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Autore: intothedarkness    30/03/2019    1 recensioni
Gabriel è un ragazzo complicato, piuttosto introverso che vive completamente avvolto nel suo groviglio mentale. In perenne conflitto con il mondo interiore ed esteriore, arde di una passione simile all'odio e all'amore al tempo stesso..un desiderio mai ricambiato..una felicità difficile da raggiungere. Scisso in frammenti di vita, si consumerà come un cancro, non trovando soluzione. "Emily, sei così bella e delicata..io sono solo uno storpio. Sei la mano destra, mentre io sono la sinistra, e sinistro sarò per la vita se non ti riponi in me".
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un dono dicono. Dono, avvolto da uno velo di bellezza, maestosa meraviglia.
 Non avremmo potuto chiedere di più, né altro.
 Non si può chiedere altro se si è stati graziati di muoversi, respirare, guardare, toccare. Se possiamo ridere, piangere, muoverci a compassione. Persino l'ira, l'odio, la gelosia, hanno un gusto appetibile.
 Apprendere poi ci ha portati alla sensazione di non essere mai sazi, ma vogliosi. Vogliosi di possedere, di ottenere ogni cosa, tangibile e non.
 Abbiamo così tanto ambito a possibili mete, possibili conquiste, ricchezze, da sentirci ben lontani dalla pura gioia iniziale.
 Ci siamo staccati dalla sensazione di poterci estasiare soltanto per il semplice fatto di esistere.
Cosa cè di più allettante dell'esserci?
 Abbiamo cercato altro. Voluto troppo. Adesso non sappiamo realmente chi siamo, cosa ricercare.
Quando d'innanzi hai talmente tanta roba da contemplare, un accumulo di materia di natura differente l'una dall'altra, entri in uno stato di confusione. 
Il tuo sistema madre capta la miriade di stimoli, e va in corto circuito.
Cosa vorrei quando rifletto sulla mia esistenza? 
Capire di che natura sono fatto.
 
Le persone? hanno così tante paure.
 La paura, è parte integrante della nostra misera esistenza. Ci occorre. Ci rende più cauti, meno "agitati".
Ci sono troppe fonti di paure, troppe che se, anche ne potessimo gestire alcune, alle spalle, ce ne sarebbero delle altre pronte a farci cadere.
 Siamo fragili, tendenti al basso. L'abisso non è lontano dal nostro sguardo. Eppure ci sentiamo forti, sempre più invincibili.
 Corazzati di cumuli di grossolani tentativi, approssimative scelte, mai davvero decisive. Le appartenenti conseguenze lo sono. Una volta diventata effettiva, una scelta grossolana lascia una traccia certa, ed è quest'ultima a darci la potente convinzione di esserci evoluti, essere diversi, cambiati, avendo trascinato appena una gamba in avanti.
In realtà, dietro di noi depositiamo semplici azioni, semplici gesti, a cui abbiamo fissato degli adesivi con su scritto "è stato un banale errore" o "è stata una grande conquista", così adesso possiamo essere individui diversi. Migliori o peggiori. 
I giochi di parole ci intrappolano dentro i nostri stessi labirinti, e il prodotto finale è un complesso  di "è complicato" che abbiamo aggrovigliato e che non riusciamo nemmeno a districare più.
 
è una degna guerriera la vita. Proprio come un valoroso avversario ci tiene testa, non ci suggerisce quale mossa sia quella adeguata per vincere. Sta a noi capire come soggiogarla, anticiparla, organizzare il colpo di grazia, con grazia o meno. Abbiamo davvero questa capacità con lei? o possiamo solo poterla assecondare fin tanto essa stessa e la sua cordiale permissività ci permettano di permanere qui?
E poi cè la fine..che non è così male. è solo una naturale sorte. 
Esserci, ed essere delle intelligenze ambulanti ci rende potenti, ci da il diritto e non l'opzione di poter prendere in prestito, ma di esserne padroni; essere padroni di ogni cosa, e questo è indiscutibile. 
 
Forse, difronte al disgusto, alla nausea, di una tale esistenza caotica  c'era lei.
 Oh lei. Era di sicuro testarda, aveva grinta.
Forse aveva addosso le mie stesse consapevolezze. Forse si domandava le medesime cose e io, non facevo che chiedermi da dove provenisse questa creatura, simile alle altre nella forma ma per nulla contaminata.
 
