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Autore: princedylan    26/03/2019    0 recensioni
Morgana Pendragon ha sempre avuto una sorella minore, Blair, strega sin dalla nascita. Quest’ultima però non è a conoscenza dei suoi poteri e le due streghe maligne, vogliono a tutti i costi impadronirsi di lei, dopo che le profezie hanno rivelato un dono particolare. Tuttavia quando Lancillotto parte, la vita di Blair peggiora e nonostante Merlino possa rassicurarla, quando scopre i suoi poteri, non riesce a sentirsi a suo agio. Almeno fino a che Galvano il bello non giunge in città e li le cose cambieranno.
E se fossero Merlino, Artù e i cavalieri a dover proteggere la fanciulla? Mordred passerà dalla parte del male o resterà con i cavalieri? Morgana e Morgause prenderanno il trono di Camelot?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Morgana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Blair Pov’s

 

Quel giorno non avevo affatto l'aspetto di un cavaliere della Tavola Rotonda del principe Artù. Cavalcare come cavaliere non era affatto un mestiere per le donzelle cresciute fin da piccole a palazzo, anzi era una faccenda di sante visioni e castelli magici. 

 

Essendomi inoltrata nella natura selvaggia della montagna già da qualche ora, mi sentivo quasi esausta e il mio aspetto non era dei migliori. Il mio scudo, leggermente scheggiato, ormai era da rimettere in sesto, in seguito a qualche scontro avuto con gli uomini di Cenred, che alle spalle mi avevano sorpreso. 

 

Viaggiavo sempre pesante, la mia armatura era considerevole solo per qualcuno che riusciva a portarsi la forza sulle spalle, perché così ero stata addestrata, così dovevo vestirmi. 

Ma per essere una principessa e sedere a fianco del Re Uther nella sala del trono, il mio ruolo cavalleresco, non era proprio al massimo. Mia sorella Morgana, non si è mai presentata agli occhi nobili in questo modo, a contrario mio, che invece trovavo affascinante l'arte del combattente, per non parlare dei tornei, in cui i più possenti si sfidavano con lance e cavalli.

 

Uther non era mai d'accordo, mi considerava come una figlia e se mi fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, tuttavia non riuscivo proprio a fermarmi solo a guardare, dovevo agire, combattere per me e per il popolo. Dall'altra parte ho avuto la fortuna di stringere un rapporto stretto con suo figlio Artù e il suo servitore Merlino, più speciale di quanto qualcuno possa pensare. 

 

Lasciai cadere il mio peso sull'erba, tenendo le gambe penzolanti sul piccolo dirupo, in cui, da un po' di tempo, adoravo recarmi. Da quell'alto piano la vista era meravigliosa in ogni momento della giornata ed era l'unico luogo magico che visitavo, quando avevo voglia di stare da sola. 

Lancillotto fu il primo a portarmi in quel luogo, con lui era tutto più semplice, leale sempre di più, un confidente e amico o forse altro. Lui era quello che riusciva a comprendermi, con cui potevo sfogarmi anche per piccole sciocchezze ed è stata la persona più importante della mia vita. 

Però prima o poi le cose belle finiscono ed è così fu. Il ragazzo del lago, di colpo riferì al principe di dover partire in terre lontane, per riscoprire se stesso, perché da tempo non si sentiva più parte integrante del regno. Ciò portò ad una distruzione della mia anima, che poco alla volta si disperse in pezzetti e non si ricompose più. Il legame creato con lui, da un giorno all'altro si dissolse ed io non potei far niente se non lasciarlo andare.

 

Scacciai i pensieri devastanti e orientandomi con la posizione del sole, capí che era quasi arrivata l'ora di pranzo, così svogliatamente mi alzai e percorsi il sentiero all'indietro, lasciandomi trasportare dall'arietta leggera che si era fatta spazio fra i miei capelli neri. 

 

Questa volta un ritardo non me lo biasimava nessuno, tantomeno Uther. 

Non era la prima volta che sentivo ripetermi “Blair sei in ritardo” oppure “Anche oggi ti sei addormentata?”

Erano cose che odiavo. 

 

Però pensai bene. Uther non accettava ritardi, di qualsiasi genere, ogni volta doveva essere solo ed esclusivamente come ordinava lui, nessuna scusa. 

 

Affrettai il passo quasi inciampando nei grovigli verdi sul terreno, che andavano ad incontrarsi formando piccole radici toste e per poco non mi fratturai una caviglia.

 

Speravo che Artù avesse organizzato l’allenamento pomeridiano e lo avesse spostato ad un orario decente. 

 

Si, perché Artù voleva sempre allenarsi quasi dopo pranzo, quando rischiavi di vomitare tutto ciò che i cuochi di corte avevano servito e speravo che anche quel giorno non fosse così. Il problema è che non sapevo di sbagliarmi, per qualcosa che non credevo potesse accadere. 

 

Era ancora troppo presto per immaginarlo, dovevo tornare a Camelot e scoprire cosa mi attendeva, novità o quant'altro. 

 
   
 
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