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Autore: apeirmon    17/03/2019    2 recensioni
Dopo parecchi mesi dalla prima Avventura, i Bambini Prescelti hanno di nuovo l'opportunità di tornare a Digiworld. Ma non è l'unica novità, soprattutto per Mimi.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mimi Tachikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Storia partecipante al contest "I 12 Dei dell’olimpo" indetto da MaryLondon sul Forum di EFP.
- Fanfic partecipante al contest "Il miglior difetto" di Ile_W -
 
- Nooo! Non mi importa nulla! Siete dei mostri! Dei mostri!
Mimi corse in camera singhiozzando e sbatté la porta alle sue spalle.
Come potevano farle questo?! Era inaccettabile! I suoi genitori non la conoscevano affatto. Avrebbe voluto tornare a Digiworld e stare lì in eterno!
Mimi aprì gli occhi pieni di lacrime, sorpresa dalle sue stesse volontà.
A Digiworld sì che aveva una famiglia pronta a capirla. Amici che l’avevano supportata e sopportata ogni volta che aveva espresso i suoi insoddisfabili desideri.
Non vedeva Palmon da nove mesi e venti giorni esatti.
Non ce la faceva più! Per quanto ancora avrebbe dovuto aspettare di poter vederla comparire su un monitor? Taichi-san, Koushirou-kun, Yamato-san e Takeru-kun avevano ritrovato i loro Digimon due mesi prima, durante l’ennesima orrenda battaglia che aveva comportato la distruzione di un altro essere vivente.
Koushirou-kun le aveva spiegato che Gennai era riuscito a ripristinare parzialmente i contatti tra i due mondi, ma non l’aveva ascoltato quando aveva descritto le procedure tecniche. L’unica cosa che le era importata consisteva nel sapere che forse si sarebbe potuto aprire un nuovo Portale.
Ma quando?
Udì il rumore della porta d’ingresso che si apriva e Satoe, che da quel momento aveva perso il diritto di essere sua madre, salutare più mestamente del solito il marito che partiva per i suoi stupidi impegni di lavoro.
L’alba illuminava fiocamente la camera di Mimi. Ma tutti i suoi peluche, tutte le sue decorazioni e il suo arredamento sfarzoso sarebbero stati un prezzo trascurabile se avesse potuto scambiarli anche solo con un unico abbraccio da parte di Palmon.
L’ultima volta che si erano viste non aveva potuto farlo, perché la sua amica si era nascosta fin dopo la partenza del tram che li aveva portati via da Digiworld.
Sentì bussare alla porta.
- Mimi, tesoro… Non fare così, lo sai che mamma sta tanto, tanto male quando sei arrabbiata.
- Non mi importa! Non sono più tua figlia! Vattene via!
Le urla di Mimi fecero scoppiare in lacrime la donna, che si allontanò di corsa.
Alla Bambina Prescelta sembrò che qualcuno le avesse legato una corda attorno al petto, proprio sotto le ascelle, e la stesse tirando lentamente ma con decisione.
Forse aveva esagerato. Loro stavano cercando di fare il meglio per lei, dopotutto.
La corda si allentò e Mimi sentì il cuore espandersi improvvisamente. Il calore che pompava al suo viso si trasformò in lacrime e la bambina spalancò la porta per correre verso la cucina.
- Mamma! Mi dispiace! Non intendevo sul serio!
Ma sua madre non c’era più. Per una frazione di secondo, le prese il panico.
Ma uno squillo familiare le riaccese il sorriso. Dopo una scivolata, alzò la cornetta.
- Mi dispiace! Per favore, non essere triste!
- Altro che triste! - la fece sussultare la voce di Taichi-san. - Mimi-chan… Koushirou ha detto che possiamo tornare a Digiworld! A Digiworld, capito?! Vieni subito a casa mia con gli oggetti per la Digievoluzione!
La mano di Mimi che aveva lasciato cadere la cornetta tremava incontrollata, mentre lei affannava con un nuovo tipo di lacrime da versare.
- Rivedrò Palmon… Oggi rivedo Palmon!
Prima di uscire, Mimi corse di nuovo in camera. Aveva deciso settimane prima quale sarebbe stato l’abbigliamento migliore per rivedere il proprio Digimon e voleva che tutto fosse perfetto.
