Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: FunnyYoungMe    26/03/2019    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Qualche giorno dopo al parco, sotto l’“albero di Kyuhyun”


In un giorno di primavera, troppo caldo per la stagione dei fiori, sembrava che tutti avessero scoperto nel parco del quartiere un luogo fresco dove trovare riparo. Era un giorno di chiacchiericcio continuo, con famiglie che facevano un picnic, bambini che correvano dappertutto e animali che saltellavano in giro.

“Che bella scena.” Jongwoon sorrise prima di sospirare compiaciuto mentre si stiracchiava. “Ogni tanto tutti hanno bisogno di un momento di riposo e di fuga dalla vita quotidiana, anche io… Dopo tanto tempo, mi sto davvero godendo la semplicità di questo giorno, mi sento parte di queste persone che vivono appieno, come se la normalità di una vita vivace fosse tornata. Mi mancava tutto ciò.”

“Sembra un quadro di Seurat.” Pensò Jongwoon, continuando a guardarsi attorno e ridacchiando sommessamente, trovando il pensiero divertente. “Ma con vestiti moderni.”

Kyuhyun notò le risatine di Yesung e il modo in cui la luce solare si rifletteva nei suoi occhi, dandogli un luccichio diverso, pieno di pura tranquillità, forse anche felicità, e ciò fece sorridere ampiamente il minore.

Sapeva che il moro aveva sempre desiderato una giornata così luminosa. Una volta gli aveva detto che gli piaceva stare sotto il sole, con i suoi raggi che gli facevano dimenticare tutto e sentirsi in pace.

“Vederlo sotto I raggi dorati mi ricorda che lui è una specie di creatura divina”, pensò Kyuhyun impressionato dal contrario e sentendo un calore espandersi dentro di sé che lo fece sorridere amorevolmente all’improvviso.

La felicità di Jongwoon era la ragione della spensieratezza di Kyuhyun. Yesung era il suo sole che gli trasmetteva gioia.

Il minore era talmente assorto nei suoi pensieri da non essersi accorto del suo sguardo fisso, non fino a quando il moro inarcò un sopracciglio. Kyuhyun sogghignò e fece l’occhiolino all’altro che imbarazzato, girò il capo dal lato opposto. Questo sorprese Jongwoon, che pensava di essere ormai abituato al comportamento di Kyuhyun e deciso solo ad ignorarlo.

Certo era strano, ma Yesung non voleva ammettere o nemmeno pensare sulla sua situazione ogni volta che incrociava lo sguardo del castano. Gli ricordava dei giorni passati di amori adolescenziali, di innamoramenti da scuola superiore e non aveva alcun senso per lui. Non capiva come mai la sua mente pensasse certe cose se non era vero niente di tutto ciò tra loro, per cui preferiva non pensarci. Non voleva sapere qual era il motivo del suo stesso comportamento strano da “adolescente innamorato”, preferiva relegarlo in qualche angolo della sua testa o lasciarlo in sospeso, senza una risposta, solo perché era spaventato di quello che sarebbe potuto essere.

“I sentimenti sono spaventosi”, sussurrò il maggiore tra sé e sé mentre accarezza l’erba sotto di sé.

Kyuhyun ridacchiò. Gli faceva piacere vedere l’altro reagire a quel modo, spogliato dalla forte aura priva di emozioni che solitamente lo circondava. Quando il moro faceva il timido e arrossiva, sembrava più vulnerabile, più umano, più reale ed essere lui quello che causava tutto ciò lo faceva sentire potente, diverso, che non era uno qualunque nella vita del maggiore, ma l’unico importante e non solo quello.

Il castano pensò a quanti progressi avevano fatto in quei giorni. Yesung sembrava diverso, sebbene avesse cominciato ad accettare il mondo esterno. Si sentiva orgoglioso del suo amico e di se stesso, si sentiva utile e voleva pensare che magari lui era uno dei motivi per il cambiamento di Jongwoon. Questi aveva perfino pensato al picnic e aveva chiesto a Ryeowook e il fratello meno malefico di preparare tutto.

“Ora che ci penso… Dove sono andati a finire quei due?” Kyuhyun voltò il capo per istinto per vedere se stavano arrivando ma non era così. Scrollando le spalle e non importandogli molto della loro presenza o meno, tornò a guardare il moro di fronte a sé, che giocava con i fili d’erba o qualcosa tra di essi. Kyuhyun aguzzò la vista e notò che era una tartaruga, creature brutte ai suoi occhi, ma che a Jongwoon piacevano tanto e non capiva il perché.

