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Autore: Mahlerlucia    28/03/2019    3 recensioni
Vivo perché sono morto dentro tante volte,
amo perché ho provato l’odio e mi ha fatto paura,
do perché so che cosa vuol dire non ricevere niente,
ascolto perché mi piace vedere le parole risplendere quando vengono ascoltate,
apro il mio cuore perché è l’unico modo di farlo respirare.
(Fabrizio Caramagna)
[Natsuya x Nao]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirishima Natsuya, Nao Serizawa
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai


 


 

Bad Liar

 

 

Oh, hush, my dear, it's been a difficult year
And terrors don’t prey on innocent victims
Trust me, darlin', trust me darlin'
It’s been a loveless year
I'm a man of three fears
Integrity, faith and crocodile tears
Trust me, darlin', trust me, darlin'... 

 

 

Ci sono attimi in cui non puoi far altro che affidarti alle tue sole forze. Ma non è mai stato così semplice.
Fino ad ora, hai sempre e solo cercato di darti un tono, un ruolo o una parvenza di personalità. Volevi apparire come il senpai capace di dare ordini a dei ragazzini più piccoli e spaesati. Nient'altro che matricole da poter amalgamare per bene al resto della matassa che componeva la scuola media di Iwatobi.
Eri venuto a sapere che c'era stato anche chi aveva sofferto, chi aveva versato lacrime amare a causa delle tue maniere brusche e mal celate dietro alla tua posizione di caposquadra. Nonostante ciò, tu avevi continuato a pensare di aver semplicemente riferito loro la verità, o la tua dolorosa versione dei fatti. Non c'era poi molta differenza tra le due cose all'interno dei tuoi ingarbugliati pensieri preadolescenziali.

Ma no, non l'avevi avuta vinta. Non con tutti, almeno.
Non contro colui che ti stava dando filo da torcere da troppo tempo oramai. Con l'aggravante di aver sempre avuto tutta la ragione del mondo dalla sua parte.
Lo hai abbandonato, lo hai lasciato solo al suo destino non appena avevi varcato l'ingresso della scuola media. Una volta scoperto quel nuovo e fantastico universo – che aveva accorciato le tue distanze con l'età adulta – , ti eri voltato e avevi deciso di lasciarti tutto alle spalle, compreso tuo fratello.
Il tuo 'Kid brother', come amava essere soprannominato.
Quel frugoletto dai capelli verde acqua che aveva sempre visto i tuoi occhi d'ambra come una guida, una stella cometa discesa appositamente dal cielo; un candido esempio da seguire in tutto e per tutto.
Un bambino le cui speranze erano state infrante nel giro di poche settimane e che non aveva potuto far nulla per cercare di rimettere insieme i pochi cocci rimasti ancora a portata di mano.

Finalmente trovi la forza di alzarti da quella scomoda e vecchia panchina in legno e ti degni di dirigerti verso casa. Sarà un'altra serata da dimenticare, ma non la puoi evitare. Ripassi mentalmente il solito copione che ti spetterà recitare dinnanzi a tua madre. È un periodo strano per tutti, ma il cuore di una donna ancora così giovane e piena di buoni propositi per le sue due splendide creature non potrà reggere oltre un certo limite. Aveva già usato troppo spesso termini come ubriaco o alcolismo in tua presenza, specie quando ti ritrovavi a rincasare dopo una serata passata a ciondolare da un locale all'altro; e senza nemmeno capire fino in fondo cosa ti spingesse realmente ad un comportamento del genere.