Si tolse il pigiama e lo lanciò nel cesto della biancheria, poi estrasse dall’armadio dei pantaloncini cortissimi verde acqua, un cinto per tenerli e il cappello rosa che aveva comprato per sostituire il precedente più largo. Quando li ebbe indossati, si mise le scarpe azzurre prese dalla scarpiera e afferrò il Digivice e il Digimedaglione ricostituito alla sconfitta di Apokalymon.
Si accorse di essere ancora in canottiera solo dopo essere uscita di casa.
- Ma chi se ne importa!
E corse a perdifiato fino agli appartamenti di Odaiba.
 
Quando Taichi-san la fece entrare nella stanza che fungeva da ingresso, salotto, soggiorno, cucina e sala da pranzo, pensò di aver fatto bene a non preoccuparsi della maglietta: mentre il loro ospite aveva avuto il tempo di indossare gli stessi vestiti con cui aveva lasciato Digiworld, le altre due bambine erano tranquillamente in pigiama, azzurro con pantaloni gialli per Sora-san e arancione con pantaloni rosa per Hikari-chan.
- Mimi-chan! Ancora non ci credo! - le disse con voce incrinata l’amica prendendole le mani.
- Oh, Sora-san!
Sarebbe stata la mattina più meravigliosa della sua vita! Palmon, i suoi sette amici e gli altri Digimon, tutti insieme! Sette…? Ma non erano sette!
- Dov’è Jyou-san?
Taichi-san chiuse gli occhi sconfortato.
- Ha detto che ci avrebbe raggiunto dopo aver preparato tutto per la scuola. Non si accorge di quanto sia importante questo giorno?! Pensare alla scuola…
- Be’, possiamo aspettarlo ancora un po’. - comunicò Koushirou-kun, vestito con maglietta arancione e pantaloncini verde pisello, voltandosi dalla sedia davanti al computer di Taichi. - Gennai-san ha detto che non ci vorrà molto e che potremo tornare spesso, d’ora in poi. Abbiamo tutto il tempo per la scuola.
- Ci sarà, ci sarà Pata-Patamon! Ci sarà, ci sarà Tail-Tailmon!
Solo in quel momento notò che Takeru-kun e Hikari-chan giocavano a battere le mani a gambe incrociate su uno dei divani. Il bambino biondo, vestito con pantaloncini grigi, maglietta celeste e un cappello bianco, aveva negli occhi la stessa Speranza che gli aveva visto quando si era schiuso il Digiuovo di Poyomon.
Poggiato al muro, dalla parte opposta della stanza, si trovava un pensieroso Yamato-san, con una tasca dei jeans rigonfia e una maglietta bianca e verde.
Su di essa, Mimi lesse “MILD” e subito si sentì svuotare dalle emozioni che le avevano occupato la testa fino a quel momento. La sua espressione mutò, facendo voltare il Bambino Prescelto.
- Qualcosa ti preoccupa, Mimi?
Stava per rispondergli sinceramente, ma si fermò. Non voleva certo rovinare quel momento a tutti gli altri. Quindi pensò di nuovo a Palmon e si ristampò il sorriso sulla faccia.
- Niente di importante. Tu, piuttosto, non mi sembri felicissimo.
- Sì, sì, lo sono. Però…
- SCUSATE!!!
Jyou-san spalancò la porta ed entrò correndo nell’appartamento. Si appoggiò ai pantaloni marroni per riprendere fiato.
- Jyou! Come accidenti fai a ritardare in un momento come questo?! - sbottò Taichi-san.
- Ehi, adesso sono alle medie! Come faccio a stare con Gomamon preoccupandomi se ho preparato tutto o meno? - si difese lisciando la camicia celeste.
- L’importante è che siamo tutti pronti. Avete portato tutti Digivice e Digipietre?
Alla domanda di Koushirou-kun, Mimi e Takeru-kun assentirono a voce, gli altri con un cenno.
- Per favore, alzate tutti il Digivice davanti al monitor.
Quando gli otto dispositivi vennero sollevati emisero un bagliore, e i Bambini Prescelti vennero risucchiati dal computer.
 
Mimi sentì l’odore dell’erba. Ma non dell’erba che aveva conosciuto nell’infanzia.
