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Autore: whiterose21    15/03/2019    0 recensioni
Xilel, alleati e i cugini tornano nel loro presente (il futuro) dopo la loro piccola permanenza nel passato, ciò doveva alterare il tempo salvando Raziel, ma ciò che era sperato non è avvenuto facendo si che ancora il futuro distopico di Nosgoth prevalga su una terra sana e splendida che era.
In questa storia però non si parlerà della purificazione di Nosgoth.
Questa storia da la possibilità agli zii di Xilel di chiedere perdono prima che Raziel, risorto come mietitore li uccida definitivamente.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legacy of Kain: Descendant's clan's '
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Una volta tornati al loro futuro si ritrovarono nel santuario dei Clan vuoto, non vi era nessuno << Forse sono nei clan, dovremmo ancora aspettare un po’ >> disse Tauros avendo capito, << Allora farei un giro nel mio clan sono anni che non vedo più Namah, Ombre, e Daimos >> disse Xilel mentre guardava amareggiata il santuario dei clan, << Xilel tu non lo sai giusto? >> chiese Malachia con aria da funerale mentre Dunah gli tappò la bocca << Sapere cosa? >> domandò Faustus e Xilel osservò Mal curiosa << Niente andiamo >> disse Rainer come se la domanda non fosse mai stata porta alla cugina e si avviò al ex territorio dei Razielim, sapeva dove dovevano andare, ma prese una strada lunga mentre conduceva i nove, passarono anche per l’abisso del lago dei morti, e si udirono le voci strazianti provenire da quel lago profondo che non ci mise molto Xilel a riconoscere il luogo si fermò senza che nessuno la notasse e lei si avvicinò al bordo, guardò in basso e dalle urla strazianti ne poteva riconoscere una che dalla sua mente non se ne era mai andata, l’ha accompagnata per tutto il viaggio della sua vita e ancora ora poteva udirla, ma in quel posto particolare diventava un eco insopportabile, il lamentarsi del terrore e lo strazio delle carni che si consumavano nel acido in cui lo hanno gettato, erano sangue del suo sangue e lo hanno gettato come se non avessero avuto nessun legame con quest’ultimo, poteva ancora sentire nella sua mente l’ordine dato quel giorno dal signore dei vampiri “Gettatelo dento” si ripeteva il comando e quel impotenza che lei aveva diventava una gabbia la prigionia della sua anima, l’ha vissuta per venti anni e ancora continuava quella sensazione di panico, paura e odio verso quel luogo che le ha strappato una persona che veramente avrebbe dovuto proteggerla, accudirla e di sicuro amarla, quel amore vitale e importante per quello che era stata la sua infanzia, venuta a mancare solo per un ordine infame, quel posto aveva ucciso lentamente la vecchia vita della vampira, quel luogo sarebbe dovuto morire perché lei avrebbe avuto vendetta, non era Kain il vero colpevole ma l’abisso se non fosse mai stato presente forse Raziel non sarebbe mai stato gettato in quel lago, se solo fosse stato prosciugato come il resto dell’acqua di Nosgoth a parte per il territorio di Rahab, quel posto doveva morire perché Xilel si sentisse libera di poter ricominciare, libera di volare quella ferita doveva rimarginarsi e lei sentiva che far sparire per sempre quel posto era la soluzione più giusta, qui non è morto solo il padre della giovane, ma è morta anche la se bambina che osservava il padre scendere mentre quel lago ne scioglieva le carni quella carne era sua, perché ogni singolo straziante momento che aveva vissuto lui in quel lago mentalmente lo stava vivendo anche lei, e ora voleva regolare in quel luogo i conti, si continuò ad avvicinare con ribollente rabbia e tutte le ferite momentaneamente chiuse si riaprirono mentre altre di nuove si formavano, camminando si avvicinò al precipizio e li osservò la scena ed era pronta a saltare per affrontare il nemico ma prima di compiere l’azione fu tirata indietro da una mano che afferrandola nel bacino la scaraventò contro una parete rocciosa, sentì il dolore della rocca contro il proprio corpo << Stupida! Cosa credevi di fare?! >> gridò Magnus spaventato ma incazzato con la giovane, lei si sentì dolorante << Xilel non fare più cavolate come quella che stavi per fare, se fossi finita li dentro non ti avremmo più potuto recuperare >> disse Marcus subito Xilel capì cosa stava