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Autore: Btsuga_D    19/03/2019    5 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hook-Up
❖ Shooting - Day 2



🔻🔻🔻  


«Ma proprio oggi doveva alzarsi il vento?» si lamentò Jimin stringendosi nella sua maglietta marrone con su la scritta “REGRET”. I suoi capelli neri gli solleticarono la fronte mentre cercava di spostarli all’indietro con l’ausilio delle sue dita. La sua fronte rimase scoperta per un attimo, il tempo necessario a far intravedere le rughe d’espressione, comparse a causa del piccolo broncio che gli si era formato sul viso.
 
«A me non dispiace,» intervenne Namjoon mentre si faceva sistemare il trucco. «E poi qui c’è una vista stupenda. Ho sempre adorato questo posto. V, dopo mi scatti qualche foto da pubblicare su Twitter?»
 
«Mm mm,» annuì Taehyung, anch’egli perso in quel paesaggio spoglio eppure così rilassante. Sembrava di essere nella savana. «Quel punto sarebbe perfetto, soprattutto con questa luce,» disse puntando un albero in lontananza.
 
«Non è lo stesso posto in cui abbiamo girato Save Me?» domandò Jin guardandosi intorno. «Quel giorno pioveva a dirotto ed eravamo bagnati fradici, per non parlare di tutte le corse che abbiamo fatto per riuscire a stare dietro al cameraman. Se ci ripenso mi fanno male le gambe.»
 
«Non ho mai desiderato il mio letto come in quel momento,» mi aggregai alla conversazione. Ero disteso a terra con la pancia rivolta verso il basso e le braccia incrociate sotto il mento. «Ero infreddolito e bagnato. Volevo solo andarmene a casa e sprofondare nel letto.»
 
Hoseok scoppiò a ridere. «Lo sappiamo. Appena tornati a casa ti sei lanciato sul materasso, neanche avessi visto Kumamon dormirci sopra. Scommetto che in quel momento non avevi neanche voglia di spassartela con qualche ragazza,» ridacchiò.
 
«A proposito, Hyung,» c’interruppe Jungkook. Si guardò intorno prima di tornare con gli occhi puntati su di me. «Dov’è Ji Woo? Non la vedo da nessuna parte.»
 
Distolsi immediatamente lo sguardo e lo puntai verso la radura che si perdeva a vista d’occhio. Il vento mi sfiorò dolcemente i capelli. «Le ho dato un giorno di riposo. Ieri sera non si sentiva molto bene.»
 
Jimin mostrò subito un’espressione maliziosa. «Ieri sera? Uhmm… Hyung, non dirmi che-»
 
Sbuffai e lo interruppi. «No, Jimin. Frena il film che ti stai facendo in testa. Lo sai che preferirebbe strangolarmi piuttosto che…» abbassai il tono della voce, «fare qualcosa con me,» mi trattenni per non sconvolgere troppo il maknae.
 
«Davvero?» domandò Jimin non del tutto convinto. «Ma ieri in camerino-»
 
Afferrai uno dei pannelli riflettenti che usavano per regolare la luce durante le foto e glielo lanciai dritto in testa. Jimin si chinò leggermente all’indietro, ridacchiando. «Piantala! Per colpa sua ho fatto una figura di merda davanti a tutti. Ho ancora voglia di prenderti a pugni perché continuavi a ridere!»
 
«Ma dai, Hyung! Come facevo a non ridere con te in quelle condizioni?» Gli lanciai contro un altro pannello e stavolta lo presi dritto in faccia. Jimin rise di nuovo. «Accidenti, quanto sei permaloso!» mi rimproverò, sempre con il sorriso sulle labbra.
 
«Però devi ammettere che riesce a tenerti testa alla perfezione,» disse Jin incrociando le braccia al petto. «Sarà perché faceva la bodyguard? È una tipa tosta.»
 
«Io sarò sincero,» intervenne Namjoon. Ci voltammo tutti a guardarlo. «Quella ragazza non mi piace. E te l’ho già detto, Suga-hyung. Devo forse ricordarti che è la sorella di Yoona-noona?» Piombò un silenzio improvviso. Mi sentii tutti i loro sguardi addosso, alcuni preoccupati, altri dispiaciuti a causa di Namjoon che aveva deciso di tirare fuori quell’argomento nonostante sapesse quanto mi infastidisse.
 
«E questo cosa c’entra?» domandai sulla difensiva. L’atmosfera giocosa di prima era decisamente sparita. «Ji Woo non è Yoona.»
 
Namjoon sospirò. «Lo so benissimo, ma… ho come l’impressione che ti stai attaccando un po’ troppo a quella ragazza. Non te ne stai rendendo conto anche tu? Io me ne sono accorto, e ti sto solo mettendo in guardia come ho sempre fatto. L’ho fatto con ogni ragazza che ti sei portato a letto. L’ho fatto con Yoona e ho intenzione di farlo anche con Ji Woo.» Si voltò verso di me mentre gli altri ci osservavano in religioso silenzio. «Sono il vostro Leader ed è mio dovere intervenire quando mi accorgo che qualcosa o qualcuno potrebbe minacciare la sicurezza del nostro gruppo. Ne va della nostra sopravvivenza.»
 
Lo guardai. Sapevo a cosa si stava riferendo. Namjoon era sempre stato molto cauto sull’argomento “ragazze”, soprattutto quando si era reso conto che mi ero davvero innamorato di Yoona. Noi Idol non potevamo fidanzarci. Era una clausola del nostro contratto, ma lui aveva chiuso un occhio, e insieme agli altri ragazzi aveva mantenuto segreta la mia “relazione”. Avevano rischiato, ma lo avevano fatto per me. Per rendermi felice. Peccato che i loro sforzi fossero andati sprecati. E quando avevo cominciato ad andare a letto con ogni ragazza che mi capitava a tiro… il rapporto tra me e Namjoon si era decisamente incrinato. Per lui ero una persona immatura che pensava solo al proprio tornaconto e non dava la giusta importanza ai pettegolezzi che avrebbero potuto distruggere quello che avevamo faticosamente costruito.
 