Aprì gli occhi e si alzò. Si trovava su una collina e i suoi sette compagni di avventure erano con lei, finalmente tornati. Rimase a fissare il paesaggio pieno di fiumi, boschi ed edifici senza riuscire a formulare un solo pensiero. Si beò della Luce di Digiworld.
- Siamo davvero tornati? - chiese incredulo Jyou-san.
- Non c’è dubbio: questo è il mondo digitale. - confermò Koushirou.
- Ma dov’è il nonnino? - lo cercò Taichi-san.
- Tailmon…
Tutti si voltarono verso Hikari-chan. Seguirono il suo sguardo. E li videro.
I loro Digimon affiancavano Gennai poco distante, con gli occhi spalancati in loro direzione.
Ma Palmon non c’era. Mimi si sentì crollare. “Perché non è venuta con gli altri? Non vuole vedermi neanche dopo quasi un anno? È insensibile da parte sua!”
Poi si accorse che da dietro Gennai-san sporgeva un petalo rosso e il cielo le parve molto più luminoso. Non appena vide la testa del suo Digimon fare capolino da dietro l’Agente, corse sorridente appresso agli altri per raggiungerlo.
Quando le fu davanti, si inginocchiò sull’erba e la abbracciò. Entrambe piangevano a dirotto e nessuna delle due riusciva a dire una parola, contrariamente agli altri Digimon.
- Taichi! Fatti abbracciare!
- Avevi ragione, Hikari! Siamo di nuovo insieme!
- Takeruuu! Mi sono sentito solo senza di te!
- Sora! Sora! Sora!
- Ehi, Jyou! Non puoi immaginare cosa ho trovato in mare!
- Sono così felice di vederti, Koushirou-han!
- Yamato! Per favore, resta qui d’ora in poi…
Gennai-san lasciò dieci minuti ai Bambini Prescelti e ai Digimon per rivivere quel momento di Amicizia, poi chiese loro di sedersi in cerchio attorno a sé.
- Takeru, siediti vicino a Taichi. - disse Yamato-san al fratello mentre prendeva posto vicino a Sora-san.
- Allora io mi metto tra voi due. - decise Koushirou-kun.
Mimi si sedette dall’altro lato di Taichi-san, dividendolo dalla sorellina e Jyou-san prese l’ultimo posto rimasto, accanto a quest’ultima. Poi rivolsero l’attenzione all’Agente.
- Bambini Prescelti, vorrei che si trattasse di un giorno da passare con spensieratezza, ma c’è una questione pratica da risolvere che richiede il vostro intervento.
- C’è di nuovo qualcuno che minaccia Digiworld, vero? - domandò Yamato-san. - Lo sapevo che se ci è permesso tornare è perché c’è un nemico.
A Mimi si chiusero le mani. “Ancora battaglie?”
- Non esattamente. È vero che c’è un problema, ma non lo definirei un nemico. Si tratta di una distorsione formatasi in seguito alla sconfitta di Diabolomon. Anche se ne avete scomposto i dati, le informazioni distruttive e disarmoniche che conteneva hanno contaminato questo mondo, che prima non includeva quella specie di Digimon.
- Allora cosa possiamo fare, se non combattere? - chiese Takeru-kun.
- Esistono quattro Forze Protettrici di Digiworld. I Padroni delle Tenebre le hanno imprigionate prima che voi conosceste i vostri Digimon. Adesso è essenziale che tornino a esercitare il loro ruolo. Le vostre Digipietre si sono separate dai Digimedaglioni a causa di Piemon mentre volavo verso l’isola di File per portare le Digiuova da cui sono nati i Digimon qui presenti. Il motivo per cui si sono fuse con la pietra di alcune strutture del continente di Server è che, per nostra intenzione quando le abbiamo forgiate, hanno bisogno di un contenitore che ne limiti l’espansione e consenta di connettere un Bambino specifico a un Digimon specifico. Senza questa caratteristica, il potere delle Digipietre si fonderebbe con Digiworld, ed è proprio quello che vi chiedo di fare per liberarne le Forze Protettrici.
Si levò un coro di voci stupefatte.
- Ma questo significherebbe che perderebbero la capacità di far digievolvere i nostri Digimon oltre il livello Campione. - evidenziò Koushirou-kun, reagendo a quella nuova Conoscenza.
Mimi inspirò rumorosamente, in preda al senso di abbandono.