Volteggi su te stesso, sorridendo come un ebete e ripensando all'ultima conversazione avuta con Nao.
Rimembri i suoi occhi, di un verde brillante ed avvolgente, mentre ti scrutavano alla ricerca di quel malessere che non saresti mai stato in grado di spiegargli con delle semplici e volgari parole.
Va sempre tutto bene nel tuo universo. Cosa dovrebbe esserci di sbagliato? Cosa ci sarebbe da scovare dietro ad un po' di malinconia il cui scopo è quello di introdurti alla vita adulta?
L'esame di Anatomia. Sta studiando come un forsennato per preparare quel mattone che riesce a procurarti una fastidiosissima orticaria al solo pensiero.
Come diavolo gli era venuto in mente di iscriversi a Medicina? Cosa gli era passato per la testa quando, più di due anni prima, aveva deciso di condividere con te quella sua stramba decisione?
Non mi avevi fatto una promessa, caro Serizawa? Non eri tu quello che sosteneva l'importanza della parola data sempre e comunque? E ora... che fai? Mi pugnali alle spalle?! Hai deciso di prendere la tua strada lasciandomi in disparte, come feci io con mio fratello? Mi spieghi perché sei arrivato a tanto?
Tu non sei uno 'sfigato errante' come il sottoscritto!

Cerchi di mantenere l'equilibrio camminando sul ciglio del marciapiede. Un passo dietro l'altro, con la traballante collaborazione delle braccia divaricate. Inutili, come quelle risatine che non riesci proprio a trattenere, lasciando di stucco i pochi passanti che ti ritrovi accanto.
Perdi la flebile concentrazione ed inciampi. Barcolli come un bambino che teme il primo contatto con l'acqua gelida della piscina. Oscilli, fino quasi a cadere con il sedere a terra, ma riesci ad aggrapparti in maniera ridicola ad un fortuito guardrail.
Sembri un povero pazzo, tanto che quella ragazza col caschetto – nero come la pece – si è ancorata d'impeto al braccio di quello che dovrebbe essere il suo ragazzo e ha emesso un ridicolo verso di sorpresa mista a timore.
Nah, bella! Non ti sfioro nemmeno per sbaglio. Ho altri gusti, io!

 

***

 

So look me in the eyes, tell me what you see
Perfect paradise, tearin' at the seams
I wish I could escape, I don't wanna fake it
Wish I could erase it, make your heart believe... 

 

 

No, non lo tollereresti di nuovo. Non con quello tsunami di ricordi ed emozioni che ti sta facendo scoppiare le meningi, assieme a quegli inutili fiumi di alcol che stanno allegramente circolando nel tuo sangue. Le grida di tua madre sono l'ultimo suono di origine umana che potresti sopportare in una babilonia di tale portata.
Non sai come sia potuto succedere, ma ti ritrovi sdraiato, a stretto contatto con l'erba umida di un una rigida serata d'inizio primavera. Le tue ossa stanno percependo tutta l'umidità presente nell'aria, portandoti a tremare dal freddo. Ma la cosa sembra quasi non toccarti... Sono di sicuro sensazioni provate da un corpo a te estraneo... o forse solo il beffardo effetto dei troppi litri di birra ingurgitati.
Che cazzo sarà mai un po' di brezza sulla pelle?
Nulla in confronto alla disgrazia di finire sotto i ferri con il rischio di poter perdere definitivamente la vista.
Una bazzecola, se paragonata alla paura di non tornare più a galla dopo essere stato colto da un attacco di panico durante un allenamento in piscina.
Una giusta punizione, se piazzata davanti al ricordo di un paio di occhi rosso rubino che piangevano per la freddezza con la quale erano stati ammoniti.
Un conforto, se equiparato a quegli occhi di un azzurro vitreo che ti hanno più volte squadrato come se avessero voluto etichettarti come l'ultimo degli idioti, nonostante la maggiore età dimostrata sulla carta.
Cazzo!