Capivo perché non vedeva di buon occhio Yorin. Lei aveva tutte le ragioni per farmela pagare. Poteva denunciarmi, o cercare vendetta e pubblicare quelle foto che ci avrebbero distrutto. Namjoon lo sapeva, e nonostante il contratto fosse stata una sua idea, non poteva fare a meno di tormentarsi. Dopotutto era sempre il nostro Leader.
 
«E io ti ho già detto di non preoccuparti,» gli risposi alzandomi in piedi. «Ji Woo mi odia, ma non è così stronza da vendicarsi. Non ce lo ha forse dimostrato?»
 
«Non è lei quella che mi preoccupa,» ribatté subito Namjoon. «Ma tu.»
 
Prima che potesse spiegarsi meglio, Jungkook s’intromise ancora una volta nella conversazione. «Hyung, sei sicuro che Ji Woo stesse davvero male?» domandò improvvisamente il più piccolo. Sembrava averci rimuginato fino a quel momento.
 
Aggrottai le sopracciglia. «Sì, sono sicuro. Perché me lo chiedi?»
 
«Beh, abbiamo messaggiato tutta la notte, ma non mi ha detto nulla a riguardo. Anzi, dava l’aria di stare piuttosto bene.»
 
«Tutta la notte?!» sbraitò Seokjin. «Ecco perché hai quelle occhiaie spaventose! Dammi subito il tuo cellulare, Jeon Jungkook. Da oggi è sotto sequestro!»
 
«C-Cosa?» balbettò il maknae. «Non puoi farlo! Ho vent’anni, per la miseria! Non trattarmi come se fossi un bambino!»
 
«Ma Kook, tu sei un bambino,» lo prese in giro Taehyung avvolgendogli un braccio intorno alle spalle. «Cosa credi di fare con questa faccia da coniglietto?»
 
«Te lo mostro subito.»
 
Jungkook si liberò dalla sua presa e cominciò a prenderlo a pugni, ovviamente in modo scherzoso. Mentre i due maknae si comportavano come tali, io continuavo a pensare a quello che mi aveva detto Jungkook. Avevo detto a Yorin di scrivermi se avesse avuto bisogno di qualcosa, allora perché si era rivolta a Jungkook? Senza rendermene conto, gli angoli delle mie labbra si curvarono verso il basso e una strana sensazione cominciò a farsi strada nel mio petto. Era fastidiosa.
 
«Ji Woo!» urlò all’improvviso J-Hope facendoci sobbalzare. Jungkook interruppe il suo finto battibecco con Taehyung e si voltò subito verso la direzione indicata da Hoseok. Mi voltai di scatto e non credetti ai miei occhi quando vidi la ragazza in questione dirigersi verso di noi. Camminai verso di lei e la fermai prima che potesse avvicinarsi agli altri ragazzi.
 
«Che diavolo ci fai qui?» le domandai leggermente alterato. Le studiai il volto e mi accorsi che aveva ancora i postumi della sbornia. Non si era truccata e delle occhiaie profonde le solcavano gli occhi. «Ti avevo detto di non venire. O forse eri troppo ubriaca per ricordartelo?»
 
«Mhh, Yoongi… Fa’ silenzio, ti prego,» m’implorò socchiudendo gli occhi e tastandosi le tempie con le dita. «Ho un mal di testa allucinante. Oggi non ho proprio voglia di sentire le tue lamentele.»
 
Sospirai e sollevai gli occhi al cielo. «Per questo ti avevo detto di startene a casa! Hai preso di nuovo la metro?» La vidi annuire con gli occhi chiusi e roteai nuovamente i miei. «Tu non mi ascolti proprio mai, vero? Perché non mi hai avvisato che saresti venuta a lavoro? Ti avrei mandato il nostro autista. Bastava un maledetto messaggio!»
 
«Non avevo voglia di prendere il telefono, okay?!»
 
Lo ammetto. Mi sentii un po’… offeso.
 
«Non ne avevi voglia perché hai passato tutta la notte a scambiarti messaggi con Jungkook?» Yorin sollevò la testa di scatto e mi guardò negli occhi. Ora sembrava decisamente più vigile. «A me ne bastava solamente uno, Yorin. Uno per farmi sapere che stavi bene. E la sai una cosa?» Distolsi lo sguardo e lo puntai a terra. «Se avevi tutta questa gran voglia di sfogarti, avresti potuto rivolgerti a me. E non sto parlando del sesso. Sarò anche uno stronzo, ma ricordo ancora come si fa a consolare qualcuno.»
 
«Yoongi…»
 
«Ma non posso biasimarti,» la interruppi dandole le spalle. «Anche io avrei scelto Jungkook. Ha l’aria decisamente più affidabile.»
 
Camminai verso i miei compagni e verso Jungkook che non perse tempo ad affiancare Yorin e a chiederle se andasse tutto bene. Io non glielo avevo nemmeno chiesto. Mi ero limitato ad urlarle contro, chiedendole perché fosse venuta lì nonostante le avessi detto di non farlo. Infilai le mani nelle tasche dei miei pantaloni firmati e mi avviai verso il luogo che il fotografo aveva scelto per il mio set singolo.
 
Sì, me l’ero presa. Ma cosa mi aspettavo? In fin dei conti le avevo sempre dato l’impressione di essere una persona superficiale, una di quelle che non si preoccupa di ferire i sentimenti altrui o di consolare chi ha avuto una batosta amorosa. Ero diventato in quel modo per una ragione e niente e nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea. Sapevo fin troppo bene i rischi a cui sarei andato incontro se avessi deciso di aprire nuovamente il mio cuore. Ecco perché non dovevo aspettarmi nulla da Yorin.
 
