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Autore: T612    22/03/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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5 marzo 2017, base Kronas Corporation, Albany

La detonazione fa tremare le fondamenta dell’intera base, le guardie abbandonano le loro posizioni da stoccafissi guardandosi intorno confusi, mentre gli allarmi iniziano a suonare a sirene spiegate facendo trasparire un sorriso sulle labbra di Sharon.
-Era ora. -esclama rivolta a nessuno in particolare, continuando a sorridere nonostante attiri l’attenzione di qualche guardia.
Si alza dal lettino afferrando il bisturi posato sul tavolino lì affianco, tramortendo le guardie sorprese dalla sua inaspettata energia, mentre ignora i punti sul ventre che tirano appena recandole un leggero fastidio.
Recupera una divisa AIM da una delle guardie tramortite, raccogliendo tutte le armi che trova, riempiendo le fondine e caricando le munizioni. Fugge dall’ala medica, nascondendosi tra le fila delle guardie che marciano nei corridoi in direzione della torre di controllo, mentre le ricetrasmittenti gracchiano avvisando l’irruzione della Vedova Nera e di Falcon all’interno della base… Sharon non crede di aver udito parole più belle di quelle dal giorno in cui l’hanno rinchiusa, ma non vuole ancora raggiungerli, ha una missione alquanto personale da compiere prima.
Si aggrega alla scorta assegnata a Lukin, distaccandosi dalla fila, seguita da altre tre persone dirigendosi verso l’ufficio dell’uomo, rifilando una pallottola a testa ai soldati che la seguono prima di raggiungere la porta, spalancandola con un calcio ben assestato contro la maniglia.
Aleksander Lukin congela sul posto, il suo sguardo rifugge verso le vie di fuga negate, realizzando di essere indifeso ed impossibilitato a chiedere aiuto.
-Non uscirò vivo da quella porta, vero? -chiede composto mentre Sharon gli punta la pistola contro in risposta. -Ti ho sottovalutata, 13.
-Le tue ultime parole? Hail Hydra?
-Già sentito troppe volte. -commenta con una scrollata di spalle, un respiro profondo prima di chiudere definitivamente gli occhi sul mondo. -Do svidaniya.
Lo sparo risuona forte e chiaro nella stanza, mentre la pallottola stronca il fiato a Lukin e il cadavere freddato impatta contro il pavimento.
Sharon osserva impassibile il corpo riverso a terra abbassando l’arma, si è vendicata, ma l’esperienza l’ha lasciata… vuota, ma quello non è il momento di pensarci.
Gira i tacchi e scappa, cercando Sam e Natasha, imbattendosi in Will puntandogli la pistola contro, ma l’indice freme sul grilletto… il deja vu le smorza il respiro, il braccio trema, consapevole di non potercela fare.
Will le corre incontro mentre la donna chiude gli occhi, rilasciando il fiato che non si era accorta di trattenere quando la scavalca, spalancando gli occhi voltandosi allarmata, ritrovandosi a corrergli dietro in direzione del laboratorio di Zola seguendo il rumore delle lamiere divelte. Trova il corpo robotico dello scienziato smembrato, i circuiti che sfrigolano scoperti, mentre lo schermo del computer segnala la cancellazione dei chip di memoria, ma di Will nemmeno l’ombra.
Sharon si ferma e si concede di riprendere fiato, scosta la maglietta constatando che la fasciatura sul ventre è zuppa di sangue, ma l’adrenalina in circolo non le fa percepire il dolore… si inginocchia a terra posando la fronte contro il pavimento freddo, mentre si tasta la fasciatura sporcandosi le punta delle dita di rosso… i polmoni vanno in fiamme ribellandosi improvvisamente, lasciandosi cedere al panico quando prova a rialzarsi da terra e non ci riesce.
Urla a pieni polmoni una richiesta d’aiuto, mentre lo scalpiccio degli scarponi lungo i corridoi si fa sempre più vicino, fino a quando la porta del laboratorio sbatte lasciando entrare Sam e Natasha.
-Oh mio… Sharon, stai bene? -la raggiunge subito Sam alzandola dal pavimento.
-Quella… -Natasha non conclude la frase, fissa impassibile la fasciatura sul ventre indicandola con l’indice che trema appena. -Ti prego dimmi che…
-Sin ha provato ad uccidermi, credeva che sbudellarmi le avrebbe dato soddisfazione. -risponde seguendo un automatismo inconscio, la voce fioca mentre Sam la solleva da terra e Natasha si rilassa impercettibilmente dopo quella conferma relativamente innocua.
-Ho ucciso Steve… -rivela spaventata a distanza di qualche secondo, osservando con gli occhi lucidi la mancanza di una qualsiasi reazione eclatante da parte dei due.
-Lo sappiamo, non eri in te… va tutto bene, Shar. -replica Sam tranquillo dirigendosi in direzione della porta.
-Non va tutto bene. -replica ostinata con le lacrime che le rigano il volto, mentre i contorni del suo campo visivo si dissolvono a causa della perdita esosa di sangue. -Non va bene.
-Sopravvivrai Shar, in qualche modo. Tu non hai colpe, risolveremo tutto.
Sharon vorrebbe replicare che non esiste un modo per risolvere una cosa del genere, ma sviene prima di avere voce in capitolo sulla questione.