per fare non riuscì ad estrapolare nessuna parola di scusa in quel momento, e quella era la prima volta che ritornava in quel posto dopo la morte di Raziel quindi era come una cicatrice mai chiusa e che forse non riuscirà mai a chiudere << Io… mi spiace >> disse solo ma per i compagni rimase la preoccupazione << Dobbiamo continuare a proseguire >> disse Rainer, per sicurezza della giovane e impedirle di fare sciocchezze che avrebbero procurato certamente la morte di quest’ultima Magnus e Faustus decisero di tenere sott’occhio e non perderla di vista, andò avanti e presto si ritrovarono a ovest gli stendardi erano lontani e si scorgevano solo sagome come la mente di Xilel che ricollegava flashback continui, era come se quel luogo si fosse sopito un trauma che non voleva risvegliare, più vicini erano a quel luogo più la ferita di Xilel diventava ingestibile, rientrare nel clan, vedere i pilastri delle prime mura di difesa il simbolo del clan era poco sbiadito ma ancora riconoscibile, lei si avvicinò toccandolo con una mano e vide un orma di sangue secco di fianco, li era morto qualcuno, si allontanò scuotendo la testa, era piena di ansia e gioia per essere tornata, Dunah aprì i cancelli arrugginiti, e Xilel salì le scarpate in quarzo ora gialle e piene di muschio, però ciò che l’attese dentro al clan scioccò la ragazzina vi erano impronte di sangue secco da per tutto, statue di Raziel semi distrutte, muschio che rampicanti ovunque in quel luogo non vi era vita, tutti erano morti, fu come vivere un incubo per Xilel comprendere che lei era davvero l’ultima sopravvissuta di quel clan, realizzalo e digerirlo era impossibile, i suoi fratelli suo padre, persi tutti persi << Noire… Ombra… Aragon… Mikari >> disse lei fiocamente ricordando alcuni nomi, guardava gli stendardi strappati, logori e sbiaditi alcuni era vivere un incubo, le ceneri intorno alla dimora faceva capire che vi erano stati grandi roghi, e lei impallidì a capire chi era stato lo sapeva e sapeva anche cosa poteva essere successo, andare dentro al castello fu ancora peggio, quadri mezzi distrutti o peggio resi irriconoscibili, era insopportabile il tutto, vedere quella desolazione e poi pensare al fiero clan paterno, la vastità e il modo di essere tutto distrutto ma ciò portava la firma di un uomo conosciuto molto bene, Xilel si cullava tra le sue bracca e con disperazione cercava il perdono di persone che non c’erano, lei doveva essere eliminata quel giorno, e non ricevere il dono di poter essere l’ultima sopravvissuta, solo che tutto quello che stava vedendo era l’incubo, ciò significava che è destino che lei non abbia il piacere di poter riabbracciare il padre, quante cose voleva dirgli, e quante cose che non gli ha mai detto quanto Amaris poteva stargli sul culo.
Xilel guardò Faustus capendo che ormai tutti i clan le avrebbero dato la caccia << I miei vestiti ho intenzione di cambiarmi prima  di andarmene >> disse lei, annui passandogli l’armatura e la veste, subito lei si cambiò e mise il proprio mantello come fular in modo tale da venire ancora confusa per un vampiro mediocre, si voltò a guardare lo stendardo a terra e lo prese in mano abbracciandolo e chiudendo gli occhi, solo per un attimo si concesse di piangere e provare emozioni ma quel momento di dolore si spezzò quando un vampiro non identificato si avvicinò << Ospiti >> disse lei sibilando, la voce era come corrotta da una pesantezza della sua nuova forma che faceva quasi ribrezzo, Xilel retrasse mollando lo stendardo per mettersi in guardia e asciugarsi le lacrime, non poteva permettersi di sbagliare così fu subito inteso che l’avversario non avrebbe di sicuro declinato quella sfida, lei annusò l’aria e non guardò più Xilel ma si voltò verso i cugini più distanti << No, voi di nuovo! >> gridò infuriata ma anche terrorizzata e arretrando << Andate via! Non avete fatto abbastanza! >> continuò a gridare contro di loro << Cosa? >> chiese Rainer con calma ma lei scosse la testa guardandoli << Andatevene subito da questo territorio o sarò costretta a farvene andare con le maniere forti >> disse ma Dunah, Xilel e Tauros si prepararono in avanti a combattere per proteggere i loro cugini e gli alleati, la vampira sorridendo quasi li invitava ad attaccare per primi << Coraggio fate il vostro gioco >> sibilò mentre apriva le enormi ali.
