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Autore: Bloody Wolf    28/03/2019    3 recensioni
Storia partecipante alla Prompt Challenge del gruppo FB "Il Giardino di EFP".
Deadpool si ritrova a fronteggiare uno Spider Man incoerente, un giorno si odiano e un giorno si amano.
L'amore è sempre... strano.
SpideyPool | 4803 parole| NonSense | Humor
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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[ 4803 parole | SpideyPool | Humor | OtherVerse ]
Questa storia è nata dal prompt di NekoRika che ringrazio infinitamente perchè davvero <3 nonostante non so quanto io abbia mantenuto il suo  prompt, io mi sono divertita a scrivere su sti due... idioti XD 
Dimmi cosa ne pensi e se anche solo l'idea è in linea con ciò che mi avevi chiesto!
Vi avverto che ci saranno parti in cui spero si riesca a capire che Deadpool, esattamente come nel fumetto, parla con altre voci nella sua testa e, in questa storia, saranno come parlate quindi Peter effettivamente le sentirà.
E' una storia senza senso alcuno e che veramente è stata partorita dal nulla quindi chiedo scusa se i personaggi risultano OOC oppure altro... 
Detto ciò vi abbandono alla lettura di codesto scempio XD

PS: come sempre grafica fatta da me,non rubate perchè potrei mordere U.U


 

“Che hai combinato?”

Spider Man atterrò con grazia sul marciapiede mentre si guardava attorno stupefatto e scioccato da tutto ciò che lo circondava, si portò le mani alla testa cercando di darsi un contegno.

Delle budella caddero da una finestra del secondo piano di un condominio limitrofo e lui si obbligò a non guardare con troppa enfasi quello scempio, inorridendo.

“Spidey che piacere vederti! Come puoi ben notare ho ripulito la città da questa... feccia.”

L’uomo in tuta rossa e nera si girò a guardare quel ragazzino che affollava i suoi pensieri da fin troppo tempo, rinfoderò le katane e alzò una manina scuotendola in maniera vistosa per farsi vedere.

“Li hai uccisi?”

Deadpool si voltò a guardare quei corpi senza vita e, con indifferenza, spostò con un piede la testa mozzata che aveva vicino a sé, spingendola sotto all’autovettura parcheggiata, fischiettando innocentemente.

“Sì… cioè no… ni…” puntò un dito inguantato verso il giovane prima di riprendere a parlare “...ho salvato dei poveri innocenti da questi ladruncoli da quattro soldi, dovresti essere fiero di me.”

Parker si portò una mano al volto coperto dalla maschera e gemette addolorato da quella situazione, stava impazzendo per colpa di quel mercenario indisciplinato ed incorreggibile; erano mesi che gli vorticava attorno ed era sempre peggio, era difficile da gestire e da controllare, esattamente come gli aveva detto Fury.

“Dovevi consegnarli alla polizia, l‘accordo tra noi prevedeva questa clausola e non… questo.”

Nella voce del giovane si insinuò una vena crudele, rabbiosa mentre allargava le braccia per indicare quel casino. Quelle morti erano tutte “evitabili” ma quell’idiota non era capace di moderarsi!

Stava per esplodere ed insultare quel finto supereroe da strapazzo quale era, quando un’anziana signora si affiancò a lui per parlare con l’altro.

“Nonostante i suoi modi discutibili devo ringraziarla, questi assassini settimana scorsa hanno ucciso un’intera famiglia e, se non fosse stato per lei, noi saremmo stati i prossimi quindi la ringrazio.”

Fece un piccolo inchino alla vecchia piegando il corpo con sicurezza guardandola mentre se ne andava lasciando soli i due, Deadpool si avvicinò a Spider man lasciando che un braccio gli scivolasse sulle sue spalle.

“Te l’avevo detto che ho salvato degli innocenti. Comunque sia, potremmo trovarci ogni tanto e...”

Parker negò e gemette con la testa guardando quell’uomo con un cipiglio rabbioso stampato sulla maschera, sì incamminò togliendosi di dosso quel braccio dalle proprie spalle e cercò di parlare con calma in modo da farsi capire da quell’ultimo.

“E’ il modo in cui lo fai che è sbagliato! Noi dobbiamo salvare la gente non trucidarla...”

