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Autore: _f r a n c y_    21/07/2009    2 recensioni
Quello che secondo me può essere accaduto all'interno del team Gai dopo le semifinali per la selezione dei chunnin.
- Sarà perchè anche io non ho capacità innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma io ho stima totale di Rock Lee. -
[...] Piangeva. Per la crudeltà del ragazzo di cui era innamorata. Per l'ingiustizia del destino su una persona pura come Rock Lee.

* Per chi avesse letto la fanfic precedentemente: il terzo capitolo è stato riscritto e sostituito da due completamente nuovi. ...Speriamo sia stata una buona decisione, ahahah! *
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Disclaimer: I personaggi presenti nella fanfiction non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.







Will things ever change?





Barcollava, le gambe instabili e la schiena dolorante. Ma le stampelle sarebbero state un accorgimento inutile: era piena di graffi e lividi sulle braccia. Per non parlare del dolore sparso su tutto il corpo, dai capelli alla punta dei piedi: in effetti, mai prima d'ora era stata messa K.O. a quel livello.
Tuttavia, celava gli spasmi dietro a un'espressione composta, pronta ad allargarsi in un sorriso ogni volta che incrociava qualcuno nei corridoi. Era l'unico modo per persuadere le infermiere a farla andare da Lee. Al diavolo, lei in quella snervante attesa, prima di rimettersi completamente, non ci rimaneva.
Stando a quello che le aveva detto il maestro Gai, le fitte che le penetravano fin quasi nelle ossa, ad ogni passo, non erano niente in confronto a quello che doveva sentire il compagno.
Non potrà più essere un ninja...
Il sensei l'aveva pregata di non farne parola con Lee. Per il momento, si trattava solo dell'opinione di alcuni ninja medico di primo soccorso; dovevano ancora essere fatti gli esami di accertamento.
Certo che se ha così tante microfratture...
Tenten scosse il capo con forza, rischiando però di perdere il suo già precario equilibrio.
Un'infermiera le corse incontro, domandandole con un misto di stupore e rimprovero che cosa ci facesse in piedi.
 - E' un'incosciente, torni in camera. - la sorresse, un braccio intorno alle spalle.
 - Ma mi sento bene, basta che cammini con calma. -
 - Dove stava andando? - chiese sospettosa: per insistere tanto, non doveva essere una semplice passeggiata di piacere.
 - Un mio compagno di squadra è ricoverato qui. Credo sia grave. - ed aggiunse, notando lo scetticismo dell'infermiera, - Si chiama Rock Lee, ha fratture serie sul lato sinistro del corpo... -
Si interruppe, vedendo gli occhi della donna accendersi:
 - Sì, è nel blocco B. Ma lei dovrà aspettare domani per vederlo: la sua pressione è ancora bassa, deve dormire e... -
 - La accompagno io. -
Il viso di Tenten si illuminò, una sorta di abitudine. In realtà non avrebbe voluto, in quella circostanza. Non dopo che Neji aveva cercato di uccidere Hinata Hyuuga.
 - D'accordo. - acconsentì l'infermiera, sollevata ed al contempo intimorita dal nuovo arrivato. - La affido a lei, mi raccomando. -
Così, purtroppo, Tenten doveva essergli riconoscente per averla liberata da quell'impiccio. Soltanto per quello, dato che, per il resto, non le offrì di certo il braccio per aiutarla a camminare.
Però, ripensandoci, qualcosa non le tornava...
 - Cosa ci fai in ospedale? -
La prese larga. Non voleva insinuare nulla, probabilmente si stava solo facendo un sacco di castelli in aria. Eppure... era proprio sul suo piano, camminava verso la sua stanza...
 - Sono venuto a trovarti. - confessò senza esitazione.
A momenti Tenten non perdeva ancora l'equilibrio.
 - Ah, sì? - si finse sorpresa.
 - Devo sapere quando ti dimetteranno. Ho circa un mese per allenarmi. -
A momenti a Tenten non cedevano le gambe una volta per tutte.
Illusa..., si disse, sconsolata. Se Neji non avesse dovuto gareggiare, gli avrebbe cacciato un malocchio terribile. Lo scrutò di sottecchi, gli occhi ridotti a una fessura, mentre valutava le opzioni possibili.
 - Non ha senso quello che stai facendo - la riprese, lo sguardo fisso davanti a sè, sul corridoio che stavano percorrendo.
Tenten si irrigidì. Come aveva fatto a...
 - Cosa pensi di dirgli? Lo umilierai ulteriormente e basta. -
La kunoichi tirò mentalmente un sospiro di sollievo: si riferiva a Lee.
