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Autore: MissAdler    25/03/2019    14 recensioni
Dal testo: Che senso aveva la tua vita prima di lui? Eri un ragazzino con un cervello straordinario e un cuore anestetizzato, un bambino terrorizzato dai sentimenti, con un trauma alle spalle, il nulla di fronte e un deserto tutto intorno. Poi è arrivato lui. E io l'avevo capito che sarebbe finita così.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Ed eccoci giunti alla conclusione di questa mini long. In realtà la storia del matrimonio può considerarsi conclusa nel precedente capitolo. Questo è più che altro un epilogo strappalacrime. Vi avverto, qui c'è un bel po' di malinconia. Se non volete piangere, fermatevi qui. Molt* di voi coglieranno il riferimento ad una certa storia che, per non spoilerare, citerò nelle note finali.

Grazie per essere giunt* fin qui e buona lettura!

  

***

 

- E poi? Come è andata a finire? Sono rimasti insieme quei due?

- Certo. Uno accanto all'altro, in ogni istante. Per tutta la vita.

L'aria dolce e calda di un tramonto di fine aprile avvolgeva col suo tepore ogni fiore, ogni foglia, ogni filo d'erba.

Il cielo aranciato, spennellato di rosa, si specchiava nell'acqua chiara e immobile della fontana in mezzo al giardino.

Canto di pettirossi e cardellini tra i rami del grande tiglio vicino al recinto.

Due individui stavano seduti su sedie di vimini, sotto un mandorlo in fiore, due tazze di tè sul tavolino in mezzo a loro.

- È davvero una bella storia. Dovrebbe pubblicarla. Sono certo che farebbe successo, è il genere di romanzo che la gente apprezzerebbe.

- No...non penso sia il caso. Ci sono molto affezionato e non so se mi sento di condividerlo.

Il suo interlocutore si sistemò meglio sulla sedia, appoggiandosi allo schienale con un sospiro.

- Con me l'ha condiviso però.

- È diverso. Lei è mio amico.

- E non ha altri amici? È sposato, no? E ha una figlia. Alla sua famiglia non l'ha fatto leggere?

- Sì, beh, certo. Loro conoscono la storia quasi meglio di me. Anche al mio più caro amico piace molto.

- Oh, sì, George, quello che vive a Londra. È in pensione giusto?

- Sì, come me. E come lei, caro il mio ozioso uomo di campagna.

- Mi racconti ancora, la prego. Fu Sherlock ad insegnare a John come ballare il valzer? In occasione del suo primo matrimonio, se non sbaglio.

- Esatto, mi fa piacere che si ricordi questo dettaglio. Fu un momento bellissimo. Un po' imbarazzante, di sicuro...ma bellissimo.

- E allora, se si amavano così tanto, perché quell'idiota ha sposato Mary?

Le profonde rughe sulla sua fronte si evidenziarono ancora di più, nascoste in parte da una ciocca brizzolata. Doveva essere di quattro o cinque anni più giovane dello scrittore, che ne dimostrava all'incirca un'ottantina e che adesso taceva, fissando il pesante taccuino chiuso sulle sue ginocchia, in cerca delle parole giuste.

- Penso che avesse paura.

Gli uscì dalle labbra in un sussurro, la voce gli tremò appena.

- E di cosa? Insomma, erano i primi del Duemila, mica il medioevo! Si vergognava del fatto che fosse innamorato di un uomo?

- No! Certo che no! - prese un respiro profondo e si sporse appena verso l'anziano amico, - Ecco...lui...temeva la portata di quel sentimento. Aveva creduto d'aver perso Sherlock due anni prima e non si era ancora ripreso del tutto. In più, era convinto che non avrebbe mai potuto averlo, che non lo ricambiasse, che quell'amore a senso unico, disperato, totalizzante e profondo quanto la sua anima l'avrebbe distrutto, un giorno o l'altro. E temeva che se glielo avesse confessato l'avrebbe perso di nuovo. Non avrebbe retto. Era tutto troppo complicato...forse, se l'avesse saputo...

- Sì, certo, quante scuse. Sposare un'altra persona non è stata comunque una scelta vincente.

- No. Decisamente. Su questo ha ragione. John è un uomo che ha fatto molti errori nella vita...e ne ha pagato il prezzo.

- Comunque alla fine si sono trovati, è questo l'importante.

- Già. E la loro vita è stata incredibile, un'avventura straordinaria.

