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Autore: MonicaX1974    29/03/2019    0 recensioni
Sognando la vita di Harry Styles
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Stringo ancora la sua lettera tra le mani. Ho letto e riletto le sue parole, e comprendo il significato di tutte quelle frasi scritte con tanta precisione. Sono grammaticalmente corrette: accenti, virgole, apostrofi, lettere con o senza h, eppure non voglio rendermi conto del vero significato che hanno tutte queste parole insieme.

L'ha lasciata sul nostro letto disfatto, che ancora profuma di lei.

L'ha messa sul suo cuscino mentre io dormivo e mi maledico per aver bevuto così tanto ieri sera da avere il sonno talmente pesante, stamattina, da non accergermi che lei mi stava lasciando.

Pensavo di essere riuscito a convincerla, di averle fatto capire che l'amo più della mia stessa vita, ma devo aver sbagliato qualcosa, devo aver finito per dire qualche cazzata di cui non mi sono reso conto.

Eppure, ieri sera, dopo la nostra discussione, mi ha baciato con così tanta intensità che avevo creduto di essere riuscito a sistemare le cose, l'ho amata con tutto me stesso e lei mi ha donato ogni parte di sé con così tanta passione che ho creduto di possedere ancora il suo cuore.

Che coglione sono stato, ero talmente preso da me stesso che non mi sono neanche reso conto che quello di ieri sera era un addio. Mi ha baciato per l'ultima volta, ha fatto l'amore con me per l'ultima volta, e mi ha detto ti amo per l'ultima volta, mentre io mi ero illuso che con qualche parola fossi riuscito ad aggiustare gli errori di questi due anni con lei.

Mi alzo di scatto per prendere il telefono, forse se la chiamo mi vorrà ascoltare. Sblocco il display con le mani che tremano, il suo numero è nella lista dei preferiti, al primo posto, e faccio partire la chiamata trattenendo quasi il respiro.

«Ti prego, Lucy, rispondi...» Sono patetico e disperato, e quasi non scaglio il cellulare contro il muro quando sento partire la segreteria. «Cazzo!» Poso il foglio scritto a mano da lei, di nuovo sul letto, e mi metto a camminare per la stanza come se fossi un animale in gabbia che cerca una via d'uscita.

Ogni ricordo mi torna chiaro alla mente, ognuno si sovrappone all'altro: ogni sorriso, ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio, rappresenta un'immagine che è rimasta impressa in me in maniera indelebile.

La sua voce risuona ancora nella mia testa in ogni sua sfumatura, come quando alzava la voce se era arrabbiata, quando sussurrava al telefono per non farsi sentire dalle sue coinquiline per dirmi quanto mi amasse, o quando la sua voce usciva leggera dalle sue labbra mentre era completamente nuda, sotto di me, ed era solo mia.

Ma io ho rovinato tutto e lei non è più riuscita a stare dietro a tutto questo, alla mia vita, al mio lavoro, perché ho pensato troppo a me e troppo poco a noi.

Mi avvicino un po' al letto, e lo sguardo mi cade nuovamente sulle prime frasi.

*

Harry mi sento orribile a scriverti questa lettera e ancora più orribile al pensiero che tra poco uscirò da quella porta senza dirti addio, come se fossi una ladra, ma se aspettassi il tuo risveglio, so che non sarei più capace di farlo, e questa sofferenza non avrebbe fine.

Io ti amo Harry, ti amo più di quanto abbia mai amato in vita mia, ma non posso più andare avanti in questo modo, non se non posso averti veramente.

Io voglio te Harry, ho sempre voluto te e non l'Harry Styles che il mondo conosce...

*

Tolgo lo sguardo da quelle righe, incapace di rileggerlo per l'ennesima volta, perché ogni volta, il dolore che mi provocano le sue parole è infinitamente più forte.

Ha rinunciato alla sua vita per me, ha rinunciato a fare la giornalista nella sua città, a New York, per seguirmi nei miei concerti. Ha rinunciato a vivere vicino alla sua famiglia per fare la vagabonda con me in giro per il mondo. Ha rinunciato alla sua privacy solo perché io volevo che il mondo sapesse che stavo con lei.