Socchiudi gli occhi riaprendoli poco dopo. Qualcosa di viscido ti sta inondando il viso. Uno Shiba alla ricerca della sua pallina da riporto. Almeno lui non si fa alcun problema a venire ad accertarsi delle tue – pessime – condizioni. Ma la voce della sua padrona lo sta già richiamando in lontananza.
Nemmeno gli animali domestici riesci a trattenere.
Tenti di rimetterti seduto, mentre il mondo ti gira intorno. La luce del lampione al centro del piccolo parco pubblico pulsa sulla tua fronte. Ha le sembianze di una lama pronta a spaccare la tua scatola cranica in più parti. Ma non sarà così, non per quella sera di puro abbandono e appagante follia.

Il tuo telefono emette un suono: la batteria sta per abbandonarti. Apri la tua casella di posta elettronica e l'unico nuovo messaggio che trovi è un inutile sollecito pervenuto per un pagamento non effettuato. Una retta universitaria? Una rata di una sciocchezza qualsiasi acquistata on-line? Non ricordi e poco t'importa. Giorni fa ti eri persino dimenticato di chiudere la portiera dell'auto. Zucca vuota tra le nuvole.
Apri WhatsApp per mandare un messaggio a Nao. Cerchi di fare affidamento sul parterre delle emoji dell'applicazione per cercare quella che possa rappresentare al meglio il tuo stato d'animo.
Le mani congiunte.
Serizawa, scusami se sono un emerito coglione.

Invii quella piccola immagine senza aggiungere altro. Non hai la forza di scrivere nulla di più concreto.
Cosa potevi dirgli ancora? Sai bene che l'altro giorno voleva solamente darti un consiglio. Non era il caso di liquidarlo in quella maniera spiccia, con un gesto della mano, pregandolo oltretutto di farsi gli affari suoi. Certo, ti eri appigliato alle scusanti dell'ironia e della confidenza, ma era stato solo un assurdo tentativo di uscire dalla realtà dei fatti. Quella che t'infastidiva maggiormente.
Attendi la sua risposta, ma il tuo smartphone ti ricorda per l'ennesima volta che sta per lasciarti da solo in quel prato. Anche lui. Bastardo, infame.

Ciao Natsuya. Dove ti trovi?

Non lo so, da qualche parte, seduto in un'aiuola. Non riesco ad alzarmi.

Sei ferito?

No, sono solo ubriaco marcio... credo.

 

Trovi alquanto inutile ed imbarazzante restare così, in attesa di una sua risposta. Preferisci non venire a sapere del grado di delusione a cui lo avrai sicuramente portato con quelle tue ultime parole piene di dolore. Parole che non volevano essere altro che un richiamo a te, un grido silenzioso in direzione di quel cielo stellato di cui ti accorgi solo in quel momento, in un sprazzo di lucidità. La luna sembra ti stia osservando, sorridente e sorniona.
Il pensiero ritorna alla tua infanzia, a quelle splendide serate estive durante le quali tu ed Ikuya salivate sul tetto della piccola palazzina in cui vivevate ad Iwatobi. Portavate con voi un paio di teli mare sui quali potevate comodamente sdraiarvi, in attesa che vostro padre rincasasse da lavoro. Un vecchio walkman acceso con un solo paio di auricolari diviso in due. I vostri indici puntati verso l'alto, intenti a contare tutti quei meravigliosi puntini luminosi. Chi ne trovava di più diventava il Kirishima più bravo in matematica; o in astronomia, tanto non vi cambiava nulla a quella tenera età.
E la matematica mi ha sempre fatto schifo, nei secoli dei secoli.

 

Aniki! Guarda quella stella laggiù! È la più luminosa di tutte!”

“Ikuya, quello è il pianeta Venere.”

“Appunto, Venere è un pianeta. Quella, invece, è una stella!”

“Quando inizierai la scuola media capirai meglio certe cose!”

“Non fare il genio con me solo perché vai già alle medie!”

“Ti sto dicendo solo la verità.”

“Ah sì?! Quella che ti ha raccontato quel tuo amico secchione con i capelli lunghi?”

“Anche tu hai i capelli lunghi.”