Non era uno che parlava molto, non quando la sua attuale attività “divertente” era raccogliere fiori e farci una corona, qualcosa che suo nipote gli aveva insegnato. Non l’avrebbe mai ammesso ma era abbastanza rilassante.



Un momento prima stava sotto la luce del sole, accarezzando una piccola tartaruga, quello dopo un’ombra lo aveva coperto per qualche istante e qualcosa era stato posato sopra il suo capo.

Jongwoon alzò lo sguardo e vide l’amico inginocchiato davanti a lui con un sorriso soddisfatto sul volto.

“Cosa mi hai messo in testa?” Domandò il moro, allungando la mano per toccare ma prima di riuscirci, venne delicatamente schiaffeggiato dal contrario.

“È una coroncina di fiori”, rispose Kyuhyun sorridendo e ignorando l’espressione del moro.

“Una cosa?” Chiese Jongwoon meravigliato e dubitando di aver sentito bene.

“Eddai! Non fare finta di non saperlo. Cioè, d’accordo che non uscivi molto spesso ma sono abbastanza sicuro ricordi cosa sia una coroncina di fiori”, disse il castano incrociando le braccia al petto.

Jongwoon rise. “Non puoi essere serio, cosa sei? Una bambina?!”

“No”, replicò Kyuhyun aggrottando le sopracciglia. Il modo in cui Yesung stava ridendo lo disturbava e non gli piaceva essere preso per un clown.

“Più ti conosco, più penso a te come ad un gattino che crede di essere una possente tigre. Sei una femminuccia.” Jongwoon rise ancora un po’, infastidendo ulteriormente il castano perché il suo gesto carino era stato disdegnato così tranquillamente e inoltre era anche insultato per quello.

“Sei una persona così ottusa e credo che startene rinchiuso in camera tua per tutto questo tempo abbia a che fare con ciò”, borbottò il più giovane, voltando la testa dall’altra parte e incrociando le braccia al petto infastidito.

“Irrilevante”, commentò Jongwoon con un tono di voce deciso, senza traccia di scherno. “Ahhh… Adesso la tua immagine si addice perfettamente a quella di ragazzino viziato”, ribatté enfatizzando le ultime parole e aspettando la reazione del castano.

Kyuhyun si girò di scatto con l’intenzione di replicare o urlare ma le sue intenzioni sfumarono quando notò che le mani del moro stavano toccando la coroncina con l’intenzione di toglierla. Balzò in avanti, bloccando i polsi del maggiore con le mani, non consentendogli di continuare con il suo intento.

“Non togliertela”, strillò Kyuhyun come se si trattasse di un evento di vita o di morte, lottando al contempo con le mani irrequiete dell’altro. Per il maggiore era divertente la scena, vedere il più piccolo scaldarsi tanto per una cosa del genere per cui, più Kyuhyun insisteva a tenergli la coroncina in testa, più lui cerca di togliersela.

“Sei un bambinone”, commentò Jongwoon. “Devi avere tutto quello che vuoi, anche nelle situazioni più stupide e insensate come questa.” Jongwoon ridacchiò. “Una coroncina di fiori.”

Kyuhyun strinse di più nei polsi del contrario e lo guardò dritto negli occhi, serio e arrabbiato come mai Jongwoon lo aveva visto.

“L’ho fatta per te!” Urlò Kyuhyun.

“Perché hai pensato di regalarmi qualcosa del genere?” Jongwoon scosse il capo.

“È tutta colpa tua”, mormorò l’altro. “Se non sembrassi una bella ragazza, non avrei mai avuto l’idea di farla, principessa di primavera.”

Jongwoon fu preso alla sprovvista dal commento, ma ignorò la parte del “bella”.

“Hai appena dato la colpa alla mia apparenza? Aspetta… Mi hai appena chiamato principessa?!” Cercò di spingere lontano Kyuhyun ma si era dimenticato che questi lo stava tenendo per i polsi e il più piccolo lo spinse a sé.

“È colpa tua per essere così… bello”, disse Kyuhyun lentamente, i suoi occhi esprimendo un affetto puro.

Jongwoon abbassò il capo, nascondendo le guance arrossate a causa delle parole dolci, ma anche per il peso di quel complimento sincero, per lo sguardo pieno d’amore dell’altro. Sarebbe stato diverso se Kyuhyun avesse scherzato, ma il maggiore sentiva che era il contrario e che questo era qualcosa di nuovo che non voleva affrontare, o comprendere. Era spaventato da quel sentimento.