Ma era più forte di me. Quella sensazione fastidiosa continuò a tormentarmi e non mi lasciò in pace fino alla fine del set. Una volta finito, mi lasciai cadere su una delle tante sedie che erano sparse un po’ ovunque e lasciai uscire un sospiro che era un mix tra uno di sollievo e uno frustrato. Chiusi gli occhi aspettando che qualcuno arrivasse a sistemarmi il trucco per poter scattare le foto di gruppo dopo la pausa.
 
Qualche secondo dopo, percepii sulla guancia il delicato tocco di una spugnetta. Sollevai le palpebre e mi ritrovai davanti la faccia stanca e triste di Yorin. Oggi non sembrava nemmeno lei. Dov’era andata a finire la ragazza pronta a saltarmi alla gola?
 
«Cosa stai facendo?» le domandai mentre continuava a picchiettarmi sulle guance la spugnetta sporca di fondotinta. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. «Ora sei anche una make-up artist?»
 
«Mi avevi detto di fare quello in cui ero più brava. Beh, per colpa di mia sorella me la cavo anche con il trucco. Quindi sta’ fermo.» Lo disse con un tono piatto, eppure eseguii lo stesso il suo ordine. Posò la spugnetta e prese una matita nera dalla trousse poggiata su un tavolino. «Chiudi gli occhi,» mi ordinò nuovamente, ma questa volta fu un po’ più difficile fare quello che mi aveva chiesto. Volevo continuare a guardarla. «Yoongi, chiudi gli occhi.»
 
E allora li chiusi. Abbassai le palpebre e la punta morbida della matita mi solleticò la base delle ciglia e gli angoli degli occhi. Percepii il suo dito che compiva movimenti circolari intorno alla riga inferiore, per poi spostarsi verso l’alto e sfumare il tutto. Allontanò il dito, ma dopo un momento lo sentii nuovamente su di me. Sul mio labbro inferiore. Aprii gli occhi di scatto.
 
Era totalmente immersa in ciò che stava facendo. Gli occhi nocciola erano puntati sulle mie labbra, attenti a non oltrepassarne il profilo con la sfumatura rosa che stava usando per accentuarne il colore. Il suo dito picchiettava sulla pelle morbida del mio labbro, in modo incerto e per nulla invadente. Poi si spostò su quello superiore, avvicinandosi a me di qualche centimetro. Ed è allora che il mio sguardo si spostò sulle sue labbra, che si dischiusero per dirmi qualcosa.
 
«Non ho messaggiato con Jungkook,» affermò raddrizzando la schiena e posando il rossetto sul bancone al suo fianco. «Non ho messaggiato con nessuno. Ho passato la notte a piangere, e parlare con qualcuno era l’ultimo dei miei pensieri. Ho evitato persino Ji Woo.»
 
Aggrottai la fronte. «Ma Jungkook ha detto-»
 
«Jungkook non ha il mio numero,» dichiarò puntando lo sguardo a terra. «Gli ho dato quello di Ji Woo. Ecco perché ho scambiato i nostri nomi.»
 
La guardai interdetto. «Yorin, tu e la tua amica state prendendo per il culo il mio maknae?» domandai serio. Con mia grande sorpresa, lei annuì.
 
«Beh, non è che lo stiamo prendendo per il culo,» si affrettò ad aggiungere cominciando a torturarsi le mani. «Ji Woo adora Jungkook e ho pensato che sarebbe stato carino farli interagire. Ma Jungkook non avrebbe accettato di dare a Ji Woo il suo numero, così ne ho approfittato quando ha chiesto il mio.» Sbattei le palpebre, sempre più interdetto. «Ma credo di aver fatto una cazzata.»
 
«Ma davvero?» le domandai ironicamente. «Io non la chiamerei cazzata, ma stronzata colossale. Cazzo, Yorin. Jungkook sta sempre appiccicato a quel telefono e ora capisco perché quando ti vede gli si illumina la faccia! Ti rendi conto che adesso lui si è fatto un’idea del tutto sbagliata di te?»
 
Ero furioso. Non ci vedevo più dalla rabbia. In effetti mi era parso strano che Yorin continuasse a farsi chiamare con il nome della sua amica, e mi era parso ancora più strano quando aveva dato il suo numero a Jungkook, cancellando il primo che aveva scritto per sostituirlo con un altro. Come avevo fatto a non capirlo prima? Per di più, mi ero reso involontariamente partecipe di quella farsa ai danni del mio amico. Avevo falsificato il badge di Yorin per farle un favore, senza preoccuparmi di scavare a fondo nella faccenda. Mi sentivo un idiota.
 
«Lo so,» disse la ragazza con tono sconsolato. Si portò una mano dietro la testa e si massaggiò la nuca. «Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato.»
 
Sospirai e chiusi gli occhi per darmi una calmata. Non volevo prendermela con lei. Sapevo che lo aveva fatto per rendere felice la sua amica, ma non potevo permettere che quella situazione andasse avanti. Il pensiero di Jungkook che assaporava una felicità fasulla mi faceva altamente girare i coglioni. Se prendevano in giro uno dei miei membri, prendevano in giro il sottoscritto.
 
«Perché me lo hai detto?» domandai portandomi una mano davanti agli occhi con fare frustrato. «Avresti potuto continuare la tua farsa senza farti scoprire. Che cosa ci hai guadagnato a dirmelo?»
 
«Te l’ho detto per ringraziarti.» Tolsi la mano dalla faccia e la guardai negli occhi. Di che diavolo stava parlando?
 
«Tu? Ringraziare me? E per cosa?»
 
Yorin incrociò le braccia al petto. «Per ieri sera. Mi dispiace di averti chiesto di venire a prendermi, ma ti ringrazio per essere corso subito da me e non essertene approfittato nonostante le mie condizioni. L’ho apprezzato.»
 
«Perché lo hai chiesto proprio a me?» domandai con sincera curiosità. «Ci siamo insultati tutta la sera e poi all’improvviso mi hai chiesto aiuto. Sai quanto mi hai sorpreso?»
 
Yorin ridacchiò. «Ho rovinato la tua serata romantica con Soo Jin?»
 
