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Autore: Fabio_Ierardi    15/03/2019    0 recensioni
Aaron è un ragazzo che vive ad Ignis, una delle quattro città che è stata devastata dalla guerra.
Era un giorno come tanti altri quando scoprì che sua madre era stata rapita, e che l'unico indizio che aveva era un certo Protocollo Elemental, in cui lui pareva essere coinvolto. Inoltre una forze incontrollabile sta lentamente crescendo in lui.
In cosa consiste il Protocollo? Che cosa sta succedendo al corpo del protagonista?
Sono domande a cui Aaron intende trovare risposta e al più presto, se vuole ritrovare sua madre.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nebbia nera oscurava l'intera città. Si arrampicava sui tetti aggrappandosi ad ogni sporgenza, anneriva lo sguardo, avvelenava le piante colorandole di un viola innaturale e distruggeva tutto ciò che toccava.
Si raccoglieva e si compattava tutta intorno al palazzo del governatore facendolo sparire nel buio.
Qualcosa mi attirava a lei. Un forte istinto che non riuscivo a frenare. Correvo e respiravo affannosamente mentre cercavo di raggiungerla. Entrai nel palazzo, salii le scale saltando tre gradini alla volta. Arrivai sul tetto e mi fermai, stavo aspettando qualcosa, ma non sapevo cosa. 
Da una sfera di fumo nero uscì Jaxon e un brivido mi percorse la schiena arrivando fino alla nuca. 
- Vieni con me fratellino.- Disse porgendomi la mano. L'istinto mi diceva di non accettare la sua proposta, anche se la vista mi diceva che era una faccia conosciuta, di cui mi potevo fidare.
- Con te? Dove?-
- Unisciti a noi, Aaron. Io e papà ti stiamo aspettando. – Dopo queste parole, indietreggiò e si avvicinò al cornicione.
Mi tuffai su di lui per non farlo cadere, ma sparì in una nube di fumo scura, e io precipitai nel vuoto in una caduta che sembrava non terminare mai.
Jax riapparse accanto a me mentre cadevo, avvolto dalla stessa nebbia scura che mi aveva circondato poco prima. Ci guardammo negli occhi per qualche istante. Gli occhi di Jaxon erano verdi smeraldo, con una macchiolina nera sull'iride. 
Ero così concentrato sugli occhi di mio fratello da non accorgermi che il suo corpo era sparito ed era stato sostituito dalla nebbia oscura. 
Sussultai e il mostro che mio fratello era diventato mi salì addosso spingendomi giù ancora più velocemente. Mi dimenai, ma l'impatto con l'asfalto fu inevitabile.
Non sentii nessun dolore ed improvvisamente la strada sotto di me si fuse, come se fosse sciolta dalla lava, facendomi affondare nel pavimento, finché non raggiunsi il centro della terra: una sfera, non incandescente, ma ghiacciata. Sentii un calore improvviso e mi accorsi che ero avvolto dalle fiamme. Sussultai, ma mi accorsi di non star provando alcun dolore. Il calore del fuoco che emanavo sciolse il cuore ghiacciato della Terra e l'acqua che si creò spense le fiamme sul mio corpo.
Mi alzai di scatto sbarrando gli occhi. Il sogno sembrava così reale che mi ci volle un po' per calmarmi. Mi guardai intorno per capire dove mi trovassi. Ero fradicio di sudore sdraiato su un letto con le coperte bianche, la stanza in cui stavo dormendo era quasi completamente vuota. C'era una scrivania blu e una libreria senza neanche un libro sugli scaffali, la porta era di metallo blu ed era blindata. Sopra di essa le iniziali in bianco: OE. I miei vestiti erano diversi da quelli che indossavo ieri: indossavo una maglietta dei pantaloni bianchi con una striscia grigia che percorrevano entrambi i fianchi e una maglietta bianca a maniche corte con delle strisce grigie sui fianchi e sui bordi delle maniche. Sul mio petto si notavano le stesse iniziali presenti sulla porta d'ingresso alla stanza, ma in blu. 