Il vecchio sorrise in modo strano e si portò indietro i capelli bianchi con la mano sinistra. L'altro scorse il sottile cerchio d'oro attorno all'anulare e abbassò gli occhi sulle sue mani, istintivamente.

Nessun anello. Solo qualche bollicina qua e là, sulle dita e sui polsi.

- Lei sa ballare? - domandò di getto allo scrittore.

- Me la cavo. E lei?

- Non ne sono sicuro.

Seguirono alcuni istanti di silenzio, rotti soltanto dal cinguettio che proveniva dagli alberi.

- Vuole provare? - domandò il più anziano.

- Cosa? Adesso?

- Perché no? Mi aspetti qui.

Afferrò il bastone, posò il quaderno sul tavolino e scomparve all'interno del cottage.

Quando tornò teneva in mano un vecchio modello di notebook, lo appoggiò sul tavolo e digitò qualcosa che l'altro non poté decifrare dalla sua posizione.

Pochi istanti più tardi, le note di Moon River li avvolsero, insieme alla voce calda di Henry Mancini.

- Avanti, mi dia la mano.

- Suvvia, è ridicolo, a malapena ci reggiamo in piedi!

- Oh, non faccia i capricci, sono sicuro che in gioventù è stato un ottimo ballerino.

Così dicendo gli cinse la vita sottile con un braccio e lo attirò a sé, appoggiandosi a lui e abbandonando quindi il bastone sullo schienale della sedia.

Quando presero a dondolare lentamente, ancora un poco distanti, con le gambe che tremavano appena, si guardarono finalmente negli occhi.

E accadde.

L'erba sotto i loro piedi era una distesa di marmo, sopra di loro un affresco d'angeli e rondini si stagliava su volte altissime. Le note di un violino, gli applausi, il suo profumo...

- John...?

Il tempo parve congelarsi, come tutto ciò che li circondava. Persino il vento smise di muovere le foglie.

- Mi...mi ricordo ora... - l'espressione dell'uomo in vestaglia si trasfigurò in un secondo, - io...mi ricordo!

Il più basso si fermò e sgranò gli occhi, tenendoli puntati in quelli sottili e chiarissimi del suo amico, mentre le lacrime presero a scivolargli sulle guance.

- John...sei tu?

- Sì...sì, amore...

- Eravamo noi...gli innamorati della tua storia...era il tuo blog...

- Sì, piccolo mio...ti amo...ti amo tanto... - e prese a baciarlo sulla fronte, sulle palpebre, sul naso, sulle labbra.

E piansero entrambi. Le dita di Sherlock corsero ad asciugare le guance grinzose di John , le spalle gli tremavano e la voce era ridotta a un filo.

- Cosa mi è successo?

- Niente...niente Sherl. Sei solo stato via per un po'.

- Alzheimer?

- Mi dispiace...

- Oh, non dispiacerti. Però è certamente ironico, non credi? E pensare che avevo un palazzo mentale una volta... - sorrise con gli occhi pieni di rammarico, - quanto tempo abbiamo?

- Non ne sono sicuro. L'ultima volta sono stati cinque minuti.

- D'accordo. - Sherlock chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, - dimmi di Rosie, della sua famiglia.

- Oh, lei sta benone, Michael è un brav'uomo e anche i loro ragazzi se la cavano alla grande. Meg si sposerà tra due mesi.

- E gli altri? Mycroft e Geoffry?

- Greg. Si chiama Greg. Dio, Sherl, quanto mi sei mancato!

Se lo fece aderire al petto, strinse la ciniglia della vestaglia tra le dita, nascose il viso nell'incavo del suo collo, ancora incredibilmente liscio, e lo senti tremare impercettibilmente.

- Non voglio andarmene, John.

- Sssshh. Non ti lascerò andare da nessuna parte. Resteremo qui insieme, solo noi due, contro il resto del mondo. Te lo promisi tanto tempo fa, ricordi?

- Adesso sì...ma che succederà quando non saprò più chi sei, né quanto ti amo, né...

- Ma lo saprò io. Io so bene chi sei, Sherlock Holmes, so chi siamo, so chi siamo stati, - si scostò quel tanto da guardarlo negli occhi, - e trascorrerò il tempo che mi resta a raccontartelo. A volte tornerai da me, come hai fatto adesso, altre non saprai nemmeno chi diavolo è, questo vecchio medico militare che ti prepara il tè e ti legge storie d'amore. Ma non importa, perché quello che conta è che io sarò accanto a te, sempre.