Mentre io non ho fatto altro che lavorare, cantare, farmi vedere in pubblico, lasciarla sola sempre più spesso, farmi fotografare con donne diverse solo per avere più pubblicità e, man mano che il tempo passava, ero sempre più assorbito dal mio lavoro e ho cominciato ad allontanarmi da lei. Le facevo promesse che poi non mantenevo perché c'era sempre qualche impegno che aveva la priorità su tutto, ma dopo l'ultima discussione che abbiamo avuto ho capito che non potevo andare avanti così.

Lucy è tutta la mia vita ed ero assolutamente certo che lei mi avesse creduto ieri sera quando le ho promesso che le cose sarebbero cambiate, ma a quanto pare, non sono stato molto convincente.

I miei pensieri vengono interrotti dal mio telefono che suona, mi precipito a raccoglierlo da dietro al divano e sbuffo quando vedo che non è Lucy a chiamarmi.

«Pronto...» Il mio tono di voce è palesemente infastidito.

«Harry, tra mezz'ora ti mando l'autista». È James, il mio nuovo manager.

«Dobbiamo rimandare, James». Sono nervoso, troppo nervoso per poter partecipare a qualsiasi cosa ci fosse in programma per oggi.

«E perché mai?» Lavora per me da un paio di mesi e, in tutto questo tempo, non si è mai arrabbiato con il sottoscritto né mi ha mai costretto a fare qualcosa. Non avevo ancora parlato di lui a Lucy perché non sapevo se sarei riuscito a gestire al meglio ogni cosa, ma ci stavo finalmente riuscendo. Ho trovato un manager che riesce a far coincidere la mia vita pubblica con la mia vita privata, finalmente potevo affidarmi a qualcuno che non sfruttasse la mia immagine a proprio favore, ma non ho fatto in tempo a dirlo a Lucy.

«Perché Lucy se n'è andata...» Silenzio.

Il mio silenzio dopo aver pronunciato quelle parole, il silenzio di James dopo averle sentite, e il silenzio che regna in questa stanza. Un silenzio decisamente troppo assordante.

«Che significa che se n'è andata?» Questo mi aspetto dal mio manager, che si interessi a me come Harry e non come Harry Styles.

«Mi ha lasciato, James, ecco che significa!» Dirlo ad alta voce mi provoca ancora più dolore di quando mi sono svegliato e ho trovato solo un foglio del cazzo nel letto con me.

«Merda! Arrivo». La comunicazione si interrompe e, per un motivo che non conosco, mi trovo di nuovo davanti a quel dannato foglio, e non posso evitare di leggere ancora.

*

Sei stato quello che di più bello mi potesse capitare nella vita, perché fino a che non ti ho incontrato il mio non era vivere. Era sopravvivere. Mi sono sempre accontentata di ciò che mi circondava, del mio lavoro che mi permetteva di pagarmi l'affitto, delle mie piccole cose, tu invece mi hai insegnato a vivere, mi hai insegnato a sognare e ad inseguire i sogni per raggiungerli e viverli fino in fondo. Ho avuto la fortuna di viverti davvero e di questo ti ringrazierò sempre.

*

Distolgo un'altra volta lo sguardo e mi dirigo poi in bagno per sciacquarmi la faccia con l'acqua fredda e un sorriso amaro spunta sulle mie labbra quando mi accorgo che la sua biancheria di ieri sera è rimasta qui sul lavandino.

Se avessi una vita normale forse lei sarebbe ancora qui, ma se avessi fatto un altro lavoro forse non l'avrei mai conosciuta.

Ricordo bene quel giorno.

Avevamo una conferenza stampa prima di ritirare un premio, durante la quale avremmo dovuto parlare della pausa che si sarebbe presa la band, e non sarebbero mancate le domande su Zayn che ha lasciato il gruppo proprio nel bel mezzo del tour.

Io e i ragazzi ci siamo divertiti a rispondere alle domande dei giornalisti, facendo gli idioti come al solito, ma il mio sguardo era per una ragazza in particolare, una che sembrava volesse essere da tutt'altra parte, e che non ci ha posto nemmeno una domanda, al contrario degli altri che facevano a gara per farsi notare da noi.

Ho chiesto alla sicurezza di accompagnarla al piano dell'hotel in cui alloggiavamo per poterle parlare e lei sembrava persino infastidita che io l'avessi voluta lì.

