Videogiochi > The Elder Scroll Series
Ricorda la storia  |      
Autore: Liquid King    26/03/2019    2 recensioni
La storia di Ragnar il Rosso inizia così senza che nessuno l'attendesse quel dì...
Tutti ricordano e conoscono la celebre storia di quel povero ubriacone dalla testa mozzata. Ma pochi conoscono la vera tragedia dietro alla ballata...
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LA BEFFARDA STORIA DI RAGNAR IL ROSSO


La storia di Ragnar inizia così, senza che nessuno l’attendesse quel dì.

Le taverne, luogo sacro ad ogni buon guerriero e mercante, era il posto giusto dove riposare le proprie ossa stanche, bevendo la propria bevanda preferita e allietati dalla buona voce dei bardi e i racconti degli anziani. Vigliava una legge molto importante all’interno di quelle quattro mura… la legge dell’oste. Non gli importava se sei umano, elfo, ricco, povero, malato o sano; l’importante era avere i soldi in saccoccia per pagare il servizio avuto e tenere le mani lontane dalle donne e dalla moglie del proprietario. La violazione si risolveva in due modi: o con le scuse, allungando la deca per dimostrarne il pentimento, o con un metodo più veloce e forse più divertente per gli ospiti: prendere di peso il disturbatore e gettarlo nella polvere all’esterno della taverna, con l’umiliazione annessa di risate e parole di scherno.

A Skyrim, come in ogni altro continente, rispettava e faceva rispettare tali norme non scritte e diffuse da generazioni tramite l’esempio e la trasmissione orale.

Whiterun, alla taverna della Giumenta Bardata, alla sera si teneva tale regola e, nel caso, applicata con doviziosa cura.

Mercanti con le borse piene d’oro, guerrieri con le braccia piene di cicatrici, trovatori con la voce secca: tutti erano riuniti intorno al fuoco dell’attizzatoio del oste, figura autorevole e quasi divina, che portava il dolce bere dai boccali e dall’orecchio fino e, nel caso fosse donna, anche un conforto visivo delle sue grazie… prima del ritorno del marito dalla cantina e l’ascia, a portata di mano, per scoraggiare certi ardimenti.

Tra gli avventori abituali, vi stava una donna nord. Alta, capelli scuri e gli occhi stanchi. Accomodata al bancone con la sua pinta di birra preferita stava leggendo un documento che, a giudicare dallo stare in disparte rispetto al resto della comitiva, doveva essere molto segreto e importante.

-Matilda, come sempre?- Domandò l’oste porgendo la bottiglia piena.

-Come sempre, grazie.- La donna annuì, chiudendo il documento.

-So che non sono fatti miei, ma so bene che voi siete la consigliera del re di Skyrim… Da quando i Thalmor hanno messo gli occhi su Skyrim, nessuno è tranquillo…- Borbottò l’uomo che, grazie alla sua esperienza nel campo, sapeva leggere certe sfaccettature dei visi degli astanti. E in quel momento, era più che evidente… si percepiva la paura, l’apprensione, ma anche fiducia, avidità e possibilità di gloria.

-Sì, lo so meglio di chiunque altro… l’impero ci ha fatto sapere che appoggerà le nostre ragioni, dopo quasi cento anni di guerre, è giunto il momento del consiglio di pace.- Matilda, bevendo dal suo bicchiere, decise di confidarsi con l’oste senza troppe limitazioni, in fin dei conti bastava solo misurare le parole e mantenersi sul vago.

-“Il concordato dell’oro bianco”… Si terrà a Solitude, saranno presenti l’imperatore, il re dei re di Skyrim e un importante dignitario della casata degli Altmer. Sarà un momento storico per me e per il nostro popolo.- L’oste smise di pulire le scodelle, un’informazione simile poteva fare la fortuna di chi la vendesse… o agli assassini della Confraternita, o agli Jarl locali…

-Uhm… speriamo.- L’oste, nella sua piccolezza, nel suo intimo fatto di umile re della taverna, socchiuse gli occhi.

