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Autore: udeis    22/03/2019    1 recensioni
La grande battaglia di Marineford e la sconfitta di Barbabianca non aveva rivoluzionato le vite degli abitanti del villaggio di Cocoyashi nel mare Orientale. Tutti, però, erano rimasti colpiti dall’importanza mondiale dell’evento e per due o tre settimane l’avevano commentato, atteggiandosi a esperti di realpolitik. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginare che i peggiori problemi sarebbero venuti proprio dalla Marina.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo, Monkey D. Garp, Nojiko, Nuovo personaggio, Sengoku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ispezione a sorpresa


“Signore c'è una nave della Marina all'orizzonte”. Comunicò un giovane soldato dopo aver fatto un perfetto saluto militare, Bogart alzò la testa dalle carte che stava controllando e lanciò uno sguardo fuori dalla finestra: all’orizzonte s’intravedevano le vele bianche di una nave fin troppo famigliare. "Signore, vuole che vada ad avvertire il vice ammiraglio Garp? Come sa, è uscito per un giro di pattuglia".
“Non serve. È la nave dell’ispettore Sengoku. Dì agli uomini di mettersi in alta uniforme, andremo noi ad accoglierla.”
“La nave dell’ispettore Sengoku? Signore, ma intende proprio quel Sengoku? L’ex Grand ammiraglio della marina?”
Bogart lo guardò con aria di sufficienza. “Sì, soldato, proprio lui”.
“Non dovrebbe essere il vice-ammiraglio ad accogliere una persona così importante?”
“Soldato, da quanto tempo lavori in questa base?”
“Tre mesi, signore.”
“Bene, soldato, non si faccia ingannare dai modi del viceammiraglio, qui, come in qualsiasi altra base della Marina, vige l’abitudine di eseguire gli ordini, non di discuterli.”
“Sì, signore, mi scusi, signore.” Disse l’uomo, arrossendo mortificato. Borgat sospirò e offri una spiegazione: “Il vice-ammiraglio e l’ex Grand’ammiraglio si conoscono da molto tempo e tra loro i rapporti sono piuttosto… informali. Bastiamo noi ad accoglierlo, ma voglio lo stesso gli uomini in alta uniforme. Ora va!” Il soldato scattò sull’attenti e, ancora imbarazzato, si affrettò ad eseguire l’ordine.
 
Quando la nave attraccò al porto e l’ispettore generale della marina, Sengoku, vi scese, trovò ad accoglierlo sul molo una piccola guardia d’onore guidata dal sottoposto più fidato di Garp.
“Signore,” disse, “Per noi è un onore averla qui”.
Sengoku rise, allegro. “Bando alle formalità Bogart, sono venuto solo per fare quattro chiacchiere con un vecchio amico”.
L’uomo si rilassò, ordinò il riposo ai suoi uomini e sorrise.
“Il vice-ammiraglio al momento non si trova nella base, ma manderò uno dei miei uomini a chiamarlo, nel frattempo saremo onorati di ospitarla”.
“Non serve, Bogart, non serve, dopotutto sono solo un ispettore, andrò io a cercarlo, se mi dici dove posso trovarlo”.
“Ma certo, signore, come preferisce. Il vice-ammiraglio Garp si trova sulla collina: è uscito questa mattina presto per fare una ricognizione”.
“Posso chiederle di prepararmi del tè, Borgat?”
“Mi sono permesso di anticipare la sua richiesta, signore” Rispose l’ufficiale, porgendo a Sengoku una busta di carta.
“Hai fatto benissimo, sono sicuro che così Garp apprezzerà di più i miei biscotti”. Rispose Sengoku, sventolando un pacchetto. “Sai, sono quelli del quartier generale della marina”. Sorrise l’uomo malinconico.
“Sono sicuro che avranno un sapore eccezionale”. Annuì l’altro.
 
Sengoku risalì lentamente la china della collina fino alla cima raggiungendo la figura del viceammiraglio che, seduto sotto a un albero, osservava il mare in silenzio. L’ispettore della marina gli si sedette accanto e iniziò a svolgere il pacchetto che aveva portato con sé, rivelando un pacco di biscotti, termos e due tazze che furono subito riempite.
“Che ci fai qui Sengoku? Il mare Orientale è lontano da Marineford”, disse Garp, prendendo la tazza che l’amico gli offriva.
“È questo il modo di accogliere l’ispettore della Marina, Garp?”
“Che cosa vuoi? Non ho fatto niente di male”.
Sengoku cercò di mettere a tacere la vocina fastidiosa che gli faceva notare che, quella, probabilmente, era proprio l’isola d’origine di Rufy cappello di Paglia e Ace Pugno di fuoco e che avrebbe dovuto arrestare tutti gli abitanti per complicità.
Ora che non era più Grand’ammiraglio, quello che Garp aveva fatto e stava facendo gli faceva stranamente ridere.
 