Indossava un paio di jeans neri e una maglietta bianca che le lasciava scoperte le spalle, sulle quali riuscivo a vedere la bretellina del reggiseno rosa. Tentare di immaginare quel reggiseno rosa è stato un pensiero che mi ha perseguitato per i tre mesi successivi.

*

«Ciao io sono Harry». Le mostro il mio sorriso migliore, assicurandomi che siano spuntate le fossette che tanto piacciono alle ragazze, e allungo la mano nella sua direzione aspettando che lei faccia lo stesso.

«Ciao Harry, posso sapere perché mi hai fatto venire qui?» Con la mano destra tiene stretta la tracolla a fiori che ha sulla spalla, mentre nella mano sinistra ha il cellulare che sta vibrando proprio in questo momento.

«Non rispondi», le indico con un cenno della testa il telefono che vibra nella sua mano.

«No, è la mia caporedattrice e vorrà sicuramente sapere com'è andata l'intervista... la chiamerò dopo». La sua voce ha un tono strano. Probabilmente non vuole parlarle perché ha fatto scena muta durante la conferenza stampa, o forse vuole riordinare le idee prima di dirle qualcosa di preciso, ma a me è venuta un'idea che potrebbe avere risvolti positivi per entrambi. Soprattutto per me.

«Posso rispondere io?» Lei mi guarda con un mezzo sorriso e con l'aria decisamente confusa, ma non sembra voler rifiutare. «Lascia fare a me». Mi porge il suo telefono scrutandomi con curiosità. «Come si chiama il tuo capo?»

«Amber», risponde, con un meraviglioso sorriso.

«E tu?» Mi complimento mentalmente con me stesso per aver trovato un modo geniale per conoscerla.

«Lucy», le sorrido, per poi portare il cellulare all'orecchio.

«Salve Amber, sono Harry Styles. Lucy è qui con me... È riuscita ad ottenere un'intervista individuale con ognuno dei componenti della band... Ma certamente, avrà anche delle foto in esclusiva... D'accordo. È stato un piacere sentirla, arrivederci». Le restituisco il telefono sotto il suo sguardo indagatore. «Allora Lucy, abbiamo un'intervista da portare a termine».

«Ottieni sempre quello che vuoi?», mi chiede, mettendo il telefono nella tasca posteriore dei suoi jeans.

«Non sempre, ma stavolta spero proprio di sì». Allungo di nuovo la mano nella sua direzione e stavolta lei sorride mentre afferra la mia guardandomi dritto negli occhi.

«Lucy Anderson, piacere di conoscerti, Harry Styles».

*

È stato il nostro inizio. L'ho trattenuta con me per tutto il resto del giorno con la scusa di quell'intervista di cui lei aveva poi pubblicato nemmeno la decima parte di quello che era successo nelle ore che avevamo trascorso insieme.

Quel giorno l'ho baciata per la prima volta, non sono riuscito a trattenermi e l'ho fatto anche con il timore di ricevere un schiaffo, che però non è arrivato. Lei si è lasciata andare, rimanendo convinta del fatto che non l'avrei mai più richiamata, e invece ho fatto anche quello. L'ho fatto il giorno dopo, quello dopo ancora e ancora e ancora, fino a che l'ho convinta a vederci un'altra volta.

Non c'è mai stato niente di facile tra noi, ogni cosa, anche la più piccola, era complicata, ma non per questo mi sono arreso. La distanza, la popolarità, volare da un continente all'altro, il mio lavoro, tutto sembrava remarci contro, ma io la volevo e ho fatto di tutto per averla al mio fianco.

«Harry!?» Sento il mio nome urlato dal piano di sotto. La voce è quella di James.

È autorizzato ad entrare dall'ingresso riservato in caso di emergenza e, questa, decisamente lo è.

«Sono di sopra!» Urlo a mia volta per farmi sentire.

Il rumore dei suoi passi veloci su per le scale arriva chiaro all'interno del mio bagno personale. Tutte le porte sono spalancate. Le ho lasciate aperte quando, dopo essermi svegliato, e aver trovato quella maledetta lettera sul suo cuscino, sono sceso a cercarla per tutta la dannata, enorme, casa.

Il rumore diventa più debole, ma sempre più vicino mentre cammina più lentamente fino ad affacciarsi alla porta del bagno.