Boss Misteriosa Vampira Vs Dunah, Xilel e Tauros
Lei cominciò a girare intorno ai tre vampiri che si erano posizionati in posizione d’attacco, Xilel studiò l’avversaria rimanendo immobile mentre si teneva in guardia, Tauros si portò al lato sinistro mentre Dunah al destro e si prepararono ad un attacco diretto, non notando che invece la nemica ha percepito cosa avrebbero tentato di fare i due così rimase in attesa di quella risposta che subito arrivò senza lasciarsi attendere, Tauros e Dunah corsero incontro alla vampira estraendo lui la lancia e lei le asce ma fallirono colpendosi a vicenda scagliandosi contro le mura del castello, poi lei si voltò vero Xilel che era rimasta immobile a girargli in tondo, << Che fai ci dovresti aiutare! >> gridò Tauros alla cugina immobile mentre l’avversaria la studiava << Forse Lel-xi ha paura >> disse Dunah mentre la osservava in piedi << Allora sei una vigliacca e traditrice! >> le gridò sempre più furioso il Turelim, Xilel poteva solo ignorarlo mentre decise di attuare un suo piano ma ha bisogno degli altri due cugini, intanto i due rialzati in piedi tentarono di attaccare nuovamente l’avversaria ma in un punto combaciante fallendo nuovamente e finendo contro un altro muro questa volta l’avversaria decise di volerli colpire per terminare la loro esistenza, infatti diretta verso di loro con un artiglio vicinissima a uccidere i due in un solo colpo ma qualcosa parò il colpo fatale e la spedì verso uno spuntone che sporgeva dal terreno, tutto era stato troppo veloce per capire che era intervenuto però riuscì a vedere chi era stato, la ragazza che prima sembrava rimanere immobile si era spostata d’avanti ai cugini entrambi a terra che si stavano per alzare da terra << Perché solo adesso hai agito? >> chiese Tauros << Non ti accorgi la piccola Lel-xi ha trovato il coraggio che le serviva >> disse Dunah fiera di ciò e convinta e la vampira sospirò << Prepariamoci non è ancora finita >> disse la vampira dai capelli d’argento mentre l’avversaria distruggendo lo spuntone a terra provò di ripicca ad attaccare Xilel da una parte impercettibile ma Tauros vide subito quando la vampira si stava lanciando contro la cugina quindi tese velocemente l’alabarda contro la nemica e infilzandola provocandole una ferita da parte a parte, in seguito la sollevò l’alabarda con il corpo infilzato e roteando l’arma per liberarla dal peso una volta liberata e lanciata di violenza contro un muro con una torcia << Sbrigati Dunah! >> gridò Xilel alla cugina che poco tonta si lanciò contro la vampira che si stava rialzandosi, la caricò con l’armatura con uno spunzone che serviva proprio a ferire gravemente al petto i malcapitati, una volta ferita con lo spunzone, la stese a terra terra ancora una volta, Xilel preparò l’arma che usava principalmente incantandola con l’elemento del fuoco, così di lanciò lei contro la nemica ma lei accorgendosi dell’incanto evitò di farsi colpire e fermò il braccio della vampira dagli occhi color miele, entrambe si guardarono attentamente << Mia… >> disse incredula mentre Xilel si rivoltò da sola incitando l’avversaria a lanciarla contro una parete << Non puoi!... >> continuò ad aggiungere afferrando Xilel e gettandola lontana dai suoi alleati e cugini, lei finì contro la vetrata principale del clan dei Razielim la stanza più alta del clan, li vi era il trono di Raziel da dove governava quelle terre, li vi era un enorme vetrata quasi distrutta ma non ha distrutto il disegno immortalato a dedica del suo capo clan, e subito di fianco ve ne era uno distrutto, lo stemma ancora leggibile era solo una conferma di dove la giovane si trovava, ma era una battaglia solitaria, Xilel svenne in quel luogo e la nemica non l’aveva ancora raggiunta, mentre i cugini preoccupati e i quattro alleati si erano messa a cercarla.
Xilel rinvenne ormai le tenebre avvolgevano la stanza in cui si trovava e i riflessi caldi del sole sul mosaico si erano spenti lasciando spazio a quelli gelidi della luna, che ridavano il gelido risveglio alla vampira che subito sentì i dolori della battaglia combattuta. Toccò il punto in cui sentiva maggiormente il dolore scoprendo che aveva qualche ossa rotta che si doveva rimarginare, ma il dolore era una delle ultime cose con cui doveva ragionare avrebbe dovuto ritrovare il suo gruppo e poi la vampira che li ha sfidati l’avrebbe di sicuro trovata e uccisa se fosse rimasta lì a lasciarsi catturare come una preda senza nemmeno tentare di combattere o difendersi.
