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Autore: VenoM_S    29/03/2019    1 recensioni
Buio, completamente buio.
Sento solo un ritmo ridondante, sempre uguale, come il battito di un cuore possente contro il mio orecchio.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di Fandom
Settimana: settima
Missione: M5
Prompt: Spirito
N° parole: 1079
Arútma wakán


Buio, completamente buio.
Sento solo un ritmo ridondante, sempre uguale, come il battito di un cuore possente contro il mio orecchio. Il profumo delle erbe di fumigazione mi riempie le narici, posso percepire ancora le impalpabili spire di fumo che avvolgono l'uomo disteso a terra su una pelle di capra.
Fuori della capanna, nella notte, le grida dell'Amazzonia si disperdono nella pioggia che batte sulle pareti della mia capanna.
Est, Ovest, Sud, Nord, Cielo, Terra e Centro.
Tutte le direzioni vanno purificate ed invocate, tutto deve esser rivolto ad ottenere la benevolenza e il gradimento degli Spiriti, o il loro aiuto non mi giungerà.
Continuo a seguire con piccoli passi quel suono cadenzato iniziando a muovermi in cerchio. Ho gli occhi chiusi, ma so perfettamente dove e come poggiare i piedi.
Agito il sonaglio, così posso iniziare il richiamo del mio Arútam.
Man mano, sempre più velocemente, vengo accompagnato dal ritmo del tamburo che segue i miei passi, sovrapponendovisi, fino a che non cado a terra con un tonfo sordo.
Il mio Viaggio può cominciare.

Una radura verdeggiante mi circonda, delimitata da alberi sottili sormontati da una moltitudine di rami carichi di foglie e frutti di ogni genere. Sotto i piedi nudi posso sentire il solletico che mi provoca il soffice tappeto erboso, punteggiato qua e là di fiorellini bianchi e gialli con le corolle ben aperte per catturare la luce. La grande bocca della grotta rocciosa, ormai fin troppo familiare, si apre davanti a me nera come la notte.
Alla sua sinistra, paziente come suo solito, il sinuoso Giaguaro mi osserva respirando con la bocca lievemente aperta e muovendo la punta della coda da destra a sinistra, come in una lenta danza. Il mantello dorato, punteggiato da un mosaico di macchie nere unico ed irregolare, spicca incredibilmente a contrasto con il paesaggio verdeggiante. Ringraziandolo per la sua presenza mi avvicino chiedendogli di mostrarmi la via da seguire stavolta. Entriamo insieme, le larghe pareti di roccia ci avvolgono e pian piano caliamo nella penombra.
Non ho bisogno di parlargli né di voltarmi ad osservarlo mentre la luce continua ad affievolirsi, so che è di fianco a me, posso percepire con chiarezza i suoi passi ovattati, così come posso intuire i suoi pensieri e le sue intenzioni.
Fin da quando lo incontrai la prima volta durante la mia Ricerca dell'Arútam alle Cascate Sacre, non ho fatto altro che rinsaldare il nostro legame, osservando da lontano il comportamento dei suoi discendenti nel Mondo di Mezzo per apprenderne la natura e le abitudini, chiamandolo a me quando sentivo di aver bisogno del suo aiuto ed intraprendendo al suo fianco numerosi viaggi nel Mondo di Sotto per acquisire maggiore conoscenza.
Oggi, il nostro compito è delicato e richiede estrema precisione. Il corpo dell'uomo di mezza età che si è presentato a me questa notte ha infatti subito diverse intrusioni, che gli causano dolori e febbre e perciò necessitano di essere rimosse.
Il Giaguaro mi conduce lungo un tunnel, al di là del quale si trovano i vasti paesaggi del Mondo di Sotto, ma poco prima di arrivarvi svolta a destra in una camera perfettamente circolare scavata nella roccia, allisciata dal tempo e dall'acqua. Con un cenno della grossa testa mi invita ad entrare, e subito si materializza ai miei occhi il corpo dell'uomo, come fosse fatto completamente di vetro: posso osservarne con semplicità l’interno in ogni sua parte, fino alle più nascoste, così come posso trapassarlo con lo sguardo fino al muro freddo e scuro dietro di lui.
Subito noto che a sinistra, all’altezza del costato, è infisso un piccolo oggetto acuminato, come un frammento d'osso. Poi, spostando lo sguardo ne noto un altro sul bicipite destro. Il mio compagno spirituale, intanto, continua a girare attorno al paziente respirando profondamente, annusando i punti d'intrusione, osservando quella scena insieme a me ed invitandomi infine con delicatezza ad avvicinarmi. Rimango sempre stupito dalla sua natura mortale ma allo stesso tempo così elegante e delicata. Mi porto quindi di fronte all'uomo, e inspirando riesco a sentire il suono veloce del tamburo, tornando lentamente indietro come seguendo un filo collegato con la realtà.