 Emily. Questo era il suo nome, o meglio si faceva chiamare in questo modo, perchè le piaceva tanto, le suonava dolce e raffinato.
 La guardavo. La mia vista aveva captato quello stimolo assorbendolo e la memoria l’aveva immortalata.
Quegli occhi, Inondati di espressione, erano duri e scontrosi, ma io ne avevo letto qualcosa. Come se domandassero altro.
 Ho sempre pensato che ciò fosse simile ad una richiesta di appartenenza. Ma quello sono più io.
 Si trattava forse di ricercare un riparo resistente alle intemperie;
 Chiedo asilo a quegli occhi, sono inerme e accetto di farmi trascinare. Confuso, disorientato. come un cieco senza il proprio bastone.  
Appare insoddisfatta, sempre imbronciata. Un grumo di pensieri l'assilla.
 Cerca e desidera qualcosa. Molto intensamente. Uno scopo, posso dedurlo o ipotizzarlo. Questo ci accomuna.
 Vuole essere forte, vuole far felice la gente per sentirsi felice.
 Io, in quel piccolo corpo, avvolto da un profumo delicato, colsi un irresistibile fascino.
 Non era semplice seduzione, non era forse niente di tutto questo. C'era una forza presente che mi strattonava in modo dolce al tempo stesso burrascoso. La trovai dannatamente frustrante.
La vedo diversa da ogni altra donna. Una piccola gemma che non sa di valere così tanto, che non riesce ad accettarsi e ad amarsi quando si guarda negli occhi attraverso uno specchio. Intrappolata in un corpicino esile, sottile, trasparente, come di cristallo.
I suoi capelli sembrano trame di un elaborato tessuto, sinuoso, morbido. Io ci vedo il mare..un mare agitato, che si infrange sulla costa, le cui estremità sono esili spalle.
Adoro il puntino che porta al collo. Un neo appena sotto l'orecchio sinistro, un isola di pace. Mi piacerebbe essere un naufrago che approda in quella meravigliosa terra, con la mia imbarcazione fatta di baci leggeri. Appena percettibili. 
Mi chiamo Gabriel e credo di amarla.
 
Sono cresciuto in un piccolo luogo, isolato, molto tranquillo. Invisibile sulla cartina geografica. Niente vicini di casa, niente caos o in generale niente rumori molesti. Ad eccezione di quelli che andavano formandosi nella mia testa.
 Da piccolo mi piaceva imbalsamarmi, osservare i dettagli. Anche i più indecifrabili. Mi piaceva il rapporto preda-predatore. Mi dava una scarica di adrenalina. Me ne stavo seduto, all'ombra, sotto una grande quercia, non molto distante da casa e osservavo questi rapporti. La dura legge della sopravvivenza incarnata nelle più effimere creature.
 Nessuno ne nota affondo le dinamiche, eppure sono così complesse. Perfino nel loro piccolo mondo in miniatura. 
I ragni preparano le trappole, le amantidi fanno l'amore divorando, le formiche faticano mentre la maggior parte della colonia viene sterminata.
Una farfalla su mille riesce a completare il suo ciclo di metamorfosi per poi morire un istante dopo la rinascita. 
 Mia madre, la definirei simile ad una preda sventurata. Mi ricorda una di quelle farfalle prese in trappola, appiccicate alle disgrazie. 
 Eccede nella perfezione, elogia l'arte, ama il gioco e non le piace essere contrariata. Non me ne vanto di questo. Credo che elogi ogni forma di apparente bellezza e se ne compiace. Lei mi vede così, bello. Forse bello e basta. Dice che appaio piacente e che se solo volessi, potrei ottenere la qualsiasi cosa. Lo trovo squallido.
 Ha un’idea distorta del mio modo di essere. Non riesce a immedesimarsi nei miei pensieri. Li definisce strampalati. Forse per lei sono una sorta di pagliaccio? Un aggeggio mal funzionante. Un soggetto non identificabile? Un invisibile.
 Sono questo. Somigliante a un organo trapiantato in questo mondo.
 
"Sei andato oggi?"
"Oggi non mi andava, non sono dell'umore adatto"
"Qui non si tratta del fatto che ti vada bene o meno, non dovresti nemmeno dirmele certe cose. In questo momento non puoi permetterti di fare di testa tua."
"forse intendi dire che non posso permettermi di fare l'inverso di ciò che mi dici di fare?!"
"Non fare l'adolescente isterico!! Dio mio, sono tua madre Gabriel. Ho come l'impressione che tu non voglia capire."
 
