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Autore: BrunaS    29/03/2019    1 recensioni
"Quando tutti furono stramazzati al suolo, Charlie uscì, stravolta, dal suo nascondiglio. Il ragazzo si girò verso di lei e la fulminò con il verde innaturale dei suoi occhi: “Beh, non ringraziarmi.”
Lei lo guardò attentamente. In teoria, sapeva cos’era quello che aveva appena visto ma non vi aveva mai assistito dal vivo prima di allora: “Tu sei… un vampiro?”
Lui le sorrise, ma di un sorriso che faceva paura."
Storia a più capitoli, romantica e a volte crudele, che si svolge nell'immaginaria cittadina americana di Inverary, dove vive una giovane cacciatrice di vampiri. La mitologia è originale ma, sicuramente, strizza l'occhio a tanti romanzi e serie tv sull'argomento. Buona lettura, a chi vorrà!
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Charlie si svegliò con la testa che le doleva, un saporaccio amaro in bocca e una sete d’acqua mai provata prima di allora. Di Blake non c’era più traccia, in compenso, con una tazza di caffè fumante tra le mani, c’era Lily:
“Buongiorno” le disse porgendole il caffè. “Sei consapevole che, alla festa per i miei 18 anni, tu eri molto più ubriaca di me?! è deplorevole.”
Charlie, con gli occhi semichiusi, cercò di fare un sorso dalla tazza ma sputò subito, con una smorfia di ribrezzo.
“Ci ho messo qualche goccia di limone” spiegò Lily, come se nulla fosse. “Contro il mal di testa”.
Charlie si sforzò di mettersi a sedere nel letto e borbottò: “Io ho ricordi molto confusi della serata…”
Lily rispose con un sorrisetto allusivo. L’amica piegò la testa da un lato con fare interrogativo e continuò: “Possiamo cercare di fare un recap?”
Lily si alzò in piedi e prese a passeggiare per la stanza: “ Allooora… a metà serata eri avvinghiata ad un perfetto sconosciuto in giardino, fino a che Blake Sullivan in persona, probabilmente in un raptus di folle gelosia, ti ha trascinata via…”
Charlie parve ricordare e rivolse all’amica un’occhiata allarmata, ma Lily la rassicurò: “Sta’ tranquilla… Jack ha detto a me che Blake ha detto a lui… che non avete combinato un bel niente! Probabilmente ti sarai addormentata e spero tu non gli abbia vomitato sulle scarpe.”
“Non ho vomitato” si lagnò Charlie. Poi ragionò: “Quindi, fammi capire… Blake avrebbe raccontato i risvolti della serata a Jack che poi li avrebbe riferiti a te? Ma cosa siamo diventati?”
“Un quartetto di normali teenager americani” sorrise Lily. Poi aggiunse: “Anche se quei due hanno, tipo, un duecento anni… è davvero fantastico!”
Charlie si alzò dal letto e si scolò un’intera bottiglietta d’acqua che recuperò dalla scrivania, poi chiese di nuovo:
“Quindi siamo sicuri che io e Blake non abbiamo fatto niente di sconveniente?”
Lily alzò un braccio a mò di giuramento, posizionando l’altra mano sul cuore: “Nemmeno un bacio a stampo!”
Charlie annuì sollevata mentre Lily proseguiva: “Invece io ho fatto una scenata a Jack.”
L’amica la guardò con fare interrogativo e lei proseguì: “Mi sono ingelosita, va bene? Era il mio compleanno, dovevo essere la protagonista assoluta, invece l’ho ritrovato che ballava – Jack, capisci?! Il vampiro-mummia Jack! – ballava strusciandosi a… mi vengono i brividi soltanto a dirlo, guarda, non doveva neanche esserci alla mia festa quella là…”
“Tiffany?!” propose Charlie sorridendo sotto i baffi.
“Esatto! Allora sai cos’ho fatto? Ho preso Sean e gli ho ficcato un metro di lingua in bocca proprio davanti a Jack!”
Charlie scosse la testa sconsolata: “Cioè, tu, per fare un dispetto a Jack, hai baciato Sean?! Lo stesso Sean che ti sbava dietro dalle medie e che adesso magari penserà di avere qualche possibilità?”
