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Autore: shinepaw    19/03/2019    1 recensioni
"La nostra storia è iniziata in una luminosa giornata di sole in una biblioteca e finisce in una buia, fredda notte, in un luogo che non è importante menzionare. Per me finisce lì."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Goodbye, do not be sad for being alone. In this world, you're a flower that blooms in full glory."

- Ho voglia di scrivere una storia che finisce male.

- Perché? È un altro dei tuoi periodi bui?

- No, è solo... un esperimento, ecco. Un esperimento.

- Un esperimento...

- Perché le mie storie finiscono sempre bene... e io voglio fare un esperimento. Tutto qui.

Sospira piano, abbracciandomi e poggiando la guancia contro la mia testa.

- E scrivila, allora.

Sorrido.

- La scriverò, la scriverò.

***

Da piccola avevo paura dell'oscurità; come tanti altri bambini correvo su per le scale al buio e m'infilavo in camera mia il più in fretta possibile, senza voltarmi, temendo che, altrimenti, i mostri dell'oscurità mi avrebbero acciuffata. Ora che sono cresciuta non temo più l'oscurità esterna, perché quella interna incute molta più paura; ma, dopo averci familiarizzato, posso dire di non temere più nemmeno l'oscurità dentro di me. D'altronde, non si temono le cose familiari: si trova conforto in esse.

È buffo. Lei li chiama "i miei periodi bui". Non sa che l'oscurità è parte di me tanto quanto i miei occhi, il mio naso, la mia bocca. Non c'è nulla di temporaneo nell'oscurità.

- Jagi...

- Hm?

- Non vieni a dormire? È tardi - piagnucola con voce assonnata.

Distolgo lo sguardo dallo schermo del computer. Dalla finestra socchiusa entrano le luci di Seoul che non dorme mai, instancabile e frenetica. 

- Arrivo subito, amore.

Spengo il computer e mi alzo, sgranchendomi le spalle, prima di raggiungerla nel nostro letto grande e un poco traballante. Lei poggia la testa sul mio petto e abbandona un braccio attorno alla mia vita, lasciandosi sfuggire un sospiro da gatto soddisfatto.

- Jagiya...

- Sì?

- Buonanotte...

- Buonanotte - replico, accarezzandole i capelli. I suoi lunghi, morbidi, profumati capelli. La luce che filtra dalle tapparelle li illumina e illumina il suo dolce viso. Quant'è bella.

Fisso il soffitto. Nel silenzio della nostra stanza si odono solo il suo respiro, il mio e i miei pensieri. Chissà se lei li sente nei suoi sogni.

Sogni.

Ho voglia di alzarmi a scrivere di nuovo, ma non posso. Non dovrei. È tardi... 

Allora penso a quello che vorrei scrivere. Penso che è un sogno - non è reale - che stiamo insieme da così tanto. Penso che voglio scomparire nell'oscurità. Penso - so, a dire il vero - che c'è qualcosa di sbagliato nella mia testa e che lei presto si stancherà e se ne andrà. Lo fanno tutti.

Smettila.

Chiudo gli occhi, sperando che basti a spegnere la mia mente. Non basta mai. Mi concentro sul respiro tranquillo della mia ragazza. La mia stellina. No, il mio sole.

L'abbaiare di un cane mi fa riaprire gli occhi. Questo proprio non mi mancherà, mi dico.

***

Ci siamo conosciute in biblioteca. Percepivo la sua presenza da dietro le pagine del libro che stavo leggendo, il mio preferito, ma non vi badavo, perché credevo che fosse una studentessa o una qualunque altra persona interessata a leggere o a prendere in prestito un libro.

- È molto bello il libro che stai leggendo... struggentemente bello.

La sua voce era timida e gentile, come se avesse appena trovato il coraggio di parlarmi, come se volesse farsi notare senza disturbarmi.

Stavo per dirle che eccome se lo era, era uno dei libri più belli che avessi mai letto, tuttavia, quando alzai lo sguardo, mi mancarono le parole. Perché la bellezza del mio libro preferito non era nemmeno lontanamente paragonabile alla sua.