«Cos'è successo?», mi chiede, con un filo di voce.

«Ricordi quelle foto che eri riuscito a far sparire?», mi volto a guardarlo e lui mi osserva con aria preoccupata.

«Sì», afferma, senza distogliere lo sguardo dal mio.

«Qualcuno le ha trovate». Torno a guardarmi allo specchio e riesco a vedere quanto io sia indegno di lei.

«Cazzo!» Già... nella mia testa non riesco a pronunciare altro che quella parola.

Le foto in questione riguardano me, ovviamente, e una modella bionda, di cui in questo momento mi sfugge il nome. Non hanno niente di compromettente a prima vista perché stiamo semplicemente camminando l'uno a fianco all'altra. Il problema sta nel fatto che stiamo uscendo da un albergo, l'albergo nel quale io e Lucy ci siamo conosciuti, ed è palese quale siano le conclusioni che abbiano tratto le persone vedendo quelle immagini.

Non c'era niente di vero. Non ho mai tradito Lucy e nemmeno mi è mai passato per la testa, ma il manager che avevo in quel periodo, mi aveva praticamente costretto a farmi scattare quelle foto dicendomi che ne avrei tratto dei vantaggi a livello di immagine e a livello economico.

L'unico che ne ha tratto dei vantaggi è stato quello stronzo che ha preso dei soldi dalla ragazza che l'ha pagato al fine di garantirsi lei stessa della pubblicità.

Per alcuni problemi tecnici, quelle foto non erano uscite subito, erano state poi programmate per uscire proprio nel periodo della sua sfilata più importante, ma quando ho assunto James al posto di quel cretino, per occuparsi di me, lui era stato in grado di far insabbiare quella storia ed ero praticamente sicuro che nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza.

E invece, ieri, è stata proprio lei a vederle, prima ancora di me. La sua migliore amica l'ha chiamata e gliel'ha detto. Non ce l'ho con lei, quelle foto le avrebbe viste comunque. Ce l'ho con me stesso, per non averle detto dell'esistenza di quelle immagini, avvalorando così l'ipotesi che tra me e quella bionda ci fosse stato qualcosa.

Abbiamo inevitabilmente discusso, ho cercato in ogni modo di farle capire che era tutta finzione, e probabilmente alla fine mi ha creduto, ma forse non è stato abbastanza, e subito mi tornano in mente le parole che Lucy ha scritto nella sua lettera.

*

Pensavo di averlo superato, pensavo che il periodo delle foto rubate fosse finito, ma mi sbagliavo, e forse non finirà mai.

Non credo di farcela, Harry. Non credo di voler più condividere la tua vita con il resto del mondo, e ti amo così tanto che non posso più chiederti di rinunciare a quello che è meglio per la tua carriera per poter stare con me. Non voglio che tu rinunci più a niente a causa mia. Continua ad inseguire i tuoi sogni, è questo che mi ha fatto innamorare di te, ed è questo che continuo ad amare di te.

*

«Mi dispiace, Harry, ero convinto di esserci riuscito, quello stronzo mi aveva garantito che sarebbero sparite...» La voce dispiaciuta di James mi riporta alla realtà da cui mi ero assentato per l'ennesima volta in questa mattinata. «Speravo che non le avesse ancora viste...»

«Non fa niente James, non è colpa tua». Mi sento svuotato e senza uno scopo nella vita.

«Ho provato a chiamarti per avvisarti di quelle foto, ma il tuo cellulare era sempre spento».

«Non ha più importanza James... niente ha più importanza...» Avevo spento il telefono nel momento in cui abbiamo smesso di litigare ed è rimasta ad ascoltarmi. Poi mi ha baciato con così tanta passione che avevo persino dimenticato dell'esistenza dei telefoni cellulari.

«Che stai dicendo, Harry?» La voce alterata di James mi spinge a guardarlo. Mi sta fissando con gli occhi spalancati in attesa di una mia risposta.

«Che è finita, Lucy mi ha lasciato... è finita...», mi sento stanco e privo di forze.

«Scusa... ragazzo senza coglioni... hai mica visto da qualche parte Harry Styles?» Lo osservo con aria interrogativa, corrugando con forza le sopracciglia e stringendo con troppa energia le mani intorno al bordo del lavandino.