Il mercenario seguì il corpo sinuoso del ragno non udendo una sola parola di ciò che uscì dalla bocca dell’altro, aveva un sedere da favola, adatto a qualsiasi acrobazia da letto.

“Wade dimmi che mi hai ascoltato.”

Il suo sguardo si alzò da quel sedere da urlo e si fissò, stupito, nel riflesso del giovane che lo stava guardando attraverso la maschera con un chiaro disappunto su di essa.

“Sì, ovvio che ti ho ascoltato… parlavi di Tony Stark.”

Spider man semplicemente fece partire una ragnatela andandosene con disinvoltura tra i palazzi, ignorando le urla dell’altro eroe. Non poteva essere così stupido quell’idiota! Non aveva nemmeno menzionato il suo mentore e quello se ne usciva con quello, erano mesi che gli stava attorno ed era forse un miracolo se non aveva ancora scoperto il suo nome.

Sarebbe stata una tragedia di origini mitologiche, un addio perenne alla sua vita segreta se Wade Wilson avesse scoperto la sua identità da innocuo liceale quale era!

“Il signor Stark la sta chiamando.”

Rispose alla chiamata mentre atterrava sul terrazzo di un palazzo del Bronks, si sedette sul serbatoio pieno di acqua ascoltando le parole che provenivano dal proprio mentore.

“Parker, vedo con dispiacere che Deadpool è arrivato prima di te e ha fatto un casino immenso, dimmi qualcosa di sensato per coprire la sua ineguagliabile sete di sangue, ti prego…”

Incassò la testa nelle spalle prima di rispondere, non era ancora riuscito a capire bene il perché ma sembrava quasi che ogni volta che Wade faceva qualcosa, lui doveva essere direttamente coinvolto e ripreso dai superiori, non c’entrava nulla lui!

“Signor Stark io… ha salvato degli innocenti questo è certo ma... non so nemmeno perché voi non lo classificate come un cattivo...“

La risata divertita di Tony gli giunse alle orecchie prima delle sue parole che, trafissero il cuore del giovane come uno paletto di argento. Quella risata era sì divertita ma Peter si accorse di quanto fosse sarcastica e carica di sofferenza. Aveva detto quell’ultima frase come se fosse stata una liberazione, un peso che quelle parole avevano lavato via ma che le avevano rese vere, presenti e ormai dette.

Si sentì sporco per quelle, gli sembrava quasi di aver tradito la fiducia di quel… amico? Nemico? Folle?

Non era mai chiaro nulla se Wade era nelle vicinanze eppure la sua mente lo ricordava, i suoi occhi lo ricercavano continuamente e il suo senso di ragno non o percepiva nemmeno più come una minaccia.

“Anche Loki dovrebbe essere considerato un cattivo eppure è a New York, a piede libero… Saremo anche eroi Peter ma nessuno di noi è senza macchia.”

Ognuno di loro, ognuno nel proprio piccolo mondo aveva dei morti alle spalle, Iron Man prima di essere un mito fabbricava armi, Capitan America era un soldato e come tale uccideva, lui fortunatamente non aveva ancora visto nessun innocente perdere la vita per qualche sua azione ma stava facendo di tutto per evitarlo.

Da un lato Wade uccideva solo i cattivi, come in quel caso aveva a che fare con degli assassini senza pietà, aveva vendicato quelle persone morte inutilmente però…

“Wade è una risorsa, difficile da gestire ed insopportabile nella sua follia ma sa fare il suo lavoro. Trova un modo per gestirlo.”

La chiamata si concluse così, lasciando quell’amaro in bocca del giovane Peter.

Erano mesi che Wade aveva deciso di “aiutarlo”, di essere “utile” alla società e se da un lato era così, c’era l’altra faccia dello specchio che vedeva cadaveri ovunque e distruzione di case o quant’altro.

 

A tutte le unità, rapina a mano armata nella banca …. si chiedono rinforzi, quattro sospettati con circa venti ostaggi. Massima attenzione.”

Peter si ritrovò ad abbassare la maschera e lasciarsi cadere nel vuoto tra i palazzi, la ragnatela si agganciò perfettamente e lo fece volare in alto pronto a lanciarne un’altra per superare quel traffico tipico della città.

