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Autore: Rota    24/03/2019    0 recensioni
[Hypnosis Mic]
Spegne la televisione già silenziosa, e finalmente sente il suo respiro: è diventato leggero e regolare, quasi senza consistenza. Dura soltanto pochi istanti, si concede poi una piccola pausa nel mezzo e riprende tranquillo, con una calma incosciente. Beata, oserebbe dire.
Jyuto ha le labbra schiuse, perché la posizione assunta gli ha inclinato il capo appena in avanti, e il mento è stato sconfitto dalla gravità scivolando verso il basso. Ancora morbide e sottili, rosa come petali dei fiori, il ragazzo riesce a vederle a malapena messo com’è, ma gli basta una fugace visione per sentirne la consistenza contro le labbra – lì dove a lungo e spesso si sono posate, prima di quel momento.

[Iruma Jyuto x Yamada Jiro]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Titolo: Respiro
*Fandom: Hypnosis Mic
*Personaggi: Jyuto Iruma, Jiro Yamada
*Prompt: Missione Due – Falling asleep against someone’s shoulder
*Parole: 901
*Note: per la mia Banan(in)a, anche se è una fic stupida e un po’ così
(L)



 

 

 

 

Spegne la televisione già silenziosa, e finalmente sente il suo respiro: è diventato leggero e regolare, quasi senza consistenza. Dura soltanto pochi istanti, si concede poi una piccola pausa nel mezzo e riprende tranquillo, con una calma incosciente. Beata, oserebbe dire.
Jyuto ha le labbra schiuse, perché la posizione assunta gli ha inclinato il capo appena in avanti, e il mento è stato sconfitto dalla gravità scivolando verso il basso. Ancora morbide e sottili, rosa come petali dei fiori, il ragazzo riesce a vederle a malapena messo com’è, ma gli basta una fugace visione per sentirne la consistenza contro le labbra – lì dove a lungo e spesso si sono posate, prima di quel momento.
Questo è ciò che lo ripaga di dover per forza di cose sopportare tutto il suo peso contro il braccio e il fianco, abbandonato come un corpo morto che non si muove affatto. Ha il suo gomito schiacciato contro le costole e la guancia spalmata contro la spalla, l’asta dei suoi occhiali conficcati nella carne e la testa che gli preme contro un lato della gola.
Non si sarebbe certo mai aspettato un risultato del genere, quando dopo averlo a lungo aspettato davanti al portone di casa lo aveva finalmente visto arrivare, mentre borbottava un poco contrariato di un turno di lavoro durato circa tre giorni. Casualmente lì, a quanto aveva detto lui; dall’altra parte del distretto rispetto a casa sua, a quanto dice la logica. Ma la verità è che Jyuto trova piacevole davvero la compagnia di un numero ben limitato di esseri umani e Jiro, ormai ne era cosciente, rientra nel numero.
Ci sono poche cose a quel mondo più piacevoli di un pasto caldo in compagnia, d’altronde.
Hanno mangiato qualcosa, bevuto abbastanza – solo Jyuto della birra frizzantina, al ragazzo è stato permesso il lusso di una coca-cola e nient’altro – e poi Jiro ha estratto dal proprio zaino il reale motivo della sua visita. Un film di animazione uscito da poco, di una serie televisiva che probabilmente conosco lui, suo fratello maggiore e il produttore. Robot giganti e donne nude, principalmente, in una combinazione che Jyuto ha potuto trovare inspiegabilmente geniale, per certi versi.
Il poliziotto è riuscito a resistere per venti minuti circa, non di più. Dal proprio posto sul divano – sempre il solito, perché almeno il conforto di una specifica routine riesce a concederselo – è scivolato verso di lui presto, vinto dall’accumulata fatica di una normale vita adulta.
Jiro ha impiegato i suoi buoni dieci minuti per accorgersi che si era addormentato, preso forse un po’ troppo dalla visione del film.
Ed eccolo lì, a fare il meno rumore possibile, cercando di non fare alcun tipo di movimento che possa svegliarlo, mentre la gravità gli ricorda con terribile precisione l’esatto peso di ogni parte del corpo di lui.
È strano, perché il fastidio è davvero minimo. Suppone che Jyuto sia riuscito a farsi una doccia alla caserma di polizia prima di venire da lui, perché i suoi capelli profumano di qualcosa che non è esattamente il suo odore; uno shampoo nuovo forse. Questo pensiero lo rende contento in maniera sciocca, quasi come se l’uomo avesse sentito la necessità di rendersi presentabile per qualcuno. Per lui, e ancora non lo sapeva.
La fantasia di un adolescente – un poco soltanto – innamorato.
Prova l’impulso di fargli una carezza, ma si trattiene unicamente per non svegliarlo.
Non c’è stanchezza o debolezza che gli impedisca di rimanere dritto, fintanto che Jyuto necessita di essere sorretto. Sa di avere la forza di reggerlo a lungo.
La stanza è illuminata soltanto, ormai, dalle luci che vengono dall’esterno e che filtrano dalle finestre sparse qui e là nell’appartamento.
Jyuto scivola un poco in avanti nel sonno, mormora ancora qualcosa a proposito del costume troppo attillato di qualcuno e di capezzoli volanti spaventosi. Jiro non gli risponde in tempo, però: il poliziotto quasi cade sulle sue gambe e lì si appisola di nuovo, beato come lo ha visto poche altre volte.
Guardarlo in viso lo fa arrossire – ancora di più quando sembra che l’uomo schiuda gli occhi e, trovandolo ancora con sé, gli sorrida. Gli sfila gli occhiali dalle tempie e lo libera, in modo che non abbia più alcun tipo di impedimento.
Respira piano, tranquillo. Il battito del suo cuore si sente dall’impulso del collo premuto contro la coscia, allo stesso ritmo pacato.
Il ragazzo gli prende finalmente i capelli e li tira all’indietro, scoprendo la sua fronte. Gli dice che è stupido, un adulto che neanche riesce a rimanere sveglio la sera dovrebbe solo vergognarsi. Jyuto si limita a borbottare altro, appena un poco più cosciente di prima.
Lo sorprende quando gli abbraccia la vita e affonda il proprio viso contro il suo ventre morbido, rilassato dalla posizione. Pare abbia trovato un rifugio ideale, che si confà alle sue esigenze.
E Jiro ritira le mani da lui, impossibilitato a esprimere un inesistente disappunto: disarmato, fragile, tutto quello di cui Jyuto ha bisogno è della cura del proprio amante.
Lui.
Lo accarezza allora un poco più piano, prima che si addormenti davvero di nuovo contro il proprio conrpo, e accompagna il suo sonno con tocchi leggeri, che invitano a sogni lievi.
Non si rende neanche conto, a quel punto, di aver regolato il proprio respiro al suo – il battito del proprio cuore a quello di lui. Una sola cosa, unita nel profondo.

   
 
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