«Come mi hai chiamato?» Per un attimo sono confuso, ma lui torna subito a parlare.

«Hai sentito benissimo, vuoi davvero che lo ripeta?» Le sue parole si ripetono comunque nella mia testa e diventano come una scossa che mi fa riprendere dal mio torpore.

«No!» Mi fiondo a grandi passi verso la cabina armadio e prendo le prime cose che mi capitano per vestirmi sotto lo sguardo soddisfatto del mio manager.

James si è occupato della mia vita, non solo della mia carriera lavorativa, e non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che fa per me.

«Bentornato, Harry». Mi sta prendendo per il culo, ma va bene, glielo lascio fare perché lo merito. Io non sono un rammollito, lotto per quello che voglio, e adesso voglio Lucy. Non la lascerò andare via senza fare niente per impedirlo.

«Hai la macchina sul retro?», gli chiedo, mentre infilo gli stivaletti.

«Sì», mi dice, tornando a sorridere.

«Prendo un paio di cose e andiamo, credo di sapere dove sia». Lo seguo poi fino alla sua auto, mi sdraio sui sedili posteriori perché non voglio assolutamente essere visto e, anche se sono coperto alla vista esterna dai vetri oscurati, non voglio correre alcun rischio.

Ho portato con me la sua lettera, voglio che tutto quello che ha scritto qui sopra, me lo dica in faccia, e se avrà la forza di farlo, allora capirò che devo lasciarla andare, ma se guardandomi negli occhi, io capirò che lei mi ama tanto quanto la amo io, non la lascerò affatto.

Mi piace la sua calligrafia, mi piace pensare che le sue dita, le sue mani, siano state su questo foglio, che queste parole le ha scritte pensando a me. Cerco di guardare il lato positivo, cerco di trovare qualcosa di bello in questa orribile giornata.

*

Ci siamo promessi di affrontare i problemi insieme e io sto scappando senza darti la possibilità di salutarci, ma non posso guardarti negli occhi, i tuoi unici e meravigliosi occhi, e dirti addio perché non sarà mai un addio. Il mio cuore è tuo e lo sarà per sempre.

Ti guardo dormire mentre scrivo come meglio riesco queste righe.

Ti guardo e so che nient'altro sarà mai così bello come il tuo viso appoggiato sul cuscino.

Ti guardo e so che non amerò nessun altro come amo te.

Voglio che tu sia libero di vivere la tua vita, la tua carriera, i tuoi fan, ogni cosa. Voglio che tu viva fino in fondo, intensamente, come tu sai fare.

*

L'ho resa insicura, ho distrutto le sue certezze una ad una, giorno dopo giorno, ma sono sicuro che abbia solo paura, e io voglio allontanare da lei quella paura che in questo momento la tiene lontana da me, e dalla nostra casa.

Ieri sera ero troppo poco lucido per dirle tutto quello che mi ero ripromesso. Mi ero fatto tanti discorsi davanti allo specchio, ho fatto tante prove insieme a Louis che mi ha preso per il culo la maggior parte del tempo, ma non sono riuscito a dirle quello che volevo.

Ero arrabbiato con lei stamattina. Arrabbiato per avermi fatto svegliare da solo e con quella stupida lettera sul suo cuscino. Arrabbiato perché ha deciso lei per entrambi. Arrabbiato con me stesso per aver permesso che questo accadesse.

James guida sicuro nel traffico di Los Angeles, conosce bene la nostra destinazione, e io provo a richiamarla anche se è la quarta, o quinta, o decima, o centesima volta che ci provo, ma continuo a trovare la segreteria. Non importa, la sua macchina non era in garage, sono quasi sicuro di sapere dove sia.

È passata poco più di mezz'ora da quando mi sono svegliato, e lei non c'era, non so a che ora sia uscita di casa, ma spero solo di essere ancora in tempo.

L'osservatorio è il nostro posto speciale, così l'ha chiamato dopo che l'ho portata lì la prima volta, e da allora è stato testimone di alcuni momenti importanti della nostra vita insieme. Lì le ho detto ti amo’ per la prima volta, è lì che le ho chiesto di venire a vivere con me, ed è sempre lì che avrei dovuto portarla stasera.