Il sole era ormai tramontato, lasciando il posto alle prime stelle della sera; i cardellini avevano smesso di cantare e attorno a loro iniziarono a svanire quelle pareti immaginarie.

- John...ti andrebbe di ballare ancora con me? Solo un altro po'.

- Certo che sì. Vieni qui...

E anche se la musica era finita, di nuovo si strinsero forte, ciondolando lenti e silenziosi, su quella superficie marmorea che divenne nuovamente prato, sotto un cielo di stelle, cullati dal canto di mille cicale.

- Jawn...sei l'amore della mia vita.

- E tu della mia, Sherlock. Lo sei sempre stato.

La voce gli si spezzò in gola, le lacrime tornarono a rigargli le guance.

Piansero in silenzio, aggrappandosi l'uno all'altro, goffamente, ciondolando ad occhi chiusi fino a perdere la cognizione del tempo.

E mentre l'aria si faceva più fredda e il concerto di cicale cessava, avvertì suo marito che si staccava da lui e lo guardava con un sorriso indecifrabile.

- Si è fatto tardi. Mi aiuta a controllare le arnie, vecchio mio?

Non aspettò risposta e si diresse a passo lento sotto il portico, a recuperare i guanti protettivi. Lo stesso portico dove quarant'anni prima aveva fumato una canna, con i ricci scuri mossi dal vento, pochi istanti prima di raggiungerlo su quello stesso prato, sotto un arco di glicine, tenendo Rosie per mano e alzando gli occhi su un John fiero e bellissimo.

Avevano comprato quel cottage e ci si erano stabiliti una volta in pensione, Sherlock aveva iniziato ad allevare le api da miele, John aveva aperto un nuovo blog ed era riuscito a pubblicare un paio di romanzi. Facevano lunghe passeggiate, prendevano il tè in giardino, chiacchieravano seduti in poltrona. Quelle le avevano portate con loro, quando avevano lasciato Baker Street, ed erano ancora lì, nel salotto del cottage, scolorite e rovinate, perfette e insostituibili, proprio come loro.

John seguì Sherlock con lo sguardo, mentre si dirigeva dalle sue adorate api, scorgendovi per un istante l'uomo a cui aveva prestato il cellulare, tanti anni prima, al laboratorio del Barths, senza nemmeno conoscere il suo nome. Rivide i riccioli neri ondeggiare nella brezza notturna, la pelle liscia e bianchissima spuntare dal colletto della vestaglia di seta...eccolo lì, il genio scaltro della bellezza, che il tempo non aveva sfiorato.

Aveva molto altro da raccontargli, altri casi, altre avventure, buffi aneddoti, vacanze indimenticabili, il matrimonio di Mycroft e Greg, i traguardi di Rosie, le liti, i baci, le notti trascorse a parlare, a fare l'amore nel silenzio della città addormentata.

C'era una vita intera che andava narrata, una storia che non era finita, perché entrambi erano ancora lì. Non nel modo che avrebbero desiderato, certo, ma erano insieme.

John raccolse il taccuino dal tavolo, lo strinse delicatamente tra le mani e una lacrima cadde sul titolo scritto a pennarello, sbaffandolo appena.

 

“JUST THE TWO OF US, AGAINST THE WORLD”

 

 

 

Stancami...e parlami...abbracciami...fruga dentro le mie tasche e poi...

 

Perdonami. Sorridi.

 

Guarda quanto tempo...che arriva con te...

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Sì, lo so, probabilmente mi state odiando e lo capisco. La mia amica Martina mi ha già esternato il suo odio in ogni modo possibile e immaginabile.

Ma se ci pensate bene, resta pur sempre un lieto fine. Cioè, a 85 anni questi due sono ancora insieme, hanno vissuto una vita piena e incredibile, sono invecchiati insieme.

Mi sono ispirata al film/libro "the notebook" di Sparks, ricollegandomi al libro "Mr. Holmes, il mistero del caso irrisolto", da cui hanno tratto il film con Ian McKellen, in cui vediamo un anziano Sherlock Holmes mostrare i primi segni di demenza senile, con i ricordi sempre più annebbiati.

Spero che la storia vi sia piaciuta e giuro che mi farò perdonare con la raccolta dei kink, su cui mi sono già rimessa al lavoro! ^^

Grazie a chi ha recensito, a chi lo farà, a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, grazie anche ai lettori silenziosi.

Per gli insulti, lasciate pure un commento! XD

Peace and love!

  

   
 
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