Notando la situazione nella quale si trovava, il moro sollevò il capo per affrontare lo sguardo speranzoso del ragazzo e prima che tutto diventasse più imbarazzante, decise di spezzare il silenzio che li avvolgeva.

“Non sono una ragazza perché tu mi dica bello”, disse forte. “Dimmi che sono attraente.”

“Anche i ragazzi possono essere belli.. Ehi, non muoverti!”

Kyuhyun si interruppe quando Jongwoon, con le mani libere, afferrò la coroncina e cercava di spingerlo lontano.

Agendo d’istinto, Kyuhyun scattò verso di lui, spingendolo a terra, lui sopra il moro, ma a causa dei rapidi movimenti di Jongwoon, cadde metà sopra la tovaglietta stesa a terra e metà sopra il braccio sinistro del maggiore.

Il castano aveva delle cose da dire a Jongwoon, ma quando lo vide lottare con la coroncina che teneva in mano, allungò il braccio, afferrando delicatamente i fiori. Jongwoon allontanò la sua mano il più possibile da Kyuhyun mentre questi cerca di raggiungerla.

Guardata da lontano, sarebbe stata una scena comica: due giovani ragazzi lottando per una coroncina di fiori.

In un battere d’occhio Jongwoon bloccò ogni movimento, sentendo le dita dell’altro accarezzare il palmo della sua mano, intrecciando le loro dita.

La testa di Kyuhyun era appoggiata sul petto del maggiore e sentiva il frenetico battito del suo cuore. Sorrise inconsciamente, pensando che forse era un buon segno, che forse aveva provocato in quel moro pauroso dell’amore.

In quel momento, Kyuhyun realizzò che forse aveva trovato il suo luogo felice. Guardando le loro mani strette, si ricordò della coroncina tenuta nelle altre mani. Alzò lo sguardo e notò che Jongwoon stava guardando il cielo, probabilmente evitando il minore e questo fece solo venire in mente un’idea al giovane per attirare la sua attenzione.

Lentamente, senza farsi notare, avvicinò il viso alla base del collo del maggiore e gli diede un bacio.

Jongwoon, assorto a pensare a tutto ciò che era successo in quella decina di minuti e cercando di capire perché non aveva ancora allontanato la sua mano da quella del più giovane, trasalì sentendo qualcosa di caldo, soffice e umido toccare il suo collo. Reagì prontamente, abbassando il capo e trovandosi di fronte dei capelli castani e capendo che l’altro aveva nascosto il viso nell’incavo del suo collo. Sospirò sconfitto e lasciò stare Kyuhyun.

Qualcuno però non la pensava come il moro e Kyuhyun lo imparò a sue spese, venendo calciato sul polpaccio e in pochi istanti si alzò in piedi dolorante.

“Perché l’hai fatto?” Urlò di dolore, arrabbiato e guardando torvo Sungmin che aveva due gelati in mano.

“Smettila di molestare in pubblico mio fratello”, commentò il ragazzo avvicinandosi a suo fratello ancora disteso a terra per aiutarlo ad alzarsi.

“Quindi posso molestarlo in privato”, replicò il castano senza però ricevere risposta alcuna. Ignorarlo era una qualità del fratello più piccolo dei Kim.

“Il mio gelato?” Chiese avidamente Jongwoon a Sungmin. Era stato lui, infatti, che aveva chiesto di mangiare un gelato.

“Tieni.” Suo fratello gli passò il dolce mentre si sedeva al suo fianco.

“E il mio?” Questa volta fu Kyuhyun che aprì bocca.

“Prendi.” Ryeowook mise il gelato di fronte all’altro, che si girò per prenderlo senza proferire parola.

Kyuhyun si voltò a guardare Jongwoon proprio quando questi provava il dolce di Sungmin e Ryeoowok si avvicinava a loro per far provare al maggiore il suo gusto.

“Ragazzino, voglio provare pure il tuo”, disse Jongwoon.

“Solo se mi fai provare il tuo.”

“Neanche per sogno.”

“Lo stesso vale per te.”

“Solo un po’”, si lamentò il moro. “Daiii, non essere scontroso. Condividere è prendersi cura.”

“Quindi tu puoi leccare il mio, ma io non posso fare altrettanto con il tuo. Dov’è la condivisione? O la cura…” Kyuhyun inarcò un sopracciglio e sogghignò. “Devi dare per ricevere”, e fece l’occhiolino al maggiore.