Mamma è convinta che dovrei aprirmi di più con la gente. Ma non è per incapacità che non lo faccio, non mi importa. Non mi piacciono le masse decerebrate di individui in balia dell'inerzia. Ogni tanto cerca di contattare qualcuno di competenza per una chiacchierata fulminea, così la chiama lei tanto per non farmi ribattere, per poi innervosirsi, prendere di botto la borsa e uscire di casa. 
Si è messa in testa di farmi parlare con un tizio assurdo che ha appena conosciuto alla fermata.
 Ha affermato di saper capire molto bene i pensieri degli altri, ma per me è un ciarlatano. Non mi piace il fatto che abbia ficcato subito il naso in affari che non lo riguardano, e poi si capisce no? è il classico tentativo di rimorchiare. Mia madre alle volte è proprio una credulona.
 La gente potrebbe dirle la qualunque cosa, lei annuisce e manda giù tutto quello che ascolta. Le potrebbero fare del male troppo facilmente.
 Paradossalmente, per quanto sia complicato il nostro rapporto, questo mi fa imbestialire
 
Quel tizio dice di gestire i pensieri, di manipolare le volontà. le ha pure detto che è in grado di predire il futuro. Lei sembra così speranzosa, ha un barlume di felicità negli occhi, sono così luminosi.. pur di aiutarmi sarebbe disposta a fare di tutto. Spero non le abbia chiesto del sesso in cambio, o è la volta buona che mi mandano in galera.
A volte non sento le mie gambe poggiate al mondo. Forse è troppo grande per me? 
 
"hei piccolo, che fai fuori? Non rientri?"
"No   ..Mammina perchè il bruco non si ribella?"
"Cosa?"
" Lo scarafaggione gigante lo pizzica, gli fa la bua"
"Tesoro è normale, giocano, si stanno volendo bene. Non preoccuparti per il bruchetto, vedrai che diventerà una bella farfalla"
"Ma è fermo, non giocano più?"
"Si è addormentato, tesoro su torniamo dentro, comincia a fare freddo. Alzati, sei tutto sporco"
"No"
"Non discutere, tra poco si fa buio e tuo padre si starà già chiedendo perchè non torniamo." 
"Mi stai ignorando?"
"Il bruchetto è morto vero?"
"Ma no che..
"Si, è vero."
 
I miei sono disagi comprensibili, rilevanti, mi sbalordisco nel vedere gente che riesce ad ignorarli. Alla fine credo che tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. 
Se credessi a un Dio, forse lui potrebbe rispondere ad ogni mio quesito. Quindi semplicemente dovrei abbandonarmi ad una convinzione per vivere adeguatamente.
 Sarebbero solo energie sprecate. Oh ma Un "dio" può sicuramente esistere. è un nome a definirlo, un nome a rinchiuderlo. Ma potrebbe essere un infinità, Non etichettabile, che ha premuto il pulsante del via, ed è partito l'ingranaggio della vita. Oppure semplicemente, per una sorta di coincidenze ad incastro, ci siamo sviluppati e abbiamo cominciato a usufruire della chimica organica e di tutto il resto. Del resto sono le due opzioni che fin ora ci risultano più gettonate. Forse sono vere entrambe, forse sono parti di un unica cosa, in ogni caso, perchè qualcuno o qualcosa dovrebbe darci una risposta? è stupido cercarla fuori da noi, se la domanda sorge proprio dal nostro intricato ingranaggio.
 
 Non risulta esserci una via di uscita dunque, se smettessi di pensare non sarei più vivo ma se decidessi di proseguire, se decidessi ancora di criticare, di odiare quello che in fondo so di essere, a quale conclusione giungerei? Forse semplicemente all’auto-annientamento.
 
"Perchè questo idiota non apre bocca? non hai la lingua?"
"Non trattarlo in questo modo, è nostro figlio."
"Non parlare stupida. Tu devi solo compiacermi, a letto magari"
"Sei dinuovo ubriaco, smettila, non davanti al bambino"
"Quale marmocchio, è già grande. Fanno tutti così, eterni poppanti ambulanti, e sai perchè cara? perchè vogliono fare i mantenuti a vita. Io alla sua età sapevo tutto l'indispensabile per sopravvivere."
Categorie. Eppure, a volte, gli uomini assomigliano tanto ai maiali.
"Smettila, ora stai esagerando..guardati..sei così pietoso.."
"Sta zitta puttana!!!"
 