Entrò tracotante brandendo la lama, urlando spavaldo di gloria e di fama.

Un uomo entrò nella taverna, grassottello ma robusto e con le gote rosse, agitando la lama. L’oste, prima di tutti, lo riconobbe. Strillava come un matto, farneticando di un’impresa appena compiuta.

Ragnar il rosso, o anche noto come il bugiardo, o l’ubriaco. Era un comune uomo di Rorikstead, celibe e grande bevitore, non aveva figli e i suoi parenti erano morti servendo l’impero, quando lui era ancora giovinetto. Era rimasto l’ultimo della sua famiglia e si vociferava che il suo odio verso l’impero non era, solamente, per avergli strappato la famiglia ma l’unica donna ch’egli amava era fuggita con un generale imperiale. Sfogava il suo rancore nelle risse da taverna e nelle sue forti bevute così ammirabili che, quei pochi che lo conoscevano, sia di fama, sia in intimità, gli pagavano le bevute. Più per pietà che per gentilezza.

Matilde lo guardò con la coda dell’occhio. Non sembrava pericoloso, tanto che, le sue spadate, potevano evitarle pure un cieco con un braccio legato alla schiena.

-Oh… accidenti… credevo che non sarebbe arrivato. Mancava solo lui…- Borbottò ironico l’oste preparando un boccale per il nuovo ospite.

-Chi è?- Matilda, per pensare ad altro e non più alle faccende politiche del suo regno, domandò così informazioni.

-Ragnar il rosso, un fallito e un vagabondo… è una disgrazia per i nord ma, considerando tutto, è un buon esempio su quello che un nord NON dovrebbe essere.- Matilda non rise alla battuta malinconica del proprietario.

I commensali più amichevoli e più gentili lo invitarono al fuoco. Dopo avergli tolto la spada, smussata e ormai incapace di tagliare persino il burro, dalle mani e, siccome la notte era ancora giovane, lo spronarono a raccontare nel dettaglio l’ultima impresa.

-Ih… Mentre arrivavo per di qua… finalmente li ho incontrati… gli assassihni dei miei genitori. Ih… ero abbastanza sobrio per poterli affrontare, loro e quei giochetti di prestihgio…- Ragnar diede una pacca a uno dei suoi connazionali…

-Talos mi ha protetto… Ih… guardate… l’amuleto di Talos che mi regalò papà prihma di partire per la guerra...- Mostrò, da sotto il collo della maglia, un ciondolo rovinato dal tempo e con la lama quasi spezzata.

Pianse a dirotto, poggiando la testa sulla spalla dello stesso che aveva dato il pugno. Era un famoso nord molto bravo con i metalli.

Eorlund Mantogrigio, l’uomo che lo aveva accolto al fuoco, gli carezzò la chioma rossa. Si conoscevano fin da bambini e, più di chiunque altro conosceva, le sue sfortune.

-Su, su… Con chi hai fatto a botte, stavolta?- Domandò a questo punto.

-L’ho detto… gli assassini dei miei genitori… erano in cinque o sei… con le loro tunih… che nere e le orecchie a punta… Mentre li uccidevo, ho urlato il nome di Talos.- Alzò il pugno in aria, vittorioso. Sentiva dentro di sé, in una commozione sincera, di aver finalmente vendicato la morte dei suoi genitori.

-Adessih… voglio solo incontrare quel figlio di una vacca di imperiale e sgozzargli il figlio della mia amata Igrid nella ih… culla.- Imprecò tracannando la birra, appena ricevuta dall’oste.

Matilde, grazie all’inconsapevole fatto che il Rosso parlasse a voce alta, comprese il quadro generale dell’ ”impresa” di quel pazzo.

-Uomini con le orecchie a punta… sulla strada per Whiterun… perché sembra che abbia già sentito questa storia?- Un sospetto le balenò in mente, come se Sheogorath e Hermaeus Mora avessero deciso di unire le forze e attuarle uno scherzo beffardo.