Arrivò all’indirizzo della rapina ma si ritrovò di fronte a qualcosa di mai visto:

un uomo, un supereroe come lui che entrava in quella banca ridacchiando mentre afferrava le sue due pistole.

Non lo aveva mai visto così si lasciò cadere atterrando tra i poliziotti che, riconoscendolo, si fecero da parte rispettosi.

Chi è quello?”

Chiese indicandolo con un dito e fissando quel folle che era entrato e si era…

Il rumore degli spari risuonò chiaro e forte nel suo cuore, iniziò a correre Peter sfondando la porta di entrata non aspettandosi la scena a cui dovette presidiare.

I rapinatori erano a terra: uno rantolava senza un braccio, uno era stato tagliato a metà, il terzo era in ginocchiato mentre chiedeva pietà e l’ultimo era stato ucciso con il calco della propria arma conficcata nel cervello…

Gli venne da vomitare guardando quello scempio, che diavolo poteva essere successo in quella banca di così terribile e soprattutto in così poco tempo?

Ehilà compare in calza maglia.”

Peter si voltò trovando il tizio che aveva visto entrare prima, era seduto su uno degli sportelli con una grazia che non gli avrebbe mai attribuito, aveva le gambe accavallate e muoveva la mano verso di lui con un movimento fluido e quasi regale.

La sua voce era bassa e sembrava maliziosa, aveva un tono basso con una carica erotica particolare.

Chi sei?”

Gli ostaggi uscirono dalla porta d’ingresso fuggendo da quella follia, erano salvi ma avevano dovuto vedere quel massacro, uno shock.

Io sono Deadpool, ma tu puoi chiamarmi Pool.”

Gli aveva davvero fatto l’occhiolino quel tizio strano? Arrossì d’istinto il giovane Peter, per fortuna aveva quella maschera a proteggergli i lineamenti.

Sei consapevole di ciò hai combinato qui? Hai massacrato quattro persone.”

Wade si guardò attorno alzando le spalle e scuotendo il capo, cambiò gamba accavallandola meglio di qualsiasi donna da lui conosciuta.

Ho salvato degli innocenti… ed ho incontrato te, Spidey.”

Peter fece un passo indietro mettendosi sulla difensiva a quella dichiarazione, odiava che qualcuno di così ambiguo sapesse chi era, era odioso.

Ti ho visto salvare le persone e ho deciso di farlo anche io, facciamo un accordo...”

Scese atterrando con grazie e sbattendo le mani tra loro prima di allungarne una all’altro eroe.

Diventiamo partner… compagni… x-force… solo io e te.”

Peter si ritrovò a spostare la testa verso destra per cercare di capire cosa intendesse con quelle parole senza un senso compiuto, era strano ma si ritrovò a puntargli un dito contro e a minacciarlo. Gli sembrava quasi di essere seduto ad una scrivania mentre aspettava il diavolo per la classica firma per legare la propria anima.

Non mi importa cosa farai ma non voglio più vedere così tanto sangue, catturare i malviventi VIVI, altrimenti ti combatterò e ti porterò dalle autorità con le mie stesse mani.”

Deadpool si lanciò a terra poggiando i gomiti sul pavimento e appoggiando il mento sulle mani elegantemente incrociate, parlò con calma e ancora con quel tono basso e seducente.

Sapessi ciò che possono fare le mie di mani, Spidey, soprattutto quando ricrescono.”

Saltò indietro attaccandosi al muro con i suoi poteri, quell’uomo era strano, pericoloso dal suo punto di vista eppure i suoi sensi di ragno non glielo segnalavano.

 

Gli faceva male ammettere che, dopotutto, il crimine da quando loro due collaboravano era diminuito parecchio e, nonostante quelle rare volte in cui Wade non riusciva a contenersi, erano sempre lavori puliti ed ordinati… certo il chaos sembrava seguire Deadpool come un’ape attirata dal polline però era davvero una buona risorsa per loro Avengers.

Erano passati cinque mesi da quando avevano iniziato a lottare il crimine assieme e quell’uomo ci aveva provato sempre più spudoratamente con lui, era arrivato anche a zittirlo con le proprie ragnatele pur di farlo ammutolire ma era stato tutto vano.

