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Autore: bibi_piccola_peste    23/03/2019    2 recensioni
Chances ~ Possibilità.
Una semplice missione cambia per sempre il corso degli eventi.
E se fra Sakura e Sasuke ci fosse stato un incontro inaspettato, durante il periodo di latitanza di lui? E se proprio grazie a questo incontro i due si fossero conosciuti veramente, come mai successo prima?
Dalla storia:
Ripensò di nuovo al giorno precedente e al momento in cui la vide arrivare. Non poteva ancora credere ai suoi occhi, Lei era proprio lì, ignara del pericolo che quella maledetta situazione aveva creato. Strinse forte i pugni, doveva trovare una soluzione e in fretta.
[SusukexSakura], What-if.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 3


Il mattino seguente Sakura si trovò alle prese con un risveglio a dir poco traumatico.

Aveva appena spalancato gli occhi e i suoi capelli color zucchero filato facevano capolino da sotto il cumulo di coperte del suo letto.

La prima notte nel villaggio non era stata clemente con lei e la morsa glaciale del freddo, che si era insinuata all’interno dell’abitazione durante la notte, non aveva di certo aiutato.

Ma questo sembrava essere la normalità, visto che tutte le persone che aveva incrociato nella grande dimora e intorno al villaggio non sembravano affatto disturbati dalla temperatura. “Sarà l’abitudine” considerò con sconforto.

Per sua fortuna la stanza che le era stata affidata aveva annesso un piccolo bagno e Sakura decise di concedersi una lunga doccia rigeneratrice e preferibilmente bollente.

Guardò l’orologio sul comodino: erano appena le otto di mattina. Alle nove si sarebbe dovuta incontrare con il suo guardiano impettito.

“Non vedo l’ora” pensò con sarcasmo, tirando via, a malincuore, la grossa coperta che la isolava dalla fresca aria mattutina.

Non appena i piedi toccarono il freddo tatami Sakura si ricordò nuovamente che si trovava in un posto di merda. Prese la rincorsa per andare dritta in bagno e così iniziare la giornata con un minimo di decenza.

All’interno, il piccolo bagno si presentava come semplice ed essenziale, alcuni indumenti e degli asciugamani ben piegati erano stati posati vicino al lavandino insieme a dei saponi di vario genere e Sakura ne fu ben felice. Sopra al lavabo uno specchio faceva apparire la stanza più grande di quanto realmente fosse, e Sakura, osservando la sua immagine riflessa, non poté fare a meno di notare il viso sfatto e i capelli arruffati. Proprio questi pareva le chiedessero con pietà di essere lavati e quindi la rosa, afferrando l’asciugamano, si infilò nella piccola doccia sperando di riuscire a sciogliere quel nido di rondine che aveva in testa.

Intanto, ricominciò a rimuginare sui recenti eventi della giornata precedente. Era tutto un bel casino. Qualcosa non le tornava e voleva sicuramente approfondire di più la faccenda dei disordini e le scorribande che accadevano nel villaggio. E soprattutto perché mai la famiglia del suo committente era così tanto sotto il mirino di frequenti attacchi.

Finita la doccia, grazie al cielo, Sakura si sentiva davvero rigenerata e il freddo pareva anche più sopportabile, ma per precauzione scelse di aggiungere al suo abbigliamento una calda sciarpa.

Non aveva variato granché la tipologia dei suoi vestiti: la tunica rossa, stretta in vita, che portava di solito era stata semplicemente sostituita da una analoga, ma con le maniche lunghe. Anche i pantaloni che di solito le arrivavano sopra le ginocchia erano stati sostituiti da un paio che le arrivava sino alla caviglia. I sandali invece erano stati strategicamente scambiati con un bel paio di stivali invernali, con appena un accenno di tacco.

Finalmente pronta, si avviò verso l’armadio della sua stanza per prendere il mantello, l’attrezzatura medica e la sacca con i kunai da fissare alla cintura in vita.

Intanto la casa, che fine un attimo prima rimaneva quieta e silenziosa, cominciava a risvegliarsi e Sakura sentì per la prima volta i passi risuonare sulle tavole di legno del corridoio, scricchiolii vari e un leggero chiacchiericcio diffuso. Incuriosita, decise quindi di aprire la porta ed esplorare il posto.

Mancava ancora qualche minuto al suo incontro, così ne approfittò per seguire la traiettoria da cui proveniva il chiasso. Avanzando per il corridoio si ritrovò sbucare verso un grande portico che si affacciava su uno spiazzo interno.

Al centro si trovava un delizioso giardino, quasi completamente innevato, ma da cui Sakura poteva scorgere un piccolo ponticello che attraversava un ruscello artificiale e diverse piante, sicuramente tipiche del posto. Riconobbe immediatamente un maestoso ginepro posto al lato del ponticello; le sue fronde cadevano placide verso il basso, appesantite dalla neve, e riparavano il passaggio dalle intemperie.