Riaprì la lettera…

“Verso sera… accogliere gli emissari Thalmor alle porte di Whiterun, proteggerli ad ogni costo… trattato dell’oro bianco…” Matilda non aveva più alcun dubbio, era chiaro come il ghiaccio puro della montagna più alta di Skyrim…

Si alzò in piedi, estraendo la sua spada lucida e affilata.

Ma poi tutto a un tratto il tono scemò, quando di Matilda lo sguardo incrociò.

Se un minuto prima, l’intera taverna era talmente rumorosa che avrebbe svegliato persino le megere delle montagne, ora era in un silenzio quasi palpabile.

Ragnar smise di parlare, quando sentì la spada di Matilda, puntata alla sua gola…

-Ragnar… non ti rendi conto di quello che hai fatto… lurido ubriacone, indegno del nome dei tuoi genitori…- Matilda lo fissò con rabbia…

Per colpa di un pezzente, il destino di Skyrim fu già scritto… I Thalmor avrebbero interpretato quell’incidente come un attacco terroristico alla loro comunità e avrebbero riaperto le ostilità…

Il trattato oro bianco era l’ultima possibilità di ottenere una tregua e una pace duratura per l’impero e per i nord stessi.

E per colpa di un idiota, quanto altro sangue sarebbe stato versato? Quante altre morti sarebbero state necessarie prima che potessero dirsi soddisfatti quei mostri gialli?

“Devo fare qualcosa come consigliera e protettrice di Skyrim, io… La prode Matilda…” Lei socchiuse gli occhi, come a raccogliere le idee…

Avrebbe sporcato la sua dignità di eroina con il sangue di un povero innocente, vittima della sua stessa avidità dell’alcool.

Siam stanchi di udire siffatte menzogne, orsù diamo un limite a queste vergogne!

Matilda, con queste parole, sfidò apertamente il suo avversario… Il suo sangue avrebbe saziato la brutalità di quegli elfi senza anima.

Fu molto furba… lasciò credere ai nord che fosse indispettita per la volgarità del Rosso e nascose la verità…

La verità avrebbe portato al genocidio da entrambe le parti… I Nord, troppo lealisti, non sarebbero mai scesi ai patti con lo straniero. Avrebbero preferito accoltellarsi anziché chinare il capo a uno sconosciuto.

Se questo accordo segreto fosse diventato di dominio pubblico avrebbe scatenato una guerra civile.

Ragnar, incurante ed ignorante di essere l’artefice di una futura caduta del Nord… si alzò dalla sedia e impugnò la sua spada, sporca e utile quando una forchetta in un brodo…

“Grazie… ero stanco di essere stato, per così tanti anni, oggetto di scherno… dammi una morte onorevole.”

Anche se ubriaco, riuscì a mettersi in posizione di guardia. 

Così di un baleno il duello iniziava, con la prode Matilda che parava e affondava.

Si creò uno spazio in mezzo alla taverna dove i due contendenti poterono dare sfoggio alle loro abilità.

Ragnar si difese bene, ma i suoi riflessi erano troppo lenti…

“Sarà più facile di quel che penso… mi basterà ferirlo e costringerlo a venire con me a Solitude e avrò il mio onore salvo…” Certo, il nord sarebbe stato torturato fino alla morte ma, di questo, Matilde non importava…

Ragnar sorrise, di colpo, e si avventò contro la donna. Non era un assalto volto a difendersi, quando a… lasciarsi uccidere.

-NO!- Lo scatto, in risposta, della donna era troppo veloce e inarrestabile… la lama  fendette di netto la gola rossa e ancor piena di vino del povero ubriacone, vittima del destino e morto come un cane.

Del povero Ragnar la sorte è segnata, di lui ci rimane una testa mozzata!!

Il gelo calò sulla taverna… il fuoco sembrò spegnersi… s’udivano i rumori all’esterno… ma all’interno… era come se il luogo fosse morto. Tutti gli avventori erano paralizzati per lo stupore e lo sgomento… Matilda per prima.

Il corpo del Rosso giaceva esangue, con il corpo a coprir il suo sangue… Tra tutti era l’unico, libero e felice dal peso della sua esistenza… Sarebbe stato ricordato per sempre… forse come il pazzo che sfidò Matilda… o forse, da pochissimi, come l’uomo che fece bandire Talos dal pantheon delle divinità dando vita alla rivolta di Skyrim?

