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Autore: Shora    25/03/2019    5 recensioni
Marinette ha diciotto anni ed ha un solo nemico, il ragazzo più bello della scuola: Adrien Agreste. Tutto sembra andare per il meglio, ma quando sua nonna si ammala, i suoi genitori sono costretti ad andare in Cina, affidandola alla famiglia di Alya. Sarà proprio la sua migliore amica a dare una scossa alla sua vita, esagerando solo un po', ad un semplice gioco come obbligo o verità.
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Tutto si svolge in una realtà alternativa dove i due protagonisti non hanno mai ricevuto i loro Kwami.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dieci:
I giorni erano passati e con loro le settimane. Nessuna notizia da Adrien. Non una chiamata, non un fiato. Sapevo dei suoi spostamenti solo perché Nino ed Alya, del tutto ignari del mio tormento interiore, non facevano che parlarmi di lui. Sapevo che era uscito con una decina di ragazze diverse nelle ultime due settimane, tra le quali spiccava l’insostituibile Chloè. Ero alquanto provata da quella insofferenza nei miei confronti. Pensavo che almeno un minimo si fosse avvicinato, ma a quanto pareva prediligeva le ragazze bionde e civettuole a quelle more e modestamente simpatiche. Nonostante l’odio nei confronti di Adrien non riuscivo a destare Chloè più di tanto. Mi rendevo conto di essere più simile a lei di quanto avessi mai pensato. Con la differenza che lei, con l’uomo dei sogni, una relazione, per quanto malata e tossica, l’aveva.

Una mattina cercando di essere solare e felice, mentre mangiavo a casa da Alya una eccellente colazione fatta da lei il mio telefono cominciò a vibrare. Pensando fossero i miei risposi senza nemmeno leggere il nome sullo schermo.
-Mamma mia Dupuein-Cheng, più veloce della luce!- per poco non mi strozzai, con l’ultimo boccone che avevo in bocca. Adrien. Cosa voleva? E soprattutto: perché? Perché non mi lasciava in pace? Perché non voleva saperne di mollare la presa sul mio cuore già fatto a pezzetti? Incurante del fatto che non avessi proferito parola, continuò.
-Senti vuoi venire ad aprire? È da mezz’ora che suono al campanello della pasticceria.- aveva un tono di voce vivace. Certo che quel ragazzo era davvero bipolare. Inviando un sorriso ad Alya, che mi guardava confusa, mi chiusi nel suo bagno.
-Cosa vuoi?- gli chiesi in tono poco garbato, sedendomi sulla vasca da bagno.
-Ahia Dupein-Cheng, sento l’energia negativa che stai inviando.- poi sospirò.
-Mi apri per favore, si muore di caldo qui fuori. C’è il sole a picco…- si lamentò.
-Non sono a casa.- risposi dura.
-Come non sei a casa? E dove saresti di grazia?!- ora sembrava seccato. Ma certo! Io dovevo restare a casa mia come una brava ragazza, mentre lui se la spassava, poi appena si annoiava tornava a tormentarmi.
-Non sono affari tuoi.- replicai seccata.
-Avanti Dupein-Cheng, non fare la bambina! Dove sei?- cominciai ad innervosirmi, non volevo vederlo. Perciò gli dissi la prima bugia che mi venne in mente.
-Sono a casa di Luka Couffaine.- silenzio dall’altra parte. Sorrisi con una punta di cattiveria. Lo avevo steso. Lui e Luka erano sempre stati in competizione. O meglio, Adrien lo vedeva come un potenziale rivale, ma Luka era semplicemente un ragazzo carino e per niente dongiovanni, amante della musica e della poesia. In pratica il suo opposto.
-Bene.- voce dura, quasi un ringhio. Mi sembrò di sentirlo sussurrare un “ma che stupido…” e poi:
-Sai che c’è? Non so davvero perché sono corso fino a casa tua quando ho tutto il liceo ai miei piedi. Divertiti con l’artista incompreso, tanto ne ho di compagnia!- e così chiuse la chiamata. Rimasi a bocca aperta. Ovvio! Aveva calato la maschera. Uscii dal bagno e chiusi la porta rabbiosamente, facendola sbattere. Alya comparve in corridoio.
-Ehi calma, non sono indistruttibili quelle porte.- mi disse con un sorriso. Poi notò i miei occhi pieni di lacrime.
-Va tutto bene?- mi chiese preoccupata.
“Al diavolo!” pensai. E scoppiai a piangere.
-Oh Alya, lo odio così tanto.- singhiozzai, guardando il pavimento. Lei mi abbracciò, nonostante non capisse né di chi né di che cosa stessi parlando.