“Vengo per il buco di bilancio registrato a carico di questo avamposto della Marina. Secondo i nostri ragionieri spendi il 3% del tuo budget annuale in mandarini, pagandoli anche discretamente cari, rispetto ai normali prezzi di mercato”.
“La frutta mi serve a mantenere i miei uomini in salute. Mi stai consigliando di cambiare fornitore?”
“Ho qui anche un rapporto del Comandante Smile che accusa gli abitanti di un’isola del mare orientale, Cocoyashi, di complicità e favoreggiamento di una banda pirata. Precisamente quella di Rufy Cappello di Paglia, che come tu ben sai è un pirata da 300 milioni”.
“Non ne so niente” disse Garp, tranquillo. “Certo che Akainu si fissa proprio con delle piccolezze. Sia mai che nel suo regno di Pace e Giustizia qualcosa non funzioni alla perfezione.”
“Il nuovo Grand’Ammiraglio e, probabilmente, anche qualcuno sopra di lui, mi ha mandato per ricordarti che fai ancora parte della Marina e non sei libero di seguire le tue ispirazioni filo-pirata”
“Ma che gentili”.
“Mi dispiace Garp”.
“Di un po’ sono tutti ammattiti al Quartier Generale?” Si alterò Garp, aprendo una crepa nel terreno con un pugno “Cos’altro devo fare, Sengoku? Ho lasciato che mio nipote morisse, in quella guerra. Non mi sono intromesso, non mi sono opposto. Perché mai dovrei aiutare i pirati adesso che non ho più nessun buon motivo per farlo?”
“Parlami di questi mandarini” Chiese Sengoku, spingendo il sacchetto di dolcetti verso l’amico. Garp afferrò un biscotto e dopo averlo fissato truce per un istante se lo mise in bocca e iniziò a masticare rumorosamente.
“I mandarini provengono dal villaggio di Cocoyashi”.
“Un’isola qui vicino, se non sbaglio” rimuginò l’ispettore, l’altro annuì.
“Li coltiva la sorella di Nami la Gatta Ladra, la donna imbarcata sulla nave di mio nipote”.
“E perché diamine hai pensato di comprare i mandarini da una persona così compromessa e di insabbiare un rapporto così significativo? Perchè l’hai insabbiato tu, vero?”
Sengoku aveva provato a mantenere la calma, ma non ce l’aveva fatta: non era in pensione da abbastanza tempo per poter ignorare le azioni sconsiderate dell’amico con animo sereno. Non quando gli venivano sbattute sul muso senza il minimo tatto.
Il vice ammiraglio rimase calmo e rispose, serafico: “ Tutti gli abitanti del villaggio nasconderebbero volentieri la Gatta Ladra alla Marina. Dopotutto,” continuò, ignorando lo sguardo truce lanciato dal suo collega ,“questo villaggio farebbe lo stesso per Rufy. Nelle isole piccole funziona così, lo sai anche tu”.
Sengoku si passò una mano sul volto, preoccupato e sospirò. Garp non avrebbe mai imparato a comportarsi correttamente in questo genere di circostanze, ma questa volta stava giocando con il fuoco: la sua posizione di Eroe non poteva difenderlo a lungo con Akainu al potere e lui, di sicuro, non poteva più aiutarlo come un tempo.
“L’ho fatto per un buon motivo”. Ebbe anche il coraggio di dire.
“Se il buon motivo è perché la ragazza è amica di tuo nipote e stai cercando di risarcire la sua probabile morte ad opera della Marina, ti avviso che non è affatto un buon motivo”.
“Non è per quello. Se i pirati muoiono o vengono catturati di sicuro non mi rattristo: è la vita che si sono scelti, lo so io e lo sanno loro”.
Ma la famiglia,” Pensò Sengoku tra sé, “La famiglia è un’altra cosa, non è vero, Garp? Ed è proprio questo che preoccupa tanto le alte sfere”
“Allora perché l’hai fatto?”
“Cocoyashi è il villaggio di origine di Nami, è vero, ma è anche il villaggio di cui Arlong, l’uomo pesce, si era impadronito e che aveva tiranneggiato per anni. Sono stati i pirati di Cappello di Paglia a cacciarli, mentre la Marina non è mai intervenuta. Se lo avesse fatto quella ragazzina non sarebbe diventata un pirata e sarebbe rimasta con la sua famiglia. Pensavo solo che meritassero un risarcimento, la sorella e l’intera isola, intendo. Ho solo cercato di farlo in maniera discreta. Alla Marina non serve un altro scandalo, giusto? E quella faccenda è già stata insabbiata- e non da me-: non vale la pena di ritirarla fuori”.
“Hai fatto bene”. Disse Sengoku quando si fu ripreso dalla sorpresa: conoscendolo lo si scordava facilmente, ma Garp era un buon tattico. Non era geniale come Tsuru, né abile quanto lui, ma il suo titolo non era stato affatto frutto del caso, né era dovuto solo al suo leggendario pugno, per quanto lo stesso vice ammiraglio amasse vantarsi del contrario. Dopotutto era pur sempre l’uomo che aveva tenuto nascosto il figlio di Roger per anni.
“Arlong, quella sì che era stata una bella gatta da pelare.”
“Già. Contento di non essere più grand’ammiraglio della marina, Sengoku?” chiese, allegro, il vice ammiraglio, dando una grossa pacca sulla spalla all’uomo seduto accanto a sé.
“Non sai quanto. Non dover avere più la tua famiglia tra i piedi è un immenso sollievo. Comunque,” aggiunse, alzandosi in piedi e ignorando lo sguardo offeso lanciatogli dall’amico. ”Darò io le spiegazioni necessarie alle alte sfere. Anche se, Garp, hai il grado e l’esperienza per fartele da sole certe cose. Akainu non avrebbe rifiutato un’iniziativa simile se gliel’avessi proposta e spiegata per bene: avrebbe giovato all’immagine della Marina.”
“Il quartier generale è troppo lontano, Sengoku, ci avrei messo troppo tempo e tutti quei mandarini sarebbero andati a male.” Spiegò il vice ammiraglio e anche se il borbottio aveva un tono scanzonato e vagamente offeso, l’amico riconobbe nei pugni chiusi e nello sguardo sfuggente il vero motivo per cui Garp, l’Eroe non aveva contattato il suo superiore.
“E poi se quel comandante da strapazzo non si fosse intromesso, nessuno avrebbe saputo mai nulla! Perché è stata colpa sua, vero?”
“ Già, ha mandato una lettera di protesta al Quartier Generale della Marina” rispose Sengoku, sollevato che il momento di malinconia fosse stato se non dimenticato, almeno superato. “Quindi sei stato tu a insabbiare il rapporto del comandante Smile, ma è vero che gli hai anche ordinato di non mettere più piede in quel villaggio?” Chiese, ostentando un finto tono scandalizzato.
“Certo che sono stato io, Sengoku! Infastidiva gli abitanti di Cocoyashi e lo faceva per una scemenza!” Sbattè a terra il bicchiere vuoto, si pulì la bocca con la mano e continuò con meno enfasi: ”Lo sappiamo tutti benissimo che, se i compagni di Rufy sono ancora vivi, di certo non sono nel Mare Orientale. Mio nipote non è uno che torna indietro e i suoi uomini sono fatti della stessa pasta, altrimenti non sarebbero si sarebbero mai imbarcati con lui.”
Sengoku annuì. “In effetti, per salpare con tuo nipote devono proprio essere fuori di testa.”
“È lo spirito del Mare Orientale, temo”
Sengoku, soprassedé, con un alzata di spalle: la storia gli insegnava che il collega non avesse poi tutti i torti. “Mentre Smile è il classico esempio di novellino troppo zelante.” Aggiunse tra sé.
I due sorseggiarono l’ultima tazza di tè, guardando il mare ognuno immerso nei propri pensieri, ma poi l’ispettore non riuscì più a trattenersi: “Certo che, Garp, quei maledetti mandarini potresti anche comprarli con i tuoi soldi, invece di sfruttare i fondi destinati al rifornimento della base!”
“Lo stipendio di un viceammiraglio in pensione non è così alto, che ti credi? Non me li posso permettere”.
“Quando non avrai più soldi come pensi di comprarle le munizioni?”
“E che problema c’è? Le ruberò ai pirati. Non possono di certo denunciarmi!”
Sengoku si lasciò andare a una risata di cuore alla risposta spontanea dell’amico: gli era mancato il suo modo di fare.
“Che ne dici Garp? Ora che abbiamo finito le formalità ti va di mostrarmi la tua nuova base? E neanche mangiare qualcosa dalla tua famosa Makino, mi dispiacerebbe”.
“Solo se tu mi dici che ne hai fatto della tua capretta.”
 
