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Autore: Trainzfan    28/03/2019    1 recensioni
7000 d.c. - L’umanità è divisa in due ceti: aristocrazia/clero e popolo. Tutta l’economia della Terra è basata sull’energia fornita dal Goddafin, sorta di raggi di immensa potenza che discendono dal cielo finendo dentro a cupole blindate, gestiti e distribuiti dall’aristocrazia/clero che, grazie a questo, può tenere in suo potere tutto il resto dell’umanità: il popolo. Esso dipende dal clero sia per l’energia necessaria per calore e illuminazione sia per attrezzature metalliche necessarie alla coltivazione o piccole operazioni quotidiane. Per evitare una ribellione la classe dirigente mantiene il popolo nell’analfabetismo e soggezione mediante una religione che insegna quanto il popolo sia costituito dai superstiti risparmiati da Dio, durante lo scatenarsi della sua ira in un lontanissimo passato mentre l’aristocrazia rappresenta l’eredità del popolo eletto assurto a guardiano dell’energia donata da Dio agli uomini mediante i raggi del Goddafin che da millenni alimenta la Terra.
Chi-Dan, giovane archeologo dell’aristocrazia della Celeste Sede (sorta di Vaticano della religione del Goddafin), viene incaricato dallo zio, Sommo Tecnocrate, di indagare su di un misterioso ritrovamento che aprirà letteralmente un mondo nuovo sconvolgendo e cancellando drasticamente tutto quanto è stato ritenuto sacro e reale
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 - Capisci...

Terminato il trasferimento di tutto l'equipaggiamento all'interno del locale di accesso della base sotterranea, Chi-Dan si chiuse la porta stagna alle spalle e richiamò l'attenzione di tutta la sua squadra.
 
"Bene, ragazzi" esordì "venite tutti qui ‘che vorrei ragguagliarvi sulle scoperte che abbiamo fatto"
 
Tutti i membri della squadra si radunarono attorno al tavolo dove normalmente venivano esaminati i reperti, che era stato posizionato al centro della stanza.
Quando tutti si furono accomodati, Chi cominciò.
 
"Come sapete io, Roen e Chu siamo scesi con l'elevatore. Questo ha solo due livelli raggiungibili: quello dove ci troviamo ed un altro in profondità sottostante a questo"
 
Proseguì, poi, raccontando del lunghissimo corridoio e di tutte le porte che si aprivano su di esso.
 
"A questo punto, viste le dimensioni del luogo, diviene necessario effettuare un'esplorazione più sistematica di tutta questa struttura."
 
Tutti annuirono.
 
"Sarà fondamentale" seguitò "stabilire le reali dimensioni di questa base ma, ancor più importante, scoprire per quale scopo sia stata realizzata e mantenuta così nascosta"
 
Tutti i membri della squadra eruppero in domande e commenti e le loro voci si sovrapponevano le une alle altre. Il giovane archeologo cercò di riportare la calma nel gruppo.
 
"Come potete sicuramente immaginare, non sono in grado di rispondere ad alcuna domanda." affermò Chi "Finché non se ne saprà di più consiglio solamente a tutti di agire con la massima prudenza"
 
Mentre gli altri si allontanavano dal tavolo discutendo animatamente su quanto detto, Mae si avvicinò a Chi-Dan.
 
"Che c'è, Chi?" domandò "Ti vedo preoccupato. Qualcosa non va?"
 
Il giovane archeologo si voltò verso di lei con l'espressione di chi, pur avendo gli occhi aperti, non sta vedendo cosa ha davanti.
 
"Eh, scusa?" replicò
 
"Ti ho chiesto solo se c'è qualche problema." riprese lei "Ti vedo con un'espressione un po'... persa"
 
"No, nulla" si schernì lui "stavo solo pensando a come affrontare una cosa"
 
"Sarebbe?" insistette Mae "Posso aiutarti?"
 
Sapeva che di Mae poteva fidarsi e, quindi, le rivelò le proprie preoccupazioni.
 
"Tu sai" iniziò "che questa missione è stata fortemente voluta da Saru-Dan III in persona e che, ovviamente, ora starà trepidando per sapere cosa abbiamo scoperto; e Dio solo sa quanto abbiamo scoperto!"
 
La ragazza non disse nulla ma si limitò ad annuire e attendere che lui proseguisse.
 
"Il grosso problema è che, proprio a causa di questo, dobbiamo fargli sapere che esiste un problema di mantenimento della segretezza sulla ricerca per cui è necessario che chiunque non sia della nostra squadra venga allontanato da qui. D'altra parte ti ricordi ciò che ti ho raccontato relativamente all'opertec Rochat. Devo trovare il modo di far giungere il messaggio al Sommo Tecnocrate senza che altri possano capire quello che sto comunicando e, pure, senza alzare sospetti."
 
"Decisamente un compito non facile" commentò infine Mae.
 
"Già" replicò laconico lui "Ma forse un'idea ce l'ho."
 
Guardò il proprio segnatempo personale.
 
"Visto che è quasi il tramonto" disse "significa che fra poco, alla Celeste Sede, sarà mattino. Vado su e provo a chiamare"
 
Si voltò, aprì nuovamente la porta che dava nel corridoio cieco sotto la piramide e si avviò verso l'uscita del grande edificio.
 