 
Oggi mia madre ha cercato di farmi un discorso più serio del solito, troppo serio per una come lei e confesso di essere rimasto sbalordito. Era seriamente preoccupata per me. Dovrei sforzarmi di darle retta. Ma il punto è un altro. Non mi pongo problemi nel parlare in se’ e per se’, mi manca l'input. Il mio interlocutore deve essere quanto meno simile a me. Il fatto è che non riesco a trovarlo un mio interlocutore. Mi sembra tutto incompatibile e niente si incastra con la mia persona. Sono solo un inetto. Sono strambo, la gente tiene alla larga i tipi come me. 
 Non è una novità.
 Non mi sento compatibile emotivamente, nello spirito, negli interessi. 
Si tratta di essere adulti? come puoi definirti, quando guardi quello che altri non guardano nemmeno portando le lenti?
Il mio umore è strettamente legato a questo. Mantiene una nota bassa, pacata. Forse si tratta di rassegnazione.
Alcuni mi definirebbero "depresso" oltre che "strano", perchè no "asociale". Se le persone non etichettano si sentono finite. Devi per forza rientrare in qualcosa. Bisogna fare spazio, fare ordine. Chi tiene le cose a casaccio, in disordine è per forza di cose perso, incasinato, disadattato, disagiato. Non va bene. Bisogna trovare la coerenza no?
Esistono perfino degli studi sugli atteggiamenti coerenti, sulla questione meno sforzo cognitivo, più profitto. Concordo sul fattore bias in aumento. 
Migliore qualità della vita. 
Si farebbero follie per ottenere la realizzazione di una simile condizione. Al minimo sforzo. Sempre a pensare che tutto ha un costo e un beneficio. 
 Cosa vuol dire crescere? cosa bisogna lasciare indietro?
è un modo per giustificare la freddezza nelle relazioni? il cinismo nelle visioni? la selettività e l'affermarsi del più forte? 
"Vuol dire responsabilità Gabriel, r.e.s.p.o.n.s.a.b.i.l.i.t.à"
" Oh ma certo. Abbiamo così tante prese in carica. Siamo responsabili, giusti, adulti. Non possiamo più commettere errori banali, non possiamo più fare certe cose, no, certo. Perchè ci siamo evoluti in questa fascia di tempo concessa. Abbiamo dovuto imparare infretta tra l'altro. Risultato? rigidi! quello che ci riesce più naturale, la cosa più spontanea possibile: diventare pietre. Dure, durissime. 
"Al minimo urto si è rotto. Che peccato. Vi avevo detto di fare attenzione, era un regalo del nonno. Sei in punizione"
La rigidità non regge agli urti, non si flette, e se il colpo è troppo forte da sopportare si rompe.
 non si tratta semplicemente di questo o è tutto quello che occorre davvero per crescere? è questo il reale modo di vivere? 
Una volta ucciso il bambino che sa stupirsi dentro te stesso, cosa pronuncia di più interessante la signora noia? 
 
I giovani di oggi si annoiano se coinvolti in argomenti impegnativi. Questo mio tono mi fa sorridere. Mi sento come un non appartenente a questa categoria. Ho 21 anni. Il mondo in cui vivo viene sottovalutato, ignorati i disagi, dimenticati gli impegni. Non posso prendere sul serio gente del genere. Ho forse bisogno di tempo? Quanto lungo, forse eterno? E lei che direbbe a riguardo? Che direbbe delle riflessioni sull’uomo, la verità, il falso, l’immaginario mondo che avvolge i nostri corpi, impermeabile al raziocinio. Creato per sfuggire alle paure, creato per sopravvivere. Ossa solidificatevi e sgretolatevi al tempo stesso. Respirate e soffocate. Con lei riuscivo a non cadere nel mio vuoto, sfuggivo dal mio abisso. Il Suo sguardo era un nuovo, fatale, cratere senza fondo.
 
"Perchè mi guardi in questo modo?"
"Perchè non posso credere che esisti"
"Così mi metti nelle condizioni di non rispondere"
"Fa pure, potrei morirci nei tuoi silenzi"
"Sei uno stupido, ricordi quando ti dissi che avresti rischiato di innamorarti di me?"
"Si"
"Beh, credo che non si tratta più di un rischio"
"Innamorato, questa parola è comune all'universo. Voglio ricercarne un'altra che sia più adeguata"
"Non ti basta?"
"Credo che in me non ci sia nulla di realmente adeguato, forse solo tu sei il mio più sicuro rifugio" 
 
Ci credevo davvero. Ero fermamente convinto di amarti e volevo che lo sapessi, anche se non riuscivo a esplicitarlo. O forse l’ho fatto. Forse ti ho messa in imbarazzo?
 I miei modi di fare, lo ammetto, esageravo. Ma tu, mi facevi perdere la testa.
 Non Controllavo le parole, non potevo riuscirci.
 Il mio rifugio, il mio appiglio, si. Molto altro. Il mondo, l’universo. Ogni mia cellula si protendeva per incontrarti. Possiamo ancora farlo. Ho bisogno che tu me lo dica.
 Emily.. la mia vita è complementare alla tua. Sei la mano destra, mentre io rimango la sinistra, e sinistro sarò per la vita se non ti riponi in me. 
 
