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Autore: saitoxlouise    18/03/2019    1 recensioni
Che cosa faresti se ti chiedessero di scegliere fra la carriera dei tuoi sogni e la persona dei tuoi sogni?
Che cosa faresti se la tua immagine sociale, i tuoi amici, la tua vita, fossero incompatibili con qualcuno che ami?
Come gestiresti i primi amori, le amicizie, gli scontri, le forti emozioni di quel periodo frenetico e caotico della nostra vita che chiamiamo adolescenza? Chi ci vive dentro, quando si accorge, non lo apprezza. Chi lo ha già vissuto, lo guarda come ad un ricordo lontano e dal sapore agrodolce. Chi deve ancora passarci, ne vedrà delle belle. A queste ed altre domande, proverò a dare le mie risposte attraverso gli occhi e il cuore di diversi personaggi di knb. Un intreccio interconnesso fra le storie di tutti noi, fonte di gioia e al contempo di sofferenza, che si chiama vita sociale.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shintarou Midorima, Sorpresa, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il fruscìo pulito della retina stava a significare una cosa soltanto: l'ennesimo canestro perfetto. Pulito, senza la benché minima sbavatura, nonostante ormai fosse quasi il centocinquantesimo tiro, il tutto come esercizio individuale e assolutamente facoltativo successivo al già di per sè estenuantissimo allenamento di squadra di ben due ore e mezzo. 
Dopo tanto sport, come sempre, le braccia iniziavano lentamente a muoversi per conto proprio, dando dei piccoli accenni di una sempre più crescente volontà di ribellarsi ai comandi del cervello che così tanto le stava mettendo alla prova.
Suo unico, per quanto piccolo, conforto, anche se mai e poi mai nella vita lo avrebbe ammesso, era la compagnia di Takao, che, al pari di lui, non aveva digerito la recente sconfitta contro la Rakuzan all'ultima edizione della Winter Cup, nè quella un po' più datata all'Inter High contro la Seirin.
Queste due indelebili macchie al suo orgoglio erano il motivo principale per cui anche di sabato si sottoponeva con il compagno ad un allenamento così intenso. Del resto, lui faceva tutto ciò che era umanamente possibile, per questo non sbagliava mai un tiro. "L'uomo propone, Dio dispone", lo aveva detto, a se stesso ancor prima che agli altri, così tante volte che ormai erano parole che facevano parte della sua stessa essenza.
Quando finalmente insaccò il duecentesimo ed ultimo canestro consecutivo, erano ormai le sette passate.
Raccolto il borsone, la shooting guard dei Miracoli si diresse nel più austero silenzio negli spogliatoi, seguito a ruota dal playmaker della sua squadra, nonché (e anche qui difficilmente lo avrebbe ammesso spontaneamente) caro amico.
Fu proprio questi, una volta entrati sotto la doccia, a chiedergli di prestargli il suo shampoo, disturbandolo bruscamente dall'idilliaco incontro fra la sua pelle e il caldissimo getto d'acqua della doccia aperto alla massima portata. Shintarou adorava farsi la doccia, era veramente uno dei pochi momenti della giornata che sentiva di apprezzare dal profondo del cuore, ma la adorava se fatta nel più assoluto silenzio.
Solo così gli sembrava quasi di riuscire a sentire con le orecchie i suoi stessi pensieri, anche quelli più nascosti. Era difficile da spiegare, ma in pratica la doccia era il momento in cui più di ogni altro si avvicinava ad uno stato di pace con se stesso, e forse anche con il resto del mondo. Per questo gli piaceva lavarsi dopo una sessione extra di tiri, perchè nel frattempo tutti gli altri compagni di squadra se ne erano andati. Tutti tranne Takao.
Per carità, a volte era divertente anche farla con gli altri; diciamo quindi che la combinazione ideale era farsi almeno cinque docce su sei in santa pace.
"Sai, Shin-chan, ho sentito due matricole bisbigliare che in realtà noi due siamo omosessuali..."