Rimasi perplesso e confuso da tutto ciò che mi circondava. Cercai di ricordarmi come fossi finito in questa situazione, ma l'ultimo ricordo che avevo era l'ologramma di mia mamma che mi parlava.
La luce bianca che illuminava la stanza iniziò a sfarfallare. Alzai la testa verso il soffitto e vidi una pozza d'acqua intorno al lampadario. Le mie sopracciglia si unirono in un'espressione di completo smarrimento. Improvvisamente, l'acqua mi cadde addosso in un'abbondante cascata.
Rimasi a bocca aperta e mi tolsi l'acqua dal viso con fare scocciato. Mi alzai di scatto avvicinandomi alla porta mentre sfioravo il muro azzurro e freddo con le dita. La mia mano quasi si congelò, così la avvicinai al mio petto per scaldarla. Come avevo fatto a sudare in una stanza così fredda?
La confusione si trasforma in rabbia che mi portò a sbattere ripetutamente i pugni contro il metallo freddo mentre urlavo più volte – FATEMI USCIRE! –.
La porta si spalancò ed io indietreggiai per non essere colpito. Entrò un uomo con i capelli rossi e la barba folta. Il suo viso era segnato da poche, leggere rughe. I suoi lineamenti erano duri e la sua mascella era squadrata, ma i suoi occhi color nocciola erano delicati e il suo sguardo era dolce. Indossava un panciotto verde sopra una camicia bianca. Stava guardando un orologio da taschino legato al panciotto da una catenella d'oro. Sul retro erano incise le iniziali: RR.
Indossava una giacca marroncina di tweed, come i pantaloni, sbottonata. Le scarpe nere, eleganti e lucide si mossero verso di me e i suoi occhi incontrarono i miei. Era Robert Reed, il padre di Ally.
- Ciao, Aaron – il suo tono sembra fin troppo serio, quasi minaccioso.
Il pensiero che arrivò alla mia mente fu spaventoso: mi aveva rapito, ma perché?
Strinsi i pugni e portai l'avambraccio sul suo collo spingendolo verso il muro. Lo guardai dritto negli occhi mentre lo interrogai sul suo intento.
- Come hai potuto farmi questo? A cosa ti servo? Perché mi hai rapito? Ti sbagli se pensi che tua figlia sarà d'accordo con te! – Urlai. Qualsiasi cosa mi rispondesse non avevo intenzione di credergli.
Sorrise. Evidentemente non si sentiva minacciato da me. Poi tornò serio e iniziò a parlare.
- Aaron calmati. – Il tono della sua voce era così calmo che mi fece allentare la presa sulla sua gola. – Non sono un tuo nemico. Non voglio farti alcun male. -
Non gli credetti, così spinsi più forte l'avambraccio sul suo collo e lui fece una smorfia di dolore.
- Come faccio a fidarmi di te? –
- Ti sei sempre fidato di me. – Aveva ragione. Lui era il padre della mia migliore amica, andavo sempre a casa sua e non avevo sospetti su di lui, ma le cose erano cambiate. Lui proseguì con il discorso. – Ma se serve ti dimostrerò che non sono contro di te. – Annuii e lo lasciai andare. Si massaggiò il collo con la mano facendo ancora smorfie di dolore.
- Hai trovato l'ologramma di tua madre vero? - 
- Sì, e quindi? -
- Quindi sai del Protocollo Elemental. – Lo guardai interrogativamente.
– Ti starai chiedendo come faccio a saperlo. Beh, io lavoravo a questo progetto con tua madre e tuo padre. - I miei genitori e Robert lavoravano insieme? Volevo sapere tutto di questo protocollo o avrei finito per sentirmi stupido.
- Non ho la più pallida idea di che cosa sia il protocollo Elemental. Spiegami che cos'è. -
Mi guardò sorridendo. Sapeva che in quel momento mi fidavo di lui e che ero pronto ad ascoltare cosa avesse da dirmi.
- Non qui e non adesso. Sei troppo stanco per rimanere attento e per capire che cosa io e Ally dobbiamo dirti. -
- Va bene. Per quanto tempo ho dormito? -
- Per un paio di giorni – Un paio di giorni? Non avevo mai dormito così tanto in vita mia, eppure mi sentivo stanchissimo. 