***

5 marzo 2017, Presidenziali Americane, Albany

Il clangore del proiettile che rimbalza contro il vibranio risuona nello spazio circostante, lo scudo assorbe il colpo mentre James arretra di mezzo passo a causa del contraccolpo, placando le urla della folla scatenando le acclamazioni. Lukin aveva predisposto l’omicidio del primo partecipante in gara alle presidenziali, allo S.H.I.E.L.D. stentavano ancora a credere che dovessero tutti ringraziare Faustus per la soffiata, ma in quel momento Tony non poteva fare a meno di tirare un sospiro di sollievo nel vedere Bucky sollevare il capo mostrando il volto alle telecamere, mentre le guardie del corpo portano i candidati alla presidenza lontani dalla sparatoria.
-È scappata, Bucky. -afferma Stark davanti alla finestra vuota, contemplando il fucile abbandonato, abbassando lo sguardo verso la calca che si muove esagitata sotto ai suoi piedi.
-Hai visto la direzione? -chiede James all’auricolare ricevendo risposta affermativa. -Bisogna sgomberare Tony, qui rischiamo di fare danni. Mi serve un diversivo, riesci a procurarmelo?
Tony non aspettava altro, lo raggiunge sul palco con il suo miglior atterraggio da supereroe, mandando la folla va in visibilio quando si toglie il casco e sorride… quella era una sensazione che gli era mancata da morire.
-Okay gente, ho bisogno che manteniate la calma! -urla rivolto alla ressa, mentre percepisce la figura di Bucky che si allontana dagli angoli del suo campo visivo lanciandosi all’inseguimento. -Se ne occupa lo S.H.I.E.L.D. ora! Ho bisogno che seguiate le indicazioni della polizia, bisogna sgomberare!
I civili seguono le sue direttive, ma i giornalisti continuano a scagliarsi contro il palco pretendendo risposte in merito all’uomo con indosso l’uniforme di Capitan America, mentre Tony respira per placare il nervosismo.
-Dopo rilascerò una dichiarazione, ma dopo! Circolare gente, circolare! -esclama accompagnando le parole ad ampi gesti delle braccia, notando che finalmente i giornalisti si decidono a dargli retta.
Decolla di nuovo una volta sgomberata l’intera zona, stringendo lo sguardo individuando James che corre nella direzione indicatagli qualche minuto prima, lasciando correre lo sguardo sui palazzi circostanti… a qualche centinaio di metri di distanza la scorta dei candidati sta facendo fermare le auto per l’estrazione in un parcheggio vuoto, ma Tony è consapevole che sia già troppo tardi quando nota allarmato la figura di Sin appostata sul tetto adiacente, armata di fucile-granata puntando sulle berline nere nel parcheggio, conscio che sarà una carneficina ancora prima di vederla avvicinare la mano al grilletto.
-Bucky, granata in arrivo! -urla mentre si lancia in direzione di Sin tentando di anticiparla, nonostante sia ben consapevole che anche con i propulsori al massimo non potrà mai essere veloce quanto un proiettile.
-Prega che lo scudo regga… -lo avvisa James all’auricolare con un paio di secondi d’anticipo, lo osserva impotente quando salta coprendo l’intero corpo dietro allo scudo, mentre Tony viene allontanato di un paio di metri quando la punta della granata entra in collisione con il metallo esplodendo a mezz’aria… l’onda d’urto frantuma i vetri delle auto nel parcheggio attivando gli antifurti, mentre il corpo di James viene scagliato alla velocità della luce contro il tettuccio di una delle auto.
-Tu sei un pazzo furioso! -strepita Tony quando atterra di fianco all’auto con il tettuccio sfondato, appurando sollevato che James ha ancora il fiato per concedersi una risata isterica quando si rende conto di non essere morto. -E non ridere, ho quasi fatto un infarto!
-Parla piano, mi esplode la testa. -comunica cercando di riprendere fiato, tastandosi la cassa toracica con la mano libera dallo scudo. -Credo di essermi rotto qualcosa.
-Credi?!
-Non fare storie e aiutami. -ordina liquidando il principio della sfuriata allungandogli una mano.
Tony cerca di rimetterlo in piedi il più delicatamente possibile, ma la gamba cede e gli crolla addosso, mentre i federali si mobilitano delimitando un perimetro per tenere lontana la calca di giornalisti in arrivo, prendendo in custodia il cadavere sfigurato di Sin.