"Cosa!?" Tuonò lui, per una volta molto più interessato a dialogare che ai suoi monologhi interiori su come dovrebbe farsi il bagno.
"Dicono che aspettiamo che tutti escano dallo spogliatoio per-"
"Non aggiungere altro-nanodayo. Voglio i nomi."
Kazunari scoppiò a ridere, rassicurandolo che da quel momento non ci sarebbero più stati simili malintesi. Alla richiesta di spiegazione da parte del verde, il numero 10 della Shutoku, con un sorriso a 32 denti, annunciò solennemente che quella sera gli avrebbe presentato la sua nuova ragazza.
Lì per lì, Midorima lo offese semplicemente, dando per scontato che si trattasse dell'ennesimo scherzo dell'amico. Ma poiché questi non accennnava ad ammettere di aver mentito, la possibilità che per una volta stesse dicendo la verità lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
Non è che fosse un amante del gossip o simile, anzi, di solito simili argomenti non lo interessavano minimamente. Ma il fatto che qualcuno così vicino a lui si fosse trovato la fidanzata prima di lui, sotto sotto, era una ferita nell'orgoglio.
Com'è ovvio, non è che passasse il tempo a cercare una partner, anzi, era proprio l'ultima delle sue preoccupazioni, ma questo solo perchè era sempre stato ingenuamente ed incosciamente convinto che prima o poi quella giusta sarebbe arrivata da lui senza che egli si fosse sforzato per cercarla, e soprattutto che tutto il mondo, o almeno il suo mondo, sarebbe rimasto immutato fintanto che ciò non fosse accaduto.
Cosa ne sarebbe stato dei loro sabati sera trascorsi insieme? Non era tanto che Takao lo abbandonasse a preoccuparlo, quanto piuttosto che provasse ad inserire anche la sua compagna fra di loro, così che da quel momento in avanti avrebbe dovuto sopportare due rompiscatole invece che uno solo.
Ma poiché quella sera, oltre a loro, ci sarebbero stati anche alcuni amici e amiche, il problema, almeno per quella settimana, non sussisteva. E, come dice il detto, non rimandare a domani quello che puoi rimandare a dopodomani.

UNA SETTIMANA PRIMA

"Dai-chan!! Gli allenamenti sono già iniziati!"
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, godendosi la brezza primaverile di fine aprile, che da nessun altra parte accarezzava così delicatamente la sua scura pelle come sul tetto dell'Accademia Too.
Non aveva voglia di allenarsi, e questo era un dato certo. Ma aveva ancor meno voglia di sorbirsi le strigliate di Momoi, e pertanto, seppur ciondolando svogliatamente, si diresse verso la palestra.
Non si allenava cinque/sei giorni a settimana come quei pazzi della sua squadra(e degli altri team di livello nazionale), ma quanto meno aveva ricominciato a bazzicare nel campo da basket almeno un allenamento ogni due.
"Ce ne hai messo di tempo! Perché mi chiedi di venire a vederti, se poi non ti presenti?!"
Gli domandò, fingendosi indispettita, Nene. Aomine, in tutta risposta, si limitò a darle un bacio piuttosto aggressivo, raggiungendo poi i compagni di squadra.
Satsuki, per quanto le dispiacesse ammetterlo, non riusciva ad accettare l'esistenza di Nene. Era simpatica ed era anche una brava persona, ma da quando si era messa con il suo amico di infanzia non aveva fatto altro che pensare a lui, e la gelosia le aveva in poco tempo fatto dimenticare, per quanto lei stessa ne fosse rimasta schockata, il suo amore non corrisposto per Tetsu.
Ad essere precisi, tutto era cominciato dopo la Winter Cup dell'anno precedente, quando a poco a poco, alla notizia che Daiki avesse cominciato ad allenarsi, un consistente numero di stupide galline del primo anno e della scuola media Too(affiliata con l'Accademia Too) aveva iniziato a seguire la squadra di basket, andando in calore ad ogni canestro di Dai-chan. 
Tra di esse, vi era anche Nene, che attualmente era matricola nella loro stessa scuola, e che aveva deciso di rubargli il suo amico di infanzia poco prima dell'inizio dell'anno, durante le vacanze primaverili. 