- Seguimi, usciamo dalla Stanza di Autocontrollo. – 
Lo seguii senza fare domande. Uscimmo dalla porta blu e percorremmo un corridoio che sembrava non finire mai. Tutto intorno a me vidi tante porte blu come quella della stanza in cui ero io. Si sentivano urla e rumori di urti provenire da dietro ogni porta. Sussultai ad ogni rumore improvviso.
– Stai tranquillo. Sono solo incubi. – mi rassicurò Robert. 
Come quello che avevo fatto io. Dovevo aver fatto molto rumore mentre dormivo.
Mi rilassai e continuai a camminare. Arrivammo in un'enorme spiazzo sotterraneo. Il cemento era rialzato di pochi metri verso il centro in una forma circolare, e una rampa di scale permetteva di accedere ad esso. La stanza era piena di sacchi da box, attrezzi di vario tipo e pesi di una portata incredibile. Armi di vario tipo erano riposte su scaffali di acciaio. Una centinaia di ragazzi si stavano allenando al combattimento. Si sentivano esplosioni, urla rabbiose e alcuni lampi illuminavano le pareti.
Un ragazzo con i capelli di media lunghezza lisci e blu mi guardò insistentemente, come se fossi la sua preda. I suoi occhi erano viola chiaro, un colore che non avevo mai visto su nessun occhio umano. Indossava una maglia gialla a maniche lunghe aderente con dei fulmini blu disegnati all'altezza del gomito. I pantaloni, invece, avevano i colori invertiti e i fulmini si trovavano sui fianchi.
Risposi al suo sguardo con uno altrettanto minaccioso per fargli capire che non mi spaventava. All'improvviso schioccò le dita e una folgore si creò a mezz'aria. La afferrò e la lanciò con forza colpendo un manichino che prese istantaneamente fuoco dividendosi in due.
Mi lasciai scappare un'espressione di sorpresa, ma la sostituii subito con l'indifferenza. Non volevo apparire debole a nessuno.
Doveva aver notato la mia prima reazione perché mi guardò sogghignando mentre correva verso il bancone delle armi. 
Robert mi guardò sorridendo.
- Come ha...? – dissi mentre indicavo il "ragazzo fulmine".
- Te l'ho già detto. Ti spiegheremo tutto io e Ally. – disse interrompendomi.
Attraversammo tutta la piazza passando sotto i portici che la circondavano, e arrivammo davanti a una scala a chiocciola. Salimmo affrettando il passo. Lo sguardo di Robert non era più calmo e dolce, ma severo e preoccupato. Si fermò e aprì una botola sollevandola, poi si girò verso di me facendomi cenno di entrare. La stanza che mi trovai davanti aveva le pareti verde scuro decorate da cornici di legno. In ogni cornice c'era una foto diversa rappresentante un evento speciale della famiglia Reed. Un tavolo di legno scuro era posto al centro, sopra di esso un cesto di paglia intrecciato contenente un mazzo di fiori di pesco. Nell'angolo della stanza c'era una cucina molto moderna. Ero stato parecchie volte in quella casa e non era cambiato niente. Allyson era seduta al tavolo che mi guardava aspettando che io mi accorgessi di lei. Rob camminò verso sua figlia e la salutò abbracciandola e arruffandole i capelli.
La ragazza con cui ero cresciuto si girò verso di me, e mi guardò con i suoi occhi marroni scuro. La sue labbra si allargarono in un sorriso appena mi vide. Iniziò a correre verso di me allargando le braccia. Le andai incontro e la strinsi a me in un abbraccio mentre la tiravo su. La posai a terra e poggiai il mio mento sulla sua testa. Il suo viso affondò nel mio petto mentre mi diceva:
- Finalmente sei sveglio! Pensavo non ti saresti più svegliato. – Io speravo di svegliarmi al più presto, invece.
- Dobbiamo spiegargli tutto, Ally. Abbiamo poco tempo. –
- Sì, papà. Abbiamo alcuni mesi qualche minuto non cambia nulla. – Rispose scocciata mentre mi prendeva per mano guidandomi alla sedia accanto alla sua.
