni tre per due… Il territorio a loro assegnato era il Regno di Flyworld.
-Insomma,- stava raccontando Michael al Dragone Oscuro –si può dire che il territorio è calmo. Non succede mai nulla di eclatante.-
-Dimentichi l’esplosione del laboratorio dell’Alchimista due settimane fa.- si intromise Dennis.
-Eh vabbé. Ma non è stato un attacco! Solo la sua scemenza. Come si fa a lasciare un composto altamente infiammabile accanto a un falò!?-
-Il solito esagerato. Era una fiammella…-
-Era un falò! Quell’idiota aveva acceso un fuoco di proporzioni impensabili per un misero laboratorio!-
Mei lasciò che i due si accapigliassero e andò a sedersi su una comoda poltrona. Cominciò a guardarsi intorno e poco più in là, appoggiati alle grandi vetrate del salone, scorse gli altri tre Dragoni del gruppo.
La prima da sinistra era la bruna Rin Desia, il Cavaliere d’Argento Bianco, colei che portava il potere della Luce. Accanto a lei il suo fidanzato, il Cavaliere del Drago dagli Occhi di Fuoco, Squall Rembrandt: un ragazzo dai capelli rossi e tanto coraggio. Ai due era assegnata la regione di Mille Seseau. A completare il terzetto c’era la più giovane di tutti, la ragazzina dai capelli di platino Marika Farizel, il Cavaliere del Drago Blu, portatrice dell’elemento Acqua e dell’elemento Ghiaccio.
Mei era ancora persa in alcune delle sue riflessioni quando l’ultracentenario ministro Noish fece la sua comparsa e tutti si voltarono nella sua direzione.
Il Primo Ministro della Corte di Serdio, dopo averli salutati, li invitò quindi ad accomodarsi nella sala del trono e fece strada.
Quando arrivarono davanti a Re Albert e alla sua bellissima consorte, la regina Emille Fresia, nessuno però si inchinò: la volta prima si erano beccati un cazziatone enorme per aver solo accennato il movimento verso terra e stavolta esaudirono il loro desiderio, facendo scandalizzare servitù e guardie. Ma quel gran bell’uomo di Albert rise e li salutò felice, precipitandosi subito dal suo vecchio amico di scorribande, Dart.
-Ti vedo bene Dart!-
-Meglio, c’era da preoccuparsi se non mi vedevi affatto!-
Dopo questa terribile battuta Albert puntò il suo sguardo su Mei, per dimenticare, e restò basito: era ancora più bella dell’ultima volta e assomigliava terribilmente alla sua vecchia amica Rose… anche nei vestiti. Si accostò all’orecchio di Dart e Shana e sussurrò: -L’avete vista?- Sia Shana che Dart annuirono.
Si.
Uguale.
Che fosse la reincarnazione? Perché no?
Riscuotendosi un poco Albert invitò tutti quanti a seguirlo nella sala del Consiglio di Guerra mentre sua moglie si dirigeva con Shana ai giardini reali.
-Devo parlarvi di questioni urgenti. I miei figli sono già là.-
A Mei sfuggì un gemito a cui però nessuno sembrò fare caso.
Ma quando entrò nella sala e li vide ebbe un sussulto: quei due uomini… erano davvero i figli di Albert?

Incredibile… più li guardava più a stento credeva a quello che vedeva. Ma che fine avevano fato i due mocciosi che l’avevano infastidita sei anni prima?
Erano cresciuti davvero bene…
Lavitz, dai capelli cortissimi e biondissimi con due occhi azzurri da favola, era diventato più “massiccio” rispetto al fratello, ma in termini di muscolatura. Portava l’armatura da Comandante delle Guardie Imperiali, quella bianca dai fregi verdi, e sorrideva a tutti.