“Non come i suoi. E soprattutto, non sono grigi come i suoi.”

 


Sorridi come un idiota ripensando a quei discorsi ingenui, ma che già preannunciavano una triste realtà: l'intolleranza del piccolo Ikuya nei confronti del tuo allontanamento spontaneo a favore di quella nuova ricerca di amicizie e di autonomia.
Un affronto di tale portata non poteva certo essere mandato giù con tanta facilità. Specie da una personalità imponente e contorta come quella del minore dei fratelli Kirishima.
In fondo sai bene che lui ti ha sempre visto come l'esempio più lampante da seguire, come quel fratellone alto e forte che gli aveva fatto scoprire l'amore per uno sport tanto bello come il nuoto; che lo aveva sostenuto e confortato tutte le volte in cui si era trovato in difficoltà, elargendogli enormi sorrisi d'incoraggiamento ed innumerevoli parole cariche di sincera premura.
Cos'è successo in seguito? Cosa lo ha reso ancora più introverso ed irascibile all'inizio della frequentazione delle scuole medie? Nemmeno l'intercessione dei suoi amici era riuscita a farlo riavvicinare a te. Né la dolcezza di Tachibana, né tanto meno l'esuberanza cacofonica di Shiina.

 

***


I can't breathe, I can't be
I can't be what you want me to be
Believe me, this one time
Believe me... 


 

Le strade sembrano essersi finalmente liberate del loro quotidiano ingombro umano. A quell'ora si poteva osservare solamente qualche anima in pena con gli occhi stralunati dall'alcol, esattamente come i tuoi. Ti senti meno solo udendo un senzatetto canticchiare poggiato alla saracinesca abbassata di un negozio di alimentari. Inneggia alla vita, nonostante la sua non gli abbia apparentemente regalato nulla di buono.
Lo guardi e pensi che forse potresti almeno tentare di imitarlo. Sorridi prendendoti gioco di chi pensa che i vent'anni trapassino l'esistenza di ogni essere umano portando solo gioia e spensieratezza. Sogghigni riflettendo su quanto tutto quello che stai vivendo ora potrà forgiare la tua esperienza in futuro, quando qualcuno – forse – avrà ancora il coraggio di prenderti ad esempio.
Ti basterebbe anche solo una possibilità di vederlo tornare a fidarsi del tuo istinto e di tutto quello che gli avevi insegnato in un lontano passato dal sapore più idilliaco.
Ikuya, dove sei?

Una ciocca di capelli ti ricade sull'occhio sinistro. La soffi via con il tuo alito che sa di luppolo.
Decidi di sfidare un'altra volta il tuo fragilissimo equilibrio psicofisico, ma ricadi all'istante sulle ginocchia. Ti maledici per esserti ridotto ad una larva completamente incapace di compiere anche il più semplice movimento in autonomia.
Sei talmente incazzato con te stesso e con la tua ingenua fragilità da finire col prendertela con quell'innocente triangolo di terriccio. Batti inutilmente i pugni al suolo come un bambino intento a fare i suoi peggiori capricci.

Avverti un inaspettato rumore di passi. Per un attimo pensi che si tratti solamente della tua stupida immaginazione impegnata ad ultimare la sua raccolta di allucinazioni etiliche.
Ma in pochi istanti ti rendi conto della reale presenza di qualcuno alle tue spalle. Questa persona dev'essere proprio un'anima pura per avere il desiderio e la pazienza di venire incontro a quello che rimane della tua dignità. Nell'unica altra occasione in cui ti eri ritrovato in una situazione tanto 'fortunata', Rin Matsuoka non aveva di certo fatto i salti di gioia all'idea di doverti trascinare per alcune delle più trafficate strade di Sydney.
Ti copri il viso con entrambe le mani, rimembrando ancora una volta la pessima figura che avevi fatto con quel ragazzo incontrato in territorio straniero.
Che brutta persona che sei Natsuya, te l'ho sempre detto...