Diversi domestici andavano e venivano, indaffarati, a portare avanti le faccende del giorno e appena incrociavano lo sguardo della rosa si apprestavano a porgerle timidamente i loro saluti. Degli operai trasportavano in spalla del materiale da costruzione verso un altro corridoio.

Sakura, incuriosita, si avvicinò lentamente verso una delle vicine stanze da cui proveniva tutto quel fracasso per vedere di cosa si trattasse.

La casa le pareva piena di gran vita e le sembravano tutti gentili, “Sicuramente non ci sarà alcun problema se do un’occhiata”, pensò.

 

Qualche decina di metri più in là, intanto, un ninja incappucciato si apprestava a dirigersi verso la stessa direzione per poi scorgere una figura inconfondibile, dato il colore improbabile dei suoi cappelli, che si aggirava assorta fra i servitori.

Infastidito dall’atteggiamento sconsiderato della rosa, viste le previe raccomandazioni del capostipite di non aggirarsi per la residenza senza la sua presenza, decise di intervenire.

Accelerando il passo, la raggiunse alle spalle.

“E tu non starai mica ficcanasando?” la rimproverò come se fosse una bambina.

La rosa fece un lievissimo scatto per la sorpresa, irrigidendo le spalle. Trovandosi colta in flagrante decise di mentire spudoratamente al ninja che le ora le stava di fronte.

“Chi io? Assolutamente no, stavo giusto venendoti incontro”

Aveva avvertito una leggera traccia di chakra arrivarle vicino, ma di certo non si aspettava che la fonte di tale energia fosse la sua guardia, venuta apposta a sgridarla.

“Tsk, tipico dei ninja della foglia, non sapete mai farvi gli affaracci vostri!”

“E tu cosa ne sapresti eh?”

“La vostra reputazione vi precede” disse con tono sprezzante, “e ora se hai finito di ispezionare la tenuta, possiamo anche dirigerci verso il motivo per cui è qua Haruno-san, non ho tutto il giorno” continuò riprendendo a darle del lei, ricomponendosi dall’iniziale atteggiamento sprezzante.

“Senti non è colpa mia, io so benissimo badare a me stessa” rispose immediatamente la rosa, “puoi anche andartene per i fatti tuoi”

“E magari lasciarti perdere per l’ennesima volta?”

“Ma senti un po’ questo stron-“

Sakura incominciò a guardarlo in cagnesco. Il chakra incominciava ad accumularsi inconsciamente nelle sue mani e se qualcuno non l’avesse fermata gli avrebbe volentieri frantumato in mille pezzi quella stupida maschera che portava in faccia.

Il sol pensiero di potergli sferrare uno dei suoi pugni infusi da chakra le diede immediatamente sollievo. Intanto il diretto interessato si era limitato a sorpassarla sbuffando, dirigendosi in un punto dietro le sue spalle.

Di una cosa era sicuramente certa: era insopportabile.

“Al diavolo le buone maniere!” pensò mentre stava quasi per urlargli dietro, ma fu interrotta dallo stesso, che girandosi improvvisamente a guardarla, le impedì di continuare la sua tirata.

“Seguimi” tagliò corto, con tono che non ammetteva repliche.

E già era di nuovo in marcia, senza nemmeno assicurarsi che la rosa l’avesse sentito.

Quell’atteggiamento così lapidario e scostante le appariva quasi familiare, ma non fece in tempo a dar troppo peso al pensiero, visto che il suo guardiano era ormai ben lontano e non accennava a rallentare per poterla aspettare.

“Che fai ora mi ignori pure?!” lo seguì impettita.

“Che maleducato!”

I passi della rosa risuonavano pesanti sulle tavole di legno in contrasto con quelli sinuosi e quieti del suo accompagnatore.

 

 

Sakura si ritrovò poco dopo di fronte a una nuova stanza. Questa però, diversamente dalla sua, era ben più grande e luminosa, e al centro stava un semplice letto affiancato da qualche arredo.

Il ninja che le stava accanto si era improvvisamente fermato di fronte alla stanza e fissava di fronte a se.

Avvicinandosi al letto scorse immediatamente l’esile figura di quella che non poteva essere che la nipote del capostipite. Questa stava sicuramente dormendo, ma la fronte appariva madida di sudore e il respiro sembrava irregolare.

Senza perdersi troppo in inutili domande, Sakura si rimboccò le maniche e si avvicinò quatta verso il letto. Con un rapido sguardo rivolto alla persona al suo fianco, come a volergli chiedere di essere lasciata sola, la rosa si rivolse completamente alla bambina.

Aprì la borsa che fino a poco fa stava ben salda sulla fascia che portava in vita, per poi appoggiarla sul vicino tavolino. Il suo kit medico era pronto per l’uso.

“Avrò bisogno di qualche minuto per assestare una diagnosi preliminare”

Al che, il suo guardiano, che fino a quel momento le stava silenziosamente al suo fianco, decise di congedarsi, ma non prima di averle rivolto un ultimo sguardo incuriosito da quel repentino cambio di portamento.