Doel invece, il figlio adottivo dei due sovrani, stava serio come al suo solito, scrutando con i suoi occhi neri gli ospiti. Anche lui era diventato muscoloso e ciò si notava anche attraverso l’armatura delle Guardie Personali della Famiglia Reale che portava in quel momento, bianca dai fregi azzurri. I capelli neri, ribelli e morbidi, completavano l’insieme di bellezza asciutta e cristallina che aveva quel ragazzo.
Entrambi si alzarono quando i Dragoni furono entrati tutti e Mei notò che non c’era differenza d’altezza: erano due palazzi da tre piani ciascuno.
A turno i Dragoni si avvicinarono ai principi per salutarli, stringendo loro la mano e quando fu il suo turno Mei rimase basita: Lavitz si portò la sua mano guantata alle labbra e facendole il baciamano le disse:
-Voglio chiederti scusa per gli scherzi crudeli che ti ho fatto nelle poche volte che ci siamo visti. Purtroppo ero un tipo piuttosto scapestrato e me ne scuso sinceramente. Spero mi perdonerai.- concluse con un sorriso dolcissimo.
Mei spalancò gli occhi fino a farli diventare grandi come due uova al tegamino e borbottò un debole “ma certo…” e poi, dopo che quello l’ebbe ringraziata con un abbraccio stritola ossa e le ebbe mollato la mano, si diresse lentamente al suo posto, pensando che le aveva viste tutte.
Ma si sbagliava.
Quando raggiunse la sedia Doel era già là pronto a farla accomodare.
Una volta fatto il suo dovere il moro principino si sedette alla sua destra. Quello biondo alla sinistra.
-“Mi hanno intrappolato!”- Mei non era abituata a così tante attenzioni.
Gli altri non sembrarono notare minimamente quel darsi da fare e questo angosciò un pelino il Dragone Oscuro. Ma poi Re Albert cominciò a parlare e allora si fece attenta.
-Come avete tutti capito in realtà vi ho convocato qui per un motivo preciso e… preoccupante: ognuno di voi sa che i mostri che abitano il nostro continente sono sempre più aggressivi e il motivo è sconosciuto. Con il fondamentale apporto della Regina Theresa di Mille Seseau e dei due dragoni che abitano con lei- e indicò Rin e Squall -ho scoperto che c’è una fonte di magia anomala che ha origine nella torre di Flanvel, a nord del Nevaio kashua.- Nella grande mappa alle sue spalle Albert indicò con una bacchetta una torre disegnata alla bell’e meglio sopra un grande nevaio.
Dart si agitò sulla sedia: -Dobbiamo andare lassù a controllare?-
Rin prese la parola: -Ci siamo già stati io e Squall e quello che abbiamo… anzi, che non abbiamo scoperto ci preoccupa: c’è un campo di forza che impedisce a chiunque di avanzare in direzione della torre ed è attivo giorno e notte. Pensiamo a magia Alata, è l’unica che può essere così forte, a parte la nostra, da generare una barriera così grande e distante dal punto di partenza.-
Re Albert si rivolse a Marika: -Pensi che uno di voi Alati possa avere così tanto potere?-
Quella sembrò pensarci un po’ su poi rispose: -Difficile dirlo. Però penso sia abbastanza improbabile che qualche Alato abbia ancora così tanto potere da mantenere attiva una barriera così grande giorno e notte. Il più bravo dei nostri deve riposare dopo qualche ora per ricaricarsi. Uno che la tiene attiva giorno e notte è qualcuno che non ha bisogno di riposo o qualcuno che riesce a mantenerla anche mentre dorme. Sarebbe impensabile ora come ora che qualche Alato possa farlo. Il nostro potere è debole in quest’epoca.-
La debolezza della razza Alata, un tempo gloriosa, è da ricercare nel passato, all’epoca della Guerra dei Draghi. Oltre undicimila anni prima infatti la razza Alata aveva costretto alla schiavitù gli esseri umani, scatenando così una guerra che vide trionfare quest’ultimi grazie al potere dei Draghi, mentre gli Alati, decimati, furono costretti a nascondersi in luoghi inospitali e irraggiungibili per evitare altre stragi. Il loro numero esiguo e la necessità di non farsi vedere dagli uomini aveva fatto sì che il loro potere venisse esercitato pochissimo e quindi avevano finito con l’indebolirsi nel passare dei secoli.