Il pretesto per abbordarlo era stata la finale del torneo primaverile di basket liceale, dove la Too aveva perso di un misero punto a causa di un disperatissimo buzz beater da metà campo segnato da Himuro, il quale sullo scadere aveva segnato tre punti per la Yosen che era ormai data per spacciata in quanto sotto di due ad un secondo dalla fine e lontanissima da canestro.
L'amarezza per una sconfitta così immeritata era tanta, e quella furba se ne era approfittata per sedurlo. Satsuki pensò di essere stata una stupida, ad essersi accorta solo allora che in realtà la persona di cui era innamorata non era Tetsu(a cui ovviamente voleva un bene dell'anima), ma quello stronzo di Daiki.
Ah, però se non c'era lei a pensarci, non era di certo Nene a passare da casa sua per svegliarlo tutte le sante mattine, o a costringerlo ad allenarsi, o a passargli i compiti le frequentissime volte che lui se lo scordava!
La manager della Too si allontanò dall'edificio, alla ricerca di un po' d'aria. Stava diventando sempre più fastidioso vedere quei due insieme, e non le piaceva sentirsi così. Le sarebbe piaciuto pensare che fino a che Dai-chan fosse stato felice, anche se non con lei, anche lei lo sarebbe stata per lui, un po' come valeva per la sua prima cotta, Tetsu-kun. Ma stavolta era diverso, per la prima volta in vita sua sentiva con quanta potenza la gelosia potesse travolgere l'animo di una persona.
Camminando sovrappensiero, la ragazza cozzò contro un compagno di scuola, rovesciando sul pavimento il plico di fogli che quest'ultimo stava trasportando.
"Sono mortificata, ero con la testa fra le nuvole! Aspetta, ti aiuto a raccoglierle..."
"Figurati! Aspetta, ma tu sei Satsuki Momoi-san, giusto?" Le chiese il ragazzo, probabilmente un senpai del terzo anno.
"S-Sì... perché?"
Il ragazzo parve notevolmente sollevato dall'apprendere l'identità della sua interlocutrice.
"Menomale, ti stavo proprio cercando!"

Il venerdì pomeriggio gli spalti della palestra della Seirin erano affollatissimi. La squadra di basket uscente campionessa dall'ultima edizione della Winter Cup, del resto, suscitava non poco interesse fra gli studenti, e, soprattutto, tra le studentesse, che non vedevano l'ora di ammirare il fisico e la potenza di Kagami, il quale per contro neanche si accorgeva di essere osservato.
Ma il motivo per cui proprio il venerdì era il dì più affollato era che in quel giorno, con cadenza settimanale e a partire da poco dopo la vittoria alle nazionali, la squadra organizzava, alla fine dell'allenamento, una partitella in scioltezza fra gli studenti del secondo(ormai terzo) anno e quelli del primo(ormai secondo).
"Suzuki-san è venuta a vedere la partita, stavolta."
"Gwah! Kuroko, maledetto! Ti ho detto mille volte di non comparire dal nulla all'improvviso!" Sbraitò il rosso, sorpreso dall'ennesimo intervento atono, per quanto improvviso, dell'amico. 
Per tutta risposta, il celeste accennò un lievissimo sorriso ed inarcò un sopracciglio, come a far capire all'asso della squadra che la sua affermazione precedente sarebbe rimasta sospesa fintanto che non avesse avuto una risposta.
Per il numero 10, invece, la questione non esisteva proprio, visto che nello spavento del momento non aveva di certo prestato attenzione a cosa gli fosse stato detto. Pertanto, dopo aver sospirato platealmente(se così si può dire considerando che Kuroko poteva essere tutto fuorché plateale), il sesto uomo fantasma ripeté la frase, e questa volta l'amico si irrigidì come una tavoletta di legno, non sapendo se essere più disturbato da quanto avesse sentito, o dal fatto che Tetsuya avesse inspiegabilmente intuito qualcosa che lui stesso, per quanto interessato in prima persona, aveva appreso solo dopo un paio di mesi.