Era rimasto allibito quando lo aveva visto mettersi in mezzo a sparatorie senza alcun dubbio, si lanciava lì in mezzo e prendeva lui le pallottole che spettavano a degli innocenti; era in quei casi che di solito non si conteneva e distruggeva ed uccideva i cattivi della situazione.

Le sue ferite si rigeneravano ad una velocità assurda e questo lo rendeva pressoché immortale agli occhi degli esterni.

Altra cosa che, in quei mesi aveva imparato, era che Deadpool non era completamente sano nella propria testa, ogni tanto parlava con qualcuno e quel qualcuno rispondeva.

Inquietante, soprattutto quelle prime volte in cui non ne sapeva nulla, sorrise di fronte a quel ricordo che si era stampato per bene nella propria mente.

 

Avevano appena finito di catturare dei rapinatori di bassa lega quando si erano fermati a mangiare qualcosa di poco sano ma sostanzioso.

Due chimichanga, amigo.”

Peter si ritrovò a guardare quell’idiota con occhi dubbiosi, che diavolo aveva appena ordinato con quel nome improponibile?

Vedrai ti piaceranno di sicuro.”

Questa fu la sua unica risposta che gli diede, almeno l’unica sensata che ebbe prima di una serie di in capibili borbottii e imprecazioni.

Non gli piacerà vedrai...”

Stai zitto, Wade.”

Uscite dalla mia testa, coscienze!”

Spider man strabuzzò gli occhi a quelle parole, lo aveva fissato mentre pronunciava quelle frasi senza senso guardandosi in giro come se vedesse davvero qualcuno…

Sei sicuro di aver chiuso casa?”

Sì, ho chiuso sono certo… quasi...merda la vecchia sarà rimasta in casa!”

L’avrà rifatta sul tappeto.”

Quello non era stato l’unicorno di peluche?”

L’anziano che gli aveva allungato l’ordine ridacchiò nel vedere la sua palese perplessità anche con addosso la maschera.

Non farci caso Spider man, Deadpool o Wade chiamalo come vuoi, ha un tumore che si genera e si distrugge in continuo e ogni tanto ha questi momenti di black out con se stesso… tutto nella norma.”

Si girò a guardare i due mentre si grattava la testa con un enorme punto di domanda scritto in fronte.

Che diavolo avete voi due? Oh, quelli sono chimichanga! Ottima scelta Spidey!”

Peter era rimasto colpito dalle parole di quell’uomo, aveva guardato quel cibo da strada e lo aveva semplicemente allungato all’altro ragazzo sorridendogli.

 

Non aveva mai nemmeno chiesto a Wade per cosa combattesse, perché combattere il crimine e tutto il resto ma andava bene così. Era il contrario di lui, era sfacciato e competitivo, non sapeva mettersi dei limiti e non aveva bisogno di spiegazioni, lui agiva e poi chiedeva spiegazioni… sì, anche ai morti.

In tutti quei mesi si era allontanato da lui, lo aveva rifiutato per paura di esporsi a qualcuno che aveva, apparentemente, più problemi di lui eppure…

Perchè se l’era presa così tanto di fronte all’apparente mancanza di udito di Wade? Era sempre stato così, si perdeva facilmente quindi cosa lo aveva fatto arrabbiare più del solito?

“Ha una chiamata da Deadpool.”

Peter sbuffò accedendo alla voce di Wade che si riscoprì essere in una cabina del telefono.

“Spidey ho bisogno di un piccolo favore, mi sono accidentalmente imbattuto in un idiota con manie di suicidio che mi ha fatto esplodere buttandomi contro una cisterna di benzina quindi…”

Peter ridacchiò zittendo per qualche attimo il mercenario per parlare sopra di lui.

“Ti aspetti che io ti creda, Wade?”

Il silenzio calò per qualche attimo prima di sentire una voce all’interno della tuta che richiamava i pompieri vicino ad una bomba di benzina per via dell’esplosione del camion di rifornimento.

“Wade stai bene? Dove sei?”

Non avrebbe avuto motivo per dubitare di lui allora perché aveva aspettato di avere la conferma della polizia? Che diavolo gli stava succedendo?

