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Autore: BALTO97    26/03/2019    3 recensioni
Questa sarà una raccolta di Fiction ispirata a momenti di gioia , di dolore , paura , felicità ma sopratutto amore ! storie che racconteranno la vita di una famiglia , dalla forza che li unisce e dalla voglia di affrontare la vita sapendo che ogni giorno è un nuovo giorno !
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“39 gradi” esclamò Jensen sconsolato leggendo il numero sul termometro.

Il compagno, steso nel letto, provò a replicare, ma ricominciò a tossire incontrollatamente.

“Ecco qui tesoro, bevi! Ti farà bene vedrai” esclamò porgendogli il bicchiere di succo di frutta già pronto suo comodino.

Erano alcuni giorni che Jared si comportava in modo strano: non era giocoso come al solito con Logan, provava un forte bruciore alla gola e male alla testa poi, il giorno prima, dopo aver rimesso il pranzo era stato convinto - anzi obbligato! - da un infuriato Jensen a mettersi a letto. 

“Se stavi male, avresti dovuto dirmelo! Adesso stai peggio” brontolò il maggioricoprendolo con il piumino.

“Non sgridarmi” bofonchiò Jared, facendo bella mostra dei suoi occhioni da cucciolo, tra un colpo di tosse e l’altro per poi lasciarsi cadere sul morbido cuscino pregando che il picchio che aveva in testa si fermasse per almeno due minuti.

Anche se arrabbiato, Jensen non poteva restare indifferente al suo amato compagno ammalato, sofferente e rannicchiato sotto le coperte come un cucciolo d’orso infreddolito. Era tenerissimo!!

“Piccolo sei uno sciocco” sussurrò abbassandosi per dargli un bacio sulla fronte calda e sudata facendo sorridere Jared.
I baci di Jensen erano la migliore cura del mondo!

“Vado a prendere il cuscino riscaldabile” esclamò alzandosi, non prima di avergli fatto un’altra dolcissima carezza al suo viso. 

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“Hey scimmietta!” chiamò scendendo la scala e trovandosi in salotto dove il figlio era steso sulla coperta imbottita dove erano solito giocare.

Aveva notato che era molto più mogio rispetto al solito: non parlava molto e invece che giocare euforico come faceva sempre preferiva stare sdraiato sulle coperta o sul divano abbracciato a un peluche. 

Il biondo pensava che Logan percepisse la mancanza del suo daddy o il suo essere malato e, di conseguenza, fosse triste. 

Scaldò il cuscino per Jared, prese un pacchetto di aspirine e si preparò per tornare di sopra quando quello che vide lo allarmò … 
“Oh no” esclamò. 

In salotto, davanti al bambino seduto a terra con le lacrime sulle guancie, c’era una macchia bianca con dei pezzetti di biscotto: la colazione che fino a pochi minuti prima era nella sua pancia adesso era sul tappeto.

“O amore” Jensen appoggiò le cose che teneva in mano e si abbassò per prendere in braccio il figlio che, d’istinto, allungò le braccine indicando di volere il suo papà.

“Piccolo mio” Appena lo prese in braccio si accorse che la pelle era abbastanza calda.
“Perfetto!” pensò e recuperò tutto e tornò in camera dal suo compagno.

“Che succede?” chiese Jared vedendolo entrare con Logan che non aveva per niente un bell’aspetto.

“Abbiamo un altro malatino qui” disse piano il maggiore abbassandolo tra le braccia del marito.

“Vieni qui cucciolo” Il moro, prese il piccolo dandogli un bacino sulla fronte, scostò il copriletto al centro del letto e lo appoggiò delicatamente sul materasso.

Nel frattempo il maggiore aveva recuperato il termometro per bambini dall’armadietto dei medicinali in bagno.

Nelle forti braccia di Jared, del suo Daddy, Logan si lasciò mettere il freddo beccuccio nell’orecchio, distratto dal suo ciuccio e dalla sua abitudine di prendere nella manina une delle ciocche del giovane. 

Risultò avere 38 gradi, decisamente alta per un bimbo di meno di due anni. Jensen preoccupato prese un appuntamento con il loro pediatra Jim per quello stesso pomeriggio immediatamente.

Dopo aver convinto Jared a restare a casa, a letto per riposare sopratutto, prese il figlio e andò all’appuntamento. 

Fortunatamente per loro, il piccolo non aveva niente di grave, solo una bruttissima influenza… Riposo, latte caldo e un po’ di sciroppo avrebbe risolto tutto. 

Jared e Jensen erano felici, ma la felicità del maggiore era destinata ad avere vita breve, molto breve. 

La sera la febbre di nessuno dei due era diminuita e Jared era riuscito ad addormentarsi: un sonno tormentato dai colpi di tosse e dal male praticamente ovunque ma dopo 3 aspirine addormentarsi era inevitabile.