  
Da quando mio padre ha lasciato casa per un altra donna, la vita di mia madre sembra degenerare.
Dovrebbe essere felice.. nessuno più le da schiaffi.
 La vedo sgretolarsi davanti, in frammenti così piccoli, schegge dolenti.  è pallida.. sembra un fantasma. Non ha la minima espressione facciale. Nessun segno, nessuna parola. Continua a tirar su per forza gli angoli della bocca..ad occhi spalancati. Non è per nulla naturale..
 è così glaciale da farmi sentire avanzare dei conati su per la gola.
Continua a far finta che questo stile di vita le vada bene. Non è una buona combinazione. 
 Perchè non può amare un altro uomo.
 
("perchè non puoi amare?")
("Non ci riesco, sono un mostro")
 
Dovrei incoraggiarla forse, darle tutto il mio appoggio, sono il solo che le rimane adesso. Ma non riesco a provare che vergogna in questo momento. Eppure è la stessa persona che mi ha accolto nel suo ventre. Non sento più il calore di quel nido da così tanto tempo, e quanto lo desidero. Cosa darei.
 
"Perchè non vieni a dormire con me questa notte?"
Me lo chiese con un’ espressione penetrante ma dolce al tempo stesso.
"Non pensi sia abbastanza adulto per dormire con te, mamma?"
"Sei proprio come tuo padre. Meglio altre braccia, che quelle di una stupida come me non è vero?" 
"Hai una donna?"
"Non è così mamma"
"Che cosa ti ho fatto figlio mio?" 
"era tutto così diverso prima tra noi, non ricordi? non lo ricordi più quando ti addormentavi mentre ti stringevo forte al petto, quando ti cantavo la ninna-nanna, o quando mi prendevo cura di te che scottavi e avevi le vertigini"
Quelle parole, me le ricordo ancora, e mi ricordo che mi fecero parecchio innervosire, tanto che le risposi male, credo di averla ferita.
"Non sono più il tuo giocattolo, sono diverso adesso, anzi un pessimo esempio di figlio. Smettila di essere una credulona, poggia i piedi a terra. La realtà adesso è ben diversa, MI FAI VOMITARE QUANDO FAI COSì LO CAPISCI??? IO NON SONO LUI!!"
No che non lo sono. Non posso essere un tale bastardo. Io non la abbandonerei mai.
"Perchè mi fai questo? dove ho sbagliato?"
"Smettila di piangere....per favore.."
Smettila di rifiutarmi... Non mi vedi..mi tratti come lui.. come se fossi un mostro...mi sei rimasta che tu... 
"Spero tu possa trovare un uomo..e non un pezzente qualunque"
 
Fallo madre. 
 Non so perchè le avevo detto quelle cose. Ero arrabbiato e ripugnavo il suo vittimismo, la sua mancanza di fermezza. Non era più in lei.
La mano sanguina più del solito. Questa volta ho esagerato.
 La mia rabbia, la sentivo così incontenibile. Il vetro è andato in frantumi, come la mia vita. Quello che sento è più di una semplice delusione, si avvicina tanto all'odio e all'amore allo stesso tempo. Smetto di essere razionale con lei. Dovrò medicare la ferita prima che possa causarmi dei problemi.
 "rieccoti"
 "rieccomi"
 "sei con me stavolta?"
 "a quanto pare"
 "lo dici sempre, ma so che a volte non è così"
"sono brutto"
"perchè"
"perchè mi disgusta il mondo e mi disgusto"
"cosa ti raccapriccia di più?"
"la noia che provo. I posti che non ho voglia di vedere, le persone con cui non voglio parlare. il me che non freme di scoprire, di amare, di stupirsi. il me che non vuole realizzare nulla, che non vuole essere visibile, che non vuole tirare calci a vuoto"
"Gabriel, ma tu, sei mai stato amato?"
"Forse, è così che si deve fare. Risulterebbe innaturale rifiutare una propria creatura"
Ma a chi voglio darla a bere. Questa opzione fa comunque parte della natura. Non solo di quella umana. Ancora la sopravvivenza. Ancora il merito. 
Bisogna lottare fin dal principio. Se non ti danno le basi, te le devi predere con la forza. Le madri sanno partorirci, ma noi dobbiamo reinventarci ogni giorno, rinascere per nostro conto.
"Per oggi abbiamo finito, ma io ci sono okay? ci sono sempre per te. Non temere"
 Non temere tu, cara donna, io non conto più di qualcun'altro, forse non conto per niente. Siamo in così tanti. Troppi orfanelli incompresi, accetto di non essere importante per te, non te ne faccio una colpa se non potrai portarmi nel tuo mondo. Il mio è scomodo, ma sembra così reale. Infondo.. il mio è mio. Non è tuo. Il tuo non può essere mio. Mai potrà esserlo. 
 