Si alzò a fatica in piedi reggendo una parte del proprio petto che era dolorante, ma non era l’unica ferita con cui avrebbe fatto i conti anzi ve ne erano altre due ed erano per via che sulla schieno enormi schegge di vetro del mosaico conficcate nella carne e le facevano perdere sangue e quindi barcollava nel cammino.
Però riuscì a portarsi avanti anche se lentamente e con difficoltà e più andava avanti più sentiva il corpo diventare pesante, impacciato e sempre più stanco sapeva che dormire non avrebbe portato a niente, anzi forse l’avrebbe portata al dolce silenzio della morte ma c’erano troppe cose da fare prima di morire.
Fu mentre proseguiva che le si parò d’avanti un altro vampiro ma questo non ha niente a che vedere con i vampiri comuni anzi era come la vampira con cui si era scontrata, era un limite superato ma la corazza era di sicuro una cosa che lo caratterizzava.
Lui notò Xilel e l’attaccò lei non potendo reagire subito si fece gettare a terra, lei strascinò il suo corpo vicino a una lancia per fortuna, infatti il vampiro mutato dal tempo subito provò a succhiare il sangue della giovane con una lingua lunga ma lei subito lanciò con le ultime forze la lancia ferendo il vampiro e facendo echeggiare le urla. Dopo ciò che era accaduto il corpo di Xilel richiamò a se la sete di sangue, lei sapeva che quel vampiro una volta rimossa la lancia non sarebbe stato immobile ad aspettare che lei si riprendesse anzi avrebbe attentato alla sua vita e poi non farebbe mai un atto di cannibalismo contro la propria specie, ma la fame si fece sentire con tutto quello che ha ricevuto tra le ferite e il fisico sempre più morente mandò al diavolo i propri principi, prese la testa del vampiro scoprì il collo e diede più di un morso si fermò quando fu certa che i canini fossero ben saldi nelle venature poi iniziò a succhiare dal vampiro il sangue, una volta che quest’ultimo rimase senza sangue lei lo mollò.
Stupita e sconcertata per ciò che aveva fatto si lanciò contro il muro di fianco mentre respirava con affanno, mise le mani sulla testa e guardò in basso riflettendo su quello che aveva fatto. Non doveva dirlo a nessuno questa cosa o avrebbe avuto problemi con gli altri ma forse tenerlo nascosto era anche una cattiva idea prima o poi lo avrebbero saputo. Dopo molto che ci pensava e si straziava al pensiero di ciò che aveva fatto guardò l’aspetto positivo le ferite non pulsavano più di quel dolore, il corpo era più agevole meno impacciato e lei meno stanca di prima, poteva proseguire il proprio cammino senza appoggiarsi ai muri e continuò così l’esplorazione di quel luogo un tempo a lei conosciuto. Guardò l’interno di ognuna delle camere devastato, le imbottiture dei cuscini e dei letti erano scoperte e il sangue secco poteva solo suggerire che tipo di fine poteva aver fatto l’ospite della camera.
Nel proseguire trovò la piccola stanza di una bambina, vide le bambole in porcellana un tempo forse sane riverse sul pavimento alcune crepate, altre rotte alcune senza testa o con metà del volto mancante, lei osservò la stanza indifferente, almeno fino a quando non fu attratta da qualcosa, si avvicinò al centro e raccolse una bambola molto particolare aveva i capelli sciolti e con due splendidi boccoli argentei accomodati da un cerchietto color oro con un orchidea rossa , le fattezze di guance e bocca erano simili a una bambina vera e gli occhi color miele simili a quelli di Xilel la rendeva simile alla ragazza forse non era voluta, portava al collo una lettera, il timbro parlava chiaro era da parte di un Razielim.