Giunto al campo esterno Chi si diresse verso la tenda adibita a mensa. Stava per entrare quando da questa una figura incappucciata uscì finendo per scontrarsi con l'archeologo. Dopo un attimo di sorpresa il giovane riconobbe l'opertec Reneé Rochat.
 
"Buona sera, opertec" lo salutò
 
"Oh, dottor Chi" replicò questi "E' un po' che non la vedevo. Come sta andando la vostra ricerca?"
 
"Sì, tutto bene" rispose Chi "Solo che tutto sta andando molto per le lunghe, come sempre nel nostro campo"
 
"Se avete bisogno di aiuto" offrì immediatamente il prelato "non avete che da chiedere; siamo a vostra completa disposizione"
 
E ti credo...’ pensò Chi dentro di sé ma limitandosi a declinare l'offerta con un semplice "La ringrazio, opertec Rochat. Se dovessimo trovarci in situazione di necessità sarà mio impegno farglielo sapere immediatamente"
 
Si vedeva chiaramente che all'altro questa risposta non era gradita ma, facendo buon viso a cattiva sorte, questi si stampò sul viso un sorriso tiratissimo. Salutò piegando leggermente il capo e fece per andarsene. Chi tuttavia domandò.
 
"Scusate, opertec Rochat, sapete se c'è qualcuno agli hovercraft? Avrei necessità di chiamare la Celeste Sede"
 
A Rochat, con le spalle girate verso Chi-Dan, si illuminarono istantaneamente gli occhi.
 
"No, dottore" disse in tono che avrebbe voluto essere di grande cortesia, ma che suonava falso come una moneta di cioccolato, mentre si voltava verso il suo interlocutore "Ma se ha necessità di comunicare sarò ben felice di accompagnarvi ed aiutarvi io stesso"
 
Come se non lo sapessi, serpente...’ replicò nella propria testa il giovane cinlen. Sfoderò un grande sorriso e sentenziò "La ringrazio tantissimo per la sua squisita gentilezza, opertec Rochat. Se è libero potremmo anche andarci ora"
 
"Senz'altro" disse di rimando il prelato "Venga, mi segua"
 
E si avviarono verso la zona dove i veicoli erano parcheggiati.
Giunti agli hovercraft, Rochat accedette alla cabina di quello adibito a trasmettitore radio e azionò diversi interruttori. Dagli altoparlanti incorporati nell'apparecchiatura uscì un forte rumore di scariche statiche. Dopo qualche tentativo una voce fuoriuscì dalla radio parlando in dialetto locale della cupola di Geneve. Rochat ed il suo interlocutore si scambiarono una serie di frasi poi, voltandosi verso Chi, il prelato disse che la comunicazione con la Celeste Sede era stata approntata.
 
"Parli pure liberamente, dottore" concluse, spostandosi sul sedile accanto a quello dell'operatore
 
"Grazie" rispose Chi e si sedette al posto davanti alla radio. Si voltò a guardare Rochat ma questi, facendo finta di nulla, disse al giovane archeologo che poteva parlare in quanto la comunicazione era aperta. Questo non fece altro che confermare a Chi-Dan che la cupola di Geneve, nella persona dello Staman De LaCroix, voleva a tutti costi sapere cosa stava bollendo in pentola e non avrebbe lasciato nulla di intentato per venirne a conoscenza.
 
"Qui è il dottor Chi-Dan, dell'accademia della Celeste Sede, facoltà di archeologia. Vorrei parlare con l'opertec So-Dan" esordì il giovane.
 
"Qui è la sala comunicazioni della Celeste Sede. Ciao Chi, sono So" disse la voce di suo fratello dall'altoparlante. Proseguì "Che novità ci sono? Saru-Dan III è molto ansioso di conoscere gli esiti delle tue ricerche"
 
"Ciao, So" rispose Chi "Immaginavo che il Sommo Tecnocrate fosse in attesa ma, purtroppo, non ho ancora molto da riportare. Abbiamo fatto degli interessantissimi ritrovamenti, ma necessitiamo di effettuare esami e riscontri molto più approfonditi. Purtroppo questo significa che i tempi di lavoro si allungheranno e, pure, di parecchio"
 
"Avete bisogno di qualcosa in particolare?" Domandò So-Dan.
 
"No, no" replicò Chi "Avvisa solamente Saru-Dan III che, nel più breve tempo possibile, gli manderò per altre vie un rapporto più approfondito."
 
"Va bene, Chi" confermò il prelato dalla sala radio "C'è altro che possiamo fare per voi?"
 
Chi deciso di prendere la palla al balzo e disse "Beh, forse sì. Visto che non è possibile, almeno per ora, prevedere quanto tempo ci vorrà ancora, forse potrebbe essere il caso di lasciar libera la squadra di Geneve in quanto qui non ha nessuna incombenza da assolvere se non quella di aspettare noi, mentre sicuramente potrebbero avere cose più utili ed importanti da fare presso la loro sede."
 
"Basterà che ci lascino le provviste che erano previste per tutto il gruppo. Per noi, che siamo solo in cinque, basteranno per un lungo periodo. A proposito, So" disse poi con nonchalance "Sai che zia Choo-Dan ha ancora quel suo vecchio vizio?"
 
Ci fu un istante di silenzio da parte di So. Poi replicò "Ah, sì? eh, beh, che ci vuoi fare. Non cambierà mai. Allora ti saluto, Chi. Fatti sentire presto."
 
