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Autore: Abby_da_Edoras    16/03/2019    6 recensioni
Per vostra grande sfortuna, le mie grinfie e i miei deliri sono arrivati anche su questa serie TV! Sì, voglio sottolineare che mi sono ispirata totalmente alla serie TV e che non voglio minimamente mancare di rispetto ai personaggi storici, però la mia "sindrome da lieto fine" è arrivata a tanto che ho deciso di... fare in modo che la Congiura dei Pazzi non ci sia proprio stata! Come ho fatto ad arrivare a tanto? Beh, con una storia a metà tra la parodia e la commedia, in cui ho inserito un nuovo personaggio, Antonio Orsini, completamente inventato, un ragazzo sensibile, allegro e generoso che si impegnerà totalmente per riconciliare Medici e Pazzi... e ci riuscirà, perché nelle mie storie un lieto fine lo devono avere proprio tutti (e chi lo ha detto che i cattivi non hanno un lieto fine? Con me sì!). Ah, il mio prestavolto per Antonio Orsini è il Romeo del musical Ama e cambia il mondo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi, sceneggiatori e produttori della serie TV I Medici 2.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quindicesimo

 

I will fight them 
I can say that I can change the world 
But if you let me 
I can change the world for us 
Come with me and 
Make this vision all brand new 
We can fight them…

(“Renaissance” – Skin)

 

Jacopo Pazzi, purtroppo, era già informato di come fossero andate le cose quel pomeriggio. Il delinquente… pardon, sicario (che poi è la stessa cosa!), che lo serviva era corso subito a Palazzo Pazzi e gli aveva riferito tutto quello che era accaduto con Soderini… compreso, naturalmente, l’intervento quanto mai inopportuno di Antonio. Si era anche permesso di suggerire caldamente al suo signore il metodo più efficace e veloce per risolvere la questione con grande soddisfazione di tutti.

“Mio signore, temo che Soderini potrebbe andare a denunciarvi ai Priori” aveva detto quella faccia da patibolo. “Desiderate che lo elimini prima che ne abbia la possibilità?”

“No, ormai le cose sono andate così e, anzi, ucciderlo ora sarebbe un tantino controproducente per me. Non avrei più modo di far ricadere la colpa su Lorenzo come avevo progettato e, al contrario, io diventerei il primo sulla lista dei sospettati” replicò Pazzi, pensieroso. “Ritengo comunque che Soderini non parlerà perché sa che, se lo facesse, io potrei denunciare lui al giovane Medici per l’attentato a suo padre.”

“Allora il ragazzo… lui potrebbe parlare” riprese lo sgherro, che non voleva rinunciare all’opportunità di tagliare la gola a qualcuno. “Volete che ci pensi io?”

Un lampo d’ira passò negli occhi di Jacopo.

“Assolutamente no!” ruggì, indignato. “Non dovrai torcere nemmeno un capello al giovane Orsini, mi sono spiegato bene? Mi occuperò io stesso di lui…”

Il sicario non era per niente d’accordo, per lui sarebbe stato molto più facile e piacevole, oltre che sicuro, accoltellare tutti quanti e togliersi il pensiero, tuttavia non poteva certo disobbedire.

“Come desiderate, mio signore” rispose allora, ma si vedeva che ci era rimasto parecchio male. Si inchinò velocemente e se ne andò.

Quando Antonio giunse a Palazzo Pazzi trovò Jacopo che lo aspettava nel suo studio, seduto alla scrivania e con un’espressione indecifrabile sul volto… che, in genere, non prometteva niente di buono.

“Siediti, giovane Orsini” disse l’uomo, indicandogli la sedia davanti alla sua scrivania. Il ragazzo obbedì all’istante, non c’era nemmeno da sognarsi di ribattere a Jacopo quando era di cattivo umore come in quel momento!

“E ora vorrei che mi spiegassi chiaramente che cosa hai combinato con Luca Soderini” riprese Pazzi in tono inquisitorio.

Antonio trasalì: era evidente che l’uomo sapeva già tutto e che lui avrebbe dovuto far valere le sue ragioni se non voleva che la faccenda finisse male.

“Chi ve l’ha detto?” chiese. “Sono sicuro che è stato il vostro uomo, lui…”

“Forse non ti è chiaro che siamo in casa mia e che qui le domande le faccio io” lo interruppe Jacopo, mettendo in chiaro le cose tanto per iniziare col piede giusto. “Come lo so non ha alcuna importanza, tu devi solo spiegarmi che cosa hai fatto e perché.”