-Stark… i giornalisti. -mormora James ancora addossato contro la sua spalla, palesemente sofferente, ma intenzionato a volersi tenere in piedi da solo spostando il peso sull’altra gamba. -Che facciamo?
-Sei sicuro di star bene? Sembri ad un passo dal collasso.
-Sono stato peggio… che facciamo, Stark?
-Muto, sorridi e non toglierti l’elmetto… al resto ci penso io. -ordina sbrigativo una volta assicuratosi che James riesca a reggersi in posizione eretta senza accusare un malore immediato. -Dimostriamo alla nazione che Capitan America e Iron Man hanno fatto pace, pensi di farcela?
-Okay… ma una cosa sbrigativa, non voglio morire tra le tue di braccia.
-Giusto, meglio se muori tra quelle di Natasha. -commenta riuscendo a strappargli una risata soffocata, interrotta dalla fitta alle costole, mentre un sorriso a trentadue denti incornicia il volto di Tony quando si volta a fronteggiare i giornalisti assillanti, ottenendo un immediato silenzio appena apre bocca.
-Stanotte, io e il mio collega qui presente, abbiamo sventato un attentato orchestrato dalle teste restanti dell’organizzazione nota a tutti come HYDRA ai danni del futuro Presidente degli Stati Uniti. Dovete ringraziare quest’uomo e la sua sana dose di incoscienza se ciò non è accaduto… -afferma posando una mano sulla spalla di James, che traballa e maschera una fitta dietro a un sorriso tirato, notando con la coda dell’occhio il Quinjet che nel frattempo si è posizionato esattamente sopra le loro teste. -... Capitan America è un’istituzione, non importa chi sia l’uomo che si cela dietro lo scudo. Mi prendo la responsabilità di affermare che la Guerra Civile tra i super-umani è conclusa, il caso verrà discusso nei prossimi giorni, ma mi duole farvi notare che, se avessimo seguito gli Accordi non condividendo le informazioni, avreste eletto un uomo manovrato dalle peggiori menti criminali della storia. Rifletteteci. Ora, con permesso, anche gli eroi hanno bisogno di meritato riposo. -conclude afferrando James per la vita spiccando il volo, dando inizio alla sequela di imprecazioni di quest’ultimo quando accusa un dolore lancinante causato delle ossa rotte, interrompendo la sequela una volta attraversando il portellone aperto, per poi venire adagiato sul pavimento in lamiera.
-Come sono andato?
-Brutale. -commenta James conciso e dolorante, evidentemente non riteneva opportuno specificare se si stesse riferendo al discorso proferito o all’ultima manovra attuata, limitandosi a sdraiarsi sul pavimento chiudendo gli occhi.
-Ti sei assicurato il giro del mondo in due secondi netti e hai causato un probabile aneurisma a Ross. -replica Natasha ai comandi del Quinjet. -Almeno è per qualcosa di positivo.
-Sharon? -si informa cercando di non far trasparire la preoccupazione nella voce mentre chiude il portellone.
-In volo verso il Complesso sana e salva. -afferma la donna rassicurandolo, mentre Tony riassorbe l’armatura avvicinandosi ai comandi. -Dammi il cambio Romanoff, è in condizioni pietose e vuole morire tra le tue braccia.
-Tramortito ma ancora cosciente, Stark. -lo riprende James da un punto imprecisato sul pavimento alle sue spalle. -Sto bene, non dargli retta Natalia.
Lo ignorano entrambi mentre Natasha si lascia sfuggire un sorriso quando si alza dai comandi cedendogli il posto, sedendosi sul pavimento togliendogli l’elmetto, facendogli posare il capo contro il suo ventre passandogli le dita tra i capelli, mentre James si lascia sfuggire un microscopico sorriso da ebete. Tony si morde la lingua per non farsi scappare frecciatine inopportune, mentre accusa una vaga fitta di gelosia alla bocca dello stomaco, imponendosi di relegare il ricordo delle coccole sul divano con Pepper in un angolino della sua mente.
-Taci, ingrato. -ribatte scherzoso afferrando i comandi della cloche. -Fammi un favore e lasciati morire in silenzio fino a quando non torniamo a casa.

   
 
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