“Stiamo ancora parlando di gelato?” Domandò non innocentemente Sungmin, facendo ridere i presenti.

“Non cambierai mai, pervertito”, commentò Jongwoon scuotendo la testa e dando un ultimo morso al cono, tenendo gli occhi chiusi a causa dei forti raggi solari.

Kyuhyun notò la sua azione, perciò gli ai avvicinò e gli mise in testa il cappello che aveva rubato con tranquillità a Ryeowook, ignorando gli sguardi torvi dei due ragazzi con loro, soprattutto quello di Sungmin.

Jongwoon non disse nulla. Si stava abituando al comportamento attento di Kyuhyun e in quel momento era grato all’altro perché il sole lo stava accecando.

Il castano si sedette di fianco a lui e mise il suo gelato davanti all’altro, che si girò a guardarlo. Questi gli fece cenno di provare il dolce e senza farselo ripetere due volte, il maggiore leccò la crema al cioccolato, più di una volta e Kyuhyun, come ormai era solito fare, condivise il suo cibo con Jongwoon.

Rimasero seduti così, l’uno con la testa sopra la spalla dell’altro, le braccia strette in vita, mentre aspettavano il tramonto, in silenzio. Silenzio all’esterno ma rumoroso dentro le menti dei due amici.

Sono confuso. Non dovrei sentirmi così”, pensò Jongwoon.

Questo momento è… è un ricordo da amare. Io… Io voglio questo amore.” Kyuhyun guardò di sottecchi il moro.


La sera del giorno dopo, a casa di Jongwoon


Jongwoon era confuso, o meglio dire, negava tutto. Non poteva credere di star realmente mostrando sintomi rari che preferiva fare finta non esistessero o che almeno non avrebbe mai sentito. Tutto era confuso ed era tutta colpa di Kyuhyun.

“Sì, è decisamente colpa sua per incasinare la mia testa”, sussurrò a se stesso mentre faceva scivolare con forza il gessetto sulla superficie della parete. Faceva sempre così, disegnare sulle pareti della sua stanza per sfogare lo stress e la rabbia.

Quando Heechul entrò in camera del fratello, non si sorprese di vederlo seduto a terra, grattando sulla parete. Senza indugiare oltre, si avvicinò al moro e lo avvisò della sua presenza posandogli una mano sulla spalla.

“La cena è pronta”, annunciò Heechul quando suo fratello si girò verso di lui con l’unica intenzione di disfarsi in fretta del maggiore. Era veramente ispirato quel giorno e voleva finire la sua opera d’arte.

“Vai a mangiare allora. Devo ancora finire.”

“Mamma ci vuole tutti a tavola, come una famiglia.”

“Perché?” Era strano. Non facevano mai quel genere di cose, o almeno non più e solo in rarissime occasioni.

“È tipo una cena per salutare papà. Andrà in giro per l’Europa per fare un tour del caffè, per espandere il suo business.”

“Non lo sapevo.”

“Come avresti potuto se sei sempre rintanato qui dentro con quel ragazzo, o in giro… sempre con quel viziato”, disse amaramente Heechul; aveva ancora dei conti in sospeso con Kyuhyun.

“Lascialo fuori da questo e da ogni altra cosa”, ribatté Jongwoon in modo protettivo. “Non dovremmo andare in sala di pranzo, prima che la mamma si arrabbi?”

“Assicurati di lavarti le mani e cambiarti i vestiti. Sembra ti abbiano appena soffiato addosso della cocaina.”

“È solo gessetto, Heenim”, commentò Jongwoon alzando gli occhi al cielo.


Una decina di minuti dopo, a tavola


La cena stava finendo ed era andato tutto liscio, o almeno non disturbarono tanto Jongwoon, a cui vennero fatte alcune domande ogni tanto. Inoltre, avendo qualcuno come Heechul a tavola, non si avevano molte possibilità di dire qualcosa dato che il ragazzo non taceva mai.

“Cara”, disse il padre verso l’unica donna presente prima di guardare i figli. “Ragazzi, ho proprio amato questa cena ma ora devo andare a riposare, il mio volo parte abbastanza presto, per cui vi avviso già da ora che dovete obbedire a vostra madre e fare i bravi.”

“Noi siamo sempre bravi”, commentò Heechul ridendo.

“Woonie?” L’uomo guardò il figlio che annuì con un piccolo sorriso in viso.

Il maggiore gli scompigliò i capelli e si alzò per uscire dalla stanza, ma si fermò prima di raggiungere la porta.