"Ok, So. Ci sentiamo" concluse Chi-Dan, chiudendo la comunicazione
 
"Dottore" lo interpellò Rochat non appena furono di nuovo sulla via di ritorno al campo "Guardi che per noi non è un problema restare qui a sua disposizione. Qualunque necessità..."
 
"Lo so" lo interruppe Chi "Ma non è realmente necessario che perdiate di più del vostro tempo. Con i problemi, poi, di contaminazione della piramide potrebbe risultare anche estremamente pericoloso per tutti voi restare in zona"
 
Nel frattempo erano tornati nuovamente al campo e, quindi, Chi approfittò per salutare il prelato e congedarsi da lui prima che avesse il tempo di replicare.
 
Tornò immediatamente alla piramide e percorse rapidamente il corridoio discendente. Arrivato alla porta nascosta inserì il disco-chiave all'interno del suo alloggiamento ed entrò nella base sotterranea tramite la porta che immediatamente si richiuse alle sue spalle.
 
Aggiornò brevemente gli altri degli sviluppi della situazione e disse loro che, da quel momento in poi, non vi sarebbe stata più alcuna comunicazione verso la Celeste Sede attraverso il normale canale radio.
 
Venne deciso di comune accordo come proseguire il lavoro di esplorazione della base. La squadra venne divisa in tre gruppi di lavoro. Del primo avrebbe fatto parte l'esperta Mae-Jong affiancata dall'apprendista Foye-Xan. Il secondo gruppo sarebbe stato costituito dall'istintivo Roen-Jon assistito dall'attenta e riflessiva Chu-Ju mentre Chi-Dan avrebbe lavorato per conto proprio.
 
"Bene, ragazzi." disse Chi concludendo la breve riunione "Ora ci prenderemo qualche ora di riposo. Domattina, freschi e riposati, cominceremo l'esplorazione di questo posto."
 
Il mattino successivo venne richiamato l'elevatore al piano e, con questo, la squadra discese al livello sottostante della struttura.
 
 
* * *

 
Appena la porta si aprì, sbarcarono dall'elevatore e si divisero come avevano stabilito. Mae e Foye iniziarono esplorando la parte sinistra del corridoio mentre Roen e Chu provvedevano al medesimo compito dal lato destro; Chi-Dan, dal canto suo, avanzò lungo il corridoio che, come la volta precedente, si illuminava man mano che qualcuno ci transitava.
 
Giunta alla prima porta Mae provò il meccanismo di apertura e questa, immediatamente, ruotò su sé stessa senza il minimo rumore. All'interno della stanza si accesero istantaneamente le luci e poté vedere che si trattava di un vano discretamente ampio e sommariamente arredato con un letto posto accanto alla parete di destra, un tavolino appoggiato alla parete opposta affiancato da una sedia ed un piccolo armadio a tre ante in centro alla parete di fronte alla porta. A fianco di questo una seconda porta dava accesso ad un piccolo, ma efficiente locale dotato di doccia, lavabo e di tazza WC. Evidentemente era l'alloggio di qualcuno dei membri della squadra di lavoro di questa antichissima base. Tutto era perfettamente al suo posto quasi che fosse stato lasciato dal suo proprietario solo pochi istanti prima e Mae ebbe la spiacevole sensazione che questi avrebbe potuto tornare da un istante con l'altro sorprendendo loro due, intrusi, nella sua camera.
Il pensiero era, ovviamente, ridicolo visto che colui che nel passato aveva occupato quella stanza era morto da così tanto tempo che la sua stessa polvere si era dissipata secoli e secoli addietro, ma restava il fatto che si sentiva come un'intrusa a frugare fra le cose presenti in quella stanza.
 
Assieme a Foye uscì dal locale avvicinandosi alla porta successiva lungo il suo lato di corridoio. Azionò anche questo meccanismo di apertura e la stanza interna si illuminò come la precedente. Si guardò un attimo attorno e realizzò che, a parte qualche piccolissimo particolare di natura personale, la stanza era esattamente la fotocopia dell’altra. Senza perdere ulteriore tempo proseguirono per l'uscio successivo e quello dopo ancora solo per trovare stanze dopo stanze tutte della medesima natura: alloggi privati per il personale della base.
 
Dalla parte opposta del corridoio la coppia costituita da Roen e Chu non stava avendo migliore successo, poi, improvvisamente, udirono un "Hurrà!" entusiastico lanciato da Foye. Quasi immediatamente fu raggiunto da Mae seguita a poca distanza da tutti gli altri membri della squadra.
 
"Si mangia!" gridò ridendo il giovane tirocinante.
 
Mae guardò all'interno del locale e vide che si trattava di una sala molto grande con file di tavoli affiancati da panche di legno; una tipica sala mensa. I secoli potevano anche essere passati e gli antichi essere particolarmente evoluti ma, quando si trattava di creare un luogo adatto a dare pasti alle ore canoniche, nessun architetto poteva inventare qualcosa di veramente nuovo.
Infatti, come prevedibile, dalla parte opposta dell'ingresso un'altra porta a due ante opposte portava ad un locale chiaramente utilizzato come cucina. La cosa più impressionante era che, come già visto nelle stanze private, tutto sembrava nuovo e perfettamente conservato come se la base fosse stata abbandonato solo qualche istante prima.
 