“Sì, sto bene ho bisogno solo di… il credito del cliente è terminato, mi dispiace.”

Imprecò mentalmente lanciandosi verso quell’angolo di città dove, superato alcuni grattacieli, vide le fiamme che si innalzavano prepotenti verso il cielo assieme ad una coltre spietata di fumo.

I pompieri erano già all’opera quando lui atterrò cercando con lo sguardo la cabina telefonica, aveva il cuore a mille, le orecchie gli fischiavano per via dei suoi sensi da ragno ed evitò per un soffio il corpo di qualsiasi cosa esso fosse.

Dalle fiamme uscì un corpo, intatto e perfetto che sorrideva, camminò verso quell’ammasso di pelle bruciata e… vestiti. Quei pantaloni erano sicuramente di Deadpool, quella cintura era la sua, era difficile da confondere, ne era certo.

“Wade Wilson, Il nostro amabile capo ti cerca ancora, sei la sua creatura perfetta nonostante il tuo schifosissimo aspetto.“

Deadpool si rialzò afferrando le proprie katane e, ridacchiando, si ritrovò a combattere quell’esperimento imperfetto come lui.

 

Le sue spade trafissero quella creatura, l’elettricità scivolò nei meandri delle sue cellule annientandolo mentre Deadpool venne sbalzato dalla parte opposta del rogo. Cadde vicino ad un piccolo vicolo dove, subito si rifugiò.

“Wade dove sei!”

Peter aveva iniziato a correre, non aveva potuto fare nulla per via di quelle fiamme che furiose sembravano lambire qualsiasi cosa corrodendola, aveva aiutato a mettere i salvo chiunque si trovasse nei dintorni lanciando, però, un occhio preoccupato all’amico.

“Wade!”

Peter entrò nel vicolo trovandoci solo la cintura spezzata e bruciata di quel mercenario, se ne era andato di corsa. Merda.

 

Una lunga settimana era passata prima che Peter rivedesse quel folle di Deadpool, si fiondò atterrando vicino a lui che camminava come se nulla fosse.

“Che fine avevi fatto?”

Il chiacchierone si ritrovò a fare spallucce e a ridacchiare parlando con menefreghismo, sembrava quasi che non fosse successo nulla, come se Peter non avesse visto la pelle bruciata dell’uomo.

“Sto bene, moccioso, davvero. Tranquillo.”

Alzò le mani e le appoggiò sulle sue spalle battendogli il palmo un paio di volte, era forse un modo per incoraggiarlo.

“L-Le tue ferite, le ho viste e sono certo che non possono essere già guarite.”

Chiese il ragno stringendo i pugni ed alzando la voce mentre osservava le spalle di Wade che si stavano allontanando, lo vide che si fermava, indeciso se parlare o tacere.

“Non guariranno mai perché non sono ferite, sono cicatrici.”

Riprese a camminare il mercenario, alzò un braccio salutandolo con quella mano che si muoveva in un ciao infantile e stupido. Doveva fermarlo, doveva farlo ma non sapeva fondamentalmente il perché.

Usò la sua ragnatela per ancorargli i piedi a terra, indurì i lineamenti ed ingoiò a vuoto prima di parlare.

“E’ per questo motivo che non ti sei mai tolto la maschera con me? E’ per questo che non hai mai mangiato in mia presenza, che ti giravi e ti ingozzavi piuttosto che mostrare anche solo la bocca?”

Le spalle di Wade si rilassarono mentre la testa annuiva senza girarsi ad affrontare quel giovane supereroe che non aveva nulla a che fare con la feccia che era lui.

Aveva provato a sedurlo, a scherzare con lui e a fare allusioni di qualsiasi genere eppure non aveva mai avuto il coraggio di mostrarsi a lui, era solo un mostro che non meritava nessuno e così doveva rimanere.

 

Altri due criminali consegnati alla giustizia, che te ne pare?”

Spider man aveva iniziato a ridere di fronte a quella palese presa in giro da parte di Wade, aveva preso una corda color arcobaleno e, una volta aggrovigliato uno dei due malviventi, lo aveva appeso come un salame legandolo ad un lampione.

Questa è la mia specialità, Wade! Non rubare la mia firma.”

