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Autore: killerqueen95    19/03/2019    0 recensioni
. -Voglio il re!- esclamò tutta sorridente, i ragazzi rimasero a bocca aperta. -Oh andiamo, Iris, che vuoi fare?- chiese allarmato il moro, ma la giovane era già sparita, si faceva avanti tra le persone con movimenti sinuosi e semplicemente perfetti. Alexander fece per bloccarla, ma Jack lo bloccò e prima di andare verso la sua ragazza bisbigliò. -Vediamo come se la cava!-. Il biondo non osò controbattere, scrollò le spalle, prese due bicchieri di cristallo e si avviò verso una ragazza da i capelli rossi.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sangue a corte

La carrozza nera si fermò davanti al palazzo candido che brillava sotto il tramonto del sole caldo,  mandanda  ombre leggere sui giardini reali.
Il cocchiere scese dalla carrozza per aprire lo sportellino. Una giovane donna, sui diciotto anni, scese dalla vettura tenendosi le gonne pesanti. Era bellissima. Capelli fermati delicatamente sulla nuca da un cappellino blu come la notte, da cui fuoriuscivano dei ciuffi arricciati neri. Pelle candida come la neve, occhi viola, labbra dipinte di un rosso fuoco  ed  un vestito vittoriano blu. 
La ragazza si guardò intorno con aria decisa, il suo sguardo si posò su un giovane da i capelli biondi e gli occhi ambrati, lei sorrise, ma c'era qualcosa di strano nel suo sorriso, dunque si avviò lentamente verso di lui. I loro sguardi si incrociarono appena, lui le offrì il braccio e lei, senza esitare , lo afferrò. I due salirono la scala, due maggiordomi gli fecero un breve inchino e i giovani entrarono. 
La sala delle feste del re era bellissima, i lampadari emanavano luci confuse e rilassanti, migliaia di corpi erano ammassati al centro per ballare. Ragazze con scollature che lasciavano poco all'immaginazione pronte a braccare qualche giovanotto bello e ricco. La ragazza dagli occhi viola arricciò il naso schifata mentre scendeva le scale di marmo, ricoperte da un raffinato tappeto rosso. 
-Sei bellissima Iris- bisbigliò il biondo,  sorrise. -Lo sei anche tu, Alexander- rispose di rimando, sapendo perfettamente di avere gli occhi di tutti gli uomini puntati addosso, mentre Alexander aveva mille occhi di donne che seguivano i suoi movimenti. 
I due arrivarono alla fine della sala, fecero un breve inchino verso il re e la regina per poi dileguarsi verso un angolo della sala poco illuminato, in cui un giovane ragazzo, dai capelli neri e occhi color del ghiaccio, giocava con il bicchiere di cristallo vuoto. I tre si guardarono con aria indifferente, poi il ragazzo del bicchiere sussurrò. -Ci avete messo parecchio- Iris scrollò le spalle. -Sai ci metto un po' a farmi carina- disse con aria sarcastica. I due ragazzi risero. -Illuminaci Jack, sto iniziando ad aver davvero fame- disse Alexander leccandosi le labbra. Senza farsi notare, Jack, indicò due fanciulle decisamente troppo audaci per la loro età e per finire un giovane seduto ad un tavolo. Il biondo sembrò felice della scelta, ma Iris sbuffò annoiata. -Voglio il re!- esclamò tutta sorridente, i ragazzi rimasero a bocca aperta. -Oh andiamo, Iris, che vuoi fare?- chiese allarmato il moro, ma la giovane era già sparita, si faceva avanti tra le persone con movimenti sinuosi e semplicemente perfetti. Alexander fece per bloccarla, ma Jack lo bloccò e prima di andare verso la sua ragazza bisbigliò. -Vediamo come se la cava!-. Il biondo non osò controbattere, scrollò le spalle, prese due bicchieri di cristallo e si avviò verso una ragazza da i capelli rossi.
Iris, seguì il re che si appartava nelle stanze reali con una giovane, fece una smorfia di disgusto. Che uomo schifoso! Pensò lei indignata. Ma una volta che il re la vide liquidò la giovane donna e la sua attenzione si concentrò sulla bellissima Iris.
Nel frattempo Alexander circondò le spalle della  rossa, le sussurrò qualcosa all'orecchio, lei rise come una sciocca mentre si lasciava condurre nei giardini. 
Nel medesimo istante Jack offrì da bere alla giovane che, con fare civettuolo, accettò ed acconsentì ad appartarsi con lui dietro una pesante tenda rossa della sala.
Alexander fece sedere la sua dama su una panchina di pietra dietro dei cespugli, mentre lei continuava a ridacchiare come una stupida. -Come vi chiamate?- chiese lui con fare educato, le guance della giovane si imporporirono per la domanda così audace del ragazzo, si sfiorò le gonne del vestito verde e poi, con voce delicata, rispose. -Elizabeth signore-. Lui sorrise, poi i suoi occhi si soffermarono sul collo chiaro di Elizabeth, una vena verdastra pulsava, l'odore del sangue gli fece girare la testa. 
-Avete un profumo delizioso, Elizabeth-. 
Lei fu scossa da piccoli brividi, poi iniziò a parlare del suo profumo al gelsomino, Alexander roteò gli occhi ambrati quasi annoiato. Aveva fame e quella stupida ragazzina continuava a blaterare su gelsomini e miscele dolcissime. Infastidito attirò la ragazza a se, gli sfiorò appena le labbra, scese sul collo. Elizabeth, quasi offesa, si dimenò. Poi accadde tutto velocemente, l'angelo biondo che aveva davanti piantò i denti nel suo collo, un dolore lancinante le colpì la gola. Vampiro, pensò terrorizzata. 