Le piace guardare il cielo, dice che la rilassa. A me piace guardare lei e osservare le sue espressioni che cambiano con il cambiare dei suoi pensieri. Ho imparato a conoscere ogni più piccola variazione del colore dei suoi occhi, a cogliere ogni sfumatura del suo sguardo e in questo momento mi manca da morire.

«Dieci minuti e ci siamo», mi avvisa James, mentre il mio sguardo torna su quelle righe piene di parole che ormai hanno perso ogni significato se non sarà lei a spiegarmelo di persona.

*

Non sto riflettendo, me ne rendo conto. Se lo facessi, probabilmente strapperei questa pagina in mille pezzi e tornerei a sdraiarmi nel letto accanto a te, ma voglio renderti libero di poter lavorare senza altri pensieri.

*

Le sue parole sono una contraddizione unica e sono certo che la colpa sia mia. Ho sempre messo al primo posto il mio lavoro, lei mi ha permesso di farlo e abbiamo sbagliato entrambi perché al primo posto avremmo dovuto esserci noi, il resto deve essere una cornice che ci permette di restarne all'interno, solo io e lei.

La macchina rallenta e vedo che accosta in un punto abbastanza nascosto.

«Ok, Harry, siamo arrivati, adesso scendo e vado a cercarla», mi dice James, girandosi all'indietro per potermi guardare.

«Ti prego... Trovala, James!» Non posso scendere da questa macchina a meno che non sia sicuro al cento per cento che lei sia qui. Se le persone mi riconoscessero perderei tempo prezioso per cercarla da qualche altra parte anche se sono quasi sicuro che sia sulla terrazza panoramica. È lì che ho detto a James di cercarla. Se la trova, correrò il rischio di scendere da quest'auto per andare da lei.

Lo guardo scendere, chiudere lo sportello e allontanarsi. Inspiro una grande quantità d'aria per poi emettere un pesante sospiro. Sono terribilmente agitato perché non posso perderla.

Alzo il cappuccio della felpa e indosso gli occhiali scuri, poi torno a fissare il display del cellulare nella speranza di vederlo illuminarsi con il nome di James, o meglio ancora di Lucy, ma i minuti passano e sembra che non accada niente.

Sento l'ansia salire e il pensiero che lei non sia qui sta opprimendo ogni altro pensiero, poi sobbalzo quando mi accorgo di una chiamata in arrivo, ma non è James, e nemmeno Lucy.

«Pronto». Sono sicuro che dal mio tono di voce il mio amico riesca a capire chiaramente il mio stato d'animo.

«Dimmi che non le ha viste». Deve essersi alzato da poco, la sua voce è tremendamente assonnata.

«Louis, se vuoi non te lo dico, ma le ha viste comunque e mi ha lasciato». So che alla fine non sono state queste foto a farla andare via, avevamo già dei problemi che però stavamo riuscendo a risolvere. L'uscita di quelle foto, non ha fatto altro che far traboccare un vaso ormai colmo.

«Merda! ... tu come stai

«In realtà non lo so... ascolta Lou, ho bisogno tenere libero il telefono, ti chiamo più tardi, ok?» Mi dispiace dover chiudere così la comunicazione con lui, ma ora non ho davvero tempo per piangermi addosso in una chiacchierata con il mio migliore amico.

«Hai ragione, ma fammi sapere, capito?» Lo rassicuro prima di salutarlo e subito mi torna in mente, un paio di giorni fa a casa sua, mentre cercavo di trovare il modo giusto per parlare con Lucy di una cosa a cui tengo davvero molto.

Louis è stato fin troppo paziente, anche se, alla fine, un paio di ceffoni sulla testa li ho ricevuti. Non è stato un granché come consigliere, ma è eccezionale come ascoltatore.

Il telefono squilla di nuovo.

Stavolta è James.

«L'hai trovata?» La mia voce è carica di speranza. Il mio cuore mi dice che lei è qui, non posso sbagliarmi.

«È esattamente dove mi hai detto tu». Sorrido ampiamente alle sue parole perché sapere che non mi sbagliavo mi fa sperare ancora in quel forte legame che ci tiene uniti.

«Non lasciarla andare via, arrivo subito». Chiudo la comunicazione prima che lui abbia il tempo di rispondere. Infilo il cellulare nella tasca posteriore dei jeans, abbasso per bene le maniche della felpa per coprire i miei tatuaggi. Per fortuna questa giornata di fine ottobre è decisamente grigia, altrimenti così incappucciato non passerei di certo inosservato.