“Papà”, Jongwoon disse a voce abbastanza alta da essere sentito prima di corrergli incontro e abbracciarlo quando si girò verso di lui. “Buon viaggio.”

“Lo farò solo se mi prometti che obbedirai a tua madre e ai fratelli”, disse il padre ricambiando l’abbraccio e quando il ragazzo annuì, lo strinse più forte a sé prima di andare in camera a riposare.

Jongwoon tornò al tavolo per finire il dolce mentre i suoi fratelli uscivano anche loro dalla stanza e la madre cominciava a sparecchiare la tavola. Quando ebbe finito il dolce, venne fermato da sua madre.

“Resta”, mormorò lei quando notò l’attenzione del figlio su di sé. “Devo parlarti.”

Jonwgoon era dubbioso. Ad essere onesti, non voleva rimanere da solo con sua madre, la loro relazione dopo l’incidente si trovava al punto di rottura e dopo lo schiaffo era tutto andato a rotoli. Non sapeva cosa fare ora perché sembrava passata un’eternità dalla loro ultima vera conversazione.

“Jongwoon”, lo chiamò la madre, aspettando un suo cenno per continuare a parlare. “Sembri diverso… È un bene.”

“Questo è tutto?” Disse con tono freddo il minore e anche se non voleva sentirsi così, si sentì male quando vide lo sguardo triste della donna.

“Non puoi perdonarmi per averti picchiato, per averti proibito di incontrarti con quel ragazzo?”

“Lo sai che non è solo per questo”, commentò Jongwoon. “Ciò che non posso perdonare è che mi hai mentito. Mi hai tenuto lontano da Jongsung quando aveva più bisogno di me nella sua vita.”

“Non avresti potuto fare nulla per lui, Woonie. Anzi, dovevi guarire. Non potevo rischiare la tua salute per quella di qualcun altro.”

“Ma io l’avrei fatto. Non era uno qualunque. Era mio amico e…”

“E tu sei mio figlio. Sceglierei sempre la tua vita prima di quella di chiunque altro al mondo.”

Bene, ora hai ciò che volevi. Sono vivo e quasi tutto intero. Ma hai mai pensato a come mi sarei sentito io? No, non l’hai mai fatto. Non importa. Non posso perdonarmi per non esserci stato per lui e non ti perdonerò per avermi mantenuto all’oscuro di tutto e fare ciò a Jongsung. Mai.”

“Lo so e non è questo ciò che volevo. Non mio figlio a metà. Stai respirando ma non stai vivendo, almeno non fino ad ora. Ho notato dei cambiamenti in te, sembri stare meglio e questo mi rende felice. So anche la causa di tutto ciò ed è per questo che mi farò da parte.”

Jongwoon non riusciva a capire l’indiretta della madre e aggrottò le sopracciglia in confusione.

“Ti do il mio permesso per stare insieme a quel giovanotto. Sei libero di portarlo a casa ed uscire con lui quando vuoi, come hai già fatto.”, spiegò con cura la donna.

Il ragazzo la guardò incredulo, sorpreso dal cambio di atteggiamento della madre e anche del fatto che sapesse delle sue fughe e non dovesse più agire di soppiatto.

“Sembra che lui ti faccia bene”, disse infine la madre prima di alzarsi dalla sedia ed uscire dalla stanza, fermandosi di fianco al figlio e nonostante volesse dargli un bacio, decise solamente di accarezzargli i capelli.

Jongwoon si lasciò andare al tocco. Per quanto un figlio possa arrabbiarsi con la propria madre, fa solo male, come camminare su tizzoni ardenti e avere solo metà cuore, per questo il suo tocco è come una medicina per l’anima.

“Grazie”, disse lui, senza alcuna ostilità nella voce. “Non biasimarmi, ma non ti ho ancora perdonato”, aggiunse Jongwoon e dopo un rapido ‘Buonanotte’, corse in camera sua.

La madre sorrise amareggiata e rattristata, ma almeno il suo sguardo aveva una luce diversa da prima. Il figlio non l’aveva ancora perdonata però lei aveva fatto un grande passo verso il suo cuore e anche se non poteva riavere il suo amore indietro, almeno Jongwoon stava tornando ad essere chi era prima e a lei bastava così.


Gli altri non importano. Se chi ami sono quelli che hanno bisogno di essere protetti e amati, se salvare loro significa sacrificare gli altri, allora che sia così.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: FunnyYoungMe