- Questo è vero, ma occasionalmente sarete ancora in grado di trasmettere ai vostri Digimon la forza necessaria. Per rimuovere il programma di contenimento c’è bisogno del vostro conse…
- No!
- Mimi… - disse Palmon con il fiore ammosciato.
Mimi si era alzata sopra lo sguardo sorpreso di tutti. Gennai-san voltò la testa lentamente.
- Perché no?
- Non ho alcuna intenzione di togliere a Palmon la possibilità di diventare Lillymon e difendersi! Avete visto cos’è successo due mesi fa? Se WarGreymon e MetalGarurumon non fossero intervenuti, Tokyo sarebbe esplosa!
- Mimi-chan, sono sicuro che se si presentasse un’altra emergenza il nonnnino troverebbe un modo per… - tentò Taichi-san.
L’indignazione esplose nella gola di Mimi.
- Io non voglio trovare un modo! Io voglio Lillymon! E voi non dite niente?!
- Credimi, Mimi-kun, mi piacerebbe molto mantenere l’occasione di portare Gomamon al livello Mega, ma d’altronde è un privilegio che ci hanno concesso loro e hanno il diritto di revocarlo.
- E non hai la sensazione di perdere qualcosa di te? - insistette Mimi irremovibile.
- Io ti capisco. Le Digievoluzioni conservano nostri ricordi importanti. Ho visto WereGarurumon per la prima volta quando ho capito di avere un amico vero che tiene a me, e MetalGarurumon quando mi sono fidato di Taichi e Koushirou nel farmi colpire dalla Lancia della Speranza. Ma questi ricordi fanno parte di noi, con o senza Digipietre.
Alla bambina tremarono le labbra. Era stanca di cambiamenti improvvisi che non riusciva a gestire.
- A volte le Digievoluzioni possono ricordare anche momenti brutti. - aggiunse Takeru-kun con voce insolitamente grave e seria, fissando l’erba.
- Non vanno bene Palmon e Togemon? - le chiese Hikari-chan affianco a lei.
Mimi guardò il proprio Digimon dall’altra parte, sempre più afflitto.
- Sì, certo che vanno bene, non volevo dire questo.
- Se non rispettiamo le leggi di Digiworld, potrebbero accadere dei disastri. È come alterare un programma molto complesso senza usare i suoi codici: poi si verificano frequenti errori.
Mimi si tirò il cappello sulle orecchie e scosse la testa.
- Basta! Non voglio ascoltarti! Possibile che anche a voi Digimon vada bene così?
- Certo, poter diventare WarGreymon quando voglio è un vantaggio, ma ora non ci sono pericoli da affrontare, quindi a che mi serve?
- E poi, se non rinunciamo ai livelli successivi, il pericolo potrebbe ripresentarsi, e stavolta non siamo sicuri che affrontarlo con la forza serva a qualcosa. - ragionò Gomamon.
- Sono pronto a difendere Yamato anche restando Garurumon.
- Io penso, invece, che possa essere un bene perdere le Digipietre. - intervenne Tailmon ad occhi chiusi, sorprendendo tutti. - Sono l’unica ad aver stabilizzato il livello Campione e credo che uno dei motivi sia non aver avuto il supporto dei Digivice. Potrei anche riuscire a restare Angewomon permanentemente. Ma non so se può valere per chi ha usato un Digivice dall’inizio.
Ci furono varie proteste tra i Digimon, finché Patamon non volò sopra Gennai-san.
- Ascoltatemi! Io ho raggiunto il livello Evoluto solo due volte, e una senza la Digipietra, quindi non sono il più adatto a dirvelo, ma è davvero così importante digievolvere? Se non fosse stato estremamente necessario per proteggere Takeru, non mi sarebbe neanche importato.
- A me basta stare vicino a Sora!
- Mimi-han, quando ti ho conosciuta davvero ti ho seguita allontanandomi da Koushirou-han e perdendo temporaneamente la possibilità di digievolvere. Ci sono cose più importanti.
Mimi era in assoluta minoranza, ma non voleva demordere.
- E tu, Palmon? Anche tu sei d’accordo con loro?
- Non mi dispiace restare al livello Intermedio, se serve a Digiworld.
L’undicenne abbassò lo sguardo e strinse i pugni, tremando.
- Allora è così… - sussurrò. - Nessuno da la minima importanza a tutti i sacrifici che abbiamo fatto.