Lily ammise: “Sì, hai ragione, sono stata senza cuore, ma almeno ero sicura che avrebbe ricambiato il bacio!”
“E poi” continuò Charlie “Perché siamo al punto in cui tu cerchi di far ingelosire Jack?! Cos’avevamo detto a proposito del fatto che ti piace?”
“Beh, senti, tu sei stata a letto con Blake e non è crollato il mondo… magari una scappatella posso concedermela anch’io!”
“Guarda, nemmeno ti rispondo… Mi consola solo che tu hai a che fare con Jack che non farebbe mai, mai, mai, una cosa del genere!” Detto questo Charlie si diresse verso il bagno, lasciando l’amica a rimuginare.
 
Nel frattempo, nello studio di Pete, Jack, contro ogni pronostico, chiedeva:
“Senti, Blake, ma secondo te sarebbe proprio un grosso guaio se io ci provassi con Lily?”
Blake, fino a quel momento assorto in uno stupido Tetris sul proprio smartphone, alzò gli occhi verso l’amico: “Beh, non lo definirei un guaio ma…” dovette trattenersi dal ridere mentre spiegava “Non lo so, mi suona strano, in duecento anni che ti conosco non ci hai mai provato con nessuna, cioè non che tu non abbia avuto donne ma, dai, diciamolo, ti hanno dovuto praticamente violentare!”
“Beh, scusa tanto se non siamo tutti la reincarnazione di Casanova come te” commentò Jack imbronciato, poi aggiunse: “Mettiamola così: tu con Charlie hai sdoganato la relazione vampiri-umani…”
“Cosa, cosa?! No, no, io non ho sdoganato un bel niente. Io, negli ultimi due secoli mi sono portato a letto almeno un migliaio di ragazze umane…”
“Ragazze umane che non erano Charlie” sorrise amabilmente Jack.
“Ok” disse Blake alzando le braccia in segno di resa. “Facciamo così. Tu ci provi con chi ti pare: Lily, Pete Sanders e qualsiasi altro umano ti aggradi… ma la smetti di fare allusioni sul mio rapporto con Charlie”.
Jack gli strinse la mano: “Affare fatto, anche se Pete non è il mio tipo.”
“E per la cronaca” aggiunse Blake “Sono stra-convinto che, se Lily non farà tutto da sola, tu non sarai nemmeno capace di invitarla ad uscire…”
“Vedremo” disse Jack con aria di sfida, prima che il teatrino fosse interrotto da Pete:
“Chiamata a rapporto, abbiamo novità!”
Blake guardò Jack e, indicando Pete, ridacchiò: “Pensaci bene, ha il fascino dell’intellettuale”.
 
Poche ore dopo erano tutti a raccolta nello studio e Pete aveva cominciato a spiegare le novità in atto. Lily lo interruppe subito, estraendo da un cartoccio una fetta di torta alla panna: “Ecco qua, visto che non sei venuto…”
Pete si sistemò gli occhiali con l’indice della mano sinistra e, seraficamente, commentò: “Beh, Lily, va bene che era il tuo compleanno ma partecipare ad una festa di diciottenni ubriachi non è la mia massima aspirazione…”
“No, immagino, ma ti assicuro che ti sei perso scene niente male.” disse lei allusiva guardando prima Sean, poi Jack.
Sean le si avvicinò: “Già, scene di cui magari dovremmo parlare…”
Fortunatamente Pete li interruppe: “Possiamo mettere da parte il compleanno di Lily?! Ci sono novità importanti”. Così dicendo tirò fuori una stecca di ceralacca rossa e un timbro di legno scuro. “Ecco cosa ci manda Damian!”
Tutti sgranarono gli occhi. Charlie esclamò: “Vuoi dire che abbiamo il sigillo?”
“Così pare” sorrise Pete.
“E quindi, che si fa?” chiese Blake.
