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Autore: ONLYKORINE    29/03/2019    2 recensioni
Non siamo tutti uguali. Per fortuna. Anna e Laura lo sanno benissimo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LAURA & ANNA

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Laura e Anna non potevano essere più diverse: tanto la prima era audace, caparbia e istintiva, quanto la seconda era dolce, generosa e timida, eppure condividevano lo stesso DNA da quando erano venute al mondo.

Quella mattina Anna si stava lavando i denti, subito dopo colazione, come aveva consigliato il dentista, mentre Laura fece capolino in bagno per truccarsi.

“Ma vuoi mettere quella minigonna per andare a lavorare?” chiese Anna con tono scandalizzato. Laura rise e lo faceva spesso quando Anna reagiva così. “Certo. Oggi ho intenzione di farmi invitare a pranzo da Antonio, dell’ufficio tecnico”.

Anna strabuzzò gli occhi e per poco non fece cadere lo spazzolino. “Antonio? Ma…”

Anna la guardò mentre si metteva il mascara. Laura era così sicura di sé. “Antonio è carino” ammise Anna. Sicuramente Laura sarebbe riuscita nel suo intento. Anna non ci avrebbe mai provato, Antonio era molto popolare nell’ufficio: tutte le ragazze ci avevano fatto almeno un pensierino peccaminoso e i ragazzi lo ammiravano per il suo modo di fare. E Antonio avrebbe guardato Laura con ammirazione, lei sapeva sempre cosa dire e come comportarsi. Anna sospirò. Di sicuro non avrebbe guardato lei.

“Dai, tesoro, dovresti fare qualcosa anche tu. Perché non sbottoni un po’ questa camicetta da vecchia suora?” E così dicendo Laura le si era avvicinata e le aveva sganciato ben tre bottoni. Quando Anna vide il pizzo del reggiseno attraverso l’apertura della camicetta esclamò, sempre più scandalizzata: “Ma no! Cosa fai? Non voglio far vedere il seno a tutti!” Laura, senza fare una piega alla sceneggiata di Anna, le rise in faccia.

“Sarebbe ora che tu mostrassi un po’ di pelle! Guarda come sei bella. Vieni, guardati allo specchio.” E così dicendo, Laura prese per mano Anna e la trascinò davanti allo specchio a figura intera vicino alla porta del bagno. “Guardati. Lo vedi?”

Anna si guardò. Era bella, era vero. Perché se ne accorgeva solo quando glielo faceva notare Laura? Era bella. Ma si riallacciò uno dei bottoni.

Laura sbuffò rumorosamente e iniziò a brontolare. “Sempre a fare la cosa giusta, Anna, brava” la prese in giro. “Sempre composta, Anna, mi raccomando. Sempre educata, non alzare la voce, non interrompere nessuno, non ribattere alle provocazioni, non opporti a ciò che dice il capo, non contraddire una persona anziana, non…”

“Basta!” gridò Anna. Era stufa. “Non si può mica fare sempre come fai tu. Non si può essere scontrosi o rispondere male perché se ne ha voglia, non si può dire a qualcuno che non capisce niente, non si può oltrepassare la coda di attesa, non si può imbrogliare per andare avanti, non si può…”

Laura rise ancora “Sei così sicura che non si possa fare?” Anna spalancò gli occhi. Quante volte si sarebbe scandalizzata quel giorno? Quante volte Laura l’avrebbe sfidata così? “Sì che sono sicura” Laura riprese a truccarsi. Fard e ombretto. Erano esageratamente vistosi. Troppo, pensò Anna. Quando si passò il rossetto sulle labbra Anna pensò che le venisse un infarto. Un rossetto rosso? Ma era così… volgare? No, non era volgare, era solo… molto evidente. Troppo.

Guardò la ragazza attraverso lo specchio. Avrebbe ancora voluto essere come lei. Laura si voltò e le sorrise. “Dai, andiamo, prima che si faccia tardi. Che scarpe metti oggi?”

Anna alzò le spalle, ma, una volta raggiunto il soggiorno, aprì la scarpiera e pensò a quali scarpe indossare. Le ballerine o quelle da ginnastica? Bhe, era così importante alla fine? Con i jeans stava bene tutto.

Si chinò per infilarsi le scarpette e guardò Laura prenderne un paio rosse con il tacco alto e sottile. “Non vorrai metterti quelle scarpe lì!” La voce di Anna si strozzò un po’ mentre gridava.

Laura rise ancora di lei. “Se tu puoi mettere quelle cose orribili, io posso mettere queste” disse indicando i suoi piedi. Anna sbuffò forte. Avrebbe lasciato perdere. Stavolta.

Quando si chiusero la porta alle spalle, incontrarono sul pianerottolo il signor Brunchi, il loro dirimpettaio, che innaffiava le piante della moglie vicino allo zerbino.

 

“Buongiorno, signor Brunchi!” lo salutò sorridendo Anna, mentre Laura faceva finta di niente, guadagnando il posto davanti all’ascensore. Laura guardò di sottecchi Anna mentre scambiava qualche parola con l’attempato vicino e notò che tutti e due stavano sorridendo. Sì, Sì, Anna, sii gentile col vecchio, vai a pranzo con lui, oggi. Poi si pentì di quello che aveva pensato.

Anna era una brava persona. Era gentile e romantica. Aveva una buona parola per ognuno e tutti le sorridevano quando la incontravano. Con lei non succedeva mai. Era difficile che qualcuno sorridesse a Laura. E lei elargiva pochi sorrisi, quindi erano a posto così. Sì, andava bene così. Mentre si aprivano le porte dell’ascensore, sentì Anna congedarsi dal canuto personaggio e l’aspettò per scendere insieme.

Anna entrò in ascensore sorridendo. Lei era sempre felice. Stava bene, viveva bene. Sempre sorridente, sempre contenta. Laura guardò Anna e la invidiò per un attimo. Non aveva bisogno di mettersi in mostra, lei. Sembrava un angelo.

Già, un angelo. Un angelo brillante, luminoso e che sembrava emanare luce cangiante e iridescente. Probabilmente ad Antonio sarebbe piaciuta una come lei, che non ha bisogno di vestiti, di trucchi e di altro, ma semplicemente di essere quello che è.

Laura non sarebbe mai riuscita a essere come lei. Desiderosa di aiutare e donare sorrisi. Anna la guardò e inclinò la testa. La conosceva bene. Probabilmente sapeva quello che stava pensando. Laura guardò da un’altra parte, improvvisamente imbarazzata.

Anna la guardò sorridendo, le si avvicinò e la prese sottobraccio. “Lo sai vero che sei una bella persona? E anche quando fai la dura io so che non sei veramente cattiva? A me piaci tantissimo!” Laura si sentì commossa e, incapace di parlare, annuì.

Fecero due passi fino al lavoro, si presero per mano e si sorrisero. Non ebbero bisogno di dirsi nient’altro. Quando entrarono nell’edificio che ospitava il loro ufficio, il receptionist corse ad aprire la porta e salutò:

“Buongiorno, signorina Annalaura, ha visto che splendida giornata?”

 

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***Questa storia, un po’ banale e forse fuori traccia per il contest, rappresenta ciò che siamo. Tutti noi abbiamo dentro più di una sfaccettatura, per fortuna. Mai pensare che una sia meglio di un’altra. Tutte fanno parte di noi. Se ne mancasse una, non saremmo più così. Quindi non pensate mai che sarebbe meglio non possedere qualche ‘sfacettatura scomoda’. Siamo fatti da più parti. E tutte ci completano. Nessuna esclusa.

   
 
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