 
"Come è andata oggi?"
"è andata okay"
"Il tuo solito okay? quello che conosciamo entrambi?"
"Che c'è? come vanno le cose li?"
"Oh vanno benissimo. è fantastico qui. dovresti venire a trovarmi spesso. Ti piacerebbe un sacco"
"Verrò appena posso"
"Lì che si dice? ce l'hai la ragazza?"
"ma si, qualcuna"
"Ah si? sono contenta. Bisogna darsi da fare eh?"
"prima o poi, a quanto pare si. oppure soccombi"
"il solito..senti"
"devo riattaccare ci sentiamo"
 
Dovrei trovarmi un occupazione.
Non è poi così sbagliato quello che dice Andrea, potrei rendermi utile piuttosto che saziare i pensieri. Non sarebbe strano, anzi sarebbe normale. La normalità non mi è familiare, per gli altri è semplice.
 Si studia, si lavora, si dà alla luce una bella famiglia, si mettono bambini al mondo e si muore. Disgustoso. Questa non dovrebbe essere la normalità. L'unica possibile normalità.
 Anche questa è una bugia. Non è semplicemente così ordinaria, schematizzata, progettata. Fatto sta che qualcuno preferisce uscire dal margine. Non siamo solo questo. Se lo fossimo, allora non protremmo considerarci migliori. Si mostra con facilità quello che allieta, il lato migliore dell'esistenza, che trovo peggiore, e il resto rimane avvolto nell'ombra.
Cos'è veramente un uomo.
Che razza di mostro o di meraviglia è questa cosa che siamo. Ecco che lo rifaccio, lo rifaccio sempre. “Datti una regolata Gabriel” Spegniti. Spegniti.
 
Oggi non ho portato con me Ego, a lui sarebbe piaciuto tanto il mare. Era particolarmente bello, più del solito. Ma è stato così malinconico e il cielo si è fatto cupo troppo presto. 
Ego si sarebbe ammalato. Corro da lui per un saluto. Questo potrebbe decisamente distrarmi.
"Ciao piccolo, oggi i gabbiani erano numerosi, c'erano provviste di cibo a sufficienza e si sono sfamati per bene.
 E tu? sta buono, mangerai anche tu. Cosa preferisci orzo? frumento? frutta?"
 
 
"Stai parlando da solo?"
"Parlavo con il mio Ego caro Andrea"
"quindi con te stesso?"
"quello anche, ma non sta volta. Amico mio, ti presento il mio cavallo, Ego"
"perchè non lo chiamavi inconscio? o mistero? o oblio, vortice o magari tormento?"
"tormento non è male"
"smettila idiota. Sono passato a salutarti. Sto andando da Mirco, più tardi incontreremo anche Alberto e Michelangelo per metterci d'accordo se andare ad una festa o meno, che dici vieni?"
"lo sai che non sono un tipo da feste"
"perchè non ci provi? non è così male come credi"
"Non credo che sia male, semplicemente non stuzzica i miei interessi"
"e cosa stuzzica i tuoi interessi? le ragazze?"
"dipende, non sono una mia priorità"
"sei sicuro di non essere gay?"
"se lo fossi sarebbe un problema per te"?
"me ne vado, sei proprio uno psicopatico tu... cioè amico dovresti cercare di crearti una cerchia di amici, di inserirti mi spiego?"
"perfettamente, ma vedi io non sono fatto per la musica martellante da emicrania o per abbandonarmi a sveltine occasionali, nè tanto meno rientra nel mio interesse arrecare danno al mio fegato o ai miei neuroni che sono già abbastanza stressati"
"sei un idiota. Si chiama divertimento, quando imparerai a goderti la vita?"
"forse mai Andrea, ne sono troppo consapevole di questa vita"
 
"ma che discorsi mi fai? ma che dici.. mi fai sentire uno stupido. Chi ti credi di essere? parli da saputello, da uomo vissuto, ma fammi il piacere. Non soffri soltanto tu, non ci sei solo tu in questo mondo. Cerca di comprendere questo e divertiti, perchè un giorno anche questo smetterà di esserci per te. Avrai figli, nipoti, morirai. Smettila di punirti senza un motivo." 
 
