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Autore: Lucas Rider    24/03/2019    1 recensioni
2042, l'intero pianeta è sotto il controllo delle multinazionali, che hanno abolito gli Stati e unificato il pianeta.
Risvegliata senza più ricordi una giovane ragazza si ritroverà in un distopico mondo tecnologico dove il rapporto tra robot e umani sta cambiando drasticamente.
Ma la ricerca di sé stessa la porterà a verità molto più oscure e pericolose.
Ho intenzione di pubblicare mediamente un capitolo ogni due settimane.
Spero che apprezzerete la mia storia, e recensioni, positive o negative, sono sempre bene accette.
N.B. questa storia fa parte di un Universo fantascientifico inventato da me che comincia a differenziarsi da quello reale dal 2020.
Pubblicherò altre storie ambientate in questo Universo, tutte ambientate dopo "Metal Angel", che fanno parte dello stesso Ciclo ma ambientate in un futuro molto più lontano.
Genere: Guerra, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Chiuse gli occhi …
Il respiro si fece meno affannoso …
Il sudore la raffredava …
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in un corridoio buio … le tenebre avvolgevano quel posto come un nero mantello.
Solo una lontana luce cristallina rischiarava quel freddo luogo.
“Segua il suono della mia voce” udì provenire dalla luce.
La donna camminò su un lucidissimo pavimento di metallo siderale, sentendosi immersa un’aurea surreale, mistica.
Si aprì una porta in fondo al corridoio.
La ragazza entrò in un luogo completamente diverso.
Era in un accogliente appartamento illuminato da una luce dorata; i muri erano di legno dalle fibre robuste, di colore chiaro, un piccolo tavolo  e mobili davano colore alla stanza.
Su degli alti scaffali erano disposti oggetti e fotografie e minuscoli droni.
Alla sua destra luci multicolore incastonate nel legno illuminavano un lucido piano di acciaio inossidabile.
Alla sinistra una porta a scomparsa  e in cima allo stipite una bandiera a lei sconosciuta , dai colori rosso , bianco e blu.
L’atmosfera era rilassante e il contrasto fra rustico e tecnologico piacevole.
Al centro del pavimento c’era un tappeto rosso chiaro e un piccolo robot  dotato di cingoli stava avanzando verso di lei: “Buongiorno ,signora ospite, cosa posso fare per lei?” disse la macchina
“Non c’è bisogno di convenevoli ODIF-12, puoi pure metterti a risparmio energetico” disse una voce  maschile dal tono basso ma non minacciosa, anzi quasi paterna.
“Grazie signore” rispose il robottino e andò a caricarsi in un angolo azionando i minuscoli cingoli.
La ragazza si girò e vide un uomo di circa 55 anni, dai capelli e barba di colore nero con qualche filo argentato.
Il fisico ancora prestante nonostante avesse qualche chilo di troppo, che dava l’idea di uno che avesse rifiutato ogni tipo di chirurgia estetica ma si fosse conservato bene.
Gli occhi di colore azzurro ghiaccio la osservavano benevoli.
“Davvero signore, non so come ringraziarla, non fosse stato per lei adesso sarei catturata”
“No, io devo ringraziare lei” rispose l’uomo.
“Ho visto troppe persone morire per mano delle macchine della E.T.R.O.M. , ho visto troppi robot con simbolo della ruota dentata” le disse.
“Continuo a non capire…”
“Guardi su quello scaffale”.
C’era una foto di un uomo di 35 anni, in uniforme di guardia presidenziale.
“Nel gennaio 2022, pochi giorni prima della Grande Guerra Planetaria ero una guardia del presidente degli Stati Uniti D’America: lo avevamo scortato a Roma  dove incontrò il presidente della Russia e insieme parlarono della situazione militare internazionale, in particolare della formazione di eserciti privati da parte di alcune grandi multinazionali.
Era il mio compito difendere lui e il mondo libero … invece lui e il presidente russo morirono nel famoso attentato ordito dalle multinazionali.