Man mano che l'esplorazione avanzava si resero conto che la struttura si stava rivelando molto più grande di quanto era sembrato a prima vista. Pur non avendo la possibilità di verificarlo con strumentazioni adeguate ad occhio e croce doveva occupare per intero l'area compresa fra le tre principali piramidi e l'enorme enigmatica statua raffigurante un essere mezzo animale e mezzo donna che si trovava un po' più in là.
 
Quasi di fronte al locale mensa videro un'altra porta. Chi in persona si avvicinò ad essa e la aprì. Di fronte a lui si espandeva un ampissimo locale contenente alcune sedie poste accanto a tavoli sui quali troneggiavano apparecchiature di dubbio utilizzo. Lungo le pareti, poi, interminabili fine di scaffalature su cui facevano bella mostra innumerevoli libri, riviste, dischi di plastica metallizzati e cubi dall’aspetto cristallino. Il giovane archeologo restò ammutolito per alcuni istanti davanti a questa visione. Gli sembrava di essere in paradiso: mai era stato rinvenuto un tale enorme numero di reperti provenienti da un passato così remoto ed in un così perfetto stato di conservazione. Ogni archeologo vivente o del passato avrebbe volentieri donato metà dei propri organi per una scoperta del genere!
 
Ancora il suo sguardo vagava affascinato fra quelle meraviglie del passato quando udì un concitatissimo Foye-Xan che annunciava di aver trovato un secondo elevatore poco più avanti al termine del lunghissimo corridoio. Tutti uscirono dalla biblioteca per vedere la nuova scoperta.
 
"A questo punto" disse Chi "è necessario provvedere ad un nuovo rimpasto della squadra"
"Tu, Mae," proseguì "assieme a Chu, provvederete a controllare e fare una prima catalogazione del materiale presente nella biblioteca mentre io, Roen e Foye andremo a vedere dove porta questo nuovo elevatore”.
 
Tutti i membri della squadra annuirono e subito si separarono, ognuno in direzione del proprio nuovo incarico.
 
* * *

 
Il giovane archeologo, accompagnato dall'assistente Roen e dal tirocinante Foye, entrò nella cabina del nuovo elevatore che si rivelò identico al precedente. Anche questo, infatti, era dotato del solo pulsante di avvio il che significava che poteva percorrere solamente una precisa tratta, da un punto all'altro, senza tappe intermedie. I tre occupanti si guardarono per un istante l'un l'altro poi Chi premette il pulsante di avvio. Immediatamente la porta scorrevole si chiuse e l'elevatore si mosse. Come si erano aspettati, anche questa volta la direzione fu verso il basso.
 
'Ma quanto è estesa questa struttura?!' pensò fra sé Chi
 
Il tragitto, questa volta, fu molto più breve indicando che il nuovo livello era posto di poco al di sotto del precedente. Infatti pochi istanti dopo essere partito l'elevatore si fermò e la porta scivolò nuovamente a lato rivelando un nuovo corridoio illuminato solo per pochi metri innanzi a loro. Uscirono dalla cabina e, mentre l'elevatore tornava a chiudersi alle loro spalle, iniziarono l'esplorazione del nuovo livello. Le prime porte che incontrarono davano accesso ad alcuni locali di medie dimensioni. Alcuni erano stipati di contenitori di diverse misure, i più piccoli di questi erano posti su scaffalature metalliche sistemate lungo le pareti, mentre quelli maggiormente voluminosi stavano accatastati al centro dei locali stessi. Evidentemente si trattava di magazzini anche se ancora nessuno di loro era in grado di indicare che tipo di merci potessero contenere. Altri locali, invece, erano dotati di diverse apparecchiature, molte delle quali di natura assolutamente sconosciuta ai giovani archeologi. Dal tipo di arredamento e dalla gestione degli spazi era, comunque, presumibile che si trattasse di laboratori o di officine.
Man mano che l'esplorazione del livello proseguiva Chi-Dan cominciava a farsi un'idea dell'organizzazione della struttura. Al primo livello si trovava quella che poteva definirsi l'area logistica dotata di alloggi del personale, locale mensa, biblioteca, eccetera mentre il livello inferiore, più protetto e meno accessibile, costituiva l'area operativa della base. Già, ma quale tipo di operatività poteva avere una base ipogea nascosta al centro di una terra di nessuno? Questa era la questione che maggiormente tormentava Chi.
 
I tre erano intanto giunti al termine del corridoio. Qui vi era una porta a doppia anta dall'aspetto decisamente solido. Si avvicinarono e sfiorarono il contatto di apertura posto a lato. Le massicce porte scorsero lateralmente rientrando nella parete e immediatamente file e file di pannelli luminosi posti sul soffitto presero ad accendersi rivelando un'enorme sala piena di apparecchiature e monitor in perfetta efficienza. Vista la dimensione del locale si separarono dividendo idealmente la sala in tre settori. Erano tutti sorpresi dal perfetto funzionamento di ogni singola macchina. Era pazzesco pensare che tutti quegli strumenti, dopo millenni di totale inattività, avessero potuto tornare in funzione senza problemi come se fossero stati spenti giusto qualche ora prima. La scienza degli antichi era sempre di più fonte di stupore.
 
