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Autore: Sammer    24/03/2019    0 recensioni
Un passaggio collega il mondo degli umani ad Eldarya, purtroppo non è un normale cerchio di funghi, ma una vera e proprio breccia dalla quale si può entrare ed uscire a proprio piacimento, un pericolo per la Città d’Eel e pertanto va chiusa al più presto. Sembra l’occasione perfetta per tornare a casa ed Erika non può lasciarsela sfuggire, decide quindi di tornare dalla sua famiglia, attraversa il passaggio e cerca di riprendere la sua vita dal punto in cui l’aveva lasciata, non aveva considerato però che la sua assenza non sarebbe passata inosservata, soprattutto agli occhi di Nevra che sarà pronto a tutto pur di riaverla indietro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erika, Ezarel, Nevra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero a casa mia, finalmente, sedevo ad una tavola imbandita e stavo facendo colazione con i miei genitori, era domenica mattina ed io indossavo ancora il pigiama, mio padre disse qualcosa di divertente, probabilmente per prendermi in giro, e mia madre rise sonoramente alla sua battuta, mi sembrava quasi di aver dimenticato i loro volti, il suono delle loro voci… 
D’improvviso spalancai gli occhi, non ero più a casa, ma nella mia camera nel Quartier Generale ed un nuovo giorno era appena iniziato nella Città d’Eel, rimasi un po' a letto sforzandomi di ricordare alla perfezione il sogno che avevo appena fatto, l’idea di dimenticarlo mi spaventava da morire, dovevo, dovevo assolutamente ricordare. Ero ancora concentrata sul mio sogno quando dall’esterno della mia camera sentii una voce lontana nel corridoio urlare “Che è successo?”, “Non ne sono ancora sicura, chiama Leiftan ho bisogno di vederlo nella Sala del Cristallo…” rispose una donna, Miiko probabilmente, “Ma…” tentò di controbattere l’altra persona, però qualcosa nel volto della sua interlocutrice doveva averla intimidita costringendola a lasciare la frase a mezz’aria, arrivai per tanto alla conclusione che la persona con cui stava parlando doveva essere sicuramente Miiko, l’autoritario capo della guardia Scintillante.
Mi alzai controvoglia, desiderosa di tornare a dormire per rivedere la mia vecchia vita almeno in sogno, ma sapevo che presto sarebbe venuto qualcuno a svegliarmi per spiegarmi quello che era successo o per affidarmi una piccola missione che potesse tenermi impegnata per un po', per cui mi vestii senza rimuginare oltre su quello che oramai era il mio passato ed uscii dalla stanza. 
Mi guardai a destra e sinistra, il trambusto di qualche minuto prima era sparito ed io mi trovavo nel corridoio stranamente deserto “Saranno tutti nella Sala del Cristallo” dissi tra me e me, ma entrandovi la trovai vuota “Forse stavo ancora sognando…” e proprio mentre stavo per andarmene sentii dei passi rapidi di più persone che correvano per il Corridoio delle Guardie, capii cosi che non era affatto un sogno e senza pensarci troppo mi nascosi rapidamente in fondo alla sala, avevo imparato da Karenn che quello era un posto sicuro in cui avrei potuto sentire e vedere tutto ciò che accadeva senza essere scoperta, almeno speravo che non mi scoprissero, sentivo dentro di me che dovevo assolutamente partecipare a quella piccola riunione così mi sedetti a terra e restai in attesa.