Alla fine le avevo raccontato tutto e fu come liberarsi di una piccola parte del peso che sentivo sul cuore. Alya aveva promesso di mantenere il segreto se Nino le avesse chiesto qualcosa e gli avrebbe propinato la stessa bugia che avevo detto ad Adrien. Quello che non avevamo calcolato era la testardaggine del soggetto in questione. Infatti quello stesso pomeriggio, mentre stavamo giocando ai videogame insieme in camera di Alya, qualcuno suonò alla porta.
-Vado a vedere chi è.- disse la mia amica e si avviò verso il salotto. La sentii parlare e capii senza dubbio chi era l’interlocutore.
-Adrien ti ho detto che non c’è!- sbraitò Alya. Poi mi accorsi di passi che si avvicinavano. Oh no! Mi guardai intorno per capire se c’era un posto abbastanza grande dove nascondermi, ma prima ancora che potessi muovermi, Adrien, piombò in camera di Alya. Ci fissammo mezzo secondo.
-Tu vuoi farmi impazzire?- domandò lui. Aprii la bocca per ribattere, ma lui mi fermò, mettendo una mano davanti a sé come un vigile urbano che controlla il traffico.
-No, fa parlare me.- disse serio come non mai. Prese un bel respiro. –Volevo chiederti scusa.-
-Scusa per cosa? Per aver buttato il cuore sotto un rullo compressore?- ero davvero inviperita.
-Eh? Cosa? No!- mi guardò come se fossi matta.
-Volevo chiederti scusa per l’altra notte.- notando Alya, piuttosto attenta alle sue spalle, chiuse la porta e ci si appoggiò.
-Non voglio che ti faccia un’idea sbagliata di come sono. È vero sono un po’ uno stronzo, ma…-
-Come sei modesto. Solo un po’…- borbottai interrompendolo.
-Ma…- continuò lui, scoccandomi un’occhiataccia. - … non vado a letto con le ragazze se anche loro non sono d’accordo.- fu il mio turno di fissarlo stranita. Di cosa stavamo parlando? Incurante della mia faccia perplessa, continuò.
-Perciò… ecco… quando ti ho visto piangere mi sono spaventato. Io non avevo capito che non volessi.- Mi parve di essere ripiombata al suolo dopo un volo a duemila metri d’altezza ad una velocità vertiginosa. Cosa? Io che non…?
-Ma io lo volevo.- dissi di slancio. Lui mi guardò sorpreso.
-È allora perché diamine piangevi?- domandò visibilmente confuso. Arrossii fino alla punta delle orecchie.
-Perché era tutto talmente bello che io… non sapevo bene… ecco… mi sono commossa.- dissi in un sussurro. Lui si portò una mano alla fronte.
-Oddio, ma tu vuoi veramente farmi ammattire?- poi emise una risatina.
-La ragazza alla quale penso da settimane, con il presentimento che mi odi, si era solo commossa.- rise di nuovo. Okay era ufficialmente uscito di senno. Poi scosse la testa.
-Stasera vedi di venire alla festa fatta da Nino, mi devi minimo un paio di birre dopo quello che mi hai fatto passare.- mi sorrise. Non ci stavo capendo molto, ma non potei fare a meno di sorridere di rimando e acconsentire.