Chi si guardò attorno provando una sensazione di disagio, come di un déjà-vu; non riusciva a capire in che modo tutte quelle strane, antichissime apparecchiature gli risultassero, in qualche maniera, familiari. Poi, improvvisamente, un ricordo balzò all'attenzione della sua mente. Si rammentò che durante gli anni scolastici della sua infanzia, aveva visto un'immagine raffigurante l'interno della sacra sala di controllo del Goddafin presso la Celeste Sede; le apparecchiature, i monitor e tutto il resto di buona parte della sala in cui si trovava era praticamente identico a quella dell'immagine nei suoi ricordi. La consapevolezza di questa equivalenza non fece altro che renderlo ancora più confuso: che diamine c'entrava una sala di controllo del Goddafin in una base sotterranea in cui non c'era alcun raggio di energia da gestire?!
 
Ancora con la mente intenta a cercare una spiegazione, Chi proseguì nell'esplorazione della vasta sala. Oltrepassata l'area delle apparecchiature di gestione del Goddafin si ritrovò al cospetto di un grandissimo monitor di fronte a cui stava un complesso banco di comando ed una grande poltrona girevole dotata di ruote per permettere al suo occupante di spostarsi agevolmente da un lato all'altro dell'esteso quadro gestionale. Come prevedibile scritte e scale presenti nei diversi quadranti e schermi non erano certo di aiuto per capire le loro funzioni visto che erano tutte raffigurate nella sconosciuta lingua degli antichi. Ad ogni modo quello che attrasse di più la sua attenzione era il gigantesco monitor che lo sovrastava. Vi era raffigurato una sorta di reticolo costituito da piccoli punti e linee chiare su sfondo nero. Alcuni di questi puntini erano lampeggianti e avevano a fianco delle minuscole scritte azzurrine. Chi notò che quasi tutte queste luci si trovavano in corrispondenza di altrettanti indicatori, un poco più grandi e di colore giallo, sopra cui lampeggiavano, nel medesimo colore, delle sequenze di tre cifre. Contò ben sessanta di questi cerchietti disposti su due file ordinate e parallele a parte uno di questi che si trovava all'incirca al centro dello schermo, fuori linea rispetto a tutti gli altri. Continuando ad osservare lo schermo il giovane archeologo vide che attorno ad ognuno di questi punti gialli ve n'erano, poi, degli altri, lievemente più piccoli e di colore violetto, disposti a raggiera come le corolle dei petali stanno attorno al nucleo di un fiore. Anche sopra a questi ulteriori segnali vi erano codici di tre cifre nel medesimo colore.
 
Tutti questi punti erano collegati fra loro, in catena, da una ragnatela di sottili linee bianche. La vista dell'insieme era affascinante anche se ancora incomprensibile. Cosa poteva essere quello che era rappresentato su quel monitor? Chi seguitò ad osservare la complicata trina di luci che occupava l'intero schermo; tutto era immobile a parte il lampeggio dei puntini con le scritte azzurre. Improvvisamente uno di questi, quasi impercettibilmente, iniziò a muoversi allontanandosi dal corrispondente cerchietto giallo presso cui stava fino a qualche istante prima. Il puntino azzurro continuò il suo lentissimo movimento seguendo una delle linee bianche che si dipartivano dal suo luogo di origine. Chi-Dan spostò un momento lo sguardo sul cerchietto giallo da cui si stava allontanando e vide che sopra ad esso troneggiava la sequenza numerica 121. Ritornò a guardare incuriosito il puntino azzurro che proseguiva la propria corsa; ora stava avanzando molto più rapidamente e, dopo qualche istante, giunse in una zona dove due linee bianche si incrociavano fra di loro. Il suo segnale si spostò lungo la riga incrociata proseguendo il suo movimento nella nuova direzione.
 
Il giovane archeologo lasciò nuovamente il puntino in movimento riprendendo a scorrere con lo sguardo lungo la fila dei punti gialli posti più in alto. Andando verso destra, dopo una quindicina di cerchietti, la sua attenzione fu catturata da uno di questi su cui figurava il numero 100. Corrucciò la fronte assorto nel tentativo di afferrare un pensiero che gli si era affacciato nella mente ma che, come un bambino dispettoso, continuava a sfuggirgli non appena cercava di raggiungerlo. Poi ricordò le parole che suo zio Saru-Dan gli aveva detto il giorno in cui erano partiti dalla Celeste Sede. Egli aveva accennato ad un'enorme rete di collegamenti fra le cupole percorribile con quelle capsule su cui loro stessi avevano viaggiato. Ricordò anche che lo zio lo aveva fornito di una card con cui attivare la capsula rivelandogli, nel contempo, che per impostare la destinazione a cui si voleva arrivare si doveva digitare un codice di tre cifre.
 1-2-1 era la sequenza da digitare per andare alla cupola di Geneve mentre 1-0-0 era il codice necessario per tornare alla Celeste Sede... La rivelazione lo colpì d'improvviso: quello che stava osservando su di un gigantesco monitor all'interno di una sala sotterranea sepolta in mezzo alla terra di nessuno altro non era che una rappresentazione grafica in tempo reale dell'intera rete della nemikrel!
 