"Co...Come fai a-"
"Sono un maestro nell'osservare le persone. Non capisco come mai trascorriate mattinate intere a lanciarvi occhiate sognanti, se poi non vi date nemmeno il buongiorno quando entrate in classe."
Gli rispose Kuroko, con quel suo modo di essere obiettivo che non trasudava reali intenzioni di vantarsi della propria perspicacia né di prendersi gioco della sua timidezza, ma che comunque gli faceva arrivare il sangue al cervello.
Taiga era sempre stato molto goffo nell'esprimere quello che provava, e questa sua inettitudine, col tempo, si era trasformata in una vera e propria demenza per quanto concerneva qualunque forma di contatto con il gentil sesso. La verità era che lui le donne non le capiva proprio. Per uno stupido come lui, l'unica cosa degna di attenzioni era il basket, che, nella sua complessità, gli risultava la cosa più semplice e lineare, una funzione vitale essenziale come poteva essere mangiare o bere. Ma, le donne, loro dicono che hanno sete, e invece poi si scopre che hanno fame ma pensavano di avere sonno. Non riuscendo a capirle, era comprensibile che avesse paura di loro. Tutto ciò che non conosciamo ci spaventa e tira fuori il peggio di noi, ecco perche sarebbe importante debellare l'ignoranza delle persone di tutto il mondo una volta per tutte.
Non era un pensiero suo, il professore lo aveva fatto leggere davanti alla classe a Suzuki dopo la riconsegna delle verifiche, perché le sue idee lo avevano colpito, e Kagami in quel momento aveva realizzato quanto indegno di attenzioni potesse essere una capra come lui davanti a una persona intelligente e austera come la sua compagna di classe.
Tetsuya invece era molto più abile di lui, con le donne, tant'è una sventola come Momoi gli aveva fatto il filo per quasi quattro anni. Tra l'altro, da quel poco che aveva avuto modo di vedere, durante la prima superiore era stato anche fidanzato con una compagna di classe con cui si era messo insieme ai tempi della scuola media Teikou, ma non ne sapeva molto, nè della loro storia nè del perchè si fossero lasciati, e non sapeva nemmeno perchè avesse sempre cercato di fargliela incontrare il minimo indispensabile, né perché si fosse sempre ostinato a tenergli tutto segreto, quando su ogni altro argomento entrambi si confidavano l'un l'altro senza problemi.
"Perché non siete ancora in posizione per la palla a due?!"
Tuonò la coach, seguita a ruota dal capitano. Ormai quei due, per quanto solo de facto, erano dei veri e propri piccioncini, tanto da far venire il diabete.
"La ragazza che piace a Kagami-kun è venuta a fare il tifo per lui."
"Kuroko, maledetto!?" Inveì nuovamente l'ala grande, ma ormai la frittata era fatta.
Con dei sorrisi sornioni da imbecilli stampati sulla faccia, tutti i senpai della squadra posarono una mano sulla possente spalla del loro asso, incoraggiandolo a darci dentro.

I membri della squadra del secondo anno erano: Kagami, Kuroko, Furihata, Kawahara e Fukuda. Il team del terzo anno, invece, schierava: Mitobe, Tsuchida, Koganei, Hyuuga e Izuki. Kiyoshi, ancora convalescente dall'intervento in America, sarebbe entrato solo nel secondo quarto(la durata della partita era stata ridotta a 20 minuti).
Grazie alla sua straordinaria elevazione, Taiga vinse la palla a due contro Mitobe, lanciando la sfera in direzione di Furihata. Quest'ultimo la lanciò proprio verso Izuki, il suo marcatore. Quello che poteva sembrare ingenuamente un errore, si rivelò invece una buona tattica per passare subito in vantaggio. Kuroko apparve infatti dal nulla, scagliando la palla in direzione del canestro, dove Kagami la afferrò con ambo le mani, effettuando una schiacciata potentissima.