Neji aveva ragione, lei lo sapeva. Da ninja meritevole, Rock Lee non tollerava la compassione. Come lei, come Neji. Dopotutto, però, si trattava solo di un esame non superato, non di un'occasione unica nella vita. Probabilmente non lo avrebbe confortato sapere di non essere l'unico squalificato del team, ma sarebbe certo stata incoraggiante per lui la prosettiva di allenarsi insieme a lei per ritentare la selezione dei chunnin e...
Ma non dirne, Tenten...
Queste erano solamente giustificazioni che aveva costruito per nascondervisi dietro. A voler essere onesti con se stessi, era preoccupata da morire per Lee. Voleva appurare di persona il suo stato fisico, per potersi convincere che le sue paure fossero prive di fondamento.
 - Non potrà più essere uno shinobi, lo sai? - Neji parve sorridere.
 - Sì. - annuì, pensando che doveva essersi sbagliata.
 - Se solo mi avesse dato ascolto - fece spallucce lui.
Tenten alzò un sopracciglio:
- In che senso? -
 - Rock Lee è un illuso, vuole opporsi alla natura, alla realtà dei fatti. Avrebbe dovuto arrendersi. - sorrise beffardo, guardandola, - Non potrà mai diventare un ninja, uno come lui. -
La kunoichi si fermò bruscamente, proprio quando ormai erano a pochi metri dalla stanza di Lee.
 - Sarà perchè anche io non ho capacità innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma ho stima totale di Rock Lee. -
Neji celò difficilmente il proprio turbamento: Tenten non gli aveva mai parlato così, non gli aveva mai dato contro. A dirla tutta, non aveva mai espresso un proprio parere. Probabilmente perchè lui, taciturno e riservato, non gliene dava l'opportunità e, ad ogni modo, non l'avrebbe ascoltata.
Erano compagni di squadra, facevano coppia negli allenamenti. Punto.
In quel momento, Neji realizzò di avere sempre apprezzato che lei non lo giudicasse: lo rilassava molto e lo fortificava, perchè tutto sommato il suo era una sorta di tacito assenso ai propositi e ai valori per cui lui combatteva.
A dispetto di qualsiasi previsione, ora si ritrovava attaccato dalla persona che, stimava, lo avrebbe seguito sempre silenziosamente, in ogni sfida.
In quel momento, Neji si sentì a disagio.
 - E' vero, l'ho ripreso un sacco di volte per la sua ostinazione, perché lo portava solo a farsi del male. - continuò Tenten, aspettandosi una simile obiezione da parte dello Hyuuga, - Ma la sconfitta con Temari mi ha dato da riflettere: migliorerò e la prossima volta saprò batterla. E' stato proprio Lee a insegnarmi a non rinunciare mai ai miei obiettivi. Per quanto siano lontani da me e dal mio presente, in un futuro, col duro e incessante esercizio, li raggiungerò. Nonostante io faccia parte della categoria 'uno come lui'. -
Neji rise, scuotendo il capo:
 - Anche tu. -
Poi ricambiò la forza di quello sguardo con la sua espressione più glaciale.
 - Sei destinata a soccombere, allora, lo sai bene. Come lui. - accennò col mento alla camera sulla sua sinistra, con disprezzo. Prima che lei potesse ribattere, le lanciò una frecciatina fatale per quella sua ostentata sicurezza.
 - Sei un'ipocrita, Tenten. Non sei tu quella che legge le carte prima di ogni missione? -
La ragazza esitò, evidentemente colpita in un punto sensibile.
 - E' solo un passatempo. - balbettò, gli occhi meno convinti di prima.
 - Però significa che credi nel destino, in un disegno già scritto prima della nostra nascita. -
La posizione di Neji si rafforzava parola dopo parola. Ora era lui a tenere le redini della conversazione, lo sapevano entrambi.
Già... in che cosa credo io?
Tenten era combattuta. Sì, riteneva che il percorso di ogni individuo fosse già tracciato. Dopo l'incontro delle semifinali, però, aveva cominciato a pensare che forse nessuno potesse conoscere dove il suo cammino si interrompesse o deviasse e ciò avrebbe spronato la gente a combattere per i propri ideali.
Ma se una persona non fosse stata destinata ad avere successo... La battaglia, allora, sarebbe stata inutile.
Quindi, aveva ragione Neji? E se nel destino di Tenten non fosse stato scritto che lei sarebbe diventata la migliore kunoichi del villaggio? Un'intera esistenza trascorsa a raggiungere un orizzonte. Ma, si sa, l'orizzonte si spostava insieme a chi lo rincorreva.
