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Autore: Saruwatari_Asuka    26/03/2019    3 recensioni
La vita è una maschera, tu dici, e questo per te è fonte inesauribile di divertimento, e sei così abile che ancora non è riuscito a nessuno di smascherarti: poiché ogni manifestazione tua è sempre un inganno; solo in questo modo tu puoi respirare e far sì che la gente non si serri intorno a te e ostacoli la tua respirazione. In questo sta la tua attività, nel mantenere il tuo nascondiglio, e questo ti riesce, perché la tua maschera è la più misteriosa di tutte; infatti non sei nulla, e sei sempre soltanto in relazione con gli altri, e ciò che tu sei, lo sei per questa relazione. (...)
Non sai che arriverà la mezzanotte in cui ognuno dovrà smascherarsi? Credi che si possa sempre scherzare con la vita? Credi che si possa di nascosto sgattaiolar via un po’ prima della mezzanotte per sfuggirla?
(Søren Kierkegaard)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Leo Aiolia
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROSOPON

 

 

 

Grecia. Santuario di Atene. 14 Novembre 1973

 

La voce del tradimento di Aiolos si era sparsa come una macchia d'olio, veloce, troppo veloce. Mu aveva appena fatto in tempo a capire che cosa stesse succedendo che già tutto il Santuario lo stava cercando.

Eppure faceva fatica a credere che Aiolos, lo stesso Aiolos che spesso passava interi pomeriggi con loro, il Saint giusto, retto, potesse essere un traditore. Che addirittura potesse aver rapito Athena con l'intento di ucciderla.

Shura era stato mandato a cercarlo, era passato per la prima casa senza neanche guardarlo, ma Mu l'aveva guardato eccome. E Shura aveva la faccia di un condannato a morte anche se, a conti fatti, era Aiolos quello al patibolo.

"Shura! Shura...ma che cosa sta succedendo?" gli aveva chiesto, agitato. Indossava l'armatura, in quel momento, perché aveva sentito il pericolo nel Cosmo di Shion, il suo maestro, e poi di Aiolos.

Ma si sentiva troppo piccolo per quel ruolo, adesso.

E Shion non rispondeva più ai suoi messaggi telepatici, per quanto lo chiamasse, per quanto lo pregasse.

Gli aveva detto di non venire, un messaggio quasi telegrafico. Poi era sparito, lui, il suo Cosmo, tutto.

Come se fosse...morto.

Ma si sarebbe saputo, no? Nessuno aveva parlato della morte del Gran Sacerdote, solo del tradimento di Aiolos. Quindi non poteva essere, giusto?

"Non fare domande di cui non vuoi conoscere la risposta, Mu," solo questo gli aveva detto Shura, lo sguardo cupo rivolto verso il basso.

Mu si era zittito e aveva fatto un passo indietro.

"Devi...devi andare ad ucciderlo?"

Il mutismo di Shura gli rispose meglio di quanto l'altro avrebbe mai potuto fare a voce. Proprio Shura, proprio lui che per Aiolos era un fratello al pari di Aiolia.

"Ma Aiolos non può aver fatto quello che dicono!"

"Sono gli ordini."

"Shion...il maestro Shion non ordinerebbe mai una cosa simile senza un giusto processo!"

"Per un crimine simile, proprio contro la nostra Dea, la sentenza sarebbe comunque solo una."

"Però..." Shura lo aveva stoppato con un brusco gesto della mano, come a dirgli di tacere, e aveva preso a scendere gli ultimi gradini che c'erano.

Avrebbe ucciso Aiolos, questo ormai era ovvio. Eppure, una piccola parte di sé gli diceva che, se Aiolos era davvero un traditore, a morire sarebbe stato Shura. Perché Aiolos era più grande, aveva più esperienza, era più forte, molto più forte di Shura...e se davvero era un traditore, se davvero lo era, se davvero aveva rapito Athena per attentare alla sua vita, allora che remore avrebbe avuto ad ucciderlo?

Quindi, Shion aveva mandato a morire Shura. Perché mandare solo lui? Perché non mandare Saga, o qualcun altro insieme a Capricorn?

Si stava parlando di Sagitter, uno dei cavalieri più forti del Santuario! Shura aveva solo undici anni, era troppo giovane per competere.

No, no, il suo maestro non avrebbe mai preso una decisione simile, non era da lui. Non era quello che gli aveva insegnato in tutti quegli anni. Non riconosceva niente del suo maestro nelle parole e nell'ordine impartito a Shura.

Se era davvero lui, perché non mandare Saga? E dov'era Saga? Non l'aveva visto, nemmeno per un secondo, eppure lui e Aiolos erano sempre stati così amici, così uniti, una cosa del genere l'avrebbe toccato direttamente.

E perché non poteva avvicinarsi al Tredicesimo?