Mi sedetti e aspettai di sapere cosa avevano da dirmi. Guardai Robert che sembrava titubante, così decisi di arrivare dritto al punto. 
- Allora – mi schiarii la voce. - Che cos'è il Protocollo Elemental? -
Il mio tono sicuro li lasciò interdetti, così alzarono lo sguardo scrutando nei miei occhi per trovare un qualsiasi cenno di debolezza.
- Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo fare alcuni passi indietro. – rispose Ally guardando suo padre e poi me.
I suoi capelli castano chiaro scendevano lunghi sulla sua spalla e oltre, fino ad arrivare alla fine della sua schiena. Li vedevo ondeggiare in modo quasi ipnotico mentre si avvicinava a me.
- Dobbiamo parlarti di quando tutto è iniziato – La sua voce calma mi riportò alla realtà.
Annuii, ma non capivo veramente di cosa stesse parlando. In quei giorni mi sembrava di non aver mai saputo neanche in che mondo stavo vivendo. 
- Ma per farlo ho bisogno che tu stringa la mano di mio padre. - 
La guardai interrogativamente.
- Cosa?! E perché?! -
- Tu fallo e basta. – Mi incitò Ally.
La fiducia che avevo in lei spingeva le mie mani verso quelle di suo padre che le strinse. I suoi occhi calmi incontrarono i miei, e non li lasciavano andare. 
- Rilassa la mente e il corpo. – la voce dell'uomo di fronte a me era così calma e ferma che mi fu impossibile non obbedire ai suoi ordini. Improvvisamente fu tutto nero intorno a me e la voce di Robert mi rimbombò nella testa:
Una guerra, da questo è partito tutto.
Un tempo c'erano quattro uomini saggi e potenti al governo di uno stato gioioso e pacifico.

Davanti a me iniziarono a comparire prati così vasti da non riuscire a vederne la fine. Fiori di ogni forma e colore li decoravano come gioielli. Alcuni bambini corrono e giocano allegri nell'erba. Gruppi di farfalle formavano mosaici colorati nel cielo migliori di quelli di ogni opera artistica. Sul lato destro scorreva un fiume, e sulla sua riva dei pescatori lucidi di sudore e affaticati portavano reti colme di pesci. Sul lato sinistro c'erano tanti contadini in fila a raccogliere i frutti del loro duro lavoro in delle ceste di paglia. Oltre l'orto una distesa interminabile di alberi creava l'unico posto buio del paese.
Ognuno di loro aveva un compito preciso, legato alla propria dote speciale.
C'era Sirio Bailey, un uomo capace di proteggere gli abitanti dalle minacce esterne, combattendo il fuoco con il fuoco.

Il primo scenario si dissolse mentre Robert parlava, e al suo posto un uomo giovane comparve davanti a me. Aveva i capelli di colore rosso acceso con ciocche che miravano al cielo prendendo ogni direzione possibile. Indossava una giacca di pelle lunga e nera che lo copriva quasi completamente. Solo gli anfibi neri e i guanti in pelle nera sporgevano da quella uniforme. Delle strisce rosse percorrevano la chiusura della giacca e i bordini delle maniche. Il suo sguardo era concentrato, e i suoi occhi azzurri contornati da un debole rosso scrutavano verso l'orizzonte. L'aspetto giovane era contrastato dalla folta barba rossa che gli conferiva un aspetto più maturo. L'uomo stava dritto con le mani unite dietro la schiena sopra un alto muro di pietra.
Improvvisamente una freccia infuocata venne scagliata sulla sua fronte. Sussultai prima di accorgermi che Sirio l'aveva fermata con un gesto della mano a pochi millimetri dalla sua pelle. Il fuoco dell'arma venne assorbito dal suo palmo destro, e la freccia cadde ai suoi piedi. Subito dopo una sfera di fuoco si creò sul suo palmo sinistro e venne scagliata verso un arciere che si trovava dall'altra parte delle mura.
Questo gesto mi ricordò il ragazzo che avevo visto in quella specie di campo di addestramento.
Il ragazzo rosso sparì e fu tutto nero.
Poi c'era Glauco Scott.