«Romantica un corno,» affermai schifato. «E poi avevamo già finito. Non hai rovinato un bel niente. Anzi, mi hai dato una scusa per togliermela dalle palle.»
 
«Io davvero non ti capisco.» Indietreggiò e piegò le ginocchia per sedersi a terra. La seguii con lo sguardo. «Perché ci vai a letto se non la sopporti?»
 
«Perché grazie a lei mi convinco sempre di più di aver preso la decisione giusta.» Poggiai la testa contro le nocche della mano e diressi lo sguardo verso il terreno erboso sotto i nostri piedi. «Non hai la minima idea di quanto sia liberatorio mettere da parte i sentimenti. Io e Soo Jin siamo uguali, la pensiamo allo stesso modo. Vogliamo solo del buon sesso. Nient’altro.»
 
«E a te va bene così?» Ritornai a guardare Yorin. La ragazza inclinò la testa e si chinò all’indietro per poggiare i palmi sul terreno secco dietro di lei. «Una vita senza amore ti va davvero bene?»
 
«Mi basta quello dei miei fratelli. Di quello delle donne ne faccio volentieri a meno.»
 
Ed era la verità. Ormai non mi fidavo più delle loro parole sdolcinate o delle loro false promesse. Odiavo ammetterlo, ma anche Yorin era come tutte le altre. Me n’ero reso conto con questa storia di Jungkook. Certo, aveva mentito a fin di bene, ma Jungkook avrebbe sofferto solo perché Yorin stava facendo l’egoista. Anche Ji Woo, la vera Ji Woo, si stava approfittando di Kookie, come ogni donna che si rispetti. Più tempo passava, più la mia teoria si rivelava esatta. Le donne sono tutte uguali.
 
Soo Jin era l’unica eccezione, ecco perché con lei avevo infranto la regola di non andare mai a letto con la stessa ragazza. Le altre avrebbero potuto illudersi, ma non Soo Jin. Lei sapeva cosa voleva e i suoi bisogni erano identici ai miei. Era stata proprio lei ad aprirmi gli occhi e a farmi capire quanto fossi idiota a struggermi d’amore per qualcuno che non mi avrebbe mai ricambiato. Sebbene non sopportassi alcuni lati del suo carattere, mi sentivo in dovere di ringraziarla. Mi aveva reso la vita più semplice.
 
«A proposito di Jungkook,» cominciai accavallando le gambe. Yorin sollevò il mento per guardarmi dal basso in alto e non potei fare a meno di deglutire. Vederla in quella posizione risvegliava in me delle fantasie poco caste, che se solo avessi potuto non avrei perso tempo a far diventare realtà. «Mi aspetto che tu gli dica subito la verità. Altrimenti lo farò io.»
 
Yorin sembrava aspettarsi una proposta del genere, infatti si mosse sul posto e spostò il bacino verso destra, così che toccasse terra invece di stare in equilibrio sui suoi talloni. Si schiarì la gola. «Non puoi aspettare qualche giorno? Per Ji Woo è molto difficile dire la verità a Jungkook. È passato un po’ di tempo e…»
 
«Proprio per questo bisogna dirglielo subito!» m’infervorai. «Non sono così scemo da non averlo capito. È da quando abbiamo avuto quel battibecco dietro le quinte che stai prendendo in giro Jungkook. Gli hai anche detto che sei la sua fan numero uno, ma scommetto che prima del fan-sign non sapevi neanche della nostra esistenza. Sei davvero una nostra fan, Yorin?»
 
La mora scosse la testa e sogghignai per nascondere la mia delusione. Non so perché, ma sapere che Yorin mi aveva preso per il culo come sua sorella mi fece salire il sangue al cervello. Forse perché avevo sperato che lei almeno fosse diversa. Quanto mi sbagliavo.
 
«Non sono mai stata una vostra fan. Ji Woo mi aveva semplicemente chiesto di andare al fan-sign al posto suo perché lei quel giorno non poteva. Ho detto di chiamarmi Ji Woo perché non avevo voglia di dare spiegazioni e perché pensavo che così avremmo finito prima. Ma poi la situazione è degenerata quando ho scambiato i nostri numeri di telefono. Non pensavo di combinare un simile casino.»
 
Ancora una volta parlò con quel tono sconsolato che non le si addiceva per niente. Perché era così remissiva? Di solito mi avrebbe urlato contro con la sua solita parlantina strafottente. Forse si sentiva davvero in colpa nei miei confronti? E perché? In fondo io volevo solo portarmela a letto.
 
«Te l’ho già detto. O glielo dici tu o glielo dirò io. Non ho intenzione di stare a guardare mentre Kook viene nuovamente ridicolizzato. Questo giochetto è durato fin troppo.»
 
Davvero lo stavo facendo solo per Jungkook? Guardarmi dentro era più difficile di quanto pensassi, ma per un momento riuscii a sbirciare oltre quel muro che avevo eretto intorno al mio cuore. No. Non lo stavo facendo solo per Jungkook. In realtà volevo che il maknae si allontanasse da Yorin e la smettesse di guardarla con quegli occhi adoranti. Mi dava fastidio.
 
Sospirai quando mi resi conto di ciò che avevo appena pensato. Continuavo a ripetermi che le donne fossero tutte uguali, ma davanti a Yorin non capivo più niente. Pensavo che fosse uguale a sua sorella, ma poi la difendevo di fronte agli altri dicendo che non era per niente simile a Yoona. Correvo da lei non appena mi chiedeva aiuto e lasciavo indietro Soo Jin, la stessa Soo Jin che fino ad un momento fa avevo acclamato come mia salvatrice.
 
Cosa diamine avevo di sbagliato?
 
La guardai nuovamente negli occhi e la sua espressione triste e malinconica mi provocò ancora più fastidio. Non riuscivo a vederla in quelle condizioni. Dov’era finita la mia Yorin forte e caparbia? Quella che non ci avrebbe pensato due volte a ribaltarmi con tutta la sedia?
 