D'istinto, un istinto che di norma non lo contraddistingueva ma che quella notte non era ancora riuscito a far tacere, aveva ignorato l'ordine ed era corso su, iniziando una scalata che per la prima volta sembrava troppo lunga. E cosa avrebbe trovato, alla fine di essa? Si sentiva un fardello sul petto, troppo pesante da sopportare.

Voleva sapere. Voleva sapere se era lui a non capire, o se qualcosa davvero non aveva senso, in tutto quello che stava succedendo quella notte.

Toro non c'era, di sicuro salito da Aiolia dopo la notizia su Sagitter, la Terza Casa era stranamente vuota. Deathmask invece lo imbruttì, incenerendolo con un'occhiataccia, già all'ingresso della Quarta.

"Dove pensi di andartene?"

"Su, dal mio maestro. Devo parlargli!"

"Il Gran Sacerdote non vuole essere disturbato, Aries."

"Non è quello che ha detto a me. Lo sai che ha mandato Shura contro Aiolos, per ucciderlo? Shura non ha mai battuto Aiolos in allenamento, è un suicidio, non è alla sua altezza!"

Deathmask ghignò, "Tu sottovaluti il caprone, Aries."

"E tu sottovaluti Aiolos, invece. Non crederò a quello che ho visto e sentito questa notte finché non parlerò con il Sommo!"

"Allora caschi male, bamboccio, perché da qui non si passa."

Mu indurì lo sguardo, però non si mosse. Combattere con Deathmask sarebbe stato quantomeno inappropriato, era un suo pari grado e per di più era anche più grande di lui, e il rispetto che Shion gli aveva così diligentemente insegnato per lui era troppo importante. Però doveva passare.

Doveva a qualsiasi costo.

"Non ti interessa se Shura muore?"

"Se Shura muore è perché è un debole."

"Io pensavo che tu e Shura foste amici," le parole di Mu colpirono il bersaglio. Le labbra di Deathmask si assottigliarono e gli occhi rossi brillarono. Era preoccupato eccome.

E doveva esserlo anche Aphrodite, lassù in cima, perché quei tre stavano sempre insieme, da che se li ricordava. Quindi perché stavano lì? Qualcuno aveva ordinato di non far passare nessuno. Nemmeno lui, che era l'allievo diretto del Patriarca.

Doveva essere così. Ma chi? Non Shion, no, lui non l'avrebbe mai fatto, mai.

Quando era poco più piccolo, quando aveva appena ottenuto l'armatura, Shion l'aveva preso in disparte, un giorno, e gli aveva detto che non doveva avere paura, anche se sembrava una cosa molto più grande di lui. E che, se ne avesse avuta, se avesse avuto dubbi, poteva andare da lui. A qualsiasi ora, avrebbe trovato posto e tempo per parlare con il suo prezioso allievo.

Erano state le sue parole, e fino a quel momento le aveva sempre rispettate. Svariate volte Mu era salito su al tredicesimo tempio, in piena notte, e Shion lo aveva sempre accolto nelle sue stanze private, lo aveva fatto sedere sul letto o sulla scrivania e avevano parlato. Tanto, fino all'alba. Per tranquillizzarlo, per fargli capire che anche se era giovane era degno, che i suoi dubbi, i suoi timori, non erano sciocchi ma bensì comprensibili. E che lui, che era il suo maestro, era lì solo per dissiparli.

Proprio quella notte non l'avrebbe mai scacciato.

Se lo stava facendo, era perché qualcosa non andava. Qualcosa che neanche il Sommo Shion poteva controllare.
"Aiolia è nella sua Casa?"

"Cosa vuoi che ne sappia, io?"

"Aldebaran è passato di qui?"

"No."

Non gli chiese altro. Mu girò i tacchi e corse via.
Se Aldebaran non era passato da lì, era perché Aiolia non era alla Quinta e l'aveva raggiunto altrove. Avrebbe voluto raggiungere Shaka, parlare con lui, chiedere anche il suo parere. Ma Deathmask non l'avrebbe mai fatto passare.

A quel punto, era più saggio cercare gli altri. Se li trovava.

 

Li trovò più velocemente di quello che aveva creduto, poiché Aiolia, furioso come non l'aveva mai visto, stava facendo un gran baccano e Aldebaran, nonostante la stazza, faticava parecchio a tenerlo a bada. Ma d'altronde, Mu pensò che il giovane Leo fosse anche troppo tranquillo in quello che stava facendo: prendersela con le malelingue che già puntavano il dito su di lui e su suo fratello era davvero il minimo, con tutto lo stress che doveva star patendo in quelle ore.

E Aiolia non era mai stato un tipo tranquillo. Era focoso e quando si arrabbiava perdeva completamente il controllo. Come in quel momento.

"Che cosa succede?" chiese quindi, anche se era ovvio.