Anziché fermarsi appena al di fuori della porta, decise di lasciare la rosa alle sue faccende, fiducioso che sarebbe rimasta occupata per diverso tempo, sufficiente perché si potesse allontanare per qualche minuto.

 

Non appena ci fu una certa distanza fra lui e la rosa, il ninja si calò con decisione il cappuccio, scoprendo dei corti capelli corvini, e scostando la fastidiosa maschera di porcellana dal viso.

Con passi decisi si diresse verso l’ennesimo corridoio, stavolta completamente deserto e privo di finestre verso l’esterno. Giunto di fronte una massiccia porta la aprì senza mettersi alcun problema a bussare.

“Avete chiamato?”

La stanza non era diversa dal corridoio. Una semplice scrivania stava al centro, alcune scartoffie giacevano abbandonate sul piano di scrittura. Un uomo anziano stava in piedi poco più dietro. La sua faccia incupita e le sopracciglia aggrottate non promettevano nulla di buono.

“Ragazzino, questa situazione non mi piace per niente” iniziò immeditamente il vecchio, senza alcun preambolo.

“Non è a lei che spetta questa decisione” rispose duro l’altro.

Il tono glaciale non ammetteva repliche, ma il vecchio non pareva soddisfatto.

“Se ci scoprono, siamo spacciati”.

“Non se fate quello che vi ho detto di fare”.

“Quella ninja di Konoha è solo un problema, manderà tutto all’aria, dovremmo sbarazzarc-“

Lo sguardo del ninja silenziò immediatamente l’uomo, che non poté fare a meno di rimanere pietrificato di fronte agli occhi color sangue che pareva gli scrutassero l’anima.

 “Siete uno stupido, in questo modo non farete altro che richiamare tutta Konoha qua”.

Il tono tagliente interruppe per qualche secondo la conversazione, ma non fu abbastanza per placare l’agitazione del vecchio che, preso da un momento di audacia continuò dicendo:

“Strano da parte tua essere così considerato, Uchiha Sasuke-sama”.

Il tono era certamente sprezzante, ma non riuscì a fare a meno di abbassare lo sguardo per non incontrare, nuovamente, quegli occhi mostruosi.

L’Uchiha, spazientito, fece per controbattere, ma si rese ben presto conto che il chakra della rosa stava fluttuando in modo irregolare. Poteva percepire la sua energia pian piano affievolirsi, segnale che stesse per terminare il controllo sulla bambina.

Meditò un attimo sul tempo che gli rimanesse a disposizione prima che lei potesse finire e domandarsi dove fosse finito. Non era di certo abbastanza perché lui potesse continuare quella insulsa conversazione e quindi riprese ad avviarsi verso il corridoio, non curante dell’uomo che continuava ad imprecare silenziosamente alle sue spalle. Ci avrebbe pensato dopo. Con passo svelto e intimidatorio si rinfilò progressivamente la maschera e il cappuccio, celando nuovamente le sue reali fattezze.

Portò veloce una mano a scostarsi i capelli dalla fronte, nascosti parzialmente dalla cappa, come a voler scacciare un pensiero indesiderato, sino a trovarsi di nuovo a poca distanza dalla sorgente dei suoi attuali tumulti interiori.

Ripensò di nuovo al giorno precedente e al momento in cui la vide arrivare. Non poteva ancora credere ai suoi occhi, Lei era proprio lì, ignara del pericolo che quella maledetta situazione aveva creato.

Strinse forte i pugni, doveva trovare una soluzione e in fretta.

 

Intanto, mentre Sakura ispezionava attentamente le funzioni vitali della sua piccola paziente, questa inaspettatamente aprì gli occhi di colpo e stringendole forte il polso sputò un’unica parola per poi ritornare immediatamente ad uno stato incoscienza:

“Aiutami” raspò stanca.

La rosa vide per un attimo gli occhi azzurri della bambina. Erano coperti da un velo torbido che ne oscurava la brillantezza, probabilmente dovuto alla febbre. Inizialmente presa alla sprovvista dal gesto fece un passo indietro, per poi riprendersi ed afferrare con decisione la mano che sino a qualche secondo prima le stringeva il polso con forza, cercando di dare almeno un po’ di conforto alla piccola.

Ancora sgomenta ,decise di dedicare il resto della giornata ad analizzare i campioni di sangue che aveva prelevato, doveva solo trovare un laboratorio nelle vicinanze.

Per una volta il suo guardiano le sarebbe stato utile, pensò con ironia.

 

 

 

Ed ecco il terzo capitolo! Ammetto di essermi divertita parecchio a scriverlo, anche se non ricevere alcun messaggio mi fa pensare che la storia non sia poi così interessante, non ricevere un minimo di feedback mi rende insicura.

Ho già una idea abbastanza strutturata per il prossimo capitolo, ma prima di mettermi a scrivere aspetterò di ricevere qualche commento.

Alla prossima,

B.

 

 

  
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