«In realtà vorrei che fosse Ji Woo a dirglielo,» parlò con lo sguardo basso mentre si abbracciava le ginocchia e posava il mento su di esse. «Ma quando le ho detto di rivelare la sua identità a Jungkook… era terrorizzata.» I suoi occhi si fecero più tristi. «Non voglio che Ji Woo stia male per colpa mia. Non voglio che per colpa mia venga odiata dalla persona che ammira di più al mondo.» Sollevò lo sguardo e solo allora mi accorsi che aveva gli occhi gonfi. Aveva davvero passato la notte a piangere? «Non puoi venirmi incontro, Yoongi? Non voglio che qualcuno soffra a causa mia. Non di nuovo.»
 
Non di nuovo? Rimasi immobile finché non mi sistemai meglio sulla sedia. Quel mio silenzio prolungato non aiutò Yorin a distendere i nervi. Era la prima volta che pendeva dalle mie labbra. Una mia sola parola e la sua amica avrebbe potuto dire addio alla fiducia di Jungkook nei suoi confronti. Mi mordicchiai il labbro inferiore mentre lei apriva di nuovo la bocca per aggiungere qualcos’altro.
 
«Farò tutto quello che vuoi.»
 
Mi trattenni dallo spalancare gli occhi, tuttavia fu difficile mantenere un’espressione neutra con le mie sopracciglia che cercavano di stirarsi verso l’alto. Quelle parole erano davvero uscite dalla bocca di Yorin?
 
«Fai sul serio?» le domandai con voce roca. «Sai a chi lo hai appena chiesto?»
 
«Sì, al tipo che vuole solo scoparmi.»
 
Deglutii. «L’alcol di ieri ti ha fottuto il cervello?»
 
«Taglia corto, Min Yoongi. Cosa devo fare per convincerti a darmi qualche giorno in più e non spifferare tutto a Jungkook?»
 
Cosa devi fare? Cazzo, apri le gambe, stenditi su quel fottuto prato e lasciami avere la scopata più memorabile di tutta la mia vita. Ecco cosa devi fare. Ti farò urlare fin quando non m’implorerai di smetterla. Qui, davanti a tutti.
 
Erano queste le parole che avrei voluto dirle, eppure la mia bocca rimase sigillata. La guardai finché i suoi occhi scuri e profondi non mi fecero venire i brividi. Avevo sempre adorato il suo sguardo felino. Molte volte avevo anche fantasticato su quanto sarebbe stato appagante se durante il sesso mi avesse guardato con quegli stessi occhi famelici. Sarei morto sul colpo.
 
Aprii le gambe e mi stravaccai sulla sedia, picchiettandomi le cosce con entrambe le mani. «Vieni qui.» Yorin sollevò un sopracciglio. «Voglio che ti siedi a cavalcioni su di me. Muoviti.»
 
«Yoongi, siamo in un luogo pubblico.»
 
Sogghignai. «Non me ne fotte un cazzo.»
 
«E se ci vede Jungkook?»
 
«Jungkook sta filmando V e Jimin con la sua videocamera. È troppo preso dal suo mondo per fare caso a noi. Te lo posso assicurare. Lo conosco fin troppo bene.»
 
Yorin diede un’occhiata alle sue spalle per accertarsi che avessi detto il vero e poi si alzò un po’ titubante. Le tenni gli occhi incollati addosso fin quando non fu abbastanza vicina da poterla afferrare per i fianchi. La tirai con violenza verso di me e la mora mi cadde addosso, atterrando con il sedere sulle mie cosce e appoggiandomi le mani sulle spalle per evitare di finirmi in faccia. Mi guardò.
 
«Puoi evitare di strattonarmi? Ho ancora la nausea.»
 
Non le diedi ascolto e mi chinai all’indietro per poggiarmi allo schienale della sedia. Le afferrai una gamba e la portai dall’altro lato del mio corpo così che entrambe le sue cosce mi cingessero i fianchi, il suo bacino premuto contro il mio inguine. Adoravo sentire il suo corpo contro il mio, infatti dischiusi le labbra per lasciar uscire un ansimo quasi impercettibile che non sarei stato in grado di trattenere. Le mie mani si mossero verso il basso finché non incontrarono le sue natiche.
 
«Tutto qui?» mi domandò sollevando un sopracciglio. «Vuoi solo che stia seduta sopra di te?»
 
Chinai la schiena in avanti e le accarezzai il profilo del collo con la punta del naso. «Yorin, non prendermi in giro,» le sussurrai con voce roca intensificando la presa sui suoi glutei. «Lo sai benissimo che se non dovessi obbligarti a quest’ora saresti già in ginocchio.»
 
«Non vuoi obbligarmi?»
 
Ridacchiai contro la sua pelle e ne inspirai il profumo come un drogato in crisi di astinenza. «Non fare la finta tonta con me. Non costringerei mai una ragazza a farmi qualcosa contro la sua volontà. Lo sapevi e te ne stai approfittando, non è vero?» Mi tirai indietro e sollevai lo sguardo per guardarla negli occhi. Ora sì che la riconoscevo, la Yorin che era sempre un passo avanti in quanto a furbizia.
 
«Allora cosa farai?» mi domandò sottovoce. Era incredibile come riuscisse ad eccitarmi anche con un semplice sussurro. «Lo dirai a Jungkook?»
 
I suoi occhi si riempirono di tristezza e le mie dita si mossero da sole. Abbandonai la presa su uno dei suoi glutei e feci risalire la mano fino ad insinuare le dita tra i capelli dietro il suo orecchio, accarezzandole la guancia con il pollice. Fui incredibilmente delicato.
 
«Facciamo così,» cominciai senza interrompere la carezza. Anche il tono della mia voce si era tinto di una sfumatura più dolce. «Dì a Jungkook che hai un problema con il telefono. Fagli credere di dover cambiare numero o qualcosa del genere, ma che potrebbe volerci un po’ di tempo. Intanto mantieni le distanze dal maknae e cerca di parlarci il meno possibile.»
 