Aldebaran fu il primo a voltarsi verso di lui e gli rivolse uno sguardo carico di dolore. Non sorrideva, il grosso, giovane Toro. Mu non ci era abituato, il Toro era sempre gioviale e disponibile, positivo davanti qualsiasi problema gli si presentasse davanti, e adesso invece il suo sguardo mostrava tutta la gravità di quella terribile situazione.

Un inferno.

"Succede che sono riuscito a fermare Aiolia prima che saltasse addosso a Shura, poc'anzi. Per fortuna eravamo insieme, quando è scattato l'allarme," sospirò.

"E hai sbagliato!" berciò Leo, "Non dovevi fermarmi! Se Shura fa davvero...e mio fratello...io..."

"Tu niente," scosse il capo Aldebaran, "Shura sta eseguendo gli ordini, non è giusto prendersela con lui. No, Mu?"

Si voltò verso di lui, ma Mu guardava insistentemente il manto erboso sotto i suoi piedi e non sembrava quasi in grado di rispondere.

"Mu?"

Si riscosse, scuotendo il capo, "E' vero che sta eseguendo gli ordini, sì."

Aiolia serrò la mandibola, prima che l'ira gli facesse fare follie. Perché quei due non c'entravano nulla, anzi, stavano facendo la cosa giusta. Forse.

"Anche se..."

Appena sentì di nuovo la voce di Mu, incerta e titubante, Aiolia scattò verso di lui e lo prese per le spalle. Stava tentando disperatamente di aggrapparsi a qualcosa che salvasse l'onore di suo fratello almeno ai suoi occhi. Perché non voleva crederci.

Perché non era possibile, non lo era. Non poteva esserlo. Non suo fratello.

"Anche se cosa, Mu?"

"Aiolia, non puoi fare così!" lo redarguì Aldebaran, "Non puoi prendertela con tutti!"

"Voglio solo sapere che cosa stava dicendo! Tu sai qualcosa, Mu? Sei l'allievo di Shion, non puoi non sapere niente!"

Mu strinse le labbra e i pugni, cercando di fare mente locale, di capire come fare ad esporre i suoi pensieri senza sembrare un pazzo, un visionario. O un traditore a sua volta, che arrivati a quel punto era un grosso rischio.

Avrebbe voluto che Shion fosse lì, o anche l'anziano Dohko, che aveva conosciuto tramite Shion stesso una volta sola, ma sapeva essere suo grande amico. Era un sopravvissuto alla guerra precedente, era saggio e di sicuro più logico di lui. In mancanza, visto che neanche Shion rispondeva alle sue chiamate, avrebbe voluto poter esporre i suoi dubbi a Saga.

Lui sapeva sempre molte cose, era più grande di loro e ogni volta riusciva a trovare una soluzione ai problemi di tutti, e per questo la gente lo adorava quasi al pari di una divinità a sua volta. Saga gli aveva sempre regalato un forte senso di tranquillità e pace, persino più di Aiolos, fin da quando era arrivato la prima volta al Santuario. Però anche Saga pareva essere sparito nel nulla, quella notte.

Una notte infinita, priva di stelle.

E lui si sentiva piccolo e smarrito, fuori posto.

"Oggi...oggi avevo appuntamento con il mio Maestro. Di mattina presto, all'alba. Però, poco prima che si annunciasse del tradimento di tuo fratello, mi è arrivato un suo messaggio che mi ordinava di non avvicinarmi alla Tredicesima. -Non venire- mi ha detto così," fece una pausa, gli occhi di Aiolia fissi nei suoi. Quelli di Aiolia erano febbrili, quelli di Mu carichi d'angoscia.

Aldebaran scosse il capo, "Pensi significhi qualcosa?"

"Penso che non abbia senso, come molte altre cose. Dovevamo incontrarci, e poi mi dice di non andare ed in più ordina a Deathmask di non far salire nessuno, nemmeno me. E poi il tradimento di Aiolos, che è uno dei Saint più forti di tutti, eppure ci manda contro Shura, che è appena diventato cavaliere come noi e non può competere! Se Aiolos fosse davvero un traditore, il mio Maestro cercherebbe in tutti i modi di ottimizzare il numero delle perdite, e invece non lo sta facendo! E poi anche Saga! L'ho cercato, ma non riesco a trovarlo...voi l'avete visto?"

Toro scosse il capo, "No, potrebbe essere in missione. Ma anche ammesso che sia così...magari è solo per l'allarme che il Sommo ha agito così. Un tradimento, al Santuario..."

"Mio fratello non è un traditore! E' successo qualcosa, non so cosa, ma...è successo! Aiolos io lo conosco, lo conoscete anche voi, accidenti! Non l'avrebbe mai fatto!"

Aldebaran abbassò un po' il capo, "Sì, questo lo pensavo anche io. Eppure..."