La folla esultò, ma c'era un solo sguardo che cercò di incrociare una volta atterrato: anche lei sembrava piuttosto impressionata. Aveva un'espressione bellissima quando palesava stupore per qualcosa, era simile a quella che le vedeva fare in classe quando il professore spiegava un argomento difficile e lei riusciva a capirlo al volo.
Una pallonata colpì Taiga in pieno volto, facendolo giungere alla conclusione che mai più gli sarebbe convenuto distrarsi durante un match.
Dopo il dovuto break, dove egli rifiutò gli inviti dei compagni ad abbandonare il campo, la partita ricominciò. La squadra più giovane, per quanto meno esperta, riuscì a concludere con un parziale di 20 a 15, soprattutto grazie all'incontenibile talento della luce e dell'ombra della Seirin.
Ma il secondo tempo era diverso; ci sarebbe stato anche Teppei. Ed infatti, con una doppia marcatura su Taiga, quest'ultimo e Mitobe riuscirono a tenerlo più o meno a bada, permettendo agli altri tre di ribaltare la situazione ad un minuto dalla fine, per un punteggio parziale di 27 a 26.
"Stai giocando da schifo. Sono sicuro che Suzuki-san si sia pentita di essere venuta a vederti oggi." Affermò dal nulla Kuroko, spaventando nuovamente l'amico.
"Non è certo venuta per me, baka! E, comunque, non è facile concentrarmi sentendo il suo sguardo puntato addosso. Adesso pensiamo al gioco, non voglio che mi veda perdere." Rispose affranto il rosso, rincuorandosi da solo subito dopo.
Ma Kagami non era l'unico pericoloso. Combinando il Vanishing Dribe con il Phantom Shoot, infatti, Tetsuya riportò la sua squadra in vantaggio di un punto a quaranta secondi dalla fine, ma i senpai fecero altrettanto a venti secondi dalla sirena, riportandosi sopra per uno score di 29 a 28 grazie ad una prodezza di Teppei. Nell'ultimo disperato contropiede, per la fretta, Furihata perse palla. Ne approfittò Izuki, dirigendosi tutto solo verso canestro. Era finita.
Il playmaker eseguì un semplice lay-up, ma il suo tiro fu intercettato da una potente stoppata di Kagami. Kuroko recuperò il pallone, scagliandolo poi dall'altra parte del campo, dove la sua luce si era già posizionata per ricevere il passaggio. La marcatura di Kiyoshi era stretta, ma il rosso passò a sorpesa la palla indietro a Kuroko. Junpei saltò per murare il tiro, ma si era scordato che il numero 11 era un'ombra. Lo pseudo-tiro del sesto uomo fantasma si rivelò infatti essere un perfetto alley-up per Taiga, che nel frattempo aveva trovato lo spazio per effettuare uno dei suoi super salti. Ma Mitobe e Teppei avevano previsto la sua mossa, ed avevano perfettamente preso i tempi per stoppare la sua schiacciata ad una mano. Era finita, stavolta sul serio.
"Tira!" Urlò qualcuno dagli spalti.
Quella voce, non poteva crederci, era la sua, era proprio di lei... Non poteva perdere, non davanti a lei. A qualunque costo, anche a costo della vita, avrebbe messo dentro quel tiro.
Cambiando posizione a mezz'aria, nonostante la doppia marcatura, l'asso della squadra effettuò una potente meteor jam, facendo vincere i kouhai ad un secondo dalla fine.
Malgrado le standing ovations della folla degli spettatori, Hyuuga non poté che trovare l'esecuzione di quella mossa così difficile e la rapidità del suo rientro in difesa(nonché della sua transizione in attacco)eccessivamente di alto livello persino per un giocatore al pari della Generazione dei Miracoli. C'era una sola spiegazione plausibile: Bakagami era entrato nella Zone durante l'allenamento, cosa che gli era stata categoricamente proibita. Dio solo sapeva cosa gli avrebbe fatto Riko(che sicuramente se ne era accorta, se ci era arrivato lui).
