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Autore: evelyn80    18/03/2019    6 recensioni
Storia ispirata dalla drabble "Imbarazzo" di Kim WinterNight, di cui l'autrice mi ha gentilmente concesso i personaggi.
Marta si imbarazza a baciare il suo ragazzo, nonostante non abbia alcun problema nel fare sesso con lui. Anche se nel momento meno opportuno - mentre è a letto con Andrea, il suo fidanzato - la ragazza torna con la mente all'origine del sua vergogna.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
- Questa storia fa parte della serie 'Luca'
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Nota dell’autrice: Questa storia è nata grazie all’invito di Kim WinterNight, dopo aver letto la sua drabble intitolata “Imbarazzo”, facente parte della raccolta “Melodies”, che trovate qui:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3810353&i=1 e che vi consiglio caldamente di leggere.
Si tratta della storia di una ragazza che si vergogna a baciare il proprio fidanzato. Nel chiedere all’autrice cosa potesse esserle successo di tanto grave da farle provare questa vergogna così intensa, la cara Kim mi ha invitato a scrivere io stessa il background della sua drabble. Ed è così che è venuto fuori ciò che state per leggere.
Quindi, i personaggi di Marta e Andrea – i cui nomi sono stati inventati da me dopo aver ricevuto via libera dalla loro autrice – appartengono a Kim WinterNight; mentre Luca è il mio personaggio ricorrente cui è dedicata la serie cui appartiene anche questa storia.
Un’ultima precisazione: il dialogo finale, con cui si conclude la mia storia, sono le prime due frasi della drabble di Kim, quindi ciò che avviene qui sotto si svolge immediatamente prima di ciò che si legge nella drabble.
Buona lettura.


 
Il perché dell'imbarazzo


 
Dedicata a Kim e a sua sorella Soul, che hanno sempre apprezzato il mio Luca.
Spero questa volta di non deludervi, mie carissime.
 
“Marta piange,
Marta piange ancora…”
Vasco Rossi, Marta piange ancora


 
Marta scostò il viso, fuggendo dalle labbra di Andrea, il suo fidanzato.
Stavano facendo l’amore, e mentre affondava dentro di lei il ragazzo aveva tentato più volte di baciarla. Ma, ogni volta, Marta aveva girato il capo dall’altra parte, impedendogli di raggiungere le sue labbra.
Andrea grugnì, e lei non capì se per rabbia, frustrazione o eccitazione. Trattenne un sospiro e assecondò i movimenti del suo ragazzo, che ondeggiava sopra di lei al ritmo delle spinte.
Era una paura sciocca, la sua, se ne rendeva perfettamente conto, ma ripeterselo in continuazione non faceva diminuire la sua vergogna. La vergogna di baciare il suo ragazzo.
Andrea le aveva chiesto più volte il motivo della sua reticenza, ma Marta non aveva mai avuto il coraggio di raccontargli la verità. Una verità che le faceva ancora tantissimo male.
Nonostante stesse facendo sesso con il suo ragazzo non poté impedire al suo pensiero di vagare nei ricordi di qualche anno prima, all’origine di quella sua vergogna.