- Mimi, non fare così. - le disse Palmon.
- E COME DOVREI FARE?! TUTTI QUANTI PENSATE AI MOTIVI PRATICI E VE NE FREGATE DI COME MI SENTO! DOVRESTE DARMI RAGIONE E RINGRAZIARMI PERCHÈ NON LASCIO CHE LE DIGIPIETRE VADANO PERDUTE! PALMON, PENSAVO CHE ALMENO TU SENTISSI IL LEGAME SPECIALE CHE ABBIAMO AVUTO QUANDO SEI DIVENTATA LILLYMON!
Corse via strillando, in preda a un pianto disperato.
- Mimi, aspetta! - la rincorse la sua Digimon.
Tutti i suoi compagni si erano alzati. Gennai-san la guardava attentamente.
- Credete che dovremmo seguirla? - chiese Jyou-san esitante, cercando di mantenere l’Affidabilità anche nello sconcerto.
- Lasciate che ci parli io da sola. - disse Sora-san.
 
Mimi corse per le colline con il poco fiato che riusciva a ghermire con i polmoni.
“Capita tutto assieme! Non voglio assecondare tutti quelli che cercano di rovinare le vite degli altri: non sono come mio padre!”
- Liane Avvolgenti!
Le gambe della Bambina Prescelta vennero legate assieme, e lei finì distesa sul prato.
- Scusami, Mimi, ma non sapevo come fermarti. - le disse Palmon.
- Proprio per questo non ti sopporto! Non ti importa più niente della Purezza che ti ho trasmesso!
La Digimon si allarmò e spalancò la bocca.
- Ma cosa dici?!
- Mimi-chan!
Sora-san correva verso di lei con Piyomon al seguito. Mimi si rialzò.
- Se vuoi dirmi che mi sto comportando da viziata, ti dico subito che so cosa sto facendo!
- No, non volevo dirti questo. So che hai i tuoi motivi per opporti alle decisioni del gruppo. La scelta di non combattere alla fine del nostro viaggio era molto nobile. Ti assicuro che anche io ero d’accordo con te, però… - si fermò la ragazza divertendo lo sguardo. - …non ho avuto il Coraggio di ammetterlo, e così Yamato-kun e Jyou-senpai mi hanno salvata dalle mie preoccupazioni.
- Allora pensi che io abbia ragione? - chiese la castana allentando un po’ la scontrosità.
- Ci sono situazioni in cui non si capisce subito cosa è meglio fare e c’è bisogno di fidarsi…
- Mi stai dando della stupida!? - si surriscaldò di nuovo Mimi. - Guarda che sei tu a non aver capito nulla! Non metterò da parte ciò che fa parte di me per fidarmi dei progetti di qualcun altro. Pensavo che fossi mia amica, ma se non mi conosci, vuol dire che non mi hai mai voluto bene!
A Sora-san tremarono gli occhi. Cercò di indietreggiare, ma appena spostato un piede perse l’equilibrio e cadde. Mimi si accorse subito della pesantezza delle sue parole, ma non fece in tempo ad aprire bocca per rimediare che Piyomon si era alzata in volo.
- Non parlare così a Sora! È la ragazza più gentile che si possa incontrare e tu non arrivi neanche a metà del suo Amore! Sei un’ingrata, dopo tutta l’attenzione che ti ha dato! Stai danneggiando la tua qualità più di quanto non faresti rilasciando la Digipietra!
Mimi si sentiva come i suoi genitori: un mostro.
Piyomon aveva completamente ragione. Aveva appena insultato la sua migliore amica nel modo più orrendo che potesse: ricordandole proprio la preoccupazione che aveva impedito per mesi l’attivazione della sua Digipietra, la preoccupazione di non riuscire a provare Amore. Non se ne era ricordata; come al solito diceva quello che le passava per la mente senza riflettere.
Mimi scoppiò di nuovo in lacrime. Lacrime che le inzupparono la canottiera bianca. Pianse talmente intensamente che i muscoli erano paralizzati, non riusciva neanche a sedersi.
Sora-san, dopo un minuto di terrore, lasciò che la volontà di consolare l’amica alleviasse la ferita che le aveva inferto. Le si avvicinò e, davanti allo sguardo delle loro Digimon, la abbracciò.