Xilel appoggiò la bambola su un angolo di una scrivania con uno specchio e lesse la lettera:
“ Alla mia amata figlia,
Oggi compi i tuoi primi nove anni tieniteli ben stretti questi anni non vengono tutti i giorni, spero ti sia piaciuto venire con me al santuario dei Clan, spero che tu possa vantartene con Dunah e gli altri domani. presto diventerai un’adolescente pronta per le sue prime avventure, sembra ieri che ti ho vista nascere e che stringevo il tuo piccolo corpicino. Ma ormai il passato è passato di certo tu allora vorrai vivere la tua vita e avere l’indipendenza e in seguito anche i tuoi alleati e una tua zona da gestire, so che vorrai ciò, ma nel caso le tue intenzioni fossero diverse e compissi altre avventure sappi che io ti vorrò sempre bene e non prenderò mai le tue decisioni come affronti o tradimenti,
Sempre presente
Raziel “
Quella lettera non verrà mai letta dalla destinataria, perché li non ci sarebbe tornata per un gran bel pezzo, per Xilel fu come travolta di nuovo dalla malinconia che le attanagliava il petto, la bambola era per lei, doveva servirle a ricordare che lei era un esponente di una famiglia di sangue di alto rango e che le decisioni che prendeva erano volute da lei veramente e che sarebbe sempre stata appoggiata nel bene o nel male, quella bambola significava quanto il padre tenesse a lei, per la prima volta si rese conto che il padre non stava piangendo solo perché trovava sconfortante che i fratelli minori gli stessero facendo il torto di gettarlo nell’abisso, ma il dolore che provava era verso di lei, cosa sarebbe stato del futuro di quella bambina se anche lei sarebbe morta?, di certo Xilel sapeva già che la bambina che era un tempo era morta, ma Raziel come l’avrebbe presa veramente sapendo che quella bambina ora in età adolescenziale, era una donna senza un futuro in se per il momento non ha un sogno ne una speranza, era solo un involucro vuoto che si muoveva con lo scopo di sopravvivere nell’obbligo di chi l’ha salvata e cresciuta l’unica identità che conosceva era quella della Xilel mercenaria, quella che solo per denaro si vendeva e non aveva moventi di stare dalla parte di qualcuno, lei era solo una macchina da guerra e chi la seguiva lo sapeva, non era una donna che non avrebbe rimpianto il proprio passato la sua stirpe o chi era.
Poi cosa la spingeva a fare ciò a tornare da Kain, infondo ha visto lei stessa che dal passato a quel futuro non era cambiato niente a parte forse l’aspetto ma per il resto Kain rimaneva sempre uguale borioso delle proprie conquiste e troppo testardo per ammettere i propri errori, lo odiava per questo e ricordare quegli anni un millennio di servigi da parte del miglior luogo tenente che potesse avere gettati nell’abisso, tutta la vita di Xilel è stata scaraventata lì con quelle urla, tutto era confuso e sempre lontano da realizzare.
Xilel guardò quella bambola che rievocava i ricordi tanto di quello che aveva perso, la prese in braccio abbracciandola in silenzio tenendola salda e toccando i boccoli ben curati in quella posizione, la strinse leggermente per non romperla, ma e avvicinandosi in un punto dove non vi erano superfici morbide o che potevano attutire una caduta al centro della stanza ricordò la frase che per l’infanzia e stata la spada che l’ha ferita “Gettatelo dentro!” la sentì e li getto la bambola a terra con la forza con cui si era sentita cadere addosso la sua realtà infantile, si sentì la bambola distruggersi contro il pavimento metà del volto si era rotto ma non del tutto anzi erano solo crepature poi il volto venne illuminato dalla luna e i raggi facevano sembrare che gli occhi miele di quella bambola sembravano piangere ciò distrusse il cuore della ragazza sentendosi le lacrime agli occhi e che le scivolavano si era dimenticata come quelle lacrime di sangue fossero calde e amare, non le sopportava ma continuavano ad uscirle senza sosta, voleva fermarle, faceva male ricordare soprattutto dopo le azioni fatte.
Lasciò subito la stanza non avrebbe retto altro tempo lì dove un tempo dormiva, decise così di andare avanti e cercare una via di uscita, ma ogni stanza che visitava sembrava ricordarle brutti momenti voleva solo che tutto finisse in fretta, ma niente da fare sembrava di essere in un labirinto infinito fatto di piani, stanze, scale e corridoi.
Un tempo forse si sarebbe riuscita a orientare, ora non riusciva più a riconoscere il luogo anzi era così estraneo, desolato e tetro che poteva uscire dai racconti di paura citati nei libri neri di Faustus, e quelli letti nella biblioteca di Meridian. Talmente angosciante fu per lei comprendere che per nove anni quel posto è stata casa sua ma diversamente quel luogo era una fiaba uscita dalla fantasia di autori ignoti, o almeno ciò che ricordava e ciò che vedeva erano realtà opposte e in completo contrasto con la bellezza di un clan divenuta scena di un romanzo d’orrore che avrebbe potuto ispirare autori di qualsiasi genere.
   
 
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