La bocca di Alexander, in un secondo, si riempì di liquido caldo e dolce. Il sangue gli colò giù per la gola sfamandolo. Tappò la bocca alla ragazza sorridendo, ma subito notò che ormai aveva perso i sensi, non avrebbe certo urlato.
Jack portò la sua fanciulla, il cui nome era Isabell, dietro la pesante tenda di velluto rosso. Immediatamente iniziò a riempirla di complimenti, mentre lei si limitava a sorridere come una sciocca, ma poi, come lui aveva previsto, si stancò di lei. Le prese una mano e la osservò, poi la girò mostrando il palmo e la parte inferiore del polso. Si soffermò a guardare le vene, piccole vene verdi, in cui il cuore pompava il sangue come impazzito. 
A quel punto, il giovane perse il lume della ragione, si avvicinò il braccio alle labbra e finse di baciarlo. Immediatamente affondò i canini, la carne si lacerò, così come le sue vene morbide. Il cuore di Isabell ebbe uno spasmo. Un esplosione di dolce nettare andò a finire nella bocca del ragazzo che sorrise soddisfatto.
Digrignò i denti sulla ferita, la ragazza spalancò gli occhi, il dolore la stava uccidendo. Tutto davanti a lei stava cambiando colore e ben presto, fu inghiottita dalle tenebre.
Jack si leccò il sangue di Isabell dalle labbra, poi tornò a chinarsi sul corpo, ormai privo di vita, per finire il suo pasto.
Iris e il re salirono lungo la scala che portava all'ufficio reale. Quest'ultimo era un ragazzo poco più grande di lei, uno sciocco, che non riusciva a gestire nemmeno il suo regno ed aveva un debole per le belle donne.
 Iris sapeva di essere bella, ma allo stesso tempo mostruosa. 
Quando sua madre scoprì, che sua figlia era stata trasformata in un vampiro, la buttò fuori di casa. L'aveva paragonata ad una rosa rossa, stupenda, ma pericolosa. Iris lo sapeva, si rendeva perfettamente conto di quanto lei, Alexander e Jack, fossero crudeli, ma alla fine gli andava bene. Da un po' di tempo, godeva nel vedere la faccia terrorizzata degli umani, i loro occhi che vagano da una parte all'altra in cerca di aiuto e poi quelle urla di puro terrore. 
Sorrise appena, sentendo i canini che iniziavano a spuntare, il re, che fino a quel momento non aveva fatto altro che parlare, si bloccò, il rossore sulle guance svanì. Aveva visto i canini, Iris scattò in avanti, pronta a recidergli la gola, ma prima che potesse farlo, il sovrano, iniziò a gridare. La ragazza presa in contropiede gli saltò alla gola, affondò i canini nella carne morbida. Un senso di calma e tranquillità la pervase. Il sangue usciva a fiotti, inondandolo la bocca e la gola. 
Il re continuava a dimenarsi deconcentrando la ragazza a cui colò il sangue lungo il collo e andò a macchiare il vestito.
Doveva sbrigarsi, tra poco tutti avrebbero sentito le urla del sovrano, lappò per altri minuti e, nel momento in cui si staccò, sei o sette guardie fecero irruzione nella stanza. 
Il re era a terra, terrorizzato, con un grande squarcio nel collo da cui il sangue usciva copiosamente macchiando il tappeto. Iris era in piedi, i canini in vista, le labbra ricoperte di sangue e il vestito blu tinto di rosso.
Le guardie scattarono verso la ragazza che non oppose resistenza. Le guardie la scortarono nella sala sotto le esclamazioni di stupore di tutti. 
Jack, che era inchinato su Isabell, si mise in piedi. Iris, fu l'unica cosa che riuscì a pensare. Scostò la tenda, una donna gridò non appena lo vide, aveva la camicia bianca imbrattata del sangue di Isabell. 
Erano stati scoperti. Jack scattò verso Iris, erano forti, ma non volevano fare una strage. Entrambi mostrarono i canini sibilando, tutti i presenti fecero un passo indietro terrorizzati. Iris guardò Jack, lui le porse la mano e, senza pensarci due volte, la ragazza la afferrò, si sollevò le pesanti gonne e scapparono verso i giardini. 
-Alexander!- gridò lei, impaziente si pulì la bocca con il dorso della mano, il rossetto rosso si sfumò, lasciando intravedere le labbra cadaveriche della giovane. 
Il biondo venne verso di loro correndo, mentre le guardie del re tentavano di raggiungerli. La carrozza nera era al suo posto, il cocchiere aprì la sportellino e i tre si lanciarono dentro. In meno di un secondo la carrozza partì. 
Le urla delle guardie si fecero sempre più deboli e lontane, come un ricordo fresco che tende a sfumarsi. I tre si lasciarono andare in un sospiro di sollievo osservandosi. Erano tutti macchiati di sangue, ma erano davvero sazi. 
-Penso che questa impresa debba avere un nome- disse Jack, sembrava spossato. Iris si tolse il cappellino facendo cadere sulle sue spalle una cascata nera di boccoli, poi con aria pensierosa disse. -Si potrebbe chiamare ...Sangue a corte!-. Non  ci fu risposta, ma tutti e tre sapevano, che quello, era forse il nome più adatto.
Così, con lo stomaco pieno, si lasciarono cullare dall'ondeggiare della carrozza e dal dolce rumore degli zoccoli dei cavalli, pensando a dove si sarebbero procurati il cibo per la settimana seguente.
Se io sono una rosa, pensò Iris, allora sarò una rosa della morte, una coppa di sangue.



Fine
   
 
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