Ogni cosa cominciava ad avere un senso e Chi immaginò che quel puntino azzurro che si muoveva, come del resto anche tutti gli altri puntini simili, doveva essere sicuramente una capsula identica a quella che loro stessi avevano usato per il loro viaggio. Gli sovvenne, poi, ciò che Saru-Dan gli aveva riferito: solamente lui e gli staman delle diverse cupole erano a conoscenza dell'esistenza della rete nemikrel, quindi quel puntino azzurro che continuava a muoversi ormai in modo ben visibile stava con ogni probabilità a significare che lo staman De LaCroix, o qualche suo inviato, stava viaggiando in nemikrel per recarsi segretamente da qualche altra parte. Chi prese mentalmente nota di vedere più tardi quale sarebbe stata la destinazione finale della capsula mentre le potenzialità che quella scoperta aveva intrinseche stavano iniziando a prendere forma nel suo pensiero.
 
La porta di ingresso della sala si aprì interrompendo il suo ragionamento. Mae entrò nel locale puntando decisamente verso di lui; il viso di lei aveva un'espressione strana, gli occhi fissi davanti a sé.
 
"Che c'è, Mae"" la accolse al suo arrivo accanto a lui "Qualcosa non va?"
 
"Vieni con me, ora" replicò lei con un tono apatico di voce poi, senza aspettare una risposta, girò su sé stessa e ripartì nella direzione da cui era arrivata.
 
'E ora che cosa sarà successo?' si domandò attonito Chi apprestandosi a seguirla.
 
* * *

 
Mae si diresse verso l'elevatore mentre Chi la seguiva a poca distanza. Avrebbe voluto chiederle di aspettare più tardi per poter continuare a studiare la postazione di controllo della nemikrel ma, vista l'espressione attonita dipinta sul viso della giovane collega, si rendeva conto che doveva essere successo qualcosa di particolarmente grave. Entrò con lei nella cabina restando in silenzio per i pochi istanti del tragitto ascendente. La porta si aprì nuovamente e Mae si avviò in direzione della biblioteca.
 
"Ma, cosa è successo, Mae?" azzardò Chi.
"Vieni e potrai vedere tu stesso" replicò la ragazza senza aggiungere altro.
 
Entrati nella biblioteca lo condusse verso uno dei tavoli sopra cui stava una delle strane apparecchiature degli antichi.
 
"Siediti e guarda" lo invitò e lui, con espressione un po' smarrita, obbedì.
"Innanzi tutto" esordì "ho scoperto che i cubi semitrasparenti che ci sono sulle scaffalature sono dei potentissimi dispositivi di memorizzazione come non ne abbiamo mai avuti. Ognuno di essi è in grado di contenere un numero enorme di informazioni e gli strumenti che stanno qui sui tavoli sono le apparecchiature necessarie per poter visionare quello che i cubi contengono."
"Stavo appunto provandone qualcuno" proseguì dopo una breve pausa "quando mi sono imbattuta in questo"
 
Mae raccolse dal tavolo uno dei dispositivi cristallini che stavano sparpagliati attorno e lo inserì in un apposito alloggiamento dell'apparecchiatura. Si udirono dei ticchettii seguiti da un lieve sospiro simile a quello di una piccola ventola che viene azionata. Al di sopra dell'apparecchiatura si materializzò una figura olografica tondeggiante che, quasi immediatamente, si trasformò in un'immagine più nitida raffigurante un corpo sferico verde e azzurro striato di bianco. Contemporaneamente attraverso apposite griglie fuoriuscì una voce, proveniente da un remotissimo passato, che iniziò a parlare in uno strano ma musicale idioma: era la lingua degli antichi che nessuno al mondo aveva mai udito!
 
Nonostante l'emozione provocata da questo Chi era ancora più affascinato da ciò che stava vedendo. Gli bastarono pochi istanti per riconoscere nell'immagine una raffigurazione tridimensionale della Terra come se fosse vista da un punto esterno, nello spazio. L'immagine si ingrandì e subito furono visibili una serie di quelle che parevano minuscole macchie poste a distanza regolare l'una dall'altra tutto attorno alla sfera. Il punto di vista della rappresentazione si avvicinò ulteriormente a questi minuscoli puntolini che apparivano essere posizionati lungo due immaginari anelli posti ad una certa distanza dalla superficie del pianeta. Finalmente l'immagine si avvicinò ad essi abbastanza da poterne vedere i particolari. Ognuno di questi si rivelò essere un artificio, probabilmente di notevoli dimensioni, di forma cilindrica e dotato di due enormi ali dall'aspetto metallico le quali, man mano che nel corso dell'animazione la Terra ed i suoi satelliti artificiali si muovevano in sincrono, continuavano a variare il loro orientamento in modo tale da puntare sempre verso il Sole che nella raffigurazione non si vedeva ma si intuiva dal gioco di ombre e riflessi.
L'animazione proseguì, poi, mostrando i raggi stessi del sole che giungevano a colpire le enormi ali aperte dei satelliti geostazionari posti sul lato diurno. Queste venivano automaticamente orientate in modo che una parte dei raggi raccolti venisse riflessa verso il successivo satellite della virtuale catena in direzione del lato notturno ripetendo questo rimpallo da satellite a satellite finché ognuno di essi poté ricevere la sua quota di raggi solari a prescindere dalla sua posizione orbitale.
Il video, in seguito, cambiò nuovamente l'inquadratura e uno di questi satelliti giunse in primo piano. Ruotando lentamente il punto di vista dell'osservatore la sua parte inferiore, quella rivolta verso la superficie del pianeta, divenne visibile. Da qui un grande fascio luminoso di notevole spessore fuoriusciva dirigendosi verso il pianeta sottostante. La telecamera virtuale iniziò, a quel punto, una vertiginosa discesa, sempre più veloce, lungo questa portentosa colonna di energia fino a giungere, al suo opposto estremo, all'interno di una grande cupola sita sulla superficie del pianeta passando attraverso un apposito enorme foro posto sulla sommità della struttura ricevente.
Le immagini olografiche continuarono a seguire il fascio di energia all'interno della cupola e, una volta giunti nelle profondità della colossale struttura, tramite appositi macchinari il fascio di pura energia venne smistato lungo interminabili condotte forzate poste a grande profondità sotto la superficie fino a giungere ad altre strutture, totalmente sotterranee, di dimensioni più ridotte. Qui ogni raggio veniva ulteriormente suddiviso in rivoli di energia sempre più sottili terminando la sua folle corsa in quelli che sembravano degli edifici stilizzati o apparecchiature di vario tipo.
 