Avevano ricominciato a farsi vedere solo 28 anni prima, dopo un avvenimento storico di proporzioni epocali che vide protagonista anche re Albert, ex Dragone Verde, Dart, Shana e la mamma di Marika stessa: Meru, l’ex Dragone Blu.
Esteticamente gli Alati erano come un normale essere umano, ma avevano alcune caratteristiche che li evidenziavano: i capelli erano rigorosamente color platino, avevano ali (da qui il nome della razza) che potevano scomparire come se non esistessero nemmeno e soprattutto avevano potere magico.
Pochi esseri umani nascevano con poteri magici mentre negli Alati nessuno nasceva senza potere. Anche Marika quindi era magica, ma lo era in un modo speciale, tanto speciale che aveva finito col diventare non solo degna di essere un Cavaliere di Drago ma anche una specie di mascotte dell’Ordine.
Pensieroso Albert dispose quindi un controllo approfondito. –Partirete dopodomani per Fletz. Lì prenderete una nave per raggiungere la regina Theresa a Mille Seseau e quindi partirete per la torre di Flanvel. Vi raccomando di fare scorta di armi e strumenti: non sapete cosa vi troverete davanti.-
Furono rotte le righe e ognuno se ne andò per i fatti suoi.
Mei era decisa a chiudersi in camera almeno fino a cena… ma prima che riuscisse a muovere un solo passo Lavitz le si avvicinò e attaccò bottone. Un bottone piacevole però, avrebbe ammesso più tardi la stessa Mei.
-L’ultima volta che sei venuta qui ti sei chiusa in camera tutto il giorno… per colpa mia lo ammetto.- sorrise il principe –Vorrei farti visitare il castello in maniera approfondita se permetti.- si avvicinò alla porta opposta a quella dove erano usciti tutti e le fece cenno di uscire. –Direi di cominciare dai giardini. Siamo in autunno e quindi i fiori sono quasi tutti appassiti ma le statue sono comunque un bello spettacolo…- vedendo la ritrosia di Mei a passare avanti il biondo cominciò a ridere: -Capisco. Temi uno scherzo. Tranquilla, l’epoca dei giochi è finita!- e terminando così la spinse fuori dalla porta, trascinandosi dietro anche il fratello.
Per tutto il “tour” Doel li seguì pacatamente, intervenendo solo se esplicitamente interpellato, ma quando si accorse che era quasi ora di cena costrinse il fratello al silenzio e consigliò a entrambi di recarsi nelle proprie stanze per darsi una rinfrescata. Il Dragone Oscuro convenne che aveva ragione e li salutò, dirigendosi alla sua stanza.
Quando furono soli Doel e Lavitz si scambiarono uno sguardo.
-Allora Doel? John ha detto la verità.-
-Si. È…-
-…stupenda… si. Troppo tardi tesoro, l’ho vista prima io!- ridendo e con aria sognante il biondino corse velocemente al suo appartamento privato. Doel rimase in piedi per un po’ , pensando: -“Chissà come finirà questa storia…”- e lentamente anche lui raggiunse i suoi alloggi.
Una volta entrato fu accolto dalla sua ancella personale, Miria. Una ventenne tutta pepe.
-Bentornato dal Consiglio di Guerra, signore! Ho spolverato la Sua stanza, pulito i pavimenti e mi sono anche permessa di aggiungere fiori freschi al vaso sul suo scrittoio.- poi lo scrutò curiosa -Posso fare qualcos’altro per Lei? La vedo un po’ giù di corda…-
Doel rise dentro di se e disse alla ragazza di preparargli un bagno caldo. Ne aveva proprio bisogno.

  
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