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Autore: lisi_beth99    25/03/2019    1 recensioni
Minho è stato catturato ed il resto del gruppo cerca di salvarlo dalle grinfie di W.C.K.D.
Lane dovrà lottare un'ultima volta per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e poter costruire una vita pacifica con Newt.
Ma ci sarà un segreto fra loro...
Riusciranno a vincere contro l'organizzazione e a raggiungere un luogo sicuro?
Questo è l'ultimo capitolo della saga, dove tutto si concluderà nel bene, o nel male
//SEQUEL DI: RUN FIGHT SURVIVE\\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Cinque anni dopo
-Mamma! Mamma! – una bimbetta di quattro anni, capelli castani e occhi nocciola, mi corse incontro con le sue gambette ancora non completamente stabili. Si fiondò fra le mie braccia ed io sorrisi – Che succede Tessa? – le domandai mentre la sollevavo da terra. Lei indicò dietro le sue spalle. – Lo zio non sa giocare! – mise un broncio e incrociò le braccia guardando Minho malissimo.
Ridendo per la scena misi di nuovo a terra mia figlia e le diedi un bacio sulla fronte. Senza indugiare ulteriormente, Tessa ricominciò a correre per scappare dall’ex Velocista che, naturalmente, più che correrle dietro, camminava ad un passo leggermente sostenuto.
Mi sentii avvolgere da dietro e il viso di Newt comparve sulla mia spalla destra – Non so chi sia più bambino. Se nostra figlia o quella testa di caspio di Minho! – scoppiammo a ridere. Poi lui mi prese la mano e mi condusse sulla spiaggia dove ci sedemmo a guardare l’orizzonte in silenzio.
-Te lo saresti mai aspettato, cinque anni fa, che saremmo arrivati qui? – domandai dopo un po’. Newt si voltò a guardarmi – L’ho sempre sperato. Però, se devo essere sincero, non lo credevo possibile… - sospirai rumorosamente – Già, nemmeno io. –
In lontananza vidi Brenda e Thomas passeggiare mano nella mano. C’era voluto più del previsto perché il moro si rendesse conto dei sentimenti che provava per la ragazza e, ancora più tempo, perché realizzasse che quei sentimenti erano ricambiati.
Sorrisi tra me e me. Finalmente anche loro avevano trovato il loro angolo di paradiso. Newt mi diede un bacio sulla mano – Vado a vedere che combina nostra figlia. – esclamò alzandosi e spolverandosi i pantaloni – Va bene. Ci vediamo dopo! – gli mandai un bacio volante e tornai a guardare l’orizzonte.
Mi soffermai sulla pietra piantata in mezzo alla spiaggia. Nel tempo erano comparsi i nomi di tutti quelli che non ce l’avevano fatta: amici, familiari… Chi era riuscito a sopravvivere aveva avuto bisogno di tempo per elaborare il lutto, alcuni pochi giorni, altri ancora non ci riuscivano.
Il nome di mia madre era apparso pochi giorni dopo il nostro arrivo sull’isola. Vince aveva voluto scolpirlo nella pietra per primo, come esempio per gli altri. Avevo capito però che l’aveva fatto più per se stesso.
Un mattino, quando la gravidanza mi impediva di dormire più di un paio di ore a notte, lo incontrai sulla spiaggia a fissare quello che era diventato un monumento ai caduti. Mi avvicinai e gli misi una mano sulla spalla. Rimanemmo a fissare quella scritta, “Mary”, per un tempo indefinito. – L’amavo molto. – disse quando stavo per andarmene. Lo guardai e gli sorrisi – Anche lei, ne sono certa. –
Avevo deciso di abbandonare ogni emozione negativa nei suoi confronti, non aveva più senso rivangare il passato, finalmente avevo trovato la pace e un luogo da chiamare casa. Mia madre sarebbe rimasta per sempre nei miei ricordi, anche in quelli brutti. In fondo, sono tutti gli avvenimenti della nostra vita a definirci e, se lei non mi avesse abbandonata, quasi sicuramente non avrei conosciuto Newt e non avrei avuto una bambina meravigliosa a cui insegnare ad essere una persona buona e coraggiosa.
Quando il sole cominciò a tramontare tornai dalla mia famiglia. In quegli anni avevamo sistemato le case, ora erano delle vere costruzioni non più delle capanne, e riuscivamo a produrci tutto ciò di cui avevamo bisogno. Per certi versi ricordava la Radura, senza però delle mura a tenerci rinchiusi.
Andai a sedermi accanto a Brenda e Gally che mi salutarono con un cenno della mano. Di lì a pochi minuti arrivarono anche Newt, Tessa e Minho. La piccola mi si rannicchiò in grembo stanca dal pomeriggio di corse con lo zio.
Il resto della serata lo passammo a chiacchierare del più e del meno. Ormai era finito il tempo in cui si facevano piani per attaccare quelli di W.C.K.D. Ci furono molte occasioni in cui mi domandai cosa stesse succedendo nel resto del mondo poi però guardavo la serenità negli occhi di mia figlia e quei pensieri svanivano dalla mia mente.
Pregavo perché lei non conoscesse mai quell’aspetto della nostra vita, desideravo rimanesse sempre sorpresa da ogni cosa e che guardasse tutto con i suoi occhioni pieni di meraviglia.
Quella sera, dopo averla messa a letto, tornai nuovamente sulla spiaggia. Era il luogo che preferivo, da lì potevo vedere l’orizzonte: una linea che ci separava dal resto dell’universo.
Le onde si infrangevano sugli scogli poco lontani e la leggera brezza si infilava fra i miei capelli. – Sei qui. – Newt si avvicinò e si sedette accanto a me. Mi rintanai fra le braccia del mio amato mentre giocherellavo con la conchiglia che mi aveva regalato anni prima.
-Sai? A volte mi capita di svegliarmi e credere che tutto questo sia solo un sogno… poi mi volto e vedo te dormirmi accanto e vedo il lettino di Tessa. E allora mi dico che no, non è un sogno. Tutto questo è reale! – dissi continuando a guardare il mare – Finalmente, dopo tanti sforzi e sacrifici, ce l’abbiamo fatta… è che mi sembra quasi impossibile. – il biondo mi strinse maggiormente – Succede anche a me. Mi domando cosa sarebbe successo se fossi morto quella sera… cosa sarebbe successo a te e a nostra figlia. Ma Lane, così continuiamo a vivere nel passato. Dobbiamo lasciarci tutto alle spalle e cominciare a vivere come avremmo sempre voluto. Lo dobbiamo a noi, ma lo dobbiamo anche a Tessa! – mi baciò appassionatamente, trasmettendomi le sue emozioni.
Aveva ragione, ora era tempo di godersi la vita che ci era stata regalata. E non solo per noi e per la nostra bambina. Dovevamo farlo anche per tutti coloro che non ce l’avevano fatta: Winston, Alby, Zart, mia madre, Teresa.
Baciai nuovamente Newt, poi gli sorrisi e mi misi in piedi – Torniamo da nostra figlia! – ed insieme rientrammo nella nostra casa, mano nella mano.








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia fino alla fine. Spero che lascerete un commento, così da farmi sapere cosa ne pensate in generale.
Non sono brava con le note dell’autrice, per questo motivo concludo così un percorso che è durato diversi anni.
 
Grazie a tutti di cuore
Lisi

 
   
 
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