Deadpool si sedette sulla panchina che avevano lì vicino e accavallò le gambe con non chalance, mettendo anche le mani dietro la testa e canticchiando una canzone degli Wham!.

Tu usi ragnatele, Spidey, io corda d’unicorno! Hai poca fantasia, però la tua risata mi piace quasi quanto sognare di cavalcare un unicorno nudo.”

L’uomo ragno si ritrovò a guardare quel mercenario e, afferrata una lattina abbandonata per strada, la lanciò in testa al rosso. Portò le mani ai fianchi e sbuffò.

Non puoi dire cose di questo genere! Idiota!”

Noi possiamo...”

Ci tocchiamo sempre pensando ad un unicorno, Spidey.”

Perchè, che ho detto?”

Peter si ritrovò a strabuzzare gli occhi ringraziando, per la millesima volta in quegli ultimi mesi, la tuta che Stark gli aveva regalato.

Sospirò prima di parlare nuovamente con un tono quasi imbarazzato e un poco demoralizzato.

Nulla Wade, nulla.”

Si guardarono, forse per la prima volta, attraverso quelle maschere atte a celare segreti ed identità. Si sorrisero complici di ciò che nascondevano.

Che ci facciamo ancora qui, Wade?”

I’m never gonna dance again, guilty feet have got no rhythm...”

DEADPOOL!”

Il mercenario si riprese mettendosi seduto sulla panchina grattandosi la testa in maniera innocente e stupida.

Sei senza speranza.”

Wade rise di cuore, era certo che gli fossero anche scese alcune lacrime divertite da quell’uscita mentre lui se ne rimaneva a scuotere il capo affiancato ad un completo idiota mentre un sorriso stupido e infantile spuntava al di sotto della maschera.

Dovremmo uscire assieme io e te, tenerci per mano lungo il mare ed infine darci dentro come se non ci fosse un domani, ti aspetterei sotto casa cantandoti Careless Whisper degli Wham!”

Il mercenario aveva guardato Peter che, nel frattempo si era alzato in piedi, lo aveva afferrato per un polso e lo aveva semplicemente guidato, prima in una piroletta e poi in un arco indietro sorretto dalle sue forti braccia mentre i loro nasi, attraverso la stoffa, si sfioravano.

Tu. Sei. Matto.”

Wade iniziò a ridere a quelle tre parole, era folle e lo sapeva ma qualcosa di indefinito a livello dello stomaco lo obbligava a continuare, a perseverare quella strada tortuosa ed impossibile.

 

“Mi avevi chiesto di uscire assieme a te una volta… beh, la risposta è sì.”

La sua voce tremava, era debole e si sentì nudo, per la prima volta di fronte a Deadpool, Peter si toccò le gambe per accertarsi di indossare quella tuta che lo proteggeva dal mondo, si sentiva esposto ed impacciato.

Era quello il vero Peter, il ragazzino sotto la maschera, alla fine era solo un mucchietto di ossa senza spina dorsale che non sapeva nemmeno parlare senza balbettare.

“S-Sì, i-insomma…io...”

Un leggero sbuffo da parte di Wade obbligò il respiro del giovane ad interrompersi, doveva parlare, voleva parlare ma la sua lingua sembrava incollata al palato con quelle stesse parole.

“Spidey, sei giovane e, nonostante io non ti abbia mai visto in volto, sono certo che tu meriti di meglio di… me.”

Quelle parole sembravano sofferte, piene di un dolore assurdamente intenso e, per un solo attimo, il giovane ci credette, volle credere che fosse così ma poi di fronte ai suoi occhi si mostrò un uomo, un mercenario a cui era stato tolto tutto e che combatteva per motivi ancora non troppo chiari, un uomo che si era perso…

“Perchè dici così?”

Una risata delusa e nostalgica lasciò la gola dell’uomo che, negando con il capo, continuò a camminare o almeno ci provò ricordandosi solo in quel momento di quelle ragnatele che lo trattenevano lì.

Quel ragazzino era stato peggio di quei filamenti, era riuscito ad attirarlo in quella tela senza che lui lo volesse, si era ritrovato quella voce e quella risata ben stampata in testa e l’aveva semplicemente assecondata, non sapeva con precisione il perché; forse semplicemente perché a differenza delle altre voci questa sembrava dolce e lo faceva stare bene.

