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Autore: Fiore di Giada    27/03/2019    0 recensioni
– No, Morgan… Risparmiatelo! –
L’urlo di mia nipote arriva al mio orecchio.
Come?
Non è possibile!
Lei ha chiesto a Morgan di risparmiare me?
(alcune battute sono tratte dal romanzo di Salgari "Iolanda, la figlia del Corsaro Nero". Gli ultimi pensieri del conte di Medina e Torres, prima di morire)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, Morgan… Risparmiatelo! –

L’urlo di mia nipote arriva al mio orecchio.

Come?

Non è possibile!

Lei ha chiesto a Morgan di risparmiare me?

Non ho il tempo di farmi alcuna domanda.

La spada di Morgan oltrepassa la mia difesa e trafigge il mio petto.

Il dolore è lancinante e il sangue bagna la mia casacca.

Ne sento il calore lungo tutto il torace e sulle mie cosce…

La mia mano, ormai troppo debole, lascia cadere il ferro, che si infrange con un secco tonfo sul pavimento.

Tutto davanti a me si dissolve.

Non riesco a credere a quello che è successo…

Per cosa ho lottato?

Non mi sono aspettato nessuna pietà da lei e dai suoi sostenitori.

Eppure, malgrado tutto, lei ha mostrato magnanimità verso di me.

Mi allontano. Certo, ormai non vedo quasi niente, ma tutto questo mi sembra così surreale…

Forse, è un bene che la mia vita sia finita così.

Ormai privo di forze, crollo sul pavimento. Non voglio sentire niente!

La mia coscienza, troppo a lungo repressa, torna a rimproverarmi.

Volevo uccidere quella ragazza, perché in lei vedevo l’erede del Corsaro Nero, che, ventidue anni prima, ha ucciso mio padre.

La figlia, innocente, doveva pagare le colpe del suo genitore.

Per tanti, troppi anni io ho creduto questo.

Cieco di collera, non ho ascoltato le esortazioni della mia augusta madre, che mi invitava a vedere l’autentica natura del duca Adrian Wan Guld.

Quell’uomo, da come così adorato, era incapace di vedere oltre il suo meschino interesse personale e, pur di compiacere se stesso, non ha esitato a vendere se stesso.

Come ho potuto essere tanto cieco?

Io, Miguel Ramon Miranda, conte di Medina e Torres ho consacrato la mia vita ad una illusione insensata.

Basta… Vorrei che questa agonia terminasse!

Ma il Fato ha decretato altro.

Vuole farmi sentire il peso della mia infamia, anche mentre la vita si allontana dal mio corpo.

Sento le dita di Iolanda stringersi attorno alle mie mani ormai gelide.

Non capisco cosa vuole…

Perché… Perché non pone fine a questa inutile farsa?

Signor conte… Perdonatemi, non volevo la vostra morte… –

Cosa?

Iolanda di Ventimiglia, figlia del Corsaro Nero, ha chiesto a me perdono?

Ma non ha senso!

Io non ho nulla da perdonarle…

Anzi, dovrei chiedere a lei scusa per l’ingiusta persecuzione che, a causa mia, ha dovuto sopportare.

Ho scaricato su di lei le sofferenze di una infanzia e di una giovinezza non riscaldate dall’affetto di una figura paterna saggia e autorevole.

Certo, mia madre, la marchesa Leonor Isabel di Miranda, ha cercato, per quanto possibile, di supplire a questa mancanza, ma la sua natura, troppo dolce e accomodante, non poteva offrirmi un punto di riferimento saldo e sicuro.

Avevo bisogno dell’affetto di un padre, ma il cuore di Adrian Wan Guld si volgeva solo verso Honorata, la figlia della sua consorte legittima.

Per lui, io ero solo un bastardo, frutto di una passione momentanea, priva di importanza.

Solo ora, mentre la mia vita si sta spegnendo, capisco la verità.

Solo ora vedo gli eventi nella loro interezza.

Adrian Wan Guld non meritava alcuna vendetta, perché lui stesso aveva attirato su di sé la rabbia e l’ira dei fratelli di Ventimiglia.

Sento sotto di la mia testa le salde mani di Henry Morgan che mi sollevano il capo.

Ne sono sorpreso.

Perché tanta premura è in quel gesto?

No, non capisco…

Lui, il protettore di mia nipote, sembra turbato dalla mia agonia?

Tutto, in questo momento, mi sembra così irreale…

Io odiavo i filibustieri della Tortue e li ritenevo individui depravati e crudeli, ma il loro capo è ben più onesto di quel padre che per tanto, troppo tempo ho onorato.

Muovo le labbra, ma, per alcuni istanti, non riesco a dire nulla. Ma non mi arrendo.

Ho il dovere di chiedere perdono a questa ragazza che ho perseguitato, senza vedere la verità nella sua interezza.

Fisso i miei occhi, ormai annebbiati, nelle sue grandi iridi nere, umide di lacrime.

Riderei, se non sentissi la Nera Signora sfiorare il mio collo col suo respiro gelido.

Lei, che ha sopportato tante disgrazie a causa mia, sta soffrendo per me e si colpevolizza per quello che mi sta accadendo.

No, Iolanda, non disperarti per me.

Non merito il tuo perdono, anche se lo desidero.

Ora la mia sorte è nelle tue mani.

Sono stato cattivo… Perdonatemi Iolanda… Ditemelo… –

Vorrei dire tante altre parole, ma il sangue mi monta su per la gola e mi rende difficile respirare.

Sto malissimo, ma non importa.

Il mio cuore, prima turbato dalla coscienza delle mie colpe, ha recuperato una lieve serenità.

Per la prima, unica volta sono riuscito ad essere limpido nella mia esistenza.

Vi perdono, signor Conte… –

Se fossi in forze, sussulterei di stupore e di gioia.

Sono sorpreso.

Non mi aspettavo che lei mi perdonasse.

Le sue parole risuonano di dolore e pena.

Certo, sono il fratellastro di sua madre, ma questo non basta a creare un legame familiare.

L’odio e la brama di vendetta mi hanno impedito di vedere la gentilezza del suo cuore e hanno frapposto tra di noi un odio assai tenace.

Il risentimento e la rabbia si sono dissolti dal mio cuore.

Ma cosa posso fare per lei, in questi ultimi istanti?

Con fatica, giro la testa verso Morgan, che osserva tutto senza parlare.

Tuttavia, i suoi occhi scuri esprimono un’adorazione discreta, ma sincera, per mia nipote.

E’ strano questo sentimento in un filibustiere, ma non mi importa.

L’amate, è vero? – chiedo.

Chissà, se si è sentita la mia domanda…

Lui annuisce, con un lieve cenno della testa.

Va bene così.

Provo a parlare, ma non riesco a dire nulla.

Allungo il braccio verso di lui e cerco di stringergli la mano.

Sento le sue dita stringersi attorno alle mie e mi sento sereno.

Mia nipote, dopo tutte le traversie subite a causa mia, ha bisogno di un sostegno morale ed affettivo.

E lui glielo darà.

Le forze mi abbandonano e l’implacabile morte cala su di me.

Addio, nipote mia...



   
 
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