 
E finisce così, con Garp e Sengoku che camminano verso il tramonto prendendo in giro Akainu e mangiando dolcetti, Nojiko felice e miliardaria e Borgat che, probabilmente, si sta occupando di tutte le pratiche burocratiche che Garp ha lasciato sulla sua scrivana. Sì, quella di Borgat, non la sua, perché, insomma, avere dei sottoposti dovrà pur servire a qualcosa, no?
Bogart non me lo sono inventato io, ma i creatori dell’anime ed è questo tizio qui.
Sengoku dopo il Time Skip si porta dietro un gorilla e io non posso fare a meno di chiedermi che fine abbia fatto la capretta: insomma, è improbabile che sia nell’ufficio di Akainu, Garp sicuro non ce l’ha, Akoiji ha il suo pinguino… Quindi che fine ha fatto? Se la saranno mangiata? Sarà morta di vecchiaia? Si sarà trasformata in gorilla? Il dubbio non mi lascia dormire la notte.
Per quanto riguarda la faccenda Arlong: è vero che ufficialmente era il sottoposto di uno dei pirata della flotta dei sette, ma stava cercando di conquistare il mare Orientale e si era appropriato di un’isola: la marina avrebbe dovuto intervenire ugualmente (o fare intervenire Jimbe). Dopotutto l’ha fatto o ha finto di, nel caso di Crocodile, che faceva o cercava di fare la stessa cosa. Se, invece, volete leggere qualche altra avventura di Garp e Sengoku potete dare un'occhiata a "Compagni d'armi" una raccolta di Oneshot e flahfic che li vede protagonisti insieme a Tsuru. Grazie a chiunque passerà a leggere la mia storia
  
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