Antonio trasse un lungo sospiro e cominciò a parlare.

Del resto era convintissimo di aver fatto la cosa giusta, ora doveva solo farlo capire a Pazzi. Semplice, no?

“Ho visto Messer Soderini uscire dal vostro palazzo e mi sono offerto di accompagnarlo a casa. Mentre attraversavamo un vicolo, un uomo ha cercato di aggredirlo, io ho gridato e lui, per non far accorrere gente, è fuggito lasciandolo illeso. Era il vostro sicario, l’ho riconosciuto io e lo ha riconosciuto Messer Soderini. Cosa pensavate di fare? Farlo assassinare perché aveva cambiato idea e non vi avrebbe dato il suo voto? Ma non avete riflettuto sul pericolo che correvate? E’ stata un’azione sconsiderata, per fortuna c’ero io con il Priore…”

Jacopo rimase sorpreso da tanta sincerità e, sebbene non volesse mostrarlo, era anche contento che Antonio non avesse cercato di mentirgli. Capitava così raramente che qualcuno fosse tanto aperto con lui… già, chissà perché?

“Non la definirei affatto una fortuna e mi sembra che lo sconsiderato sia tu. Non hai pensato che Luca Soderini potrebbe denunciarmi ai Priori per aver attentato alla sua vita? E’ questo che vuoi?” lo interruppe in tono brusco, ostentando una rabbia che non provava per mettere alla prova il giovane.

Antonio, però, non si lasciò turbare, sicuro com’era di aver agito per il bene di Jacopo, oltre che per salvare la vita a Messer Soderini.

“No, non vi denuncerà. Sa benissimo che, se osasse fare una cosa del genere, sarei io a denunciare lui per aver partecipato all’attentato contro Piero de’ Medici” replicò. Il suo tono era calmo e tranquillo, ma la luce nei suoi occhi fece immediatamente comprendere a Jacopo Pazzi che il ragazzo diceva la verità e che anche Soderini lo aveva capito. Questa consapevolezza riempì l’uomo di stupore, ma anche di una sorta di fierezza: adesso sì che quel ragazzino dimostrava di essere un degno rappresentante della famiglia Pazzi… per quanto lo fosse soltanto perché lui se lo portava a letto, in sostanza, ma si poteva sorvolare su questo dettaglio insignificante.

“Mi stai dicendo che hai ricattato e addirittura minacciato Luca Soderini? Proprio tu?” gli chiese, fissandolo come se Antonio gli avesse appena annunciato di aver appiccato un incendio a Palazzo Medici.

“Sì, l’ho fatto e non mi è piaciuto per niente” ammise il giovane. “Mi sono sentito una persona orribile, ma non potevo fare diversamente, era l’unico modo, dovevo essere sicuro che non vi avrebbe denunciato ai Priori!”

“Parola mia, sei pieno di risorse inaspettate, ragazzo” commentò Pazzi, ridacchiando. “Quindi posso stare tranquillo per quanto riguarda Luca Soderini, terrà la bocca chiusa. Ma di te cosa devo pensare? Tu hai visto tutto, potresti essere tu a denunciarmi: proprio per questo il mio uomo voleva eliminarti a tutti i costi. Chi mi assicura che posso fidarmi di te?”

Era un momento di grande intensità drammatica: Jacopo non aveva la minima intenzione di fare del male ad Antonio, ma si divertiva a spaventarlo per capire fino a che punto sarebbe stato disposto a spingersi pur di appoggiarlo… anche quando non approvava i suoi metodi, come in quel caso.

Antonio trasalì, non tanto per la paura quanto per il dolore. Davvero Messer Pazzi gli avrebbe fatto del male senza pensarci due volte? Contava così poco per lui?

“Vorreste farmi uccidere, Messer Pazzi?” mormorò, nei suoi occhi tutta la disperazione del mondo. “Come potete anche solo pensare che io potrei denunciarvi quando ho fatto di tutto per proteggervi? E intendo proprio di tutto?”

Sentì delle lacrime inopportune pungergli gli occhi, ma non era quello il momento di piangere.