“Vieni da me. Evitiamo di far prendere un colpo alla tua famiglia.”

“Alla mia famiglia non importa un cazzo di me. E tu chi diavolo... Eh?!”

Quel sorriso. Quel viso. Quegli iridi di un verde che non hai più ritrovato negli occhi di nessun altro, nemmeno a pagarlo. Quella mano tesa verso quel relitto umano in cui ti eri trasformato. Quella fiducia che in qualche modo resisteva, nonostante tutto, nonostante la tua palese viltà.
Sgrani gli occhi dinnanzi a quell'immensa disponibilità con gli occhiali. Non puoi afferrare quella mano così candida, così calda, così gentile. Temi di sporcarla, di contaminarla, di ferirla. Come hai già fatto altre volte.
Ma lui non aveva fatto altrettanto con te? Non ti aveva fatto una promessa che non stava mantenendo, forse?
Stronzate. Non mi deve nulla. Niente di niente.

“... Non saresti dovuto venire fino a qui.”

“Per quale motivo?”

Inarchi un sopracciglio mentre una forte fitta alla tempia decide di fare la sua macabra ed indesiderata comparsa. Ti accasci su te stesso aspettando che si decida a darti tregua il prima possibile.
Nao resta lì, dinnanzi a te. Muove solamente il braccio per poterti carezzare quella tua massa di capelli chiari ed arruffati. Un brivido percorre la tua schiena indolenzita come conseguenza di quel tocco delicato, amorevole, senza pretese. Si lascia cadere a sua volta sulle ginocchia e ti stringe le braccia intorno al collo. Permette alla tua fronte di adagiarsi sulla sua spalla, esattamente come una nave intenta ad attraccare nel porto più sicuro.
Il suo profumo è il rifugio migliore nel quale puoi rintanarti. Un facile appiglio grazie al quale puoi liberarti dalla puzza nauseante dell'alcol, dalla pesantezza dei tuoi movimenti, dall'incapacità di articolare un pensiero di senso compiuto senza scadere nella malinconia più becera e scontata. Il buco nero che cerchi disperatamente di schivare da anni, forse troppi. Il tunnel in fondo al quale continui a non vedere la luce, se non quando sei con lui, tra le sue braccia. Gli unici sostegni che ti possono tutelare da quella punizione che ti eri inflitto anni addietro e senza nemmeno volerlo.
Restate così, nel silenzio di quella notte che vi osserva dall'altro. Alla luce di quei puntini luminosi che decorano quella coperta scura che sovrasta le vostre teste impegnate. La tua non risulta proprio reperibile al mondo e neanche t'interessa che lo sia. Ti basta sapere che su questo strambo pianeta esista ancora qualcuno in grado di tollerare i tuoi sbalzi d'umore e le tue inutili bugie. Qualcuno che si è persino premurato di venirti a cercare nel bel mezzo dell'indifferenza cittadina.

“Ho capito subito che c'era qualcosa che non andava.”

La sua voce è accogliente, rassicurante, materna. Ti rivolge la parola mentre continua ad accarezzarti i capelli spettinati, come loro solito. Sollevi leggermente le palpebre sperando che quelle coccole possano durare in eterno.
Dopo la nascita di Ikuya, i tuoi genitori si sono dedicati quasi esclusivamente a lui e alle sua cagionevole salute. Nulla di preoccupante, ma di sicuro l'influenza aveva sempre puntato con maggiore facilità al suo corpicino minuto piuttosto che al tuo fisico imponente. Le piaceva vincere facile.
O forse stavo sul cazzo anche a 'lei'...

“Già, sei tu quello che capisce sempre tutto e... al volo.”

“Non sempre. Ma tu sei come un libro aperto per me.”