"Stupido di un Bakagami, fai il giro della scuola camminando. Sulle mani. Cinque volte. Adesso." Esordì infatti la coach, sprigionando l'aura omicida di chi non andava contraddetto per nessuna ragione al mondo.
"C-C-Coach..." Provò a supplicare in lacrime lui.
"Aveva giurato a Suzuki-san che le avrebbe dedicato la vittoria di oggi." Intervenne inespressivamente Kuroko, suscitando le proteste del rosso.
Adesso tutta la squadra sapeva chi fosse la persona in questione, ma quanto meno la pena cui era appena stato condannato fu revocata. Ancora una volta, con la sua fastidiosa seppur utile schiettezza, Tetsuya lo aveva aiutato, e non poco.

Il getto caldo della doccia era veramente piacevole, soprattutto considerando che oramai in palestra erano rimasti solo loro due, che più o meno era come avere tutta lo spogliatoio a disposizione, data la scarsa presenza di Tetsuya.
"Sai, Kagami-kun, ho sentito due matricole bisbigliare che in realtà noi due siamo omosessuali."
"Cosa!?" Tuonò il rosso.
"Dicono che aspettiamo che tutti escano dallo spogliatoio per-"
"Non aggiungere altro. Voglio i nomi."
Il celeste sorrise, ignorando l'ordine. Se non aveva sbagliato i calcoli, quella sera sarebbero tornati a casa separatamente, e inoltre i dubbi sulla loro presunta non eterosessualità si sarebbero definitivamente dissipati.

Quando finalmente il rosso uscì dalla palestra, erano già le 19 passate. Kuroko lo aveva stranamente liquidato dicendo che aveva delle faccende da sbrigare, per cui sarebbe tornato a casa da solo.
La stradina asfaltata che conduceva verso l'uscita dell'edificio era oramai deserta, dato l'inusuale orario a cui si stava accingendo a rincasare, eccezion fatta per una ragazza dai bellissimi capelli castani, che, poco più avanti, se ne stava abbastanza abbattuta in volto ad osservare il display dello smartphone.
"Ti serve aiuto?" Le chiese gentilmente il ragazzo, rimanendo pietrificato una volta che questa si fu girata. 
Era proprio lei, con quei bellissimi occhi marroni che lo stavano scrutando con la stessa attenzione e curiosità con cui un archeologo ispeziona una tomba appena rinvenuta, con quella pelle diafana che la faceva sembrare una scandinava, con quei lineamenti del viso così dolci che esternavano la sua nobiltà d'animo e la sua rettitudine, e con quel suo corpo slanciato nella giusta misura che la faceva sembrare così minuta a confronto con lui e al contempo così svettante rispetto alla media nipponica.
Vedendola così da vicino, per poco non ci rimase secco. Era troppo bella, troppo pura, e troppo irraggiungibile perché un inetto come lui si sognasse di averla, ed era bene che se lo ricordasse. Due giorni prima uno dei più popolari studenti del terzo anno ci aveva provato con lei, ma lei non gli aveva concesso neanche un appuntamento. Lo aveva rifiutato con una gentilezza e dolcezza quasi ossimoriche rispetto al contesto ed alle parole che gli aveva detto. Perché lei era capace anche di districarsi nelle contraddizoni umane, ed uscirne vincitrice, con la stessa umile maestosità(un altro ossimoro che le apparteneva) delle principesse delle fiabe.
"K-Ka...Kagami...kun... Ciao..."
Gli sussurrò lei una volta che lo riconobbe, dopo essersi ripresa dallo spavento iniziale(vedersi comparire un gigante da dietro può, a certe condizioni, fare un po' di paura lì per lì). La verità era che, all'uscita, aveva perso le sue amiche nella calca, e mentre lei era rimasta come una fessa ad aspettarle, queste avevano ben pensato di squagliarsela da sole, liquidandola con un messaggio(sospettava che lo avessero fatto intenzionalmente nella speranza che Kagami la approcciasse, ma non ne aveva le prove).