“Mi sono sentito la persona più malvagia del mondo mentre ricattavo Messer Soderini e minacciavo di denunciarlo ai Priori” ammise il giovane, con il pianto nella voce, “eppure l’ho fatto lo stesso perché non volevo che vi danneggiasse! Io… io non potrei mai sopportare che vi accadesse qualcosa, io…”

Jacopo, colpito, si alzò dalla sedia, girò intorno alla scrivania e andò verso Antonio, che appariva veramente disperato.

“Tutto questo l’ho fatto per voi, per voi solo, quindi adesso, se davvero non vi fidate comunque di me, fatemi pure uccidere da quel delinquente del vostro sicario!” esclamò. “Dov’è? Lo so che è qui nascosto da qualche parte… Non mi importa niente, fatemi ammazzare se vi fa stare più tranquillo, tanto lo so che per voi conto meno del due di spade quando briscola è bastoni!”

Jacopo Pazzi era sempre più vicino al ragazzo. Era vero, si era divertito a metterlo alla prova, a tirare la corda per verificare fino a che punto poteva spingersi con lui, fino a che punto gli fosse devoto e fedele (eh, beh, si divertiva in strani modi, lui…) e adesso lo sapeva. In un attimo gli fu addosso e lo strinse a sé con tanta foga da sollevarlo da terra.

“Ho intimato al mio uomo di non torcerti nemmeno un capello e l’ho mandato via, ti basta?” gli disse. “So che posso fidarmi di te, volevo solo metterti alla prova. E tu conti per me, ragazzino, non lo hai ancora capito?”

Stringendolo tanto forte da rischiare di soffocarlo, lo baciò con forza, a lungo, affondandogli la mano nei capelli, quasi mangiandoselo. Nello spazio di un respiro se lo portò in camera, lo distese sul letto sovrastandolo con la sua fisicità, continuando a baciarlo. Certo che ci teneva a quel giovane allegro, buono e gentile che, per lui, era anche pronto a ricattare, a minacciare, a mettere il mondo a ferro e fuoco se si trattava di Messer Pazzi. Certo che teneva ad Antonio, al ragazzo che gli aveva cambiato la vita e gli aveva ridato la speranza di un futuro diverso, non più in solitudine. Lo prese, lo fece suo senza troppi riguardi, come sempre, nella frenesia di dimenticare il resto del mondo per perdersi nel dolce incanto del ragazzino che, senza rumore, in punta di piedi, era arrivato come un regalo tardivo nella sua esistenza. Nei momenti in cui si fondeva con Antonio, Jacopo Pazzi arrivava persino a pensare che la vendetta, il potere, la distruzione dei Medici non fossero poi così importanti, che ci fosse qualcosa di più nella vita… certo, poi si riprendeva e tornava quello di sempre, ma almeno qualche segno di miglioramento lo dava, no?

Con Antonio tra le braccia, Jacopo si addormentò tranquillo come gli succedeva soltanto da quando lo conosceva e stava con lui. Era convinto che sarebbe andato tutto come voleva lui, che sarebbe diventato Gonfaloniere e che poi avrebbe trovato il modo di diminuire sempre di più il potere e il prestigio dei Medici… diamine, per riguardo ad Antonio pensava addirittura che, forse, non avrebbe nemmeno cercato di rovinarli completamente e di cacciarli da Firenze! Stava facendo dei progressi fenomenali…

Anche Antonio si addormentò, stremato e stretto all’uomo, ma i suoi pensieri erano diversi: lui sapeva che i risultati conseguiti da Lorenzo e Giuliano con le alleanze vantaggiose per Firenze avrebbero influito moltissimo sulla votazione; sapeva che Bastiano Soderini avrebbe votato per Petrucci, appoggiando i Medici come la sua famiglia aveva sempre fatto; sapeva, insomma, che anche per quell’anno Jacopo sarebbe diventato Gonfaloniere l’anno prossimo.

Messer Pazzi non ne sarebbe stato affatto contento quando lo avesse scoperto, ma il giovane Orsini era fiducioso: sperava che l’uomo avrebbe preso la notizia con la serenità e la moderazione che era ben lungi dal possedere e che, magari, avrebbe potuto candidarsi in un’altra occasione; che lui sarebbe riuscito a convincere i Medici ad appoggiarlo e che l’armonia e la pace che desiderava si sarebbero realizzate, prima o poi.

Non sapeva che il peggio aveva ancora da arrivare… ma questa è un’altra storia che vi racconterò prossimamente!

 

FINE

 

 

   
 
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