Apro gli occhi.
La capanna è immersa nel buio, solo una piccola fiammella di fronte a me permette ai miei occhi di osservare l'uomo disteso. La parte più delicata inizia ora: la rimozione di un'intrusione non è mai un affare facile, perché questa potrebbe anche andare ad infilarsi nel corpo di chi cerca di estrarla, facendolo ammalare a sua volta.
Chiamo quindi il Giaguaro, chiedendogli di fondersi con me. La delicata fiammella appoggiata a terra trema per un attimo, mentre un'ombra guizza da un lato all'altro dell'ambiente, atterrando con un balzo nella mia ombra proiettata sul muro. Attorno alle mie mani posso ora sentire la presa di due grosse e morbide zampe, pronte a proteggermi, mentre con uno strappo deciso afferro – o per meglio dire guido il mio Arútam ad afferrarla – la scheggia sul bicipite. L'uomo contrae il viso in una smorfia di dolore, mentre alcune gocce di sudore gli scorrono sulla fronte. Velocemente, lancio l'intrusione nella ciotola d'acqua alla mia sinistra, e procedo con l'estrazione di quella sul costato, più difficile da raggiungere e che mi costringe ad utilizzare un po’ più di tempo, ma finalmente anche quella viene allontanata.
Con un sospiro ed una preghiera, ringrazio poi il mio compagno, mentre lo sento allontanarsi da me per tornare nel suo Mondo.


L’uomo disteso sotto di me si alza e mi ringrazia, prima di uscire per tornare alla sua casa camminando piegato sotto la pioggia che ancora cade senza sosta.
Uscendo dalla capanna, l’acqua fredda che mi scorre addosso mi dà la sensazione di tornare realmente con i piedi per terra. Ogni viaggio mi lascia un bagaglio di conoscenza inaspettato, e sembro non esserne mai sazio. Cammino per un lungo tratto, assaporando la piacevole sensazione di frescura sulla pelle, fino a che non raggiungo le radici di un grosso albero ai piedi di un torrente: qui, dopo aver scavato una buca poco profonda con le mani, rovescio l'acqua del contenitore con le intrusioni che ho portato con me, così che non possano più nuocere a nessuno.
Tornato nella capanna mi asciugo in fretta prima di spegnere la fiammella e stendermi sul mio giaciglio.
Alcuni potrebbero essere spaventati nel trovarsi da soli, al buio, nel mezzo dell'Amazzonia.
Ma passi felpati ed un sommesso ringhiare, non so se fuori o dentro di me, mi ricordano che, in fondo, io non sarò mai solo.

**********

Note: l'Arútam è la versione di Animale Totem o Spirito Guida nella cultura sciamanica degli Shuar (una tribù che occupa la regione orientale dell'Ecuador).  L'arútma wakán, è invece la seconda delle anime acquisite che un uomo è in grado di avere, e tradotto significa "anima dell'arútam". Essa viene a esistere, se mai accade, durante un rituale, ha in sé il potere di un arútam ed è un dono di un nostro antenato, che ha avuto quello stesso potere. 
  
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