Andrea è andato via senza voltarsi.
 Non mi aspettavo una reazione simile. Forse ha ragione, sono egoista. Non riesco a prenderli sul serio. Quelle parole risuonano strane.
 Andrea si burla della qualsiasi cosa, mi risulta difficile credere che abbia dei tormenti anche lui.
 Eppure riesce a lasciarsi andare. Riesce a tuffarsi nel vuoto, ad abbandonarsi. Per me sarebbe assurdo no? non potrei mai. Non sono così.
"mi dispiace Ego, adesso devo lasciarti, domani passeggeremo insieme e andremo a guardare il tramonto, ti va?"
Sono stato via poche ore, e non sono riuscito a trattenere abbastanza ossigeno. I miei occhi tornano ad essere inquinati, impregnati di desolazione.
Non c'è nessuno in casa. C'è sempre silenzio ormai, non è mica una novità. Non riesco ad adattarmici però.
Oggi il telefono ha squillato più del solito. Solitamente nessuno si fa vivo più di tre squilli al giorno. Forse sarà successo qualcosa alla mamma? dovrei preoccuparmene di più, ha soltanto me ormai. 
In effetti potrebbe essere la dottoressa, è da un bel pezzo che non mi faccio vedere, dovrei ancora darle i miei soldi per la gioia della mamma? Ma che vada al diavolo. Forse andrò nei giorni a venire, per prenderla un pò in giro. 
Il frigo è totalmente vuoto. Anche l'armadio della camera da letto.
forse è colpa mia? ero troppo immerso nei pensieri e non mi sono accorto che lei mancava già da un paio di giorni. Non mi ha nemmeno lasciato una lettera per precisare se fosse mai tornata o meno. Non dovrei nemmeno pormi degli interrogativi. Non ha avuto la cortesia di considerarmi e questo non fa che confermare il mio pensiero su di lei. Bella mossa mamma. 
Chissà dove ti sarai cacciata. Ci penso e forse un pò mi manchi.
Dopo tutto, gli errori dei genitori ricadono sempre sulle spalle dei figli. Avrei potuto sostenerti e dividere le colpe con te. Leccare le tue ferite. 
Mi dispiace mamma. 
Credo che chiamerò la manipolatrice di pensieri. Oggi non ho voglia di starmene da solo. 
 
"Cosa c'è Gabriel?"
"Non chiamarmi come mi chiamava lei, per favore"
"Perchè sei venuto proprio oggi? non ho più avuto tue notizie, credevo ti fossi ripreso e che non avresti sentito l'esigenza dei nostri incontri, e devo dire che questo sarebbe stato un lieto pensiero."
"Io non ho bisogno di lei. Che lo tenga bene a mente."
"Tu adesso sei qui. Perchè, se non per potermi ascoltare?"
"L'universo è troppo grande e pesante per me, mi sta schiacciando"
"Gabriel se tu smettessi di fare allusioni e ti aprissi chiaramente con me, forse finalmente potrei fare qualcosa per te, di utile"
"Sapevo che non sarebbe servito a nulla, neanche questa volta. Eppure un pò mi illudo ogni volta che varco quell'ingresso, che magari dopo potrei stare meglio, potrei capirci qualcosa, una minima cosa compresa di me come persona. Ma mi ritrovo sempre allo stesso punto. Continuo a vagare e girarci intorno."
"Non posso fare tutto da sola. Sai che voglio sinceramente comprenderti, ma le tue insicurezze, le tue paure sono tante e provengono da tante fonti, perchè? cosa le ha scatenate? aiutami a capire questo almeno. Cosa ti fa sentire sbagliato?"
"Mi ascolti bene. Questa sarà l'ultima volta.
 Mi sono sempre chiesto se fossi io il contro senso, la rovescia. Il contrario per eccellenza, come avrei mai potuto spiegare altrimenti la mancata soddisfazione in ogni cosa, tutto, nulla escluso, e di questo lei ha ragione. Mi sento diverso, inadeguato. Ma non ne sono io la causa. Perchè mi sembra tutto così assurdo, così ridicolo. Il mondo è ridicolo. La vita è marcia. Questo l'ho compreso. Perciò la smetta di preoccuparsi. Io non sono un caso da esaminare, non sono malato. Semplicemente non ci passo. Non ci entro. Non mi incastro con quello che mi circonda."
"Gabriel, questo non pensi ti potrebbe portare alla follia?, tu vivi qui, sei di questo posto, di questo mondo, non puoi escludertene. Capisco, la tua famiglia è.."
"Dovrei fare come lei? sussurrare a me stesso dolci, ingannevoli parole per quietarmi, allora se ci riesce lei, mi guidi, mi illumini.. ho bisogno di una calda e rassicurante ninna-nanna."
"Gabriele, io, ecco. Devi trovare il tuo posto. lo so che lo vuoi, smetti di insinuare, smetti di farti tutte queste pippe mentali, la gente vive serenamente, ci riesce dopo un po’. perchè non devi farlo anche tu?"
"Nemmeno i suoi occhi sono sereni buona donna. Vorrebbe forse persuadermi in questo modo, con queste ingenui parole. Fare la sua conoscenza è stato tutto sommato interessante. Stia bene." 
"dov'è lei adesso?"
"a cosa si riferisce?"
"Emily, dove si trova?"
"lei.. cosa centra adesso?"
"Gabriel, che cosa ne hai fatto di emily?"
"Lei, io nulla! non potrei farle del male"
"dov'è"
"si è allontanata da me"
"perchè?"
"perchè non sono adeguato, perchè non sono capace di prendermi cura di lei"
 