Così come era iniziato, su quest'ultima inquadratura il video terminò. L'ipnotico suono dell'arcana voce si azzittì mentre l'immagine dapprima perse la sua nitidezza per poi affievolirsi e scomparire. Chi restò immobile continuando a fissare il punto sopra all'apparecchiatura dove, fino a pochi istanti prima, danzavano le immagini olografiche. Il silenzio assunse quasi una consistenza fisica. Lo shock dovuto a quanto visto lo aveva lasciato totalmente incapace di proferire parola.
Lentamente la rivelazione inziò a farsi strada dentro la mente del giovane archeologo. Tutto quello che conosceva, a cui aveva sempre creduto e su cui si era sempre basata la vita sua e di tutti gli altri esseri viventi della Terra era... un'impostura!. Il dio benigno che donava energia ai suoi eletti e che dirigeva il suo popolo verso un destino designato, ogni cosa su cui tutto il mondo conosciuto si era basato per millenni era FALSO!
 
Lentamente, tremando visibilmente, Chi si volse, con gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta, verso Mae che per tutto il tempo della proiezione era stata una silenziosa presenza alle sue spalle. Lei annuì lentamente per fargli capire che anche lei aveva subito il medesimo smarrimento che lui stava provando in quel momento.
Gli si avvicinò ulteriormente chinandosi e lo abbracciò. Ogni parola sembrava vuota, inutile. Lui, istintivamente, ricambiò l'abbraccio; in quel momento null'altro poteva esistere al di fuori del bisogno di tenersi stretti l'uno all'altra, in silenzio, nel tentativo di proteggersi in qualche modo dal vuoto siderale che si era formato dentro alle loro menti e alle loro anime.
 
Una lacrima luccicò nello sguardo di Mae, si ingrandì e travalicò il bordo dei suoi occhi. Lentissimamente prese a scorrere lungo il viso della giovane rigandole una gota e terminando la sua effimera vita sulla guancia di Chi.
 
* * *

 
Superato il momento di smarrimento i due giovani archeologi si lanciarono in una ricerca approfondita per trovare conferme di quanto rivelato nel video e, con sconcerto, realizzarono in breve che il Goddafin era realmente una creazione della scienza degli antichi che nulla aveva a che fare con divinità o popoli eletti. La cosa più snervante della situazione era costituita dal sapere che in quella stanza erano contenute tutte le risposte alle loro più profonde domande ma, per quanto li riguardava, era come se fossero sulla faccia oscura della luna. Non solo l'audio esplicativo dei filmati ma pure tutti gli innumerevoli documenti e volumi presenti in quel luogo erano redatti nella elegante, bellissima ma totalmente aliena lingua degli antichi!
 
"Maledizione!" imprecò Chi-Dan, infine, al colmo della frustrazione "Abbiamo davanti il sogno di qualsiasi scienziato mai esistito su questa terra e non siamo in grado di farci nulla perché la chiave interpretativa di tutto questo scibile è andata perduta millenni fa"
 
Ripresero la consultazione dei volumi allineati sugli scaffali della stanza. Chi si occupava del contenuto sito lungo il lato destro del locale mentre Mae faceva la medesima cosa lungo il lato sinistro. Dall'altra parte della biblioteca Chu-Ju stava inziando la catalogazione dei reperti trovati.
 
Il lavoro da svolgere era abbastanza semplice ma richiedeva precisione e delicatezza. Chu era senz'altro la persona più adatta a svolgerlo in quanto particolarmente meticolosa e pacata. Dopo un po' di tempo, però, anche lei iniziò ad avvertire la stanchezza dovuta alla monotonia del lavoro. Prendi un documento, dai un'occhiata veloce, registralo e posalo nuovamente. Il non capire nulla di quanto scritto su ognuno di essi non la aiutava certo a svolgere più allegramente il compito. Posò sulla pila degli oggetti catalogati l'ennesimo foglio ricoperto da sconosciuti vocaboli quando questo, non ben appoggiato, scivolò di lato e cadde a terra. Chu-Ju lo intravvide con la coda dell'occhio e si voltò, chinandosi, per raccoglierlo. Questo era caduto con la prima facciata verso il pavimento per cui stava mostrando la sua parte posteriore. Chu rimase bloccata a metà del gesto di raccoglierlo; la scrittura presente su questa facciata era totalmente diversa da tutto il resto visto fino a quel momento. Non capiva ugualmente quello che vi era scritto ma una voce in fondo alla sua mente le stava dicendo che c'era qualcosa di vagamente familiare. Si risolse a raccoglierlo poi, in fretta, si avvicinò a Chi-Dan.
 