Il suono di quelle parole entra nella tua mente come uno dei più piacevoli stimoli ambientali a te dedicati. Le tue guance assumono una tonalità scarlatta mentre l'istinto ti porta a sollevare di scatto la testa ancora pulsante. Divarichi gli occhi perdendoti nelle sue iridi color delle stelle.
La sua espressione ti trafigge l'anima come un'improvvisa panacea che andavi disperatamente cercando da mesi, da anni. Tutti i tuoi dubbi, le tue paranoie, ogni tua fottuta paura... qualunque sensazione od emozione dal retrogusto negativo sembra finalmente acquietarsi dinnanzi alla benevolenza dipinta su quegli occhi.
Nao appoggia la sua fronte alla tua, mentre inizia a sfiorare la tua mandibola con le sue dita sottili e bramose.
Maledizione, mi sono pure dimenticato di radermi, come al solito!

I vostri nasi si scontrano e questo lo fa sorridere debolmente. Serizawa non ha ben presente che con quella flebile risata ti sta restituendo almeno un paio di anni di vita passata a maledirti e a considerarti inferiore a tutto il genere umano. Non ha la più pallida idea dell'improvvisa accelerazione del tuo battito cardiaco e dello strano calore che stai iniziando ad avvertire nel bassoventre. Certo, anche l'effetto dell'alcol ci sta mettendo la sua buona dose d'intolleranza nei confronti dell'autocontrollo fisico ed emotivo.

“Basta che non sia un libro di Trigonometria...”

Sorride di nuovo, questa volta con maggior impeto. Probabilmente si sarà soffermato a pensare a tutte le volte in cui ti aveva chiesto di aiutarlo con gli esercizi di matematica, soprattutto con quelle complicatissime formule di geometria che per te non erano altro che lettere e numeri uniti da qualche segno messo lì a caso. Non lo hai mai ringraziato abbastanza per averti permesso di superare alcuni decisivi compiti in classe ad un passo dall'esame di ammissione per la scuola superiore. Quando ti occorreva qualche ripetizione extra, non si era mai tirato indietro. Mai.

“Se non ricordo male... era la tua materia 'preferita'.”

“Non mi prendere per il culo!”

Le vostre labbra s'incastrano perfettamente le une alle altre; chiudi gli occhi appena in tempo per poter ammirare tutto lo stupore diramato dalla sua espressione estasiata. Ma non dura poi molto, dato che avverti nell'immediato l'intensa risposta pervenuta a quell'approccio intimo. Un contatto che tra due amici appartenenti allo stesso genere non dovrebbe esserci, ma che in realtà era sempre esistito, fin dalla più tenera età.
Il sentimento che vi lega è sempre stato molto più profondo di quanto abbiate mai entrambi potuto immaginare. Ma fino a quel momento avevate deciso di desistere, dandovi altre priorità.
Ikuya, l'incidente capitato ai suoi occhi, il nuoto, lo studio, i viaggi, la paura. Soprattutto la paura. La paura di non essere mai abbastanza per lui, di non essere in grado di sostenere un legame così profondo, così sincero, così impegnativo.
Il terrore di dover dipendere da una bugia per il resto dei tuoi giorni.
L'angoscia di dover scoprire chi sei realmente.

Senti le sue mani premere lievemente contro le tue spalle. Ti sta respingendo con la delicatezza che lo contraddistingue. Non lo farebbe mai di proposito, non arriverebbe mai a gettare altra benzina sul fuoco.
Non avevi mai visto Nao Serizawa con le guance in fiamme, con il respiro affannato, con le labbra umide di piacere. Ma soprattutto, con la mente confusa. La tua guida intellettuale e spirituale sta finalmente mettendo in mostra i suoi punti deboli, caldamente accompagnati dalla purezza della sua anima.
Appena arrivo a casa mi segno questa data sul calendario! Giuro!

“Forse... forse non è il caso di continuare qui questo discorso...”

“Per una volta... concordo. Ce la fai a trasportare questo stupido sbronzo fino alla tua umile dimora?”