- G-già... è, uhm... il mio libro preferito...

- Anche il mio!

Aveva un sorriso luminoso come un dipinto rinascimentale, come una mattina d'estate, come il sole.

- Jagi!

- Hmm? 

- Sono ore che stai scrivendo! Vieni a fare una pausa!

- Uh, no... non ho voglia...

Mi afferra per le braccia e mi strappa dalla sedia, ridacchiando quando perdo l'equilibrio e le finisco addosso.

- Balla con me!

- E va bene - brontolo, lasciandomi trascinare nella nostra piccola cucina ariosa. Della musica leggera sta suonando dal telefono della mia ragazza.

Lei avvolge le braccia attorno al mio collo e io poggio le mani sui suoi fianchi; balliamo, lentamente, ondeggiando senza meta nello spazio ristretto. Ridacchia di nuovo e i suoi occhi luccicano come pietre preziose. Le dono un sorriso interrogativo.

- Non esistono momenti più preziosi di quelli trascorsi con te - dice, sorridendo. Un sorriso che non sfiorisce. La costante della nostra storia.

Sorrido anch'io, sfiorandole le labbra con le mie.

I momenti con te. Piccoli pezzi di eternità. Conservali con cura.

Scaccio ogni pensiero per assaporare questo istante in cui siamo solo io e lei e il nostro amore, la felicità.

La felicità...

- Grazie - bisbiglio, e stavolta sono i suoi occhi da cerbiatta a scoccarmi un'occhiata interrogativa. - Per illuminare le mie giornate.

***

A volte l'oscurità è grigia. È svegliarsi in un letto freddo e vuoto, perché lei è andata al lavoro, e avere un macigno, no, un buco nero nel petto. Un buco nero che risucchia tutto e lascia solo grigio.

Un sospiro sfugge alle mie labbra serrate in una smorfia. 

È così difficile fare le cose che ami quando le tue emozioni, tutte le tue emozioni, sono spente. Spente, click, come se bastasse un interruttore. 

Le cose che ami. Scrivere. Ho fissato la nuova pagina bianca per chissà quanto tempo, sperando di riuscire a trasformare i miei pensieri in frasi. Ma non solo fare le cose che ami è difficile. Anche le azioni più semplici... come alzarsi, lottando contro il desiderio di raggomitolarsi sotto le coperte e sparire nel letto, mangiare, con lentezza esasperante, lavarsi i denti, dopo aver indugiato per troppo tempo davanti allo specchio.

La solitudine peggiora e rallenta tutto, perché se lei non c'è non devo fingere che vada tutto bene.

Fingere...

C'è una me che è innamoratissima della propria ragazza, ha tanti amici, legge e scrive libri e non ha bisogno di scrivere storie che finiscono male perché la sua storia, finalmente, si concluderà con un lieto fine; e c'è l'altra me che abita questo corpo e sa di essere la realtà, una realtà grigia e indifferente, che non crede - non ha mai creduto - nel lieto fine, perché sa che non ce ne sarà uno. No, la mia fine sarà triste e sola, perché io sono una persona triste e sola e non posso cambiare il mio destino.

Smettila di commiserarti, mi dico, e scrivi. Il mio sguardo si perde fuori dalla finestra. Se solo ci fosse il sole...

***

La guardo dormire come la luna veglia su un lupo solitario. Ma, a dire il vero, il lupo solitario sono io, apparentemente addomesticato, ha bisogno solo di una carezza e di stare devotamente al fianco della sua principessa.

È così. Sono io ad avere bisogno di lei, del suo calore, della sua luce, mentre lei potrebbe benissimo fare a meno di me, di questo lupo solitario, questa ombra, poco più di un fantasma.

Non è così che si chiamano le apparizioni di chi è morto? Forse basta la morte dell'anima per essere un fantasma.

Mi allontano dal computer, il cui schermo segna le quattro e mezza del mattino. Ho spesso difficoltà a dormire.