Scendo dall'auto recuperando le chiavi, premo sul pulsante del telecomando della chiusura centralizzata e mi allontano a grandi passi verso la terrazza panoramica.

Qualcuno mi osserva stranito mentre cammino veloce attraverso le sale dell'osservatorio per arrivare all'esterno. Non ho mai sperato tanto come oggi di non essere riconosciuto. Devo arrivare da lei.

Quando sto per scendere le scale, la vedo. È nella parte più lontana e isolata della terrazza, dove si mette sempre. James è vicino a lei e stanno parlando, ma lo sguardo di Lucy è rivolto costantemente al panorama. Mi affretto a scendere e, quando sono quasi alle sue spalle, James si accorge della mia presenza e si allontana mostrandomi un sorriso.

Sono a due, forse tre metri da lei. Il mio cuore batte velocemente e ho le mani sudate. Per nessun concerto ho mai raggiunto questo livello di agitazione, nemmeno davanti a migliaia di persone mi sono mai sentito insicuro di qualcosa come adesso.

Lei è di spalle, indossa il suo golfino bianco, quello che abbiamo comprato insieme a Madrid, e si stringe nelle spalle, ma non so se sia per l'aria fresca che tira quassù o per il suo stato d'animo. Non riesco più a guardarla senza fare niente e, alla fine, pronuncio il suo nome, senza quasi rendermene conto.

«Lucy...» Si immobilizza al sentire la mia voce, ma non si volta restando con lo sguardo fisso davanti a sé.

«Farmi sequestrare dal tuo staff è diventata un'abitudine ormai». La sua voce è calma e mi avvicino a lei lentamente.

«L'uomo che era qui con te poco fa, si chiama James... è il mio nuovo manager...» Lei si volta di scatto a guardarmi con l'aria sorpresa e sento di doverle altre spiegazioni. «L'ho assunto un paio di mesi fa». Le linee del suo viso si distendono e sono certo di vedere nei suoi occhi uno sguardo di speranza.

Molte delle nostre liti riguardavano il mio ex manager proprio per il modo di svolgere il suo lavoro. Lei non era mai stata d'accordo sui suoi metodi, io mi sono sempre affidato troppo a lui, ma adesso ho capito che sbagliavo, che posso ottenere gli stessi risultati con metodi diversi.

«È simpatico...», mi dice, con un filo di voce e un piccolissimo sorriso.

«Si prende cura di me... e di noi...» Si volta completamente dalla mia parte e cerco di mantenere il controllo perché l'unica cosa che vorrei fare è prenderla tra le braccia e stringerla per tenerla con me.

«Di noi?», mi chiede incerta.

«Sì, di noi. Da quando c'è James ad occuparsi di tutto le cose sono diverse, non puoi non averlo notato». Istintivamente faccio un passo verso di lei, ma lei ne fa uno indietro.

«Perché non mi hai mai parlato di James?» Il suo sguardo è diventato impenetrabile e i suoi pugni stringono forte il golfino bianco.

«Perché volevo essere sicuro di aver fatto la scelta giusta, stavolta. Ne ho fatte troppe di sbagliate in passato, e non voglio più farne. Per questo sono qui, Lucy... perché non posso scegliere di lasciarti andare, non posso scegliere di vivere la mia vita senza di te... non posso scegliere di non lottare per te... per noi...» Sono sicuro di aver appena incrinato tutta la sicurezza che si sta ostinando a mostrarmi.

«Quella lettera che ti ho scritto...»

«Perché non me le dici tu tutte quelle cose che hai scritto?» Lei non parla, sembra non abbia intenzione di farlo. «Lucy ho bisogno di sentirle direttamente dalla tua voce, o non crederò affatto che tu voglia andartene». Non voglio perderla e non succederà.

«Harry, mi dispiace di essere andata via così, ma non possiamo più andare avanti in questo modo e tu lo sai». Le sue parole dicono una cosa, mentre il suo viso e i suoi occhi dicono il contrario, e io ho tutta l'intenzione di approfittarne.