Già che c'era, la ragazza si congratulò con lui per la partita. Era stato davvero bravo. E, visto che oramai avevano sciolto il ghiaccio, gli raccontò a grandi linee del perché fosse rimasta da sola, omettendo ovviamente alcune parti sensibili della storia.
"E' pericoloso tornare a casa da sola a quest'ora. Mi sento più tranquillo ad accompagnarti."
Affermò candidamente il cestista, sinceramente preoccupato che con l'abbuiarsi qualche malintenzionato ne avesse approfittato per avvicinarsi a lei.
La ragazza, un po' sorpresa ma per nulla spaventata dall'iniziativa del compagno di classe, acconsentì volentieri, ringraziandolo per la premura. D'altronde, Kagami era fatto così. Lui era una delle poche persone sinceramente di cuore, la sua gentilezza era fine a se stessa e non di certo strumentale ad ottenere vantaggi personali in un secondo momento. Anche (ma non solo) per questo lo ammirava tanto.
Contrariamente ad ogni previsione, tra l'altro, entrambi si erano dimostrati particolarmente loquaci sulla via del ritorno, dando vita ad una conversazione molto interessante che si autoalimentava, e rimanendo entrambi soddisfatti della bella chiaccherata cui avevano avuto modo di partecipare. C'era una sola cosa che dispiaceva alla castana, una malinconia che aumentava di intensità man mano che si avvicinavano verso casa.
L'affiatamento che stavano dimostrando in quelle centinaia di metri, sarebbe andato perduto una volta salutati? Diciamoci la verità, lei non aveva il coraggio di riapprocciarlo il lunedì mattina seguente, e non le sembrava che lui fosse più bravo di lei ad interagire con gli altri. Era anche per questo che le piaceva. Lasciava l'amaro in bocca pensare che questa loro passeggiata sarebbe stata soltanto un bellissimo sogno, al risveglio dal quale entrambi avrebbero continuato a comportarsi come estranei. E, sfortunatamente, il tanto odiato arrivo a casa arrivò con la stessa inesorabilità con cui prima o poi tutte le bugie che una persona dice vengono a galla.
"E-Ecco, Suzuki... E' stata veramente una piacevole conversazione..."
"E' vero! Mi ha fatto molto piacere che tu mi abbia accompagnato..." Si dissero, esaurendo la dose di coraggio che avrebbe dovuto servire loro per tutta la vita.
"S-Se a te va bene, allora, ti... sì, well(Oh no, merda! Quando andava nel pallone non riusciva a distinguere il giapponese dall'inglese e gli venivano fuori delle frasi orripilanti!), potremmo... fare la strada insieme... qualche volta..."
Se inizialmente si sarebbe ammazzato per aver provato a uscirsene fuori con qualcosa ben al di fuori delle sue corde, l'espressione contenta della ragazza alla sua richiesta non poté che indurlo a comportarsi sempre più coraggiosamente da quel momento in avanti: era davvero bellissima quando era felice.
"S-S-Sì! S-Se...Se non ti disturba, ovviamente! Ne sarei felicissima!"
Rispose lei, inizialmente pentendosi di aver lasciato trapelare troppo entusiasmo. Ma l'espressione sollevata ed incoraggiata di Taiga alla sua risposta la convinse a comportarsi in maniera sempre più audace da quel momento in poi: era troppo tenero, veramente troppo carino, quando sorrideva.

La ragazza entrò a casa, chiudendosi la porta alle spalle con un gran sospiro liberatorio: dopo tutta quella tensione, le ginocchia non le ressero più, tanto che, strusciando con la schiena sulla parete, alla fine si ritrovò seduta in terra.
"Allora, com'è questo famoso Kagami-kun?" Si sentì dire dalla cucina.
"One-chan! C-Come fai a sapere-"
"La foto della sua schiacciata finale contro la Rakuzan, quella che tieni nascosta sotto il tuo materasso in pratica, parla da sola..." Le rispose, sorridendo vittoriosa, la sorellina, al contempo estraendo la foto in questione dalla tasca del pantalone per mostrargliela.
