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Autore: alessandroago_94    21/03/2019    6 recensioni
Altra raccolta di componimenti poetici molto semplici.
Genere: Generale, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il secchio2

IL SECCHIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dicevano che sarebbe stato un lungo inverno,

il più lungo degli ultimi anni.

Ma il tepore,

la siccità estrema

hanno già invaso le nostre terre di confine,

dove l’umanità languisce

e dove non ha importanza se c’è una ragione.

L’importante è vincere.

 

Qui i fiori sono sbocciati da tempo,

in una primavera estetica,

che non è affatto interiore.

I fiori lasceranno presto il posto ai frutti

ma non saranno frutti dell’amore;

i cuori sono solo tagliati da lame affilate,

a fettine, sfilettati,

coi giorni che si allungano, infiniti.

 

Qua, ove ormai splende sempre il sole;

qua, ove la noia esistenziale prende

il sopravvento su ogni morale.

Qua, dove mi manca da tempo la tua voce,

quel tuo sorriso che stende.

Avrei bisogno di un po’ di amore.

 

Nei giorni tutti uguali,

in una stagione che non ha senso,

in bilico tra la piena estate e una falsa primavera,

io mi sento così perso!

Le amiche sono lontane,

tutto il resto sono inganni.

Sto perdendo l’inarrestabile filo del tempo.

 

Chi dice che bisogna osare.

Io, invece, vorrei solo esplodere;

se Dio esiste, è stato saggio a rendermi umano

in un carcere di carne, ossa e materiale organico.

È come se fossi una bomba nucleare, ormai,

vorrei solo varcare i limiti che mi racchiudono qui,

che mi costringono.

 

Se avessi potuto scegliere, sarei stato un buco nero.

Avrei divorato intere galassie, avrei dilaniato l’universo.

L’avrei fatto solo perché sarei stato alla ricerca di un senso.

 

È il senso che manca,

il senso dei miei futili problemi interiori.

È incredibile constatare quanto sono bravo

a rovinare ogni mio momento spensierato.

 

Ho capito che forse ho sbagliato tutto,

fin dall’inizio.

 

Vorrei cambiare, ma presto mi sono reso conto

che il mio è un processo irreversibile;

dentro me, da piccolo, ardeva la fiammella di una candela,

che ora è diventata un grande incendio.

Presto sarà un vulcano, che erutterà lava incandescente.

Verrà qualcuno che mi aiuterà,

almeno gettando un paio di secchi di acqua gelida

sulla brace rovente?

 

Ormai dentro sono solo l’incendio che arde,

che non si ferma.

Sono stanco, dico.

Vado a letto stanco, mi sveglio stanco.

Le alte fiamme corrodono e lambiscono ormai

tutta la mia foresta interiore.

 

Giungi, o fatidico secchio,

a darmi un minimo di ristoro!

Spegni almeno una fiammella marginale,

salva almeno una piantina

da questo disastro colossale.

 

Giungi, o Musa,

e ti prego, sorridimi;

ed io ti sorriderò, sì,

io che ardo, che brucio,

con il lezzo acre del fumo che avvolge

la mia anima…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Poesia così…

Potente, la definirei. Non è totalmente negativa, ma neanche positiva. In bilico, come il lungo periodo statico che sto vivendo.

A voi il resto dei giudizi ^^

Grazie di tutto!

   
 
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