Viaggiava per mare per proteggere pescatori e marinai, e per prendersi cura degli esseri viventi che popolavano il mondo subacqueo.

Un vasto oceano comparve davanti ai miei occhi, con solo una nave che galleggiava sopra di esso. Un uomo dai lunghi capelli biondi stava in equilibrio sull'albero maestro. Indossava soltanto un paio di pantaloni aderenti blu simili a quelli da sub, ma questi avevano una fantasia a scaglie di pesce su ogni centimetro. Una cintura in oro massiccio circondava la vita dell'uomo. Sopra di essa erano in mostra i possenti muscoli di Glauco. I polsi erano nascosti da massicci bracciali d'oro con gemme azzurre incastonate su di essi.
L'uomo si tuffò con un'eleganza tale che una volta arrivato alla superficie dell'acqua sembrava quasi avesse chiesto il permesso di entrarci e essa si fosse semplicemente spostata.
Una volta arrivato sott'acqua, un delfino gli diede un passaggio sul suo dorso mettendo a disposizione la sua pinna dorsale. L'animale nuotò velocemente verso una luce oltre degli scogli e poi scomparve insieme a Glauco.
Infine c'erano due sorelle: Zoe e Mistral Moore.
La prima faceva germogliare anche il più secco dei fiori.La seconda ordinava al vento quando e dove soffiare, mentre teneva lontane le tempeste.

Davanti a me apparirono due giovani ragazze. Una aveva i capelli marroni con le punte verdi raccolti in una treccia che circondava la sua testa come una corona. Indossava un vestito bianco lungo con una fantasia floreale molto colorata sulle maniche e sull'orlo. L'altra ragazza aveva i capelli grigi con le punte bianche sciolti sulle sue spalle. Il suo vestito è leggermente più corto di quello della sorella, ed è azzurro sfumato in grigio verso la fine. Il tessuto che ricopriva la giovane era leggero e delicato, e la seguiva mentre si librava nell'aria. Entrambe avevano dei corpi delicati e esili, ma ero sicuro che nascondessero una forza nascosta.
Zoe era distesa su un prato che creava germogli su un campo arato con un solo gesto della mano mentre Mistral guidava una piccola nube da cui cadevano piccole gocce di pioggia sopra le piante della sorella.
All'improvviso la luce del sole scomparve e venne sostituita dal buio più nero. La terra tremò e tutti gli abitanti, governatori compresi, alzarono lo sguardo verso il cielo, in cerca della causa di tutta quella oscurità.
I momenti che seguirono furono dominati dal caos. Tutti iniziarono a scappare in preda al panico. Si udivano urla provenire da ogni angolo dello stato. Le madri stringevano i figli a sé e i padri proteggevano la famiglia raccogliendo tutto il coraggio che potevano trovare. Il loro sguardo non si distoglieva neanche un secondo dal cielo.
Lo seguii incuriosito e vidi una grossa nuvola nera come il carbone oscurare il sole.
I Guardiani erano gli unici fermi e con sguardo di sfida rivolto a chiunque fosse la causa di tutto ciò. Si riunirono in fila mentre scie di fumo nero si diramavano minacciose dalla nube precipitandosi verso di loro.
In pochi secondi fu buio pesto e la voce rilassante divenne tenebrosa. Non era più Robert a parlare, qualcun altro aveva preso il suo posto.
Abbiamo dimenticato il governatore più importante: Brayden Black.
La sua voce fece rabbrividire ogni centimetro della mia pelle.
Un uomo affascinante e intelligente capace di governare tutta l'oscurità del mondo.
Sfortunatamente, venne escluso e isolato dai suoi stessi amici.

Il tono della sua voce divenne più aggressivo e alterato.
TRADITO DA QUELLI CHE CONSIDERAVA A SUA FAMIGLIA! ODIATO DA TUTTO LO STATO PER COLPA LORO!
La voce possente di Robert cercava di accavallarsi a quella dello sconosciuto: – ESCI DALLA SUA TESTA! –
Ci fu una grande confusione nella mia testa, e poi il vuoto.
Nessun suono, nessuna immagine.
Solo buio.
  
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