“Perchè sotto questa maschera c’è una merda di mostro, sia come aspetto che come persona, sono un disastro completo Spidey.”

Non si voltò nel dire quelle parole, lasciò che le proprie spalle si incurvassero verso il basso, improvvisamente rese più pesanti da quella consapevolezza di non poter mai essere nulla per quell’eroe che lo stava aiutando a cambiare.

Ci aveva provato, lo aveva sedotto ma non era mai successo nulla, non c’era mai stato nessun segnale da parte del ragazzo e forse questa semplice considerazione non aveva portato Wade a pensare ai se e ai ma che la situazione poteva portare a creare, aveva continuato perché non riceveva nessun responso.

“Che tu sia un disastro l’ho capito dal nostro primo incontro… Pool.”

La sincerità di quel supereroe fece ridacchiare il mercenario, negò con il capo mentre tirava una gamba per cercare di liberarsi da quella trappola.

Peter si mosse atterrandogli con agilità di fronte, lo guardò con curiosità e ridacchiò indicando con un dito la condizione dell’altro.

“Più ti muovi e più peggiori la situazione, rispondimi e io ti libererò. Che ne dici?”

Deadpool spostò la testa da un alto all’altro del corpo incapace di congiungere quella domanda alle parole che aveva appena pronunciato, a cosa diavolo doveva rispondere?

“Dovrei dirti ok, ora? No perché non ho ben capito a cosa dovrei rispondere per la precisione...”

L’uomo ragno sbuffò avvicinandosi a lui e, con mani abbastanza sicure, afferrò la maschera dell’altro arrotolandola con calma per lasciare all’altro la possibilità di capire cosa stesse per fare.

Le mani di Wade corsero a bloccare i polsi del giovane, li strinse con sicurezza negando con il capo, sconsolato e arreso alla propria situazione.

“Non farlo, Spidey, fuggi in tanto che puoi ancora farlo. Te lo consiglio, sembro un ananas che ha fatto sesso con una melanzana andata a male...”

Sbuffò il ragazzino mentre, con sicurezza, tolse la maschera dell’altro rivelando quella pelle tumefatta e martoriata, lo osservò con calma lasciando che, la mano che non teneva la maschera, andasse a sfiorare i vari solchi distrutti sull’epidermide.

“Però non vale, non ho potuto vedere la tua smorfia di schifo sul tuo volto, insomma ora conviverò per l’eternità con il dubbio, sei...”

Venne zittito dalla mano inguantata che si era posata sulla propria bocca e aveva premuto in modo da farlo tacere per qualche secondo.

“Tu non riesci ad essere serio per alcuni minuti vero?”

Deadpool negò con il capo, sicuro di quel fattore quasi quanto era sicuro del suo fattore di guarigione.

Sorrise portando le mani ai fianchi e socchiuse gli occhi per ridacchiare divertito di quella frase.

“Sei un idiota Wade, un maledetto mercenario che fa più casini che altro, tutto potrei dire di te, anche che non hai tutte le rotelle al loro posto e non potresti nemmeno biasimarmi per questa considerazione, ma di sicuro non posso dire che tu sia un mostro.”

Lo disse con un tono dolce, attento a ciò che diceva ma con una spontaneità disarmante, sembravano parole buttate a caso in un pentolone e lanciate fuori attraverso qualche forma di incantesimo.

Sembravano troppo belle e perfette per essere dirette a lui, era tutto troppo per lui.

“Non dire cazzate, Spidey! Ti ho messo nei casini mille e più volte, non ho mai ubbidito a nessun ordine e ho sempre creato scompiglio ovunque!”

La risata che si levò dalla maschera del giovane obbligò l’uomo a zittirsi mentre lo guardava che si alzava di qualche centimetro la stoffa che gli copriva il mento e la bocca.

Aveva un sorriso davvero magnifico, con quelle labbra sottili e poco marcate, unite a quei denti perfettamente allineati e bianchi…

“Ti vedranno! Copri quella bellissima bocca peccaminosa…”

Si stava davvero preoccupando della sua identità, aveva davvero voltato il capo per guardarsi attorno e controllare che non ci fosse nessuno a guardarli, era tutto così ovvio ora che lo guardava da vicino…

La testa del ragno si mosse velocemente andando a far combaciare le loro labbra, denti contro denti, stupore contro inesperienza.

La mano libera di Peter si ancorò alla mascella esposta dell’uomo allontanandosi da lui quasi con timore mentre guardava quella pelle da vicino con una sofferenza che non doveva appartenergli, un dolore empatico e distruttivo.

“Non sei un mostro, non per me per lo meno. I-Io non so il perché ma...”

La voce del giovane fece una pausa ad effetto per permettere al proprio cervello di cercare quelle parole che sembravano essersi volatilizzate in quel bacio goffo e stupido.

“Sei sicuro di ciò che fai, bimbo ragno?”

Il capo del giovane si spostò verso sinistra e sbuffò mentre annuiva sicuro ed incerto allo stesso modo, perfetto nella sua imperfezione maggiore ovvero la sua sincerità.

Le mani di Wade scivolarono lente sui fianchi del ragazzo, si strinsero su quella tuta con sicurezza prima che il proprietario tornasse a parlare.

“Sarà difficile, folle, voler bene a uno come me, perché dovresti iniziare questo lungo percoso?”

Il giovane ridacchiò e, preso il coraggio a due mani, sorrise guardando attraverso la propria maschera quegli occhi chiari che lo stavano sondando con intensità.

Si leccò le labbra prima di tornare a parlare.

“Perchè voglio che tu mi canti una canzone degli Wham! Ovviamente.”

Wade assottigliò lo sguardo a quella risposta, sorrise e annuì il capo avvicinando quel corpo leggero al proprio e lasciando che quelle labbra si cercassero nuovamente con maggior trasporto.

La lingua del mercenario andò ad accarezzare quella bocca con calma, alla ricerca della propria gemella, chiese il permesso che gli venne concesso senza alcun timore, un leggero morso lo fece ritrarre da quel bacio che, come era prevedibile, stava risvegliando parti del suo corpo abbastanza scomode per quel momento.

“I-Io non volevo morderti...”

La voce del giovane era spaventata e si era leggermente allontanato da lui portandosi le mani alla bocca pronto a riabbassarsi quella maschera e fuggire via.

“Ovviamente ci stiamo baciando solo per Careless Whisper quindi oserei dire che… mi piace quando usi i denti, vorrei sentirli anche in altre parti se possibile...”

Peter strabuzzò gli occhi a quell’affermazione e negò con il capo, non era difficile avere a che fare con Wade, era semplice una volta capito il meccanismo con cui lui stesso ragionava.

“Ti odio Pool.”

Il mercenario scoppiò a ridere divertito a quell’uscita, ecco perché ci aveva provato fin dall’inizio, ecco spiegato tutto quell’arcano: Spider Man era puro fino al midollo osseo e lui lo adorava.

“Liberami da qui e ti mostrerò molto altro ancora, ti farò mio in modi che non avresti mai immaginato mio caro Spidey.”

Il giovane si allontanò da lui nonostante gli ormoni che si erano irrimediabilmente risvegliati dopo quei due semplici baci, aveva il fiatone ma, trovando un coraggio che veniva solo dalla presenza della tuta, salutò con la manina quell’uomo che lo aveva appena mandato in visibilio mentre faceva partire una ragnatela e se la svignava con le gote rosse per via della calura che quelle semplici parole gli avevano trasmesso.

“Ormai ci apparteniamo Spidey, non mi scapperai a lungo.”

Sussurrò il mercenario guardando in basso ed imprecando sotto voce mentre cercava di districarsi da quelle maledette ragnatele.

“Maledizione, mi ha lasciato legato.”

Una signora lo guardò inorridita da quell’aspetto orribile che aveva senza maschera, guardò l’anziana e le mostrò, gentilmente, il dito medio.

“Che c’è non ha mai visto un’erezione prima d’ora?! Ma io dico che gente che c’è in giro al mondo d’oggi!”

The end.

 

Adesso ve lo giuro che vado a sotterrarmi da qualche parte solo per aver scritto questa.... cosa quindi addio <3 

   
 
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