Nao afferra di nuovo il tuo viso e ti bacia sulla fronte, tra i crini castani della tua folta frangia. Si alza adagiandosi ancora una volta alle tue spalle, come a volerti dimostrare che – nonostante tutto – anche lui necessita del tuo appoggio per potersi costantemente risollevare.

“Ci possiamo provare.”

Ti porge nuovamente la sua mano, grazie alla quale riesci a riacquistare un minimo di stabilità sulla terraferma. Ti strattona lievemente per un braccio e si avvicina a te, permettendoti di sostenerti a lui.
Quei goffi movimenti fanno spostare di qualche centimetro i suoi occhiali; non resisti all'impulso di risistemarglieli con l'ausilio di due dita. Si volta per ringraziarti, ma in cuor tuo sei abbastanza certo del fatto che si stia mentalmente maledicendo per essere tanto più basso di te.
Non è come quella volta a Sydney con Matsuoka. La presa del fulvo era sicuramente più salda, ma emotivamente meno affidabile. Non c'è paragone tra una smorfia di rassegnazione mista a pietà e un'espressione armonica e carica di comprensione e buoni propositi.
Nessuno ti conosceva come Nao Serizawa, nemmeno Ikuya.
E questo ti duole ammetterlo, purtroppo.

A piccoli passi vi incamminate lungo quei pochi isolati che vi separano dal suo piccolo appartamento.
Una volta arrivati di fronte al cancello, decidi di alzare un'ultima volta lo sguardo verso il cielo stellato. La tua testa sta cominciando a girare in maniera intollerabile, ma fai di tutto per non lasciarti abbattere da quella generale fievolezza fisica.

“Nao, guarda. Laggiù, la stella più luminosa!”

“Natsuya, quella non è una stella, è il pianeta Venere. Te lo dissi già tanti anni fa.”

“Ha ragione Ikuya: sei proprio un secchione!”

 

 

I'm a bad liar, bad liar
Now you know, now you know
That I'm a bad liar, bad liar
Now you know, you're free to go... 











 


 

Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola one-shot! :)


Presa dall'umore del momento, ho deciso di scrivere qualcosa che si distaccasse da tutte le varie long e raccolte che ho attualmente in corso. Sentivo davvero la necessità di buttare giù qualcosa di nuovo, di puramente introspettivo e che rispecchiasse il più possibile il mio umore decisamente 'ballerino'.
Dato che a causa dei vari impegni della real life non ho avuto il tempo materiale per mettermi a scrivere qualcosa di 'nuovo' ed originale, ho deciso di farmi ispirare da una semplice canzone ascoltata per caso ('Bad Liar' degli Imagine Dragons) e da un personaggio – di un fandom che amo – sul quale stavo fantasticando di scrivere da un bel po' di tempo: Natsuya Kirishima.
Ho ripercorso la sua storia, tornata fortunatamente alla luce nella terza stagione di Free. Mi sono concentrata sulla sua “devozione” per il saggio Nao Serizawa (chiamiamola così visto che il rating è giallo), e sulla sofferenza che prova per l'allontanamento indesiderato dall'amato 'Kid brother' Ikuya.
Natsuya vuole talmente bene al suo otouto ribelle da non avere nemmeno la forza di dirgli che alla sua età (vent'anni suonati) non può annullarsi per stare sempre e solo al suo fianco. Di conseguenza, preferisce soffrire in silenzio, tra i banconi dei 'peggiori' locali della città e le braccia pazienti del suo “amico” fidato.
Ci sono anche dei brevi cenni ad Haru, Makoto, Asahi e Rin riferiti ad episodi canon avvenuti tra il movie Starting days e l'ultima stagione.

Spero che questo piccolo 'impulso irrefrenabile' alla scrittura mi abbia portato a produrre qualcosa di quantomeno decente e che possa risultare di vostro gradimento.
Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

   
 
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