Yorin s’irrigidì e anch’io mi bloccai non appena vidi la sua insicurezza. La guardai con fare interrogativo senza staccare il pollice dalla pelle della sua guancia. «Che c’è?»
 
«Quindi vuoi che Ji Woo smetta di parlare con Jungkook senza rivelargli chi è?» mi domandò sconsolata. «Vuoi far finta che non abbia mai messaggiato con lui?»
 
«Non avevo ancora finito di parlare,» l’avvisai, e Yorin sembrò riprendere vita. «Ji Woo è una ballerina, no?» La mora annuì contro il mio pollice. «Falle fare un provino per entrare nel nostro team di coreografi. Farò in modo che venga presa. Lei e Jungkook s’incontreranno quasi ogni giorno nella sala prove e lei potrà finalmente farsi conoscere per quella che è davvero. Se è riuscita a farsi voler bene da Jungkook una volta, ci riuscirà anche una seconda.» Spostai la mano e le picchiettai l’indice contro la fronte. «Non ti sembra un’idea migliore della tua? Cosa pensavi di guadagnarci con tutti questi sotterfugi, razza di stupida?»
 
«I-Io…» balbettò la ragazza strappandomi un sorriso. «Non ho mai pensato di chiedere il tuo aiuto.»
 
«Male,» l’ammonii. «Dovresti farlo più spesso. Come vedi so rendermi utile anch’io.»
 
«Pensavo te ne saresti approfittato,» mi rivelò distogliendo lo sguardo dal mio. «Mi hai sempre dato questa impressione.»
 
«Mi piacerebbe, ma non riesco proprio ad approfittarmi di te.» Ripresi ad accarezzarle la guancia e Yorin tornò a guardarmi negli occhi. «Ora me lo dici perché oggi non sembri nemmeno tu?»
 
La mora sembrò confusa da quella domanda. «Cosa vuoi dire?»
 
«Beh, guardati. Non fai la strafottente come al solito e si vede lontano un miglio che sei depressa. A che pensavi stanotte per esserti ridotta in questo stato? Piangere fa bene, ma non se pensi a cose troppo deprimenti. In quel modo peggiori solo la situazione.» Ancora una volta, Yorin non riuscì a guardarmi negli occhi. Segno che avevo fatto centro. «Dimmelo, Yorin. Sfogati con me,» le sussurrai avvicinando le dita al collo alto della sua maglietta smanicata. Tirai giù il lembo di stoffa e scoprii il segno che le avevo fatto il giorno prima. Il mio petto si riempì di soddisfazione al solo pensiero che Jongin lo avesse visto.
 
Era meno visibile rispetto a ieri, ma macchiava ancora la sua pelle candida. Yorin non mi bloccò quando posai dolcemente le labbra su quel punto, senza ovviamente infierire oltre. Mi limitai a massaggiarlo con la lingua e a passarle le mani sulla schiena per permetterle di rilassarsi. La sentivo ancora rigida tra le mie braccia.
 
«Non sono depressa,» affermò titubante. «La nausea e il mal di testa non mi aiutano a ragionare. Mi sento ancora uno schifo.» Chinò la testa in avanti e abbandonò la fronte contro la mia spalla. Ne approfittai per aumentare l’intensità dei baci che le stavo lasciando sul collo. «Ho ignorato così tante chiamate di Jongin da perderne il conto.»
 
Mi bloccai. Sollevai la testa, ma non riuscii a guardarla in faccia perché l’aveva seppellita nell’incavo del mio collo. «Continua a chiamarti? Perché? Che cosa vuole?» Suonai più severo di quanto volessi.
 
«Come diavolo faccio a saperlo se non gli ho risposto?» si lamentò contro la mia camicia. «So solo che se dovessi sentire la sua voce scoppierei di nuovo a piangere. Mi sono rotta le palle di piangere. Non ne ho più voglia,» si lamentò ancora con il tono di una bambina. Sollevò le braccia e si aggrappò alla mia camicia come se fossi la sua àncora di salvezza.
 
Sentii una strana stretta allo stomaco e poi un calore che risalì fino al petto. L’abbracciai a mia volta e le passai una mano tra i capelli mentre lei si sistemava meglio sulle mie gambe. Forse risentiva davvero dei postumi della sbornia. Era la prima volta che si appiccicava a me di sua iniziativa. A quest’ora, in circostanze normali, mi avrebbe già tirato un pugno. Forse con l’alcol diventava più affettuosa? Cazzo, avrei dovuto farla bere più spesso.
 
«Davvero non riesco a crederci che ti sei ridotta così per un tipo come Jongin,» borbottai a bassa voce, ma Yorin riuscì comunque a sentirmi. Sprofondò ancora di più contro il mio petto e il suo naso mi sfiorò la pelle del collo. Mi vennero i brividi lungo la schiena.
 
«Sono innamorata di lui fin da bambina. Jongin sa come trattare le donne. È un vero gentiluomo.»
 
Sbuffai. «Già, infatti ti ha presentato la sua fidanzata durante un’uscita che avrebbe dovuto essere solo per voi due. Neanche io ho tutto questo tatto,» ironizzai.
 
«Lei è bellissima,» sospirò di nuovo contro il mio collo. Cominciai ad accarezzarle la pelle della coscia con dei movimenti circolari. «Sembra un angelo caduto dal cielo. Non ho speranze.»
 
«Non può essere più bella di te,» sussurrai piano. «È impossibile. Non ho mai visto una ragazza più bella di te.»
 
Ridacchiò, e la sua risata mi riempì le orecchie. «Beh, dovrai ricrederti. Lei è la perfezione. Credo che sia nata per stare con Jongin. Sembra una principessa.»
 
«Vuoi smetterla di sminuirti?» mi alterai. «Scommetto che è una di quelle oche tutte rifatte e senza cervello. Toglimi una curiosità. È famosa?»
 