"Sentite," tentennò appena Mu, facendosi più sicuro quando ottenne l'attenzione degli altri due, "Voi, per caso, avete avuto la sensazione che stesse succedendo qualcosa al Tredicesimo, poco prima dell'allarme? Insomma...il cosmo del Sommo," fece, "L'avete sentito? E quello di Aiolos, anche, per un secondo."

"Sì," annuirono gli altri due. Era stato proprio questo, il fatto che fossero stati proprio i loro due Cosmi a divampare, che aveva subito fatto credere a tutti quanti che la storia del tradimento fosse vera. Altrimenti, perché proprio loro due? Era facile pensare che Aiolos avesse tentato di uccidere Athena e Shion l'avesse fermato, no? Ed ecco spiegato il perché dei loro Cosmi.

Eppure c'era una cosa che Mu non aveva scordato.

"Allora avete sentito anche voi che c'era un terzo Cosmo! Io non sono riuscito a riconoscerlo, aveva qualcosa di familiare ma non ho capito cosa. E voi?"

Aldebaran sgranò per un attimo gli occhi, "Pensavo di essermelo sognato! E' stato un frammento, stavo dormendo e...però se dici che l'hai sentito anche tu, allora non stavo sognando."

"Proprio no," assicurò Aries, "L'ho sentito chiaro, anche io per un secondo solo, insieme a quello del maestro, e poi sono spariti tutti e due, prima che arrivasse quello di Aiolos quasi subito dopo."

Aldebaran annuì, Aiolia invece rimase fermo, ma nessuno aggiunse altro.

Anche se c'era stato un terzo Cosmo, se non erano in grado di riconoscerne l'origine era tutto inutile, significava che non c'era comunque nessuno a cui chiedere spiegazione.

Dovevano andare da Shion. Non c'era alternativa.

Avrebbero dovuto trovare un modo per superare le rose velenose di Aphrodite, perché finché erano in tre sia lui che il suo amico non erano un grosso problema. A meno che l'ordine non fosse arrivato anche a Camus, Milo e Shaka, nelle case inferiori. Ma se così fosse stato, allora perché non era stato dato anche a loro? Poteva capire Aiolia, per via dell'accaduto, ma quell'ordine avrebbe dovuto essere anche per lui e Aldebaran, e invece non era così. A conti fatti, non sapeva neanche perché fosse così sicuro che neanche Aphrodite li avrebbe lasciati passare, Mu. Forse perché quei tre stavano sempre insieme, erano una squadra particolarmente affiatata.

Non fecero comunque in tempo a fare niente, neanche a muovere un passo.

Un attimo dopo aver deciso che avrebbe raggiunto Shion a qualsiasi costo e contro qualsiasi avversario, questa volta, la consapevolezza di quanto era appena successo li colpì tutti come una doccia fredda.

Aiolia cadde sulle ginocchia, e Mu non ebbe il coraggio di guardare quel viso stravolto dal dolore dell'enorme perdita che aveva appena subito.

Il Cosmo di Aiolos era sparito, le stelle della sua costellazione si erano spente.

"Fratello..."

Non poteva credere che Shura fosse davvero riuscito ad ucciderlo. La cosa continuava a risultare strana a Mu, contorta, in un certo senso. Non aveva neanche sentito il Cosmo di Shura esplodere come durante un vero combattimento.  Come se non avesse avuto bisogno di affrontare il suo avversario.

Che cosa stava succedendo?  

 

Grecia. Santuario di Atena. 15 Novembre 1973.

 

Aiolia trovò Mu ancora fermo sulle scale della Prima, il Pandore Box sulle spalle insieme ad una piccola sacca mezza vuota. Aveva gli occhi arrossati proprio come i suoi, come il cielo che virava verso l'alba, verso una giornata che per loro non avrebbe avuto un barlume di luce, dopo quella lunga notte così buia.

Teneva le spalle incurvate verso il basso, Mu, e Aiolia pensò che sembrasse portare il peso del mondo intero, e forse si sentiva davvero così. Anche lui ci si sentiva.

Suo fratello non avrebbe neanche avuto la degna sepoltura che meritava. Sarebbe semplicemente scomparso, come se non fosse mai esistito, poiché era meno di niente. Solo un misero traditore.

Non avrebbe nemmeno avuto un posto dove andarlo a piangere, dove poter portare un mazzo di fiori. Niente di niente.

Era ingiusto.

"Ciao, Mu," salutò, atono.

Mu non alzò gli occhi, ma strinse i pugni, forte, tanto forte da ferirsi i palmi. "Io vado via, Aiolia. Volevo dirlo almeno a te e Al, ma lui non lo trovo," ammise dopo un po'.

"Via? Per una missione?"

"No," fece Mu, e lo guardò. Aveva degli occhi, Mu, tremendamente limpidi e grandi. Aiolia non l'aveva mai notato, perché quando rideva e sorrideva tendeva sempre ad assottigliarli, come in un gesto automatico, spontaneo.