Fu un lungo abbraccio, che si sciolse soltanto quando Mimi aveva smesso del tutto di piangere.
- Dobbiamo andarcene. - disse la più piccola alla fine.
- Hai ragione. Fra poco sarà ora di andare a scuola.
- No, intendo la mia famiglia. L’azienda di papà è stata comprata da una banca statunitense. Deve trasferirsi per lavoro.
Sora-san era spaesata. Palmon e Piyomon esprimevano interrogativi su tutto il volto, ma tacquero.
- Ma come l’hai…?
- Stamattina mi sono alzata presto e ho sentito i miei genitori che ne parlavano in cucina di nascosto. Ho cercato di farli ragionare, ma è stato tutto inutile. Capisci? Non devo dire addio solo alla mia Digipietra, ma anche a voi!
Fu il turno di Sora-san di lacrimare. Strinse di nuovo a sé l’amica.
- No! Non dire così! Troveremo il modo per restare in contatto!
Mimi, improvvisamente libera, sorrise.
- L’ho già trovato.
 
Quando le quattro tornarono indietro, gli altri le guardavano incerti.
- Allora? Cos’hai deciso? - chiese Gennai-san.
- D’accordo: vi aiuterò!
I Bambini Prescelti, seguendo il consiglio di Gennai-san di sentirsi un tutt’uno con Digiworld, liberarono il potere delle Digipietre e rimediarono alla distorsione che aveva iniziato a influirvi.
Mimi preferì lasciare agli altri quel ricordo stupendo dell’aver ritrovato i Digimon e rimandò l’annuncio del trasferimento oltreoceano.
Gennai-san spiegò loro che vari dispositivi simili a televisori con il programma di viaggio dimensionale dei Digivice erano stati sparsi per Digiworld e che dei Digivarchi si sarebbero aperti casualmente in specifiche zone della Terra. Alla fine, tutti riuscirono a presentarsi a scuola in orario.
 
Satoe tornò a casa affranta con un giocattolo nuovo per Mimi.
Non era come quelli soliti: l’aveva chiesto a un artigiano tradizionale di porcellane che conosceva come favore personale e lui, sapendo che la donna sarebbe rimasta a importunarlo finché non avesse ottenuto ciò che voleva, si era alzato e aveva preparato quella fata piena di foglie e fiori prima che iniziasse la scuola, secondo la precisa descrizione della signora Tachikawa. Il sonno mancato era stato prevedibilmente compensato da una somma di denaro più che abbondante, ma l’uomo avrebbe comunque preferito riposare. Neanche si era voltato quando la strana cliente aveva squittito: “Proprio come la fata che ci ha salvati l’anno scorso! A Mimi piacerà!”.
Satoe guardò l’orologio della cucina. Mimi doveva già essere a scuola: non aveva fatto in tempo.
La donna si sedette senza nessuno che la confortasse, e fu allora che vide una lettera sul tavolo.
“Dolcissima mamma,
mi dispiace tantissimo di averti fatto soffrire: ti prometto che verrò con voi negli Stati Uniti. Non voglio perdere i miei amici, ma nemmeno la mia famiglia. l’unico mio desiderio è di fare una festa di addio prima della partenza. Quando torno ne parliamo.
Un bacio, tua figlia.”
E fu così che quel pomeriggio, tutte e due le Tachikawa dovettero reidratarsi parecchio.
 
Ma non era finita…
 
Gennai-san era in una stanza limitata da pareti, pavimento e soffitto in cristallo.
Centarumon gli stava togliendo qualcosa dalla schiena con il cannone prensile che aveva al termine di un braccio. Quando lo estrasse, l’Agente cominciò a ringiovanire.
I capelli divennero castani, la sua altezza quasi triplicò, si ricoprì di muscoli, le rughe scomparvero, gli occhi si schiusero mostrando delle iridi azzurre e i vestiti da anziano si strapparono.
Il Digimon quadrupede lanciò subito il Seme delle Tenebre in un angolo.
- Finalmente ho recuperato tutte le mie capacità. - disse Gennai-san indossando una tunica bianca con il cappuccio. - Hai verificato che i quattro Guardiani si siano liberati?
- Soltanto tre. Quinglongmon è tuttora imprigionato.
L’espressione di Gennai-san si dipinse di orrore.
- Questo può voler dire solo una cosa: Piemon è ancora vivo!
   
 
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