«Hai ragione, Lucy, non possiamo più andare avanti in questo modo...» Lei si immobilizza alle mie parole e sembra quasi che abbia smesso di respirare. È assolutamente vulnerabile in questo momento ed è adesso il momento giusto per farlo. «Ed è proprio per questo che...», sfilo l'anello che ho all'indice della mano sinistra, il suo preferito, e mi inginocchio di fronte a lei, «voglio che tu passi con me il resto della nostra vita insieme, per sempre». Prendo la sua mano sinistra con molta cautela. Lei non protesta, mi lascia fare, e io le infilo l'anello anche se le sta decisamente grande.

La mia proposta è strana, l'anello anche, il luogo e la situazione pure, ma spero di averla stupita in qualche modo.

«Harry... io non so cosa dire...» La sua mano è ancora stretta nella mia e il suo sguardo va dai miei occhi alle sue dita senza riuscire a fermarsi.

«Dì solamente sì». Probabilmente gli sguardi di tutte le persone su questa terrazza sono su di noi, ma io non vedo altro che i suoi occhi lucidi.

«Harry... questo non aggiusterà le cose tra noi...» So che vorrebbe accettare, ma ha paura, glielo leggo negli occhi, e la colpa è solo mia.

«Di sicuro aggiusterà il mio cuore, però, il resto possiamo aggiustarlo insieme, Lucy. Non puoi negare i cambiamenti che ci sono stati in questi ultimi due mesi. Quelle foto erano vecchie e ho sbagliato a non parlartene, non succederà più». Adesso i suoi occhi si sono fermati nei miei e una piccola lacrima le sta scivolando giù lungo il viso.

«Alzati per favore... ci stanno guardando tutti...» Tenta di aiutarmi ad alzarmi, ma non voglio ancora farlo.

«Solo se mi dici di sì». Stringo un po' di più la sua mano, nella speranza di una sua risposta positiva.

«Non vorrai finire di nuovo su tutti i social mentre sei in ginocchio ai miei piedi».

«In ginocchio ai tuoi piedi è esattamente il posto in cui devo stare. Ti amo, Lucy Anderson, e non importa se il mondo lo sa o meno, l'importante è che lo sappia tu. Io ti amo, questo non cambierà mai, e voglio solo avere la possibilità di vivere al tuo fianco». Le sue labbra si aprono in un meraviglioso sorriso e, dentro di me, sento rinascere la speranza.

«Davvero James si prende cura di te?» Ha bisogno di essere rassicurata ed è quello che ho intenzione di fare.

«Si prende cura di noi, di me e te, insieme. L'ho assunto per il pacchetto completo. Io non ci sono senza di te. Dimmi che non te ne andrai, Lucy, dimmi che resterai con me...» Spero di riuscire a trasmetterle quanto io abbia bisogno di lei nella mia vita.

«E avrò anche un anello vero?» Questa risposta me la sta facendo sudare, ma so che me lo merito.

Infilo la mano destra in tasca e prendo l'anello che ho comprato un paio di giorni fa insieme a Louis e che ho preso poco prima di uscire di casa. È d'oro bianco con un piccolo brillante al centro, e la guardo portarsi una mano davanti alla bocca mentre le infilo questo, all'anulare sinistro proprio dietro al mio che le ho infilato prima.

«Harry, ma...» L'ho colta del tutto di sorpresa perché non sa più cosa dire.

«Era da qualche giorno che volevo farlo, Louis mi ha sopportato mentre lo costringevo ad aiutarmi a trovare un modo originale per chiedertelo. Non ti sto chiedendo di vivere il resto della tua vita con me per non farti andare via. Ti sto chiedendo di non andare via per poterti sposare Lucy... tu sei la scelta migliore che io abbia mai fatto». Non so più cosa dire per convincerla e resto a guardarla in attesa.

A quel punto si inginocchia anche lei, le mie mani finiscono sul suo viso ad asciugarle le lacrime, le sue a stringere le mie, mentre mi guarda piena di speranza.

«Entro poche ore lo saprà tutto il mondo, Harry...», mi dice, con un tono di voce incredibilmente basso.

«Saprà che cosa?», le chiedo, senza smettere di accarezzarla.

«Che io ti ho detto sì», E a quel punto la bacio incurante di chi ci sta guardando e del posto in cui siamo. Lei mi ha detto sì, il resto del mondo può solo esserci spettatore.

   
 
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