"Gabriel non piangere, siediti, calmati"
di nuovo. di nuovo una paura che non esiste. Non è identificata in nulla, non so in che direzione rivolgere il mio sguardo. 
ed è lei a scatenarmela. é la bambina bianca.
Emily.. perdonami. Io non sono degno di starti accanto e darti coraggio. So solo fare i capricci come un bambino. So solo fare chiasso. Non sono molto diverso dai rumori odiosi che emettono gli altri. Non sono diverso dalle loro paure. e adesso è come se avessi collezionato tutte le paure del mondo. 
Dove sono le mie gambe?
 
"sono stato abbastanza chiaro, è stata mia madre a volere tutto questo e alla fine io mi sono lasciato convincere, non ci sono altri motivi, io ho le mie opinioni lei le sue. Sono modi di pensare, nient'altro."
"oggi non eri obbligato a venire. ma a me non dispiace, okay?"
"Cosa vuole davvero da me?"
"calmati, calmati"
"non sei solo, non lo sei. Shh"
"lei? forse vuole dirmi che ci sarà lei a farmi coraggio? per quanto? lei non è eterna, come nessun'altro"
 Gli esseri umani, vanno e vengono. Le anime non stanno a farsi compagnia per l'eternità. Si imbattono in percorsi, tutti diversi, testano le loro capacità e appena possono si aggrappano per colmare il senso di solitudine, di inutilità. appena possono, trovano qualcosa di meglio.
"trova il tuo meglio. ritrova la tua compagna"
"lei non verrà con me. Io l'ho allontanata senza volerlo, e adesso sarò dannato. un anima invisibile, che vaga per l'universo"
"Fa che torni, o starai male"
"vieni fuori, esci dalla tessitura insidiosa, ritrovala Gabriel, promettimelo!
 ti ho preso molto a cuore, tengo a te e potrai sempre contare sul mio aiuto.."
 
Le emozioni. i sentimenti, ci ricordano che siamo umani. Che siamo vivi, e siamo qui, adesso.
So che è sincera, so che vuole davvero aiutarmi. Ma io non sono accanto a lei adesso, in questo percorso. Non può sostenermi o incoraggiarmi se non mi trovo al suo fianco. non so bene dove io sia collocato, se avanti o indientro. ma adesso non mi appartiene il presente. 
Ho scordato come si fa. Mi sono crogiololato troppo su quello che non andava bene perdendomi di vista. 
Adesso a cosa sono legato? al passato? al futuro? 
Non possono appartenermi. Nulla a dire il vero è mio, o mi spetta di diritto. 
Esiste solo una fastidiosa consapevolezza di vagare nel vuoto. e questo l'ho permesso io.
 
Si era alzata dopo quelle fatidiche parole, aveva un'espressione affannata, come se avesse corso e trattenuto il fiato, poi si avvicinò e si chinò ad osservarmi più da vicino. Si era avvicinata troppo e spudoratamente puntava lo sguardo alle mie labbra. In un primo momento pensai che diavolo stesse cercando di fare, non so come nè per quale motivo mi spinse contro la poltroncina e mi baