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Autore: Mr Lavottino    25/03/2019    2 recensioni
Dal testo:
- Hai intenzione di buttarti?- non rispose, troppo confuso. Davanti a lui c'era una ragazza bionda, alta poco più di un metro e mezzo, con gli occhi color violaceo, che per un attimo gli fecero credere di star parlando con un angelo, ed una carnagione chiarissima. Aveva addosso un maglione verdastro ed un paio di pantaloni viola ed aveva tutta l'aria di essere scocciata dalla situazione - Quindi, ti butti o no?- ripeté, facendolo andare nel panico.
- Beh, ecco, io...- balbettò, rimanendo seduto a contemplarla.
- Capisco, non ne hai il coraggio. Va bene, allora io mi metto a mangiare. Tu fai con comodo.- la ragazza estrasse un panino dalla borsetta di plastica che teneva fra le mani ed iniziò a mangiarlo, rendendo il tutto ancora più strano.
Genere: Comico, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Trent
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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La vista della città da quell'altezza era veramente splendida. C'era una leggera brezza che  spostava le nuvole, dipinte sul bellissimo sfondo celeste del cielo, e gli uccellini cantavano felicemente mentre vi svolazzavano liberi.
A breve anche lui avrebbe volato, ma in un senso leggermente più cupo e molto tragico. Ormai erano circa cinque minuti che stava immobile sul cornicione con lo sguardo fisso verso il basso ed i piedi a pochi centimetri dal vuoto.
Non aveva altra scelta, si era convinto di questo, dunque non gli rimaneva che lanciarsi da quel tetto per porre fine alla sua vita.
Da quando aveva iniziato a sentire quella forte necessità di farla finita? Da quando era stato rifiutato in conservatorio? Oppure nel momento esatto in cui aveva scoperto l'infedeltà di Gwen?
In quel momento tutta la sua vita gli si parò davanti come se fosse stata un film drammatico. L'asilo, le elementari, la passione per la musica, le medie, le superiori e tutto il resto.
Gli tornarono in mente le emozioni che aveva provato quando era stato rifiutato al conservatorio: rabbia, delusione ed una tristezza infinita. Non riusciva a tollerare quel fallimento, soprattutto perché fare il musicista era ciò che voleva fare nella vita.
In più occasioni si era esibito nei pub della sua città, ma mai aveva avuto una qualche opportunità lavorativa nel settore. D'altronde esibirsi per venti dollari o addirittura per delle semplici bevute non poteva nemmeno essere definito un reale tentativo.
L'unica traccia di luce nella sua cupa esistenza era stata la sua ragazza, o per meglio dire ex, Gwen con cui si era fidanzato alle medie. Aveva sempre pensato di avere un fantastico rapporto d'amore e di fiducia reciproca con lei e per tale motivo non si era mai chiesto come mai facesse spesso, per non dire quasi sempre, tardi dai suoi numerosi "corsi di disegno" o del perché a volte stesse ore intere senza contattarlo.
Gli ci era voluto un messaggio di troppo da parte dell'amante, rivolto alla ragazza e che lui per una lunga serie di coincidenze aveva letto, per capire la triste e tremenda realtà.
Si era insospettito quando aveva letto "Quando ci rivediamo?" nella schermata del telefono di Gwen, soprattutto perché il nome del mandante era censurato. La mora era sempre stata schiva riguardo al suo cellulare e lui aveva sempre accettato la cosa senza farsi troppe domande.
Eppure quella volta volle andare fino in fondo. Prese la mano della gotica, addormentata nel letto affianco a lui, e poggiò lentamente il suo indice sul bottone del telefono per sbloccarlo. Deglutì forzatamente e, completamente grondante di sudore, aprì l'icona dei messaggi.
L'unica cosa che riuscì a fare dopo aver letto la chat fu ridere. Per circa cinque minuti non fece altro che ridere istericamente, ovviamente sotto voce, mentre scorreva le conversazioni con l'amante della sua ragazza.
Non sapeva nemmeno di chi si trattasse, poiché Gwen aveva saggiamente eliminato ogni prova, eppure dopo qualche minuto di ricerca nelle conversazioni trovò una foto incriminante. I soggetti erano Gwen e Duncan, il bullo della loro classe alle medie conosciuto da tutti per essere un idiota patentato, intenti a fotografarsi nudi su di un letto.
Quello per Trent fu un colpo basso che mai avrebbe voluto ricevere. Nei giorni successivi non fece nulla, si limitò a far finta di niente con Gwen limitandosi ad affogare tutto il dolore che provava.
Però, come prevedibile, venne il giorno in cui non riuscì più a resistere. Ed era proprio per via di tutte quelle disgrazie capitatogli che si trovava sulla cima di quell'edificio, con i piedi ad un passo dal vuoto. In cuor suo sperava di morire all'istante, eppure sentiva di non avere il coraggio per farlo davvero. Era proprio un debole.
Gettò nuovamente lo sguardo verso la città osservandone i palazzi quasi con aria nostalgica, sarebbe stata l'ultima volta che li vedeva, sempre se avesse avuto il coraggio di buttarsi. Chiuse gli occhi e si dette un leggero schiaffo in faccia cercando di ritrovare quella motivazione che lo aveva spinto a salire fin lì.
Fece per muovere un passo in avanti e lasciarsi andare quando, all'improvviso, una voce attirò lo chiamò. Inizialmente si sentì spaesato al punto di rischiare di cadere per lo spavento, ma riuscì a spingersi all'indietro e ad evitare la rovinosa caduta. Dopodiché, con il cuore in gola, si girò verso la persona che gli aveva rivolto la parola.
- Hai intenzione di buttarti?- non rispose, troppo confuso. Davanti a lui c'era una ragazza bionda, alta poco più di un metro e mezzo, con gli occhi color violaceo, che per un attimo gli fecero credere di star parlando con un angelo, ed una carnagione chiarissima. Aveva addosso un maglione verdastro ed un paio di pantaloni viola ed aveva tutta l'aria di essere scocciata dalla situazione - Quindi, ti butti o no?- ripeté, facendolo andare nel panico.
- Beh, ecco, io...- balbettò, rimanendo seduto a contemplarla.
- Capisco, non ne hai il coraggio. Va bene, allora io mi metto a mangiare. Tu fai con comodo.- la ragazza estrasse un panino dalla borsetta di plastica che teneva fra le mani ed iniziò a mangiarlo, rendendo il tutto ancora più strano.
- Stai... mangiando?- domandò confuso Trent. Il suo cervello si stava surriscaldando, se fosse rimasto lì per altri cinque minuti non avrebbe nemmeno avuto bisogno di lanciarsi dal tetto, gli sarebbe preso un ictus istantaneo per via dello stress.
- Sì, questo è il posto dove mangio di solito.- rispose lei, con una naturalezza spiazzante. Nemmeno lo stava guardando, si limitava ad addentare il panino, di cui non riuscì a capire il contenuto, seduta nel bel mezzo del tetto.
- Tu mangi sul tetto?- il moro si tirò lentamente. Nella sua testa stava iniziando a convincersi che si trattasse di uno scherzo.
- È un posto tranquillo, mi piace.- aggiunse la bionda ed estrasse dalla borsetta un termos con all'interno del tè verde. Se lo verso in un bicchierino ed iniziò a berlo con naturalezza.
- Che mi stia immaginando tutto?- si domandò ad alta voce, incredulo davanti a quella scena.
- No, sono reale. Questo è pur sempre il tetto di una cooperativa, non mi sembra così strano che qualcuno mangi qua.- alzò le spalle, continuando a sorseggiare la sua bevanda con calma.
- Questo è l'ultimo dei problemi!- ribatté e ricevette uno sguardo confuso da parte dell'altra.
- Che vorresti dire?- Trent si passò una mano sulla faccia, sempre più sull'orlo del tracollo.
- Stavo per buttarmi, poi sei arrivata tu e... cavolo, non mi hai detto nulla!- si prese un attimo di pausa e riprese non appena vide l'espressione persa dell'altra - Cioè, chiunque avrebbe quantomeno provato a fermarmi, ma tu ti sei messa lì a mangiare il tuo panino come se nulla fosse.- spiegò. La bionda spalancò la bocca, segno che aveva capito il perché dell'incredulità di Trent.
- Non ti conosco e non vedo perché dovrei dirti di non buttarti. Immagino sia stata una scelta tua, presa con calma e piena convinzione, altrimenti non saresti venuto qua.- concluse, appoggiando il bicchiere davanti a lei - Però hai paura, vero?-
- Io... sì, cioè, no. Sono venuto qui per suicidarmi ed intendo farlo!- deglutì con forza e si avvicinò al ciglio del tetto. Trasse un grosso respiro, dopodiché salì sul bordo e portò lo sguardo verso il basso: una moltitudine di auto e di persone stavano tranquillamente passando sotto di lui. E se per buttarsi di sotto avrebbe causato un incidente, o addirittura fosse finito addosso ad una persona uccidendola?
Quel pensiero lo fece risentire particolarmente.
- Allora, ti butti o no?- la ragazza, con fare quasi ansioso, lo stava guardando con attenzione.
- Mai sei pazza? Lasciami stare.- urlò Trent, sempre più sconvolto. La bionda sembrava aspettare con ansia il momento fatidico e tutto ciò gli stava mettendo addosso ulteriori pressioni inutili.
- La mia pausa pranzo finisce fra dieci minuti, prendi una decisione prima di allora.- si versò un altro po' di tè verde e riprese a berlo come se nulla fosse successo.
- Tu sei pazza...- sussurrò ridendo. Si portò una mano sulla fronte, completamente incredulo davanti a quella scena.
- Probabile, non lo metto in discussione.- quella ridacchiò e così facendo non fece altro che fece spaventare sempre di più il moro.
- Basta, me ne vado.- Trent alzò le mani, completamente stordito da quella breve ma intensa conversazione.
- Quindi non ti butti?- domandò, molto poco opportunamente la bionda - Beh, meglio così, altrimenti tutta la stampa sarebbe venuta qua ed io odio stare al centro dell'attenzione.- finì, bevendo l'ultimo sorso dal bicchiere - Ne vuoi anche tu un po'?- completamente a caso, la bionda gli passò un piccolo bicchiere contenente il liquido verdognolo che lui si trovò costretto a prendere.
Era tiepido, il calore che emanava gli riscaldò le mani, raffreddate per via del tempo passato in cima al tetto. Lentamente lo portò alla bocca e ne prese un sorso.
- Non è male, manca solo un po' di zucchero.- commentò istintivamente, ricevendo una smorfia da parte dell'altra.
- Adesso ti lamenti anche delle cose che ti vengono offerte? Sei un tipo altezzoso.- quella critica lo ferì, poiché nella sua intera esistenza aveva sempre provato a comportarsi in maniera gentile con tutti. Eppure con quella ragazza non ne era perfettamente in grado, forse a causa della discussione che avevano precedentemente avuto.
- No, non intendevo... lasciamo stare.- si arrese e si mise a sedere accanto a lei.
- Comunque, io mi chiamo Dawn. Tu?- chiese con naturalezza, mentre il moro si apprestava a finire il contenuto del suo bicchiere.
- Io sono Trent.- tagliò corto. Gettò lo sguardo verso il cielo, limpido come non lo era mai stato nel mese di Febbraio.
- Perché volevi suicidarti?- quella frase, detta così schiettamente, lo sconvolse. Non aveva mai pensato al suo gesto come un "suicidio" effettivo, ma solo come un atto di disperazione. Ci mise un po' a rispondere, tempo in cui Dawn riempì il suo bicchiere fino all'orlo.
- La mia vita fa schifo. Non ho ragioni per vivere.- non approfondì molto, si limitò a parlare con tono sfiduciato e a portare gli occhi verso terra con espressione triste.
- Ricordati che nella vita si hanno molte possibilità, non fossilizzarti su una singola cosa. Magari cambiando un po' riuscirai a trovare quello che cerchi.- Trent si voltò verso di lei e la guardò con gli occhi spalancati. Non si aspettava una frase così matura da parte sua.
- Che intendi dire?- domandò istintivamente, stupito da quel risvolto.
- La vita è un dono di Madre Natura, sprecarla è peccato. Finché si è vivi possiamo provare a dare una svolta alla nostra esistenza, mentre una volta morti non diveniamo che cibo per i vermi. Quindi, visto che alla morte non c'è scampo, tanto vale vivere al massimo provando a fare ciò che ci piace, ma questo non deve diventare un'ossessione. A volte anche un fallimento o due possono andare bene.- la bionda portò lo sguardo verso di lui, dopodiché sorrise.
- Anche un fallimento o due... possono andare bene?- ripeté Trent a se stesso, esitando quasi nel dire quelle parole così dannatamente giuste. In quel momento si stava sentendo un'idiota per aver anche solo pensato a suicidarsi, che cosa avrebbe guadagnato con quel gesto? Nulla, decisamente nulla.
- Oh, la mia pausa pranzo è finita. Ci vediamo.- Dawn, in fretta e furia, sbaraccò il "pic-nic" che aveva allestito e se ne tornò dentro salutandolo con una mano. Il moro ricambiò il gesto timidamente, rimanendo però fermo sul tetto.
Stette un bel po' ad osservare il cielo, gli uccellini e tutti i palazzi grigi che aveva attorno, finché non capì che era arrivato il momento di andarsene e tornare a casa. D'altronde ormai aveva capito cosa avrebbe dovuto fare.
Mai e poi mai si sarebbe aspettato che un incontro simile sarebbe riuscito a far svoltare la sua vita. L'unico rimorso che aveva di quella giornata era stato il tè verde, ne avrebbe preso un altro bicchiere molto volentieri.
 
ANGOLO AUTORE:
Ma la sezione di "A Tutto Reality" è ancora viva? Ma soprattutto, io sono ancora vivo? Era un bel pezzo che non pubblicavo qualcosa, nonostante abbia comunque scritto un sacco. Ho una storia a tema Doey da circa trenta capitoli in porto (attualmente ancora in fase di scrittura, sono circa al ventidue) ed ho anche iniziato a buttare giù il tema della mia prossima storia ad OC, che però ovviamente non intendo spoilerarvi ;-)
Che dire di questa One Shot... credo sia la prima storia in cui Trent e Dawn parlino fra di loro come protagonisti e questo è tutto un dire. Onestamente, mi ero stancato di scrivere solo sulla Doey, quindi ho voluto un po' variare, anche se questa non è propriamente una storia su una ship, bensì un tentativo di "tirare su" il povero Trent, che mi sembra finito un po' troppo nel dimenticatoio.
Beh, non mi è rimasto molto altro da dire. Spero che la storia vi sia piaciuta :-)
Baci, Mr. Lavottino.
   
 
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