"R-R-Ridammela!" Tuonò Asia, iniziando ad inseguirla. E siccome, non riuscendo ad agguantarla, probabilmente alla fine si sarebbe messa a frignare, alla fine Nene si decise a restituirle la refurtiva. Era davvero buffo che, nonostante fosse la più piccola, fosse stata proprio lei ad aver trovato per prima un ragazzo. Del resto, quella era la prima volta che Asia, la più anziana, dimostrava interesse per il sesso maschile: doveva trattarsi di una persona veramente fenomenale!
"E comunque," precisò Asia, "ho comprato questa foto a scuola solo perchè mi piace il basket!"
"Ah davvero?" la incalzò Nene "E allora dimmi: cosa succede se, mentre stai tirando a canestro, il difensore commette fallo?"
"C-Calcio di rigore?" Provò titubantemente l'interrogata.
Nene scoppiò a ridere, non riuscendo a concepire come potesse, una persona colta come lei, essere così ignorante quando si parlava di sport. Non c'era niente da fare, nessuno avrebbe detto che fossero sorelle, da quanto erano diverse: lei più bassina(1.59 m) e formosa, sua sorella maggiore più alta (1.69 m) e slanciata. Lei energica, forte, sportiva, solare e divertente, Asia intelligente, gentile, timida, composta e frignona. Nene con i capelli viola, Asia con i capelli castani. 
Eppure avevano lo stesso cognome! Forse, beh sicuramente, tanta differenza fra le due era dovuta al fatto che avessero due madri diverse...

NEL FRATTEMPO, IN QUALCHE QUARTIERE DI LOS ANGELES

Un'enorme nuvola di fumo si levò in aria, ma il soffitto e le pareti di quel privè impedirono al gas di dissiparsi all'esterno. Non che importasse a qualcuno in quel momento, visto che nessuno si sarebbe mai permesso di rimproverare i Jabberwock.
Nash si sentiva piuttosto sballato, ma aveva ancora un ottimo controllo e una buona percezione dell'ambiente esterno. Non gli piaceva dare di matto completamente, a differenza di Jason, che ricevette infatti un'occhiataccia truce dal suo capitano affinché la smettesse di giocherellare con i divanetti in pelle fino ad usurarli completamente.
Giocherellare era molto riduttivo, dal momento che quel bestione di 115 kg ci stava saltando sopra a ripetizione stile Fosbury. Non gli importava se spaccava tutto, anzi, di solito lo facevano insieme, ma in quel momento sotto al tavolino stava ricevendo un bel servizietto da una sua fan, e non voleva che le cascasse addosso proprio durante il momento clue.
Allen e Zack intuirono l'irritazione del biondo, e riuscirono a convincere Silver a spostarsi con loro nella stanza accanto, dove gli avrebbero presentato delle ragazze.
Nel frattempo Nick uscì dal bagno insieme alla sua ragazza, anch'egli piuttosto stordito in faccia.
"Ragazzi, sono le 8 del mattino, fra due ore abbiamo la partita e non abbiamo ancora chiuso occhio. Non dovremmo andarcene?"
Gold Jr si girò verso il suo compagno, colui che conosceva da più tempo di tutti. Era una fortuna che ci fosse qualcuno con un minimo di sale in zucca oltre a lui in quella squadra, se così si poteva chiamare quello strano gruppo.
"Me ne ero scordato, comunque ormai facciamo after. Potremo dormire durante la partita."
Nick sghignazzò divertito, poi si sdraiò su su un divanetto insieme a Kelly ed iniziò a sonnecchiare. Erano tre giorni consecutivi che dormivano poco e nulla, se non avesse chiuso gli occhi per un'oretta sarebbe morto.

NOTE DELL'AUTORE: Buonasera, eccomi qui con un'altra idea malsana(continuerò ad aggiornare la ff su Haizaki ovviamente). Questa storia sarà un amalgama che riguarderà tanti personaggi di knb, non so ancora come sarà il risultato finale :')
Come sempre spero che la lettura vi diverta e che lasciate qualche recensione e/o qualche consiglio per migliorare. Al prossimo aggiornamento ^^
   
 
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