Logan invece, per grande gioia di Jensen, non voleva proprio saperne di stare buono nel lettino, nel box o sul divano: voleva solo stare in braccio.

Il biondo amava tenere in braccio il suo bambino, ma quella sera avrebbe tanto ,ma tanto voluto, che stesse buono nel suo seggiolone. Aveva già abbastanza cose da fare: scaldare l’omogeneizzato, preparare il succo per Jared, il latte, la zuppa, tenere controllata la febbre, tenerli idratati, chiamare la farmacia per le medicine di entrambi, contattare il suo manager alla palestra per dirgli che non poteva andare al lavoro.... tutto questo con un braccio solo perché l’altro era pieno del piccolo, che si stringeva come un koala adosso.

“Ecco qui Jay” disse poggiando il vassoio con la zuppa e i crostini sul grembo del compagno appena sveglio.

“Grazie amo….” Fu interrotto da altri colpi di tosse e qualche starnuto, la voce roca, la golla in fiamme. 

Jensen sospirò posandogli la mano sulla fronte. 

“Sei ancora caldo” esclamò sorridendo sconsolato.

“Mangia e bevi il succo di frutta, poi torno a controllarti” disse dandogli un leggere bacio sulla fronte, lasciando riposare li le labbra per qualche secondo per sentire la temperatura. 

“A dopo. Cerca di riposare” esclamò prima di uscire.

“Amore, aspetta” lo richiamò l’altro, “Ti serve qualcosa?” domandò. Sapeva che se si fosse alzato sarebbe probabilmente caduto in terra tanto era balordo, ma voleva almeno provarci: dopo tutto Jensen stava correndo dietro a lui e il figlio da tutto il giorno. 

“No tranquillo piccolo” come volevasi dimostrare, “Posso gestirlo”

Non fece in tempo ad arrivare in sala da pranzo che sentì il pianto disperato di Logan. 

La notte le cose non andarono certo meglio: nonostante la camomilla con il miele Jared tossiva ininterrottamente, russava per colpa delle narici tappate e si muoveva come un tornado alla ricerca della posizione più comoda per placare le ossa doloranti.

Il biondo era contento che il compagno dormisse e, nonostante il fracasso, era sul punto di addormentarsi quando il pianto del bimbo, dal baby monitor, si unì al russare di jared.

“Auuuuaaaaa aaaaa”

“Ok” Jensen si alzò, si stropicciò gli occhi e massaggiò la schiena dolorante.

“ok , ok sono qui , sono qui” 

Nel lettino, il bambino si agitava scalciando le gambine paffute piangendo disperato.

“Basta” sussurrò raccogliendolo e cominciando a dondolarlo canticchiando una soffice ninna nanna.

Scese in cucina, scaldò un biberon di lette con dentro un po’ di miele e qualche goccia di sciroppo.

Logan bevve metà bottiglia per poi allontanarla piagnucolando.

“shh , shh va tutto bene.... Tutto bene” cantilenava Jensen continuando a dondolare il figlio sulla spalla dandogli delle pacche per fargli fare il ruttino. 

Dopo circa un minuto percepì qualcosa di caldo e bagnato sulla spalla e pensò quale fosse il detersivo migliore per levare la macchie di vomito.

La notte la passò così passeggiando su e giù per il salotto, cantando e raccontando storie e solo alle 6.30 Logan si addormentò.

Jensen si era solo illuso di recuperare il sonno nel pomeriggio perché, come se non avesse già abbastanza grattacapi, in farmacia avevano sbagliato l’ordine.

Così con un bambino disperato in macchina, perché non poteva lasciarlo da solo con Jared, dovette andare dall’altra parte della città per prendere le medicine al compagno.

La fermata al supermercato per fare scorte di fazzoletti, zuppe , miele e altro fu più lunga e complicata del previsto: il piccolo malato piangeva per il dolore al pancino e, stanco delle gente che lo guardava male, stressato e ansioso di tornare a casa per controllare jared, il biondo all’ennesimo sguardo accusatorio di una donna non aveva retto!

“Cosa c’è? Non ha mai sentito un bimbo piangere quando è malato? Prima di pensare che sono un pessimo padre, si guardi allo specchio signora ficcanaso!” disse e il suo tono non ammetteva repliche, infatti la signora si volò imbarazzata abbassando lo sguardo. 

Nel frattempo il Jared, nonostante il mal di gola e le vertigini, era riuscito ad arrivare in salotto e sdraiarsi sul divano; provò a fare da mangiare per togliere un po' di lavoro a jensen ma, dopo aver rischiato di svenire sul piano di lavoro un paio di volte, si arrese tornando a sdraiarsi. 