Mi siedo sul bordo del letto. Lei dorme profondamente, senza accorgersi della mia mancanza. Le accarezzo dolcemente il viso e i capelli, facendo attenzione a non svegliarla.

È bella e delicata come un fiore, eppure ha la forza di un albero secolare che nessuna tempesta può sradicare.

- Nae sarang... è in arrivo un temporale - mormoro, soffermandomi sulla sua guancia morbida e tiepida. - Un lungo inverno...

***

Epilogo

Epilogo. La fine di una storia. Perché se c'è un inizio, deve esserci una fine, giusto?

La nostra storia è iniziata in una luminosa giornata di sole in una biblioteca e finisce in una buia, fredda notte, in un luogo che non è importante menzionare. Per me finisce lì.

Per te, amore mio, finisce qui, in questa pagina. Ti sembrerà strano leggere una storia dalla fine (d'altronde è colpa mia, sono io che ti ho tenuto segreto il resto di ciò che ho scritto)... ma tanto sai cosa è successo, no? Solo il finale ti era ancora sconosciuto. O forse no. Sapevi che questa è una storia senza lieto fine.

Non è mai stata un esperimento... nello stesso modo in cui i miei "periodi bui" non sono mai temporanei, bensì momenti in cui l'oscurità diventa opprimente e ingestibile.

Non credo di essere più in grado di gestirla. Non ha neanche più senso, quando la nostra storia era destinata fin dall'inizio a terminare. 

Non per colpa tua. Per colpa mia, se di colpe si può parlare. Il peso dell'esistenza è sempre stato eccessivo sulla mia fragile anima.

Questo è il mio ultimo regalo per il mio ultimo amore. Il mio fiore. Il mio sole la cui luce non si spegnerà mai. 

Fa freddo, ma io non lo sento. I miei sensi sono intorpiditi, come le mie emozioni. 

Seoul non riposa neanche in questa notte gelida, donandomi uno strano conforto. Sarà facile scomparire nell'indifferenza dei passanti, inghiottita dall'oscurità.

Le macchine vanno e vengono sotto il ponte su cui mi son fermata. Un ponte familiare, sopra una strada familiare... eppure così estranei, al mio sguardo indifferente.

Mi sfilo l'anello col suo nome dall'anulare e lo ripongo nella tasca della giacca. La mia mano è calda contro il metallo, eppure ho i brividi.

Respiro profondamente, cercando di ricordare il gusto dell'aria fresca delle mattine di primavera, il profumo dei suoi capelli, della terra bagnata dopo un temporale, dei libri in biblioteca. Dettagli straordinariamente vividi per qualcuno che ha dimenticato come vivere.

Chiudo gli occhi.

- No! No, ti prego! Resta!

Resta.

Lo shock di udire la sua voce disperata mi congela sul posto.

- Non andare! Possiamo sistemare tutto, questa non è la soluzione! Non è la fine!

Non quella che avevo previsto, di sicuro. Mi si riempiono gli occhi di lacrime.

- Non devi affrontare tutto da sola... non sei sola...

È corsa qui in maglietta e pantaloncini, con i capelli arruffati; dev'essersi accorta della mia mancanza, o forse la luce dello schermo del computer l'ha svegliata...

Si aggrappa al mio braccio, singhiozzando. Anche io piango, silenziosamente.

- Ti prego... ti prego... ti prego... non andare...

- Mi aiuterai a superare questo periodo buio? - sussurro, sfiorando con incertezza i suoi capelli.

- Sì! Sì, ti aiuterò, farò qualunque cosa! Basta che resti con me!

Le lacrime continuano copiose a rigarmi il viso, esprimendo il dolore soppresso di una vita e il sollievo di scoprirmi un po' meno sola in quest'esistenza così piena di sofferenza, di male di vivere, di oscurità; ma soprattutto il sollievo dovuto al fatto che il punto da me scritto sia diventato un punto e virgola. Altre pagine attendono di essere scritte nel libro della mia vita.
   
 
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