Oppure, finire come Lee. Scoprire a quattordici anni di avere chiuso con la propria gara all'inseguimento dell'impossibile. In effetti, se ognuno avesse potuto conoscere i propri successi e fallimenti fin dalla nascita, si sarebbero potute risparmiare tante sofferenze e delusioni.
Forse è Neji ad essere nel giusto...
 - Per Lee era solo una questione di tempo. Se non ci fosse stato quel Gaara dal villaggio della Sabbia, un giorno avrebbe comunque sbattuto il muso contro il muro dell'ineccepibile verità, perdendo contro di me. - infierì Neji, armato della posizione di vantaggio che si era guadagnato.
 - Lo avresti ucciso?", gli domandò indignata, ma solo con un filo di voce. Sintomo che la freddezza di quel cuore stava devitalizzando le sue difese. -Come volevi fare con tua cugina... -
Lo Hyuuga sembrò scuotersi e la fulminò prontamente.
 - Non ti immischiare in cose che non ti riguardano. -
Tenten avrebbe voluto replicare, ma la voce si era bloccata in fondo alla gola, insieme all'ultimo respiro che aveva preso.
 - Comunque, - proseguì lui, - sì, li avrei uccisi entrambi, se ne avessi avuto l'occasione. Dopotutto, a cosa servono al mondo due perdenti come loro? Ascoltami, Tenten. Tu sei ancora in tempo per tirarti indietro. Al momento l'unica carta a tuo favore rispetto a loro due è che tu contribuisca ad allenare un eletto come me. Ma in un futuro dovrai fare i conti coi limiti che la natura ti ha imposto. Anche se, forse, non è molto lontano...- squadrò da capo a piedi le fasciature, i cerotti e i lividi sparsi su tutto il corpo di Tenten.
Questo prima che una cinquina stampata sulla guancia lo facesse ciondolare.
 - Di sicuro, - gli disse con voce tremante, - di sicuro una cosa accadrà molto presto. -
Tenten incontrò i suoi occhi, dapprima sbarrati, poi rabbiosi.
 - Trovati qualcun altro con cui esercitarti. Non voglio perfezionare la tecnica di un assassino. Ah,- aggiunse, prima di superarlo, - e se devi entrare da Lee per dirgli certe cattiverie... allora vattene. - 
Aveva il cuore a pezzi.
Al di là dell'insicurezza su se stessa che Neji aveva alimentato, Tenten soffriva ora per qualcosa di ben più irreparabile: il suo amore infranto.
Come avrebbe voluto che Neji fosse un'altra persona.
Già solo il pensarlo le torceva ulteriormente il cuore, impedendole quasi di respirare.
Fin quando non si sentì strattonare per il polso. Non se ne accorse tanto per il gesto in sè, piuttosto per la fitta lancinante che le provocò, sotto le bende.
Come se quel dolore non fosse bastato a paralizzarla, gli occhi di Neji la colpirono con un intento quasi omicida che la disarmò. Non avrebbe mai voluto, proprio davanti a lui, ma cominciò a tremare.
 - Tu farai quello che dico io. -
La verità, e anche Tenten lo avrebbe compreso se solo non fosse stata così accecata dal terrore, era che Neji non poteva trovare nessun partner migliore della maestra d'armi per migliorarsi nella rotazione suprema.
Tenten, il volto che lottava per non contrarsi in una smorfia di dolore, cercò di liberarsi dalla presa, invano.
 - Hai capito? - le momorò, impassibile.
- Voi due! -
Un'infermiera si affacciò esasperata da una delle camere.
- Avete finito di discutere? I pazienti devono riposare! -
Neji si ricompose in un attimo, senza che la donna potesse scorgere il movimento rapido della sua mano. Si scusarono entrambi e, soprattutto, Tenten ne approfittò per sgattaiolare sulla maniglia della stanza di Lee.
Prima di entrare si voltò con occhi lucidi verso lo Hyuuga, ancora in piedi nello stesso punto in cui lo aveva lasciato. La medesima espressione gelida.
 - Sei una persona orribile, Neji. Nessuno ti vorrà mai stare accanto. Neanche io. -
Così il ragazzo rimase solo, in mezzo al corridoio del blocco B. Solo, con gli occhi fissi su una porta chiusa e la mente piena di quelle parole.
Soprattutto le ultime due.
Se nemmeno lei, allora era vero sul serio.
Solo. Di nuovo.
Neji serrò la mandibola e trasse un profondo respiro, incamminandosi verso l'uscita.
Ma dopotutto, padre, non è meglio così?

  
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