“Beh” spiegò Pete “Come sapete io sono l’unico a poter arrivare al nascondiglio del Codice, anche se Jack e Blake dovranno accompagnarmi per guardarmi le spalle.” I vampiri annuirono e Pete proseguì: “E c’è un’altra cosa che volevo comunicarvi. Io sono attualmente l’unico depositario del segreto. Inizialmente lo eravamo in due, io e Charles”.
A sentir nominare il padre Charlie abbassò gli occhi al pavimento.
“Quando Charles se n’è andato, io ho condiviso l’informazione con Frank e ora che anche lui non c’è più, devo decidere chi di voi debba ereditare il segreto… credo sia Charlie la persona più indicata.”
Lei non sapeva se esserne lieta o no. Semplicemente ringraziò Pete per la fiducia concessa e attese ulteriori istruzioni: “Stavolta verrai con me fino alla Camera del Codice, mentre Jack e Blake ci aspetteranno all’ingresso della grotta”.
 
La mattina seguente partirono molto presto. Charlie si sentiva emozionata all’idea di ereditare una missione così importante che era già appartenuta a suo padre. Quando si ritrovò da sola con Pete a percorrere gli oscuri sentieri che portavano al Codice, l’uomo le chiese:
“Cosa ti aspetti di trovare in questo tragitto?”
Lei non capiva. Lui si spiegò meglio: “Come immagini il cammino? A quali pericoli pensi dovrai fare attenzione?” Charlie disse che non aveva la più pallida idea e Pete, indicando la serie infinita di cunicoli e aperture che si aprivano di fronte a loro, spiegò: “C’è un solo modo per farti conoscere la strada, e cioè che per questa volta tu la percorra ad occhi chiusi, lasciandoti guidare da me e non prestando alcuna attenzione alle cose strane che ti accadranno intorno”.
Charlie rabbrividì: “Una specie di Orfeo ed Euridice?”
“Sì” confermò Pete “Ma per evitare ogni tentazione tu sarai un Orfeo bendato” e così dicendo tirò fuori un fazzoletto di stoffa scura e lo avvolse attorno al capo della ragazza coprendole gli occhi.
Cominciarono così a camminare e Charlie, nel buio più totale, lasciava che fosse Pete ad indirizzarla, con la voce o con un tocco leggero della mano. Sentiva folate di vento, a volte calde, a volte gelide. Sentiva sussurri incomprensibili o voci che le pareva addirittura di conoscere che la chiamavano per nome. Sentiva carezze leggere sfiorarle il viso e capiva che non era Pete a farle. Chiese solo:
“è davvero una specie di Inferno?”
“No” rispose l’uomo con sicurezza “Sono trucchi magici, stratagemmi di Grigoria per far sì che il tragitto sia praticamente impossibile per qualsiasi malcapitato. Ricorda: non c’è niente di vero. Nemmeno quello che può sembrarti assolutamente reale”.
Non appena Pete ebbe pronunciato le ultime parole, Charlie sentì distintamente una voce alle sue spalle che la chiamava e si bloccò come pietrificata sussurrando: “Papà?!”
Pete si affrettò a spiegarle: “Non è tuo padre, Charlie. Ricorda, non c’è niente di reale”
Lei si fece forza e proseguì ma la voce alle sue spalle continuava a sussurrare e le sembrò di cogliere una frase in particolare: “è qui che è successo”.
Finalmente arrivarono alla Camera del Codice e Pete le tolse la benda, dicendole: “Sei stata molto brava”. In fretta e furia seguirono le istruzioni di Damian apponendo il sigillo di ceralacca sulla copertina del libro. Charlie chiese: “Come facciamo a sapere che ha funzionato”
“Possiamo solo fidarci” rispose Pete alzando le spalle. Poi le indicò l’uscita e la invitò a ripercorrere la strada a ritroso.
“E come faccio?!” rise Charlie. Lui sorrise e le fece cenno di muoversi. Incredibilmente, Charlie si rese conto che sapeva esattamente dove andare, orientandosi alla perfezione tra le varie gallerie, piene di trappole e strapiombi. Solo verso la fine del percorso, quando riuscivano già a scorgere l’ingresso della grotta, Charlie si accorse di un oggetto familiare appeso ad una sporgenza della roccia.
Charlie esitò: “Quello è…” ma Pete le afferrò la mano e la trascinò verso l’uscita mentre lei cercava di guardare meglio attraverso l’oscurità e tentava invano di trattenersi. Appena fuori dalla grotta, una volta raggiunti da Jack e Blake, Charlie si divincolò dalla presa di Pete e gli chiese: “Pete, quello era il suo zaino, vero? Lo zaino verde con l’attrezzatura di papà?”
Pete annuì senza proferire verbo.
Lei prese coraggio e chiese ancora: “Ed era un’illusione di Grigoria o…”
Pete questa volta esitò ma alla fine scosse la testa.
Charlie ripensò alla frase sentita nel percorso inziale e, semplicemente, la ripeté a voce alta come per rendersi conto meglio del suo significato: “è qui che è successo…” Poi guardò Pete, arrabbiata, triste e lo chiese direttamente: “è qui che è morto?”
Pete non fece nemmeno in tempo a spiegarle che lei si era voltata indietro esclamando:
“Devo tornare dentro!”
“Charlie no!” gridò Pete “Correresti un pericolo senza senso”
“Voglio quello zaino” gridò lei cominciando a correre all’interno della grotta. Pete, Jack e Blake la seguirono più in fretta che poterono, appena in tempo per vedere che cercava di arrampicarsi sulla roccia ma perdeva la presa e cadeva giù per diversi metri, non dando più segni di vita.
“Charlie!” gridò Jack.
Blake con velocità fulminea corse a recuperarne il corpo inerte e, con un balzo, lo riportò davanti a Pete che si apprestò a controllarne lo stato. Blake e Jack trattennero il fiato, fino a che Pete mormorò: “è viva ma è priva di conoscenza, forse in coma, dobbiamo portarla in ospedale il più in fretta possible”
“Siamo lontani anni luce dall’ospedale” esclamò Blake colmo di rabbia. Poi, improvvisamente, con i canini si perforò un polso e attese che il sangue sgorgasse all’esterno delle vene.
“Ma che fai?” chiese Jack.
Lui, noncurante, lasciò che il suo sangue gocciolasse sopra le labbra socchiuse della ragazza e disse: “Potrebbe non farcela. Le do un po’ del mio sangue, si riprenderà più in fretta.”
E se invece dovesse morire? Ci hai pensato?” chiese Jack.
“Non morirà…”
“Si trasformerebbe Blake!” gli gridò contro Pete. “Non potrei accettarlo…”
“Preferisci che muoia?” ringhiò Blake.
“Ha ragione” disse Jack rivolto a Pete. “Dobbiamo rischiare…”
“Tanto quel che è fatto è fatto” commentò il vampiro caricandosi Charlie sulle spalle.
 
Poche ore dopo, in ospedale, Charlie era ancora incosciente e Pete parlava con i dottori. Dopo un tempo che a Jack e Blake sembrò interminabile, l’uomo riferì che erano tutti molto ottimisti sulla ripresa della ragazza perché la TAC evidenziava solo un leggero trauma cranico ma nessuna emorragia cerebrale. Pete era sollevato ma disse che doveva comunque avvertire la madre inventando chissà quale scusa, così si avviò verso gli ascensori. Blake, invece, corrucciato, rimase immobile davanti al vetro della stanza di Charlie.
“Andiamo, Blake… è in buone mani…” disse Jack.
“Vorrei esserci quando si sveglierà. Per capire come si sveglierà.” Ammise l’altro ponendo l’accento sul “come”, senza staccare gli occhi dalla porta.
Umana Blake, sarà ancora umana! È viva!” disse Jack provando a tirare via l’amico.
Blake guardò per qualche istante Jack, come a cercare una rassicurazione nei suoi occhi, poi lo seguì verso l’uscita.
Pochi istanti dopo, Charlie aprì debolmente gli occhi, riuscendo a malapena a realizzare di essere in una stanza di ospedale.
L’unica cosa che riuscì a vedere distintamente fu lo zaino verde acceso di suo padre.
Appoggiato sulla poltrona davanti a lei.
  
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