Scoprii da Alya che sì, Nino aveva organizzato una festa e che no, lei non me lo aveva detto perché depressa come ero non voleva lasciarmi da sola, per evitare commettessi un suicidio. Comunque quella sera ero decisa ad uscire e porre un punto in quel casino che era diventata la mia vita. Volevo che Adrien si decidesse, che mi dicesse una volta per tutte cosa ero io per lui e perché mi aveva pensato per tutte quelle settimane se intanto era andato con altre ragazze. Perciò per quella sera presi un bel vestito rosso vino. Lo avevo con me perché lo avevo lasciato da Alya qualche mese prima dopo aver dormito da lei, reduci da una festa. Era lungo fino alle caviglie e leggermente svasato, senza spalline e con una bella spaccatura sulla schiena. Lo avevo fatto io e mi c’era voluto tanto di quel tempo che avevo temuto di impazzire. Alya mi fece una treccia che mi portai sulla spalla sinistra, un po’ stile Elsa di Frozen. Ai piedi misi dei semplici sandali alla schiva color camoscio, con un leggero tacco. La mia amica indossava un semplice tubino nero, con un paio di scarpe dello stesso colore dal tacco alto. Così vestita mi sentii un po’ meglio. Ero passabile. In macchina non ci vollero nemmeno cinque minuti per raggiungere la festa, già iniziata da mezz’ora. Nino aveva organizzato tutto a casa sua, per una breve vacanza dei suoi, che si erano portati dietro anche il fratellino. La musica, creata dallo stesso Nino, invadeva il salotto, la cucina e l’ingresso. Mi guardai intorno per trovare il motivo primo della mia presenza lì, ma non lo vidi. Per lo meno non subito, ma dopo essere stata spinta dalla folla nel centro del salotto, lo individuai appoggiato ad una libreria, mentre sorseggiava qualcosa da un bicchiere di plastica rosso. Indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Mi avvicinai, scansando tutti i ragazzi raggruppati in quel piccolo spazio. Lui mi vide e mi sorrise.
-Sei arrivata Dupein-Cheng.- mi disse.
-Sono arrivata.- annuii. Rimanemmo un po’ in silenzio, poi lui cominciò.
-Non so davvero cosa tu mi abbia fatto.- mi confidò, osservando il suo bicchiere, probabilmente per capire quanto ancora avrebbe dovuto bere per dirmi quello che voleva rivelarmi.
-Non riesco a smettere di pensarti nemmeno un secondo.- feci un piccolo sospiro.
-È strano detto da uno che cambia ragazza ogni giorno.- lui mi fissò un attimo sorpreso, mentre mi appoggiavo alla libreria accanto a lui.
-Il fatto è proprio questo. Ho provato a non averti in testa… sono stato con un sacco di ragazze in queste settimane, ma nemmeno Chloè, che a letto non è niente male, non è riuscita a soddisfarmi. Pensavo a come sarebbe stato se tu fossi stata al loro posto.- si morse il labbro in maniera irresistibile. Mi sentii arrossire.
-Anche per questo non riuscivo ad accettare che fossi a casa di Luka.-
-Era una bugia…- dissi in un soffio.
-Quello l’ho capito solo più tardi.- rise. –Oggi mi ero finalmente deciso ad affrontare il discorso della nostra ultima notte e pensarti con un altro ragazzo mi aveva mandato in bestia.- cominciai a torturarmi le mani. Possibile che Adrien fosse geloso? Si mise davanti a me e con un gesto rapido, mi prese il mento, in modo che potessi guardarlo negli occhi.
-Dupein-Cheng, io non ho mai provato per un’altra ragazza quello che sto provando per te.- mi disse. Il mio cuore tremò e si gonfiò. Forse mi stavo facendo troppe aspettative, ma quelle parole mi avevano accarezzato direttamente nell’anima.
-Quello che voglio dire è credo di amarti.- in quel momento smisi di respirare. Cosa? Lo aveva detto sul serio? Sempre tenendomi verso l’alto il mento mi baciò. Fu un contatto soffice, che come un balsamo mi lenii tutte le ferite che avevo dentro. Piansi e lui rise, vedendo quelle piccole lacrime rotolare lungo le sue guance. Poi risi anche io.
-Ti amo Marinette.- dichiarò, prendendomi una mano e io gli sorrisi, felice, come non mi ero mai sentita prima. Mi portò in mezzo alla gente con l’intenzione di ballare. Io guardai le nostre mani intrecciate e capii che tutto sarebbe andato per il meglio. E se così non fosse stato lo avrei fatto andare per il meglio io.

 
*Angolo dell'autrice*
Salve!! Eccoci alla fine della storia, spero davvero vi sia piaciuta. Ringrazio innanzi tutto quelli che mi hanno recensito, convincendomi ad andare avanti in questa pazzia e poi anche i lettori silenziosi che comunque hanno degnato la mia storia di una particolare attenzione. Detto ciò saluto tutti e magari ci rivedremo, io con un'altra storia o in una vostra.
Baci,
Shora.
  
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