Marta e Luca si conoscevano fin da quando erano bambini: avevano la stessa età, abitavano nella stessa strada ed entrambi frequentavano la stessa scuola. Spesso il pomeriggio facevano i compiti insieme, oppure Luca faceva ascoltare a Marta gli accordi di chitarra imparati alla scuola di musica che frequentava con profitto sin da quando aveva dieci anni.
Alla ragazzina Luca piaceva molto, con i suoi capelli biondi e il suo sorriso gioviale. Erano entrambi cicciottelli, e di solito venivano presi di mira dai ragazzi più grandi che si burlavano di loro. Marta soffriva molto per questo, e ne piangeva così spesso che avevano iniziato a chiamarla “frignona”. Ogni volta Luca correva a consolarla, minacciando con i pugni grassocci i bulli della scuola che, per tutta risposta, si mettevano a ridere e lo spingevano a terra, facendolo cadere come un sacco di patate. Marta lo aiutava a rialzarsi, lui rideva e scrollava le spalle e, per questo, la ragazzina lo vedeva come una specie di eroe, il suo eroe.
Mano a mano che gli anni passavano Marta si sentiva sempre più attratta da lui: il suo cavaliere, il suo principe azzurro, come lo definiva nei suoi sogni ad occhi aperti. E Luca era sempre stato gentile con lei, anche se non aveva mai dimostrato altro interesse nei suoi confronti se non una semplice, per quanto tenera, amicizia.
La ragazza ne soffriva in silenzio, cercando giorno dopo giorno il coraggio di rivelargli i suoi sentimenti.
Quando furono alle scuole superiori, ormai alla soglia della maturità, Marta aveva deciso che avrebbe dovuto darsi una mossa, se non voleva rischiare di farselo soffiare via. Luca, infatti, aveva iniziato a seguire una dieta ferrea che gli stava facendo perdere peso. Ora non era più il bambino cicciottello di un tempo, ma un bellissimo ragazzo dalle iridi verdi e lo sguardo malinconico, accentuato dal taglio a mandorla rovesciata dei suoi occhi. E Marta non era più l’unica a sospirargli dietro: alcune delle loro compagne di classe avevano iniziato a fargli gli occhi dolci, e persino i maschi che fino ad allora lo avevano snobbato avevano iniziato ad accettarlo nella loro cricca di bulletti.
La ragazza di questo soffriva, perché temeva che il vecchio Luca sarebbe potuto scomparire, lasciando spazio ad un nuovo ragazzo, più strafottente e maleducato, che non avrebbe più avuto tempo per far ascoltare i suoi progressi con la chitarra alla sua vecchia amica.
Durante la ricreazione Marta si metteva nel suo cantuccio, a piangere silenziosamente, e non sempre Luca accorreva a difenderla quando il coro sguaiato di «frignona, frignona» si innalzava di tono, fino a raggiungere livelli insopportabili. Ma, quando succedeva, alla ragazza pareva di vedere un angelo.
Finché, un giorno, aveva deciso di prendere il coraggio a quattro mani. Quando Luca aveva scacciato i tre irriducibili che continuavano a prenderla in giro lei si era accostata al ragazzo e, senza la forza di guardarlo negli occhi, aveva sussurrato:
«Luca… tu mi piaci molto. Mi piaci da quando eravamo bambini. Ti andrebbe… di metterti con me?».
Luca le aveva preso il mento tra le dita e le aveva sollevato il viso, per guardarla dritta negli occhi.
«Non mi sarei mai aspettato che tu mi chiedessi una cosa del genere. Vuoi lasciarmi qualche giorno di tempo per pensarci?».
Marta aveva annuito debolmente, ben sapendo che quello che aveva appena ricevuto era un rifiuto, benché garbato. Si era allontanata di scatto, ma il suono della campanella l’aveva costretta a tornare in classe, dove si era beccata anche una nota perché non riusciva a seguire la lezione.
I giorni successivi per lei erano stati uno strazio ma quando, la settimana dopo, a ricreazione aveva visto Luca avvicinarsi a lei, il suo cuore si era fermato per un attimo mentre tratteneva il respiro. Il ragazzo si era accostato, le aveva sollevato il viso prendendole il mento tra le dita e l’aveva baciata, dischiudendo le labbra e insinuandole la lingua in bocca.
Marta aveva chiuso gli occhi, credendo di sognare: Luca la stava baciando! Ma quando aveva allungato le braccia per passargliele intorno al collo il ragazzo si era ritratto di alcuni passi, le aveva puntato il dito contro e aveva cominciato a cantilenare, in tono alquanto infantile: «Marta bocca di fogna, guardala come frigna!». A lui si era unito subito il coro dei bulli, che l’avevano circondata e avevano puntato il dito contro di lei al suo stesso modo.
Marta si era sentita tradita: Luca l’aveva pugnalata alle spalle, l’aveva baciata solo per poi poterla prendere in giro. Allora aveva avuto ragione lei. Il suo vecchio amico non esisteva più, surclassato dal bulletto figo che ora se la tirava davanti a tutta la scuola, motteggiandola come neanche i bambini delle scuole elementari sarebbero stati capaci.
La ragazza era scoppiata in lacrime ed era scappata dalla scuola, e si era persino rifiutata di tornarci finché i suoi genitori non erano stati convocati dal preside. Dopo aver spiegato le sue motivazioni e aver discusso a lungo con gli adulti, Marta aveva ottenuto la possibilità di cambiare sezione e, per evitare di vedere i suoi vecchi compagni, non usciva dalla classe nemmeno durante l’intervallo.
Si era abituata ai motteggi dei bulletti, ma non avrebbe mai immaginato che anche Luca, il suo antico eroe, avrebbe potuto abbassarsi a tanto. Si era preso gioco di lei gratuitamente e quando lui, qualche giorno dopo, fermandola per strada le aveva confessato di averlo fatto solo per essere ammesso ufficialmente nel gruppo dei fighi della classe, Marta gli aveva mollato una sberla che gli aveva lasciato il segno sulla guancia. Poi si era voltata ed era scappata via, per nascondere le lacrime che avevano ripreso a scorrere sul suo viso. Si era rinchiusa in camera a piangere, e quando non aveva avuto più lacrime da versare aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più baciato nessuno in vita sua.


Un grugnito più forte degli altri la riportò bruscamente alla realtà. Andrea stava per raggiungere l’orgasmo. Il ragazzo eiaculò in lei, sicuro della protezione del preservativo, e poi si accasciò sul letto, esausto.
Marta gli poggiò la testa nell’incavo della spalla. Lui la cinse con un braccio e cercò le sue labbra che, ancora una volta, la ragazza gli negò, voltando il capo dalla parte opposta per nascondere le lacrime che tornavano a fare capolino all’angolo dei suoi occhi.
«Andiamo, piccola!».
«No, non me la sento...».


 
Fine



Spazio autrice bis: se siete arrivati fin qui, avrete capito che il mio Luca, che di solito è un tenerone, questa volta non ha fatto proprio una bella figura. Spero che la motivazione di Marta non sia troppo labile, ma ispirandomi a come ero complessata io alla sua età, ho pensato che un trauma del genere avrebbe potuto essere sufficiente.
Spero di aver reso giustizia ai personaggi che non mi appartengono, e mi appello alla vostra clemenza!

 
  
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