“Ho ucciso Ragnar…  perché mi sento come se avessi perso…” La donna sentì i muscoli indebolirsi… si lasciò cadere a terra… ma la spada le restò in pugno… così come la spada di Ragnar non scivolò, nonostante i nervi celebrali erano separati dalla mano.

-Matilda… Va bene così, nessuno ti giudicherà per questo… Ragnar sapeva di volerlo… Aspettava qualcuno che mettesse fine alle sue pene. Ora sarà libero da qualche parte… forse non a Sovngarde ma…- A parlare fu il giovane ma già saggio Eorlund il Grigio, ma si accorse subito che la donna non lo ascoltava.

-Forza… portiamo il corpo fuori, dev’essere sepolto con tutti gli onori, almeno è morto con la spada in una mano e il calice nell’altra, come un vero nord.- Gli altri annuirono, non appena riuscirono a riprendersi, seppur con fatica, dallo shock. Sollevarono il corpo, più simile a un blocco di ghiaccio che a un corpo umano, di Ragnar. Nessuno spese una parola di commiato, nessuno versò lacrime… Fu bruciato nel silenzio della pira…

Il Mantogrigio rientrò nella taverna, Matilda era ancora a terra… ma stringeva tra le mani la testa bianca e gli occhi con le pupille ormai sparite e rimpiazzate da vene rossicce intorno ai bulbi. Solo il rossore delle guance e della barba sembravano dagli un aspetto vagamente vivo.

-Dobbiamo bruciare anche la testa… La impaglierò, se vuoi.- Eorlund le passò una mano sulla spalla, con il fare paterno.

-Lasciami stare… devo andare a Solitude… devo parlare con l’imperatore.- Matilda, ancor sporca di sangue e con gli occhi scioccati camminò, da sola e con il gelo nelle ossa, fino alle terre di Solitude.

“Sono arrivata… devo parlare con l’imperatore…” La donna sorrise quasi… stringendo al petto, come se fosse una reliquia, la testa dell’unico uomo che abbia fatto battere il cuore in quel modo.

Stava per raggiungere le porte… quando… Le forze iniziarono a mancarle…

“è così… me lo merito… Mi odi così tanto Ragnar?” Matilde, si sentì in colpa… Ragnar voleva solo la vendetta per la sua famiglia. Lei lo aveva disonorato in mezzo ai suoi amici, i suoi compagni, additandolo come bugiardo… un epiteto indecoroso per un nord.

Sentì arrivare dei lupi. Affamati e attirati dall’odore del sangue nella testa del nord…

Matilda non si arrese… strinse a sé la testa mentre le zanne iniziarono a strapparle le carni… ad affondare fin nelle ossa…

Si sarebbe rialzata, dopo che i lupi sarebbero andati via… e avrebbe detto loro la verità, non importandole se fosse apparsa a loro come un cadavere ambulante…

Nessuno la aiutò, i lupi avevano già strappato le carni dalle braccia, azzannata alla gola e, per qualche motivo, non toccarono la testa del Rosso, lasciandola rotolare via dalle braccia ormai morte della donna. Come se fosse maledetta.

Di Matilda non restò che un nome. Non fu accolta né al banchetto degli eroi, per la mancata sepoltura e mancò anche il ricordo di qualche caro.

Di Ragnar non restò che una pira che mai si spense sulla cima della montagna al centro di Whiterun. E da lì in poi sarebbe diventata la Forgia Celeste… Una fiamma così forte e viva da forgiare il metallo più resistente e affilato per il popolo nord.

Oggi… le generazioni dei bardi ricordano la triste storia di Ragnar il rosso, morto senza un perché e di una donna di cui non si sa né il viso e né le imprese.

Ogni sera, intorno al fuoco e con la voce malinconica e canzonata, si sussurra in pochi versi la ballata di una tragedia divenuta menzogna.

FINE

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: Liquid King