Il giorno passò così: jared dormiva, tossiva, starnutiva usando centinaia di fazzoletti con Logan che piangeva per stare in braccio e non teneva niente nello stomaco ed era veramente di pessimo umore.

A Jensen non interessava raccogliere fazzoletti impregnati di liquidi schifosi, scaldare cuscini per la pancia dolorante di Jared, preparare biberon , pulire il vomito, riscaldare zuppe e camomille, misurare la febbre a entrambi e tenerli al caldo; lo stava facendo per la sua famiglia e per le persone più importanti della sua vita: il suo amato e il suo tesoro!
Farlo per giorni, mesi, anni a lui non gli importava.

Fortunatamente, circa due giorni dopo, la febbre di Jared iniziò a diminuire così come il mal di gola; Logan invece faceva ancora fatica a tenere qualcosa nello stomaco ma aveva smesso di piangere e lamentarsi continuamente 
, dormiva di più e giocava con il suo daddy.

Quella mattina Jensen era dovuto correre in palestra per risolvere alcuni problemi e Jared gli aveva detto di prendersi un giorno per rilassarsi ma era importante e così era dovuto andare di corsa. 

Jared, sentendosi molto meglio, si sedette sul tappeto con la schiena contro il divano, contentissimo di poter tornare a giocare con il suo piccolo pulcino.

“Guarda amore, sai dire zebra? ze - bra” scandì mostrando al piccolo l’animale di pezza. 

“De - bra” ripeté il bambino sorridendo all’espressione buffa di Jared. 

“Bravo!!! Ora proviamo con questo … di leone , le –o – ne” provò ancora indicando il peluche del leoncino.

Il bambino osservò incuriosito l’animale poi sorridendo escalmò, battendo le manine, “one !” 

Jared stava ancora ridendo quando sentì la porta chiudersi e la voce del compagno che lo chiamava.

“Siamo qui papi” disse senza smettere di giocare.

“Allora cosa è succe … Jens stai bene?” chiese preoccupato il moro vedendo l’aspetto del biondo, pallido con le occhiaie molto più pronunciate.

“Niente , solo uno disguido con un il corso di yoga ” rispose jensen ma poi iniziò a tossire.

Jared lo osservò preoccupato avvicinarsi e sdraiarsi sul divano. Il compagno si spostò aiutandolo a stendersi poi, con delicatezza, gli posò una mano sulla fronte.

“Sei caldo“ affermò sentendo la pelle calda, molto calda .

“Sto bene” provò dire il maggiore, ma un dolore sordo e improvviso alla pancia lo fece piegare dal dolore portandosi le mani sullo stomaco non riuscendo a trattenere un gemito.

Il compagno preoccupato, gli accarezzò la spalla mentre il bambino, con un’espressione quasi spaventata si avvicinò gattonando, si aggrappò ai pantaloni di Jared per mettersi in piedi poi, con gli occhietti pieni di lacrime allungò la manina e accarezzò il viso di Jensen.

I due per poco non scoppiarono a piangere vedendo come il figlio aveva imitato un gesto che, in quegli ultimi giorni aveva visto fare tante volte a Jensen mentre si prendeva cura del suo daddy.

“Papi” esclamò fissando il biondo poi, voltandosi verso Jared sussurrò “bua” 

Jared sorrise commosso dandogli un bacio sulla testolina.
“Si papi ha la bua” esclamò.

“Bua! Bua!!” ripeté il piccolo questa volta con più impeto come dire “ Daddy, papi è malato fai qualcosa” 

Jared diede un bacio anche sulla fronte di Jensen poi lo coprì con una coperta che fino al giorno prima aveva usato lui. 
“Non preoccuparti amore” sussurrò passandogli una mano tra i capelli sudati. 

“Io e Logan ci prendere cura di te!” Affermò osservando gli occhi del maggiore che si chiudevano lasciando finalmente che la stanchezza vincesse la sua battaglia. Riportò lo sguardo sul figlio che, preoccupato con un gesto tenero tirava il morbido piumino cercando, a modo suo, di sistemarla in modo che il suo papi fosse ben coperto, infine prese la sue fedele copertina bianca con l’orsetto che non lasciava mai e la sistemò vicino al viso del maggiore.

Era arrivato il momento di ricambiare le attenzioni di Jensen e dimostrargli che se lui si era preso cura di loro senza mai lamentarsi anche lui lo avrebbe fatto.
 
 
Angolo autrice
Grazie a Teamfreewill per aver betato la storia
Mi piacerebbe dedicare questa stori al mio gruppo, in particolare a Cin con il suo Sammy e Vero che in quanto malori invernali ne sanno qualcosa
Ciao ragazze vi voglio bene! <3
   
 
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