Non era ancora l’alba quando tornai dalla missione, ero stanco e debilitato, non ricordavo l’ultima volta che avessi dormito nel mio letto, ma avevo ancora del lavoro da fare, dovevo parlare con estrema urgenza a Miiko per illustrarle la situazione e dovevo farlo subito, dissi ad una delle guardie che sorvegliavano la Grande Porta di avvertire la Kitsune del mio arrivo e di dirle che la missione aveva avuto l’esito che ci aspettavamo, la guardia mi guardò con uno sguardo carico di domande, ma poi corse via senza fiatare, corse più veloce di quanto io stesso avrei potuto fare in quel momento mentre io mi limitavo a seguirla da lontano. 
Quando entrai nella Sala del Cristallo Miiko era già lì, come era prevedibile aveva convocato anche Leiftan e il suo aspetto non era dei più calmi, il cuore accelerato, il respiro affannato, o forse non era lei quella che sentivo? Battevano quattro cuori nella stanza ne ero sicuro, qualcuno ci stava spiando, forse la guardia che aveva avvisato Miiko, ma non potevo pensarci ora, la riunione era urgente ed io, più di tutti, ne sapevo perfettamente il motivo, chiusi la porta dietro di me ed aspettai che uno dei miei due interlocutori parlasse. 
“Allora? A cosa devo tutta questa fretta?” disse Leiftan con estrema calma.
“Umani…” fu la parola che uscì dalla bocca di Miiko ricolma di disprezzo.
“Miiko, potresti essere più dettagliata?” ad un orecchio poco allenato sarebbe sfuggito che il tono del ragazzo era cambiato, qualcosa lo preoccupava, ed era più che comprensibile. 
La Kitsune sospirò, quasi come se non avesse nessuna intenzione di parlare di ciò che aveva scoperto, un sospiro infastidito ed isterico, pronto ad esplodere in qualcos’altro, “…Hanno trovato il modo di raggiungerci, non so come, ma riescono ad andare e venire a loro piacimento da questo mondo” disse alla fine.
“Come fai a dirlo?”
“Come fai ad essere cosi calmo, Leiftan?” urlò Miiko, ormai chiaramente su tutte le furie.
Per qualche secondo nessuno dei due parlò, Leiftan le si avvicinò mettendole le mani sulle spalle nel vano tentativo di calmarla, ma la Kitsune si spostò in fretta, sentivo il suo cuore accelerato, vedevo le guance in fiamme, era furiosa e la manifesta tranquillità di Leiftan la spiazzava.
“Nevra, potresti rispondermi tu?” mi chiese alla fine il ragazzo.
“Circolavano voci su alcuni fuochi appiccati nel Cuore della Foresta, sono andato a controllare personalmente e vi ho  trovato un fuoco spento da poco e del cibo proveniente dal loro mondo” gli risposi, tralasciando di proposito che in prossimità delle loro provviste vi erano trappole che non avevo mai visto, sapere che gli umani che erano giunti ad Eldarya erano armati avrebbe terrorizzato Miiko e, probabilmente, anche Leiftan non sarebbe stato in grado di nascondere la sua preoccupazione dinanzi a quel pericolo.
“Ci deve essere un passaggio nella zona e dobbiamo chiuderlo presto!” sentenziò Miiko, poi si voltò verso di me “Scegli 3 membri della tua guardia e dì ad Ezarel e Valkyon di fare lo stesso, dobbiamo trovare il varco e chiuderlo ed inoltre dobbiamo essere preparati nel caso ne vengano altri” detto ciò fece per andarsene, ma istintivamente le bloccai il passaggio “Dobbiamo dirlo ad Erika…” le dissi, il quarto cuore nella stanza saltò un battito quando pronunciai il nome della ragazza umana, il capo della guardia Scintillante mi fulminò con lo sguardo “Quello è dobbiamo fare è chiudere quella maledetta breccia” poi mi guardò per ispezionarmi “E tu devi andare in infermeria, sanguini…” mi disse fermando qualche secondo di troppo gli occhi sulla ferita che avevo riportato alla gamba, senza aggiungere altro, poi, uscì dalla stanza e, senza pensare a chi avesse sentito tutto ciò che ci eravamo detti, la seguii.

Ero ancora lì, nascosta nella sala, quando anche Leiftan varcò la porta per raggiungere l’esterno, lasciando me e la stanza sprofondare in un silenzio assordante. Cercai di elaborare le nuove notizie in mio possesso, le ripetei parola per parola, punto per punto un po' per assorbirle, un po' per imprimerle nella mia memoria, non potevo credere a ciò che avevo appena sentito, potevo tornare a casa, avevo l’occasione di ritornare alla mia vita e gli altri volevano tenermelo nascosto, ma perché? Perché impedirmi di andarmene da lì? Perché omettere delle informazioni così importanti per me? Non riuscivo a capire, non ero importante per nessuno di loro, sì certo, l’oracolo era apparso al mio arrivo, ma era un motivo sufficiente per tenermi imprigionata nella Città D’Eel? 
Ricolma di rabbia, mi alzai e usci dalla sala delle porte, raggiunsi a grandi passi la mia camera, fortunatamente non mi vide nessuno, in caso contrario avrei dovuto spiegare la mia presenza ad una riunione alla quale, chiaramente, non ero stata invitata. Più pensavo alla loro conversazione, alla voce di Miiko, alla calma di Leiftan, più rabbia e delusione invadevano la mia mente, ero stanca di tutte quelle bugie, stanca di dover restare in un luogo al quale non sentivo di appartenere, ma soprattutto stanca del fatto che non importava ciò che avessi fino a quel momento per la guardia, per loro ero e sarò sempre rimasta un’umana.
Accompagnata da questi pensieri raccolsi i miei pochi averi lanciando un breve sguardo alla mia spada da allenamento, non potevo portarla dove avevo intenzione di andare, presi però il bracciale che ci diedero per la missione contro la driade, come ricordo di quella straordinaria esperienza che era stata il mio viaggio in quel mondo, ma il viaggio ora doveva finire, era tempo di tornare a casa.
 
   
 
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