«Sì,» sussurrò. «Fa parte di un gruppo, ma non posso dirti chi è.»
 
«Perché?»
 
Fece spallucce. «È una relazione segreta. Non vogliono finire sui giornali.» Continuai ad accarezzarle la schiena. «Certo che la vita degli Idol fa proprio schifo.» Ridacchiai, e a quel punto Yorin si tirò indietro per guardarmi in faccia. «Senza offesa,» aggiunse con espressione colpevole. Scossi la testa per farle capire che non me l’ero presa e le sistemai dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi.
 
«Sono d’accordo con te. Per certi versi fa veramente schifo.»
 
«Cazzo, io e te che siamo d’accordo su qualcosa?» domandò sorpresa. «Oggi è davvero una giornata strana.»
 
Scoppiai a ridere e lei mi seguì a ruota. «È ancora più strana visto che ti sto toccando da circa venti minuti e non mi hai ancora ucciso come il tuo solito. Devo forse aspettarmi uno schiaffo dell’ultimo minuto quando rinsavirai completamente dall’alcol?»
 
Yorin si sistemò i capelli e l’occhio mi cadde sulla maglietta attillata con la scritta STAFF e il badge con il nome falso che ricadeva nell’incavo dei seni. Avevo già notato che non fosse molto prosperosa, ma per me Yorin era perfetta così. Non avrei cambiato niente.
 
«Non lo so, oggi sei meno pervertito del solito,» constatò facendomi risollevare lo sguardo. «Devo essere ancora ubriaca,» ridacchiò strofinandosi gli occhi con entrambi i pugni mentre rimaneva in bilico sulle mie cosce.
 
«Che dici? Me lo merito un bacio per averti fatto ritornare il sorriso?» Yorin fece ricadere i pugni e mi guardò mentre picchiettavo l’indice contro la guancia sinistra per farle capire che non intendevo un bacio sulle labbra. «O per la faccenda di Ji Woo. Io dico che hai un sacco di ragioni valide per darmene uno.»
 
Si avvicinò senza darmi il tempo di realizzare. Mi afferrò il viso con entrambe le mani e mi stampò un bacio al lato delle labbra. Si allontanò dopo qualche secondo che avevo passato nella più totale incredulità. Le mie labbra fremevano, desiderose di un contatto più intimo con le gemelle premute più in là. Quando Yorin si staccò, seguii il suo volto finché il suo corpo non tornò a sovrastarmi. Mi ero congelato sul posto.
 
«Grazie…» sussurrò puntando lo sguardo verso la radura. «Per tutto. Per avermi portato a casa ed esserti preoccupato per me. Per Ji Woo. Per aver cercato di consolarmi nonostante la tua repulsione per l’amore.» Sospirò e il vento le accarezzò amorevolmente i capelli. «E grazie per non essertene approfittato.»
 
Rimasi a guardarla, rapito dal vento che le scompigliava i capelli e dalla sua voce che continuava a ringraziarmi con quel tono sincero e senza pretese. Rimaneva immobile, a cavalcioni su di me come se per lei fosse una cosa naturale, come se i nostri corpi fossero stati creati per restare in contatto. Era un’attrazione particolare, una di quelle che mi spingeva a volere sempre di più. A desiderare sempre di più.
 
Ecco perché raddrizzai la schiena e allungai le braccia fin quando non mi ritrovai il suo volto tra le mani. I suoi occhi increduli si fissarono nei miei e sentii il suo respiro sulle mie labbra. Osservai ogni centimetro del suo volto, ogni briciola d’incertezza che le riempiva gli occhi. Le accarezzai le guance con i pollici e feci sfiorare i nostri nasi mentre le mie labbra si dirigevano verso quei boccioli rosa che bramavo con tutto me stesso.
 
Nella mia testa echeggiarono così tanti campanelli d’allarme che feci fatica ad ignorarli tutti. Erano assordanti, ma io ero intenzionato a poggiare le labbra su quelle di Yorin. Non m’importava degli avvisi che mi stava lanciando il mio cuore.
 
“Non farlo.” “Soffrirai di nuovo.” “Te ne pentirai.”
“Non lasciarti fuorviare dai sentimenti.”
 
Poi, un allarme più forte degli altri e con la vibrazione incorporata, riuscì a scuotermi e a farmi riprendere il controllo. Che cazzo stavo facendo? Guardai il volto ancora incredulo di Yorin mentre, con fare impacciato, tirava fuori dalla tasca il suo telefono. Lo fissò per un momento, osservando il nome che continuava a lampeggiare sullo schermo. Lo guardai anch’io e storsi istintivamente le labbra.
 
Kim Jongin.
 
Yorin cercò di mettere via il telefono, ma io fui più veloce di lei. Glielo sfilai di mano e mi alzai cercando di non far cadere a terra la ragazza che un attimo fa era seduta sulle mie gambe. Quando mi assicurai che avesse poggiato i piedi per terra, indirizzai la mia attenzione al cellulare che tenevo fra le mani.
 
«Yoongi, ridammelo!» si lamentò Yorin cercando di riprenderselo, ma io sollevai il braccio per impedirglielo e mi girai dalla parte opposta come se stessi giocando una partita di basket. Il cellulare era la palla e Yorin il mio avversario. Feci canestro quando riuscii a premere il pulsante verde per accettare la chiamata.
 
«Yorinie! Dio, è da ieri sera che cerco di chiamarti! Non mi hai neanche fatto sapere se eri tornata a casa sana e salva. Si può sapere che diamine ti è preso?! Jennie si è fatta un’idea sbagliatissima di te. Dice che eri troppo boriosa e secondo lei non la sopporti!»
 
«Beh, se la tua ragazza è rompipalle quanto te non faccio fatica a crederlo.»
 
Ci fu un attimo di silenzio che dalla mia parte venne riempito dai continui tentativi di Yorin di riprendersi il suo dannato cellulare. Peccato che non fosse nelle condizioni di usare una delle sue famose mosse in stile kung fu. Mi bastò darle le spalle per impedirle di crearmi troppi problemi.
 