"Dottor Chi" esordì la giovane tirocinante "Ho trovato questo strano documento."
 
"Sì, Chu" replicò lui in tono distratto senza voltarsi in quanto stava consultando un grosso libro in cui belle illustrazioni a colori mostravano per l'ennesima volta il funzionamento della rete Goddafin.
 
Prese il foglio che la ragazza gli stava porgendo e, dopo avergli dato un'occhiata di traverso, lo posò sullo scaffale davanti a lui, continuando l'attività che lo aveva impegnato fino al momento dell'arrivo della tirocinante. Spostò un paio di altri volumi poi, improvvisamente, si bloccò con un libro nella mano destra sospesa per aria. Posò il volume sul ripiano che aveva davanti agli occhi e tornò a prendere il foglio che Chu gli aveva dato qualche istante prima. Lo guardò e venne ricambiato dalla vista della solita sfilza di segni utilizzati dalla lingua degli antichi poi, come preso da un'ispirazione, lo voltò dalla parte opposta. Guardò la prima riga contenuta sulla pagina e sul suo viso transitò un'espressione inizialmente assorta, che, in breve, trasecolò nella sorpresa fino ad arrivare all'incredulità.
 
"Mae, presto!" incalzò Chi con gli occhi fissi sul foglio di carta che aveva in mano.
 
"Che c'è, Chi?" si affrettò la giovane collega "Cosa hai trovato?"
 
L'archeologo le mostrò il documento dal lato opposto a quello redatto nella lingua degli antichi.
 
"So che anche tu hai studiato con il professor Wono-Gan" le disse
 
"Certo che sì" confermò Mae
 
"Guarda questo foglio e dimmi se non vedi qualcosa di familiare" concluse lui
 
La ragazza scrutò con attenzione il foglio che Chi le aveva dato ed ebbe la medesima reazione avuta dal collega.
 
"Ma questi caratteri" riuscì, infine, a dire "sono una varietà dell'antica lingua Indi!"
 
"Già" replicò Chi-Dan "una lingua scomparsa ancor prima del secondo millennio dopo il Goddafin"
 
"Ho dovuto sudare sette camicie" ricordò Mae "per superare quell'esame assurdo ma ora sono felice di aver intrapreso quel corso di specializzazione"
 
"Vediamo se riusciamo a capire cosa c'è scritto" Suggerì Chi.
 
Si sedettero accanto ad uno dei tavoli liberi cercando di penetrare il significato dei caratteri tondeggianti che riempivano l'antico documento. Ogni volta che ai due pareva di riconoscere le caratteristiche di un vocabolo particolare qualcosa nei caratteri grafici usciva dallo schema appreso a suo tempo ed il significato di quanto scritto tornava a nascondersi nel mistero. Poi Mae ebbe un'intuizione e, dopo un paio di tentativi, riuscì finalmente ad individuare la chiave di lettura dei caratteri di quella lingua antica.
 
"...Uso degli occhi...?!" tradusse tentennando scorrendo il dito lungo i caratteri costituenti la prima riga del foglio "Ma cosa diamine...."
 
"No, attenta!" intervenne Chi "Guarda questo carattere in mezzo. Non occhi ma visione!"
 
"Eh?" replicò la ragazza "Oh, già, sì. Visione... ma che significa?"
 
Alzò gli occhi dalla pagina guardandosi un momento attorno poi, spalancando gli occhi, si batté una mano sulla fronte ed esclamò "Sì! Ecco! Non visione.... Visore! Già! Ecco cos'è 'Uso dei visori'!"
 
Chi la guardò per qualche istante con lo sguardo un po' stupito poi, ridendo, aggiunse "Ragazza, hai ragione! Abbiamo trovato il libretto di istruzione per l'uso di quelle apparecchiature per leggere i cubi video!"
 
Provarono a leggere secondo la nuova chiave di interpretazione le righe successive ed ebbero la conferma che il documento era perfettamente traducibile. La cosa che più li entusiasmava, però, era che lo schema di composizione dello scritto ricalcava esattamente quello della facciata opposta redatto nella lingua sconosciuta degli antichi. Questo poteva significare solo una cosa: avevano probabilmente trovato la chiave per interpretare e capire tutto quello che era contenuto in quella enorme, fantastica biblioteca. Le conoscenze e la scienza degli antichi erano, praticamente, a portata di mano!
 
"Con questa scoperta potremo finalmente capire quello che sta dietro a tutto questo e al Goddafin!" disse Mae piena di entusiasmo.
 
"Già" replicò Chi con altrettanta enfasi poi, mentre la collega si alzava per recarsi a prendere carta e penna dal tavolo accanto, un'ombra attraversò il viso del giovane archeologo. Un inquietante pensiero si era affacciato alla sua mente e lo aveva lasciato particolarmente turbato. Come avrebbe preso la cosa Saru-Dan III? Tutto il suo potere e la sua vita erano legati a triplo filo alla divinità del Goddafin. Cosa sarebbe successo nel momento che la loro incredibile scoperta fosse divenuta conosciuta da tutti?
   
 
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