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Autore: prettystoned    25/03/2019    1 recensioni
Ma, al di sotto di quelle fondamenta composte da nobili propositi, si trovava la terra sporca, quella in cui era sepolto il loro passato, le vecchie abitudini. E a Beverly cos’era rimasto?
Ben poco. Un amico, bei ricordi e tanti brutti vizi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E passano gli anni, ma non cambia la testa
Non cambia la voglia di scappare da ‘sti palazzi
Metà gli viene un tumore
Metà diventano pazzi.
Sfera Ebbasta

Che dire di Beverly Wharton? Beh, in realtà non molto, nell’anonimato della sua esistenza in una città come Los Angeles.
Quella mattina il sole inondava le strade della città, il rumore delle onde del mare frastagliava piacevolmente l’aria secca ma fresca, e Beverly se ne stava seduta sulla sabbia bianca, ad occhi chiusi, godendosi la pace di quel frammento di spiaggia apparentemente dimenticato dai bagnanti. Il suo posto preferito in tutta Los Angeles. Quel luogo condivideva con lei le immagini di un’adolescenza dedicata quasi esclusivamente al divertimento, alla trasgressione e alla soddisfazione di piaceri personali, una giovinezza egoista e sconsiderata. Stranamente la Beverly adulta non rimpiangeva nulla, non riponderava insistentemente sui suoi vecchi sbagli, come aveva visto fare da qualcuno, sorrideva con un accenno di malinconia, che impediva a quel sorriso di raggiungere i suoi occhi. Quanto le mancavano quei giorni. Purtroppo ne era rimasto poco: i ricordi nella sua mente, la consapevolezza della presenza dei suoi amici in quella zona della città, quelli che avevano messo la testa a posto e si erano dedicati alla costruzione di una vita che come fondamenta aveva responsabilità, sani principi e obbiettivi comuni – un bel lavoro, una bella casa, una bella famiglia – tutte cose che a Beverly sembravano lontane, così tanto da non considerare la possibilità di raggiungerle. Ma, al di sotto di quelle fondamenta composte da nobili propositi, si trovava la terra sporca, quella in cui era sepolto il loro passato, le vecchie abitudini. E a Beverly cos’era rimasto?
Ben poco. Un amico, bei ricordi e tanti brutti vizi.
Si alzò, camminando con attenzione sulla sabbia per raggiungere la strada asfaltata in cui le auto sfrecciavano, incuranti di chiunque volesse attraversare, si fermò lì, a guardare ogni singola macchina passarle davanti agli occhi.
Grigia, grigia, bianca, nera, grigia di nuovo… verde pistacchio.
L’auto verde rallentò fino a fermarsi davanti a lei, il finestrino si abbassò, mostrando un ragazzo moro dagli occhi verdi, che le sorrise, “Che fai, sali?” la incitò con un movimento della testa, Beverly sorrise, “Come se avessi altra scelta…” gli rispose con un finto tono acido, aprendo la portiera ed infilandosi nei sedili posteriori dell’auto, per poi passare davanti, scavalcando i due sedili anteriori.
Lo guardò un attimo, poi aprì la borsetta, ne tirò fuori degli occhiali da sole pagati tre dollari ad un mercatino dell’usato, e un pacchetto di sigarette Marlboro quasi finito. Inforcò gli occhiali e prese una sigaretta, mentre il ragazzo alla guida metteva in moto, “Hai da accendere?”
“Mh… sì. Guarda nel cruscotto.” Disse, per poi partire, ignorando la coda di automobilisti che imprecavano contro di lui, quella che doveva essere una cosa veloce aveva preso troppo tempo secondo i cittadini impazienti di Los Angeles.
“Stasera sono fuori città quindi non posso portarti nulla.” Affermò lui a metà strada, Beverly sputò il fumo e lo guardò perplessa, “Che ci fai fuori città?”
“Affari grossi, non le solite cose. Torno domani mattina, ti affido ad un tipo che conosco.”
“Ah ed è affidabile questo tipo che conosci?”
“Mh…” schioccò la lingua “Non molto, ma per te avrà un occhio di riguardo.” Concluse. Beverly non si scomodò neanche a rispondere, il suo fastidio era palese ma Hayden – questo era il nome del ragazzo – non se ne curò, consapevole che qualunque cruccio facesse tenere il broncio alla sua amica sarebbe sparito il giorno seguente.

L’appartamento era vuoto e disordinato. Il disordine non era voluto, ma Beverly – disordinata per natura – aveva deciso che il caos degli oggetti sparsi per la casa copriva bene il silenzio causato dall’assenza di qualcuno che non fosse lei lì dentro, sapeva che un ordine innaturale le avrebbe dato alla testa, sapeva che sarebbe impazzita.
Lei sentiva poco la solitudine, ma c’erano giorni in cui quella piccola lucciola, che rappresentava la tristezza conseguente alla mancanza di una persona con lei, diventava di dimensioni colossali e non era più una piccola ed insignificante lucciola, era un mostro che minacciava di divorarla. Il disordine era il suo scudo, la sua unica arma e protezione per tenere salda la sua mente danneggiata.
Contò le ore e i minuti, muovendo distrattamente il piede destro al ritmo della musica che usciva dalla cassa del suo cellulare, mentre stava sdraiata sul divano, in attesa di qualche segno di vita da parte del tipo che conosceva Hayden.
“Sono qua sotto.”
Un solo messaggio, niente di più niente di meno, non un’informazione su chi fosse, neanche un ciao, niente di niente. Beverly non si fece troppe domande, e rispose poco dopo aver aperto il cancello dal suo appartamento.
“Sali.”
Qualcuno bussò alla porta, la ragazza aprì e si trovò davanti il misterioso tipo, sembrava un bravo ragazzo, ad essere sinceri. I capelli biondi leggermente scompigliati, gli occhi castani contornati da lievi occhiaie, la barba non molto lunga e un sorriso di plastica a completare il quadro. Un bravo ragazzo.
Come poteva un tipo così avere ciò che serviva a lei?
Ma Beverly non aveva pregiudizi. Si spostò per farlo entrare e chiuse la porta, “Sei l’amico di Hayden?”
“Amico è un parolone, lui-”
“Non m’importa. Hai quello che mi serve?” tagliò corto lei, poggiandosi con i fianchi al tavolo e guardandolo con attenzione, mentre lui ricambiava il suo sguardo con le sopracciglia aggrottate, sembrava offeso dai modi della ragazza. “Sì, certo,” borbottò dopo essersi accorto di essere rimasto in silenzio troppo a lungo, aprendo il marsupio che portava attorno ai fianchi e tirando fuori una bustina di plastica, al suo interno delle cime verdi. Beverly sorrise, “Oh grazie,” con un gesto fluido prese i soldi dal tavolo e glieli mise in mano, prendendo la bustina con lo stesso movimento. “Prima che tu te ne vada… non andartene. Non so se hai di meglio da fare, magari sì, ma ti andrebbe di stare qui con me?”
“Ehm… io…” Era chiaro che non si aspettasse una proposta del genere, la sua espressione diceva tutto. Squadrò per bene la ragazza davanti a lui, cosa che non aveva ancora fatto da quando era entrato; notò i capelli rossi legati in uno chignon disordinato con parecchie ciocche sfuggite all’elastico che le contornavano il viso, gli occhi verdi spenti da molto tempo ma era chiaro che per un certo periodo avessero brillato come pochi altri, contornati da folte ciglia ancora più marcate da un accenno di mascara, il septum al naso e il fisico di una ragazza nella norma.
“Okay.” Fu la sua unica risposta. La ragazza alzò un angolo della bocca, soddisfatta.

   
 
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