Da lì persi tutto: la mia patria, gli Stati Uniti, invasa da eserciti nemici, la mia famiglia, morta nella Battaglia di Manhattan , i miei ideali, ormai senza valore.
Da allora la mia vita non avuto più senso ma preferisco continuare ad aiutare le persone oppresse dal Regime, piuttosto che inchinarmi a persone senza morale” spiegò l’uomo, rimanendo sereno ma con gli occhi leggermente lucidi.
“Quella bandiera appesa è quella della tua patria?”
“Sì, è la Stars and Stripes, un simbolo di libertà … a proposito io mi chiamo Roland Smith, ma lei mi può chiamare semplicemente Roland, e lei come si chiama?” chiese gentilmente.
“Astrid” rispose la ragazza.
Astrid? Perché aveva detto che si chiamava Astrid? Non conosceva nulla di sé, a parte di essere di sicuro una ricercata dal Regime. Decise di non dire nulla per non far venire inutili dubbi all' uomo.
“Bene Astrid, mi sembri una ragazza piuttosto giovane, cosa è successo per essere inseguita dalla Robo-polizia?”
“Non saprei , non ho commesso nulla di male”
“Tipica tattica del Regime , arrestare innocenti per deportarli nei campi di lavoro lunari per estrarre minerali rari” disse l’uomo, con un leggero tono di rabbia.
“Vuole che chiami qualcuno, un familiare, un amico?” chiese tranquillo.
“No, non ho nessuno in questa città” disse Astrid: macinò la mente e disse “Tutti quelli che conoscevo sono stati arrestati”; aveva affermato il falso ma Astrid non sapeva che fare: dire che non si ricordava niente avrebbe suonato un po’ da persona impazzita.
“Mi dispiace molto, Astrid, se vuole può rimanere il tempo che vuole qui, nella stanza degli ospiti”
“Grazie , ma ancora non capisco perché mi sta aiutando così tanto, signor Roland”
“Le ho già spiegato, preferisco aiutare chi è in difficoltà che accettare il Regime; se accettassi la Dottrina Anarco-Capitalista delle grandi aziende mi sentirei un robot.
Preferisco continuare a resistere … non saprei, mi fa sentire vivo.”
“È davvero una persona gentile e saggia” pensò Astrid.
Si era sistemata nella stanza degli ospiti e aveva fatto una doccia per lavare via la polvere e il sudore dal suo corpo.
Si era meravigliata che in un mondo che le appariva tanto empio e spietato ci fosse ancora qualcuno capace di essere nobile: pensò a tutto il suo viaggio dai bassifondi di Asphalt Town fino al cuore di Steel Town.
Un viaggio per ritrovare sé stessa che ancora non si era concluso: se neanche il governo aveva dei file su di lei, da dove ricominciare le ricerche della propria identità?
Questi sono problemi per il domani , ora riposati, sei sfuggita a molti pericoli oggi.
Si addormentò e cominciò a  sognare.
Fece un incubo terribile: si trovava davanti  a un fiammeggiante vortice nero dai contorni verdi.
Venne trascinata all’ interno e si trovò in un rosso deserto senza fine sovrastato da un cielo violaceo.
Un urlo terribile e un mostro metallico nero con lunghe corna la caricò: un colpo dietro la nuca e la fece cadere a terra.
La ragazza si risvegliò di soprassalto : “Un incubo” pensò, ancora in preda al terrore.
Si accarezzò i capelli biondi dietro la nuca e tastò qualcosa:  si alzò e con l’ausilio di un paio di specchi si osservò il retro della testa.
Nella sua nuca, nascosto dai capelli, c’era un buco circondato da metallo, simile a una porta USB.
Astrid capì in un attimo chi era, cosa era.
Lei era un androide.
 
 
Nota dell'autore: così ho deciso di finire Metal Angel; infatti è una storia completa , anche se il finale lascia molte possibilità di sviluppo della trama.

Per svariati motivi ho deciso di finire la storia; infatti ho deciso di scrivere il sequel e creare una serie: il sequel si intitola Metal Demon e , purtroppo non posso dire quando riuscirò a pubblicarlo.

Nel frattempo pubblicherò altre storie sul mio account e mi riguarderò Metal Angel per correggere eventuali buchi di trama: mi scuso se pubblico ogni morte di papa ma per via di impegni non riesco trovare abbastanza tempo per scrivere.
   
 
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