«Perché hai tu il cellulare di Yorin?» mi domandò con un tono che avrebbe potuto uccidermi. «Lei dov’è?»
 
«Qui accanto a me, ma in questo momento non può parlare,» lo punzecchiai mentre guardavo Yorin, sfiancata per colpa dei vari tentativi falliti nel cercare di recuperare il suo telefono. «A causa mia la tua Yorinie è un po’ a corto di fiato,» dissi con una nota maliziosa nella voce. Jongin ovviamente travisò le mie parole.
 
«Lurido figlio di puttana! Se le hai messo le mani addosso io-!»
 
«Le mani? Ho fatto molto più di questo, Kai. Pensavo avessi visto il segno che le ho lasciato sul collo. Sei talmente idiota da non aver recepito il messaggio?» Il mio sguardo s’indurì e rafforzai la presa sul telefono. «Stalle alla larga. Yorin non è affar tuo.»
 
«E neanche affar tuo, puttaniere di merda! Yorin non potrà mai stare con un donnaiolo come te. Quella ragazza è troppo preziosa per finire nelle tue mani. E ora fammi parlare con lei. Devo farla rinsavire!»
 
Digrignai i denti. «Yorin non vuole parlare con te, quindi vedi di non romperle le palle, sono stato chiaro? Chiamala un’altra volta e giuro che vengo lì a spaccarti la faccia!»
 
«Non vedo l’ora. Io sono qui che ti aspetto!»
 
«Non provocarmi,» ringhiai. «L’ho fatto una volta e posso rifarlo anche una seconda. Avverti già da ora il tuo chirurgo plastico oppure non riuscirà a rimettere insieme i pezzi della tua faccia di merda!»
 
«Yoongi! Yoongi, ti prego! Adesso smettila!» Mi voltai, completamente accecato dalla rabbia. Riacquistai il controllo solo quando vidi il volto supplicante di Yorin. Deglutii e riattaccai il telefono in faccia a quel babbeo. Cazzo, forse avevo esagerato un po’. Yorin riuscì finalmente a riprendersi il telefono e me lo sfilò di mano con una rabbia inaudita.
 
«Si può sapere che cazzo ti è preso?!» urlò a squarciagola. «Sei diventato matto?!»
 
«No, non sono diventato matto!» urlai a mia volta. Ero ancora furibondo per la discussione avuta con Jongin. «Ora quel damerino sarà geloso marcio! Complimenti, Yorin. Tra poco non te lo leverai più di dosso. Non sei contenta?»
 
«C-Cosa?» balbettò.
 
«E tu saresti quella devota all’amore?» sbuffai. «Non lo sai che per attirare l’attenzione di un uomo bisogna farlo ingelosire? Quel tipo mi odia, perciò immagina quanto gli sta rodendo il culo in questo momento. Era fuori di sé dalla rabbia.»
 
«Sì, ma ora pensa che siamo andati a letto insieme! C’era bisogno di arrivare a tanto?!» Ridacchiai. In realtà ne avevo approfittato per prendermi una piccola rivincita. Mi ero vendicato per tutto ciò che mi aveva fatto passare con Yoona. Maledetto bastardo. «Perché lo hai fatto?» mi domandò Yorin attirando la mia attenzione. «Pensavo non sopportassi l’idea che mi stesse vicino.»
 
Sospirai e seppellii le mani nelle tasche dei pantaloni. «Voglio che ritorni quella di prima. Questa tua versione soft e malinconica non mi piace.»
 
La verità? Mi piaceva fin troppo. La Yorin che mi ringraziava e mi abbracciava senza respingermi, la Yorin che mi dava un bacio vicino alle labbra senza troppi pensieri… mi faceva impazzire. Ero quasi caduto nella sua trappola e non potevo cascarci una seconda volta. Quella Yorin era pericolosa e io dovevo starne alla larga, anche se ciò implicava spingerla tra le braccia di Kim Jongin.
 
Aveva ragione Namjoon. Dovevo proteggermi prima che fosse troppo tardi. Dovevo proteggere il mio cuore o avrei finito per soffrire di nuovo. Dovevo allontanare Yorin e metterla in una condizione che mi avrebbe impedito di portare avanti quella brama che sentivo per lei. Perché con lei non sarebbe stato solo sesso, e io me n’ero reso conto soltanto ora.
 
‘Ricordo ancora adesso quella sensazione. I giorni scorrevano e quelle scene si ripetevano davanti ai miei occhi come un loop infinito. Lei che abbracciava lui. Lui che baciava lei. Mi ero ripromesso di non soffrire più, di non tormentarmi più. Eppure quella sensazione fastidiosa era tornata dopo cinque anni di assenza. La gelosia mi stava mangiando vivo ed ero stato io a far sì che ciò accadesse. Per evitare di soffrire, avevo finito per distruggermi con le mie stesse mani.’ –Min Yoongi
🔺🔺🔺

ᗩngolo.ᗩutore
E dopo una vita riesco ad aggiornare! D'ora in poi cercherò di essere più regolare con la pubblicazione, ma non vi prometto niente 🤔 Devo anche recuperare tutte le storie che seguo! Arrghh, ce la farò 😆

Passando al capitolo, Yoongi sta cambiando e se ne sta rendendo conto anche lui. Peccato che continui a rinnegare quelle emozioni che Yorin è riuscita a risvegliare per un breve momento. Ed ecco che Yoongi corre nuovamente ai ripari, usando la sua gelosia per lanciarla dritta dritta tra le braccia di Jongin. Un atteggiamento un po' vigliacco? Forse, ma da quelle ultime parole mi sa che ne pagherà le conseguenze 🤔

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ❤ In tal caso non dimenticatevi di farmi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero tanto 😘 Ne approfitto per ringraziarvi di tutto l'amore che state dando a questa storia. Non me lo aspettavo davvero! Un bacione e alla prossima 💘

Instagram: btsuga_d
   
 
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