Ma quel giorno Mu era serio come non l'aveva mai conosciuto. Non era il bambino di sette anni che, nonostante il modo in cui era cresciuto, giocava con loro cercando di coinvolgere anche i più restii, tipo Shaka. Era quasi un uomo, Mu, molto più grande della sua vera età.

Chissà se anche lui appariva così, adesso, dopo quella Notte?

"E cosa devi fare, allora?"

"Andare via. Solo questo."

"Ma che significa, scusa? Non puoi andartene adesso, con il Santuario sottosopra, Athena sparita e...e anche mio fratello..."

Mu chiuse gli occhi, un solo secondo. Appena il tempo di chiedersi se stava facendo una follia, se era il caso di fare silenzio e limitarsi a tenerselo per sé. "Ho visto il Sacerdote."

Aiolia scattò su, speranzoso, "E che cosa ti ha detto?"

Mu sospirò, amareggiato. Ma su quello non aveva timore. Che lo accusasse, che gli puntasse pure il dito contro come aveva fatto Shaka, lui non aveva paura. Perché quella era la sua sola verità, quella in cui credeva fermamente.

"Quello non è il mio maestro."

"Come, scusa?"

"Il Sommo non ha mai indossato la maschera con me, e poi...e poi era strano, era diverso. Il modo in cui mi parla e si muove quando siamo solo io e lui...di solito è rilassato, dolce. E invece oggi no, oggi era diverso. Ne sono più che certo, quello non è il mio maestro e ormai sono sicuro che Aiolos si sia ritrovato vittima degli eventi, qualunque cosa sia successa!"

Aiolia percepì una strana sensazione, una pesantezza al petto, forte. Questo implicava che forse c'era un estraneo al Santuario e che nessuno se ne era accorto, no? Era un insulto a loro tutti.

Eppure...significava anche che aveva avuto ragione. Che suo fratello non era un traditore, che davvero non aveva fatto quello per cui lo accusavano.

Lui lo conosceva, lo sapeva che non era possibile.

"Io non so cosa sia successo ieri notte né chi sia quell'uomo...ma non è il Sommo. E non posso restare qui finché non capisco almeno quello che sta succedendo!"

Una piccola parte del cervello di Mu continuava a dirgli che, forse, parlare con Aiolia non era una buona idea, nonostante lui fosse sempre animato da buone intenzioni e fosse una persona sempre disponibile e leale. E poi aveva perso suo fratello come lui aveva probabilmente perso Shion, la sua figura paterna.

Però, se non gli aveva creduto neanche Shaka, che era il suo più caro amico insieme ad Aldebaran, Aiolia che avrebbe fatto?

Si convinse maggiormente della pessima mossa fatta quando vide il Leone girare i tacchi e dirigersi a testa bassa verso le Dodici Case.

"Dove stai andando?" gli chiese subito, fermandolo, la fretta nella voce e nei gesti. Era sempre stato un tipo razionale, per quale motivo quel giorno non era riuscito a tenere la bocca chiusa? Doveva solo dire che se ne andava, senza una spiegazione. O forse, non doveva dirgli neanche quello.

"Vado a capire cos'è successo a mio fratello! Togliti di lì, Mu!"

"No, non posso! E' una follia andarci sa solo, Aiolia! Anche se non ho capito chi è l'impostore, una cosa è chiara: è forte! E' più forte di noi!"

"Non mi importa! Sono disposto anche a questo, pur di avere la verità su quello che è successo ad Aiolos!"

"Ma se muori non potrai ottenere nient'altro! Ragiona, Aiolia!"

"Ma tu non sei arrabbiato, maledizione? Se c'è un impostore che si finge Gran Sacerdote, allora chissà che fine ha fatto il vecchio Shion!"

Mu si morse le labbra, ma senza muoversi da dov'era, immobile e del tutto intenzionato a fermare l'altro col Crystal Wall, se fosse stato necessario.

Certo che anche lui era furioso, più che mai. L'idea che forse, anzi ormai sicuramente, Shion fosse morto, che non avrebbe più potuto parlare con lui, che non l'avrebbe mai più rivisto...che non l'avrebbe più potuto ascoltare, mentre gli insegnava tante cose. Quella consapevolezza lo dilaniava.

Ricordava tutti i bei momenti vissuti insieme, il giorno in cui l'aveva trovato e preso con sé e cresciuto come se fosse suo figlio, prima di iniziare ad insegnargli a riparare le armature e a farlo diventare l'uomo che sarebbe diventato. E ricordava i sorrisi, le carezze, i complimenti, e anche le ramanzine, le punizioni.

Ogni cosa. Ogni singola cosa.

E niente di tutto quello ci sarebbe stato di nuovo, niente.

Sparito per sempre.

Però non poteva neanche permettere che Aiolia si facesse ammazzare per ricercare una verità e una vendetta che, a conti fatti, volevano entrambi. Perché se Leo fosse andato, quella notte sarebbero morti altri due Gold Saint, lui compreso, e quello sì che sarebbe stato un grosso problema.

Desiderò che Aldebaran o Milo fossero lì, perché loro sapevano sempre come calmarlo quando non c'era Aiolos. Ma non c'era tempo e poi non era detto che gli avrebbero creduto.

Aveva ancora in testa le parole di Shaka e dubitava che sarebbe stato l'unico. In troppi erano così offuscati dalla cieca fiducia nella sola figura del Patriarca da rifiutarsi di vedere quella che era la verità, perché troppo terribile e nefasta da accettare. E l'inesperienza, il fatto che fossero cresciuti lì vedendo solo quello, sentendo solo quelle leggi, non aiutava.

Il Sacerdote era un'autorità assoluta che nessuno si azzardava a contraddire, e chiunque fosse l'impostore lo sapeva bene, perché stava sfruttando proprio questo per andare avanti col suo piano, qualunque esso fosse.

"Vieni via con me!" se ne uscì all'improvviso, prima ancora di averci pensato per bene. Ma non trovò altre soluzioni. Non c'erano, forse.

"Io non scappo, mai!"

"Nemmeno io sto scappando," si difese Mu, punto sul vivo, "Non fuggo, ma non affronto neanche battaglie inutili, e questa lo sarebbe. Inutile e dannosa. Per ottenere davvero qualcosa dobbiamo capire! Fidati di me, Aiolia, ti scongiuro, accantona per un attimo la tua sete di vendetta e ascoltami!"

Leo si morse il labbro, le mani ancora formicolavano dal desiderio di menar pugni. Aveva bisogno di agire, vendicarsi. Qualsiasi cosa.

Ma comprendeva anche le parole di Mu.

E forse non aveva tutti i torti.

"Va bene. Per ora."

 

Cina. Goro-Oh. 15 Novembre 1973

 

Dohko di Libra li stava ancora fissando, silenzioso. Erano arrivati lì con il teletrasporto, all'improvviso e senza neanche avvertirlo, Pandora Box in spalla e sguardi funerei e abbattuti.

Mu fra i due pareva il più scosso, Aiolia era roso dalla rabbia e dal rancore, gli occhi quasi iniettati di sangue. Non gli avevano detto nulla, forse pensavano lui sapesse ed in effetti era così. Si erano limitati a sedersi al suo segno, senza più neanche muoversi.

Ma adesso il Leone appariva turbato, muoveva il peso del corpo da una gamba all'altra, cambiava di continuo posizione, batteva l'indice sul ginocchio, bofonchiava muto, muovendo solo le labbra.

Dohko sorrise, aspettando. E non dovette farlo per molto, perché l'irascibile Leone non lo fece attendere oltre.

"Allora che cosa ci siamo venuti a fare qui? Che cosa facciamo? Roshi, tu sai qualcosa?"

Perché il Leone furioso non è proprio capace di stare con le mani in mano, deve agire, in qualsiasi modo, saltare addosso all'avversario e sbranarlo alla gola. Ma in questo caso cosa avrebbe ottenuto? Nulla.

Possibile che non capisse? Certo, erano solo bambini e Dohko lo sapeva bene, quante volte aveva detto a Shion che erano troppo giovani, ancora, che doveva aspettare un po'.

Ma Shion non aveva sentito ragioni. Si fidava di Mu e di quei nuovi, giovani cavalieri.

Ed in fondo era stato vero fino a quel momento, non poteva negarlo. Sciocco lui a pensare che avrebbero potuto capire ora qualcosa che lui stesso faticava a comprendere del tutto.

Quello che era successo la notte precedente andava contro ogni logica, ogni presagio.
Shion, il suo vecchio, prezioso amico Shion, morto ammazzato per mano di un Saga reso cieco e folle dalla brama di potere. Aiolos ucciso per aver svolto il suo ruolo di Saint, quello di salvare la sua Dea.

E ancora peggio, Shion che sapeva, che aveva compreso...e aveva permesso.

Per salvaguardare la vita di Saga.

"Perdonami," era stato l'ultimo messaggio telepatico che gli aveva mandato. Perdonami, amico mio.

Perdonarlo, chiedeva. Certo.

Dohko era furioso, amareggiato e mai, mai in vita sua aveva odiato tanto il compito affidatogli dalla precedente incarnazione di Athena e che gli impediva di lasciare quel luogo. Di fare quello che voleva davvero: affiancare Leo e prendersi la testa di Saga.

Ma per fortuna sapeva ancora essere razionale, era consapevole che Saga non fosse davvero malvagio, che qualcosa aveva intaccato la sua mente buona e giusta, devota. E non poteva certo prendersela con lui.

Così come non poteva mandarci contro quei due. Erano troppo acerbi.

"Non farete nulla," disse quindi, rivolto ancora verso la cascata.

"Come sarebbe a dire che non faremo nulla? Non posso accettarlo, Roshi! Dovremmo forse far finta di nulla, senza intervenire? Dovremmo stare qui a nasconderci, mentre l'impostore fa quello che vuole del santuario?"

"Calmati, Aiolia," cercò di rabbonirlo anche il giovane Aries, mettendogli una mano sulla spalla, "Non hai idea di quanto pesi anche a me questa cosa, ma il vecchio maestro ha ragione. Non credo siamo ancora all'altezza..."

"Non prendermi in giro, Mu! Noi siamo Gold Saint, solo un altro Gold o un Dio può esserci pari o superiore!"

Dohko scosse il capo, "Pecchi di presunzione, giovanotto," lo redarguì. E come dirgli poi che il loro avversario era proprio un Gold, un Gold che gli era superiore in forza ed esperienza?

Saga, Saga...cosa stai facendo, Saga?

Dohko se lo ricordava, quando era arrivato al santuario, come glielo aveva descritto Shion. Giovane, insicuro ma determinato, cortese ed estremamente educato per la sua giovane età. Il vecchio Aries aveva solo buone parole per lui, e ogni volta che lo veniva a trovare, di nascosto, lì a Goro-Oh, non faceva che parlarne...e poi era arrivato Aiolos, e infine Mu.

Shion li adorava, li aveva trattati tutti al meglio, come figli suoi.

E allora cosa, cosa poteva averlo ridotto a quello?

"Non è presunzione, Roshi! Noi siamo i guerrieri dorati al servizio della Dea, siamo i più forti del suo esercito!"

"Naturalmente lo sarete, sì. Ma non ancora, giovane Leone. Non ancora."

Aiolia incassò la testa nelle spalle, scuotendo il capo. Non capiva. Certo, lo sapeva che erano giovani, ma se avessero unito le forze? Non voleva crederci che Milo o Aldebaran non avrebbero creduto alle loro parole, se avessero spiegato le loro ragioni.

"E quindi cosa? Cosa dobbiamo fare?"

"Non cosa dovete, ma cosa potete," lo corresse Libra, "E non potete fare altro che aspettare, adesso. Aspettare che il destino faccia il suo corso, e le stelle seguano la loro strada."

Il silenzio che seguì quelle parole fu quasi tangibile. Niente riusciva a romperlo, neanche il rumore della cascata.

Secondo il saggio maestro, quindi, dovevano stare lì a fare niente. Ad aspettare. Ma come poteva pretenderlo? Certo, lui doveva comunque restare lì fermo a fare la muffa, non poteva muoversi a prescindere, tant'è che nessuno l'aveva mai visto al Santuario...ma lui non poteva. Proprio no!

"E se il destino fosse troppo lento?"

"Aspetteremo."

"Anche anni?"

"Se necessario."

Aiolia strinse i pugni. No. Proprio come aveva pensato, quello non poteva farlo. Che l'anima di suo fratello lo perdonasse, ma non poteva che disubbidire, questa volta.

"No, questo non posso farlo. Io vado."

"Aspetta, Aiolia! Dove vai?" la voce di Mu, ancora compostamente fermo al suo posto, era appena un sussurro. Perché aveva capito ormai, e temeva quella risposta.

"Torno al Santuario! Che mi uccidano pure, li affronterò tutti quanti finché avrò un alito di fiato in corpo! Non posso accettare quello che sta succedendo, non posso stare ad aspettare! Ne va dell'onore di mio fratello, che è stato accusato ingiustamente, e del nostro Mu, che si siamo fatti passare sotto il naso un impostore come quello che adesso si finge Shion senza neanche accorgercene!"

Il sospiro di Dohko fu quasi inudibile, ma non la sua voce, ferma e autoritaria, "Così facendo otterrai solo la morte, ragazzo. Renderai vano anche il sacrificio del tuo coraggioso fratello."

"Ma non posso rimanere fermo, non io. Accetterò le conseguenze delle mie azioni!"

"Allora renditi utile."

Aiolia si bloccò, a quella frase, "Ma...aveva detto prima che..."

"So cosa ho detto, giovanotto. Ma se vuoi fare qualcosa, morire non è la scelta migliore."

"E cosa allora?"

"Trovate la bambina. Trovate la neonata Athena che Aiolos ha protetto con la vita e con essa le prove di ciò che dite, del fatto che il Gran Sacerdote è un impostore."

"La bambina?" Mu saltò in piedi, sull'attenti, "Allora Shura non l'ha uccisa?"

Dohko sorrise, "Ritieni forse il fedele Capricorn capace di tanto?"

"In effetti no," ammise, "Eppure l'atmosfera al santuario era così diversa. Si dice che sia stata uccisa proprio da Aiolos e che per questo è stato condannato. Shura non ha avuto esitazioni perché lo ha creduto colpevole per colpa delle parole di...quell'uomo," che non era Shion.

Che non era il suo maestro.

"Sagitter l'ha invece salvata e ora lei è viva, da qualche parte nel mondo."

Aiolia sbuffò, "Un po' vago, Roshi. Il mondo è grande," lamentò, ma aveva placato il suo spirito focoso e, insieme a Mu, era tornato a sedersi ed ad ascoltare.

Dohko rise di gusto, "E' giusto quello che hai detto. Ma per quanto il mondo sia grande, un giorno la troverete. Perché è vostro destino che sia così."

 

Dohko aveva detto loro che, volendo, avrebbero potuto fermarsi lì a Goro-Oh con lui. Però, alla fine Mu si era convinto che fosse meglio tornarsene in Jamir. Anche se lì si sarebbe sentito solo, adesso in teoria aveva Aiolia a fargli compagnia, no? Anche se non era la stessa cosa, era un amico.

"Senti, Mu," si voltò, sentendosi chiamare proprio dall'oggetto dei suoi pensieri momentanei. Aiolia se ne stava seduto accanto a lui, le spalle alla foresta e gli occhi verdi fissi sulla cascata. Il riflesso dell'acqua creava un gioco di luci ammaliante su quelle iridi così intense.

"Dimmi."

"Io stavo comunque pensando di tornare al Santuario."

Mu non poté impedirsi di irrigidire le spalle, "Ma non hai sentito cos'ha detto Roshi? Non puoi tornare, Aiolia!"

"Non penso che ci considerino già dei traditori. Starò attento, niente colpi di testa, te lo prometto. Farò buon viso a cattivo gioco, si dice così no? Non sottovalutarmi! E poi...io voglio parlare con gli altri. Non posso accettare quello che sta succedendo così su due piedi, devo parlare con loro. Milo, Aldebaran...forse persino Shaka capirebbe, non pensi?"

Mu strinse le labbra perché no, Shaka non avrebbe capito. Lui ci aveva già provato, buttandolo lì un po' a caso, e Shaka l'aveva minacciato di ucciderlo se non avesse cessato immediatamente le ostilità contro il Gran Sacerdote, la più alta carica del Santuario.

E con Aiolia avrebbe mantenuto la stessa calma apparente avuta con lui o, ad una simile accusa, l'avrebbe subito fatto fuori?

"E se non dovesse andare come speri?"

"Accetterò le conseguenze."

"Aiolia!"

"Scapperò, se necessario, okay? In attesa del momento più propizio per fare qualcosa di utile! E poi, stavo pensando, che magari l'impostore sta anche lui cercando Athena e potremmo trovare qualche indizio, qualcosa, qualsiasi cosa! Adesso siamo a zero!"

"Non credo che abbia molto senso."

"Beh, lo farò lo stesso. Non sono mai stato bravo a fare quello che gli altri si aspettano da me, ormai lo dovresti sapere. Starò attento, fa altrettanto."

"E se invece volessi venire con te?"

"Non puoi. Sei molto più in pericolo di me al Santuario. E' la scelta migliore, Mu. Lo sai anche tu."

"Non ne sono convinto per nulla," scosse il capo Mu, "Per nulla. Ma fa come vuoi, Aiolia."

 

 

ANGOLINO AUTRICE:

Hola, Mondo cavalleresco!
Della serie ogni tanto ritornano, sapete com’è xD
Ho scritto questa mini Long ai tempi di Wrong Answer e Spettatore, ma poi l’ho accantonata per un po’ indecisa su come portarla a termine. Non volevo creare qualcosa di troppo grosso rispetto alle mie capacità, e per un periodo ho avuto la sensazione che le cose mi fossero decisamente sfuggite di mano.
Però ho deciso di riprenderla in mano, e finirla, sperando di non rovinare troppo le cose xD

La fic vuole rispondere ad una serie di domande che io, e penso molti altri, ci siamo posti sulla serie originale.
Possibile che Saga fosse così tanto bravo a imitare Shion?
E se no, nessuno se ne è accorto? Okay che erano piccoli, ma il cervello era ancora in letargo?
E se Mu avesse detto dei suoi dubbi ad Aiolia e lui gli avesse creduto? In fondo, era suo fratello!

Non voglio modificare la fine del manga, cercherò di ricollegarmi a quello che alla fine è la scalata che conosciamo, seppur con una notevole differenza: Dei Gold Saint forse meno Pesci Lessi, come li avremmo voluti! O almeno come li volevo io xD

Sperando di non fare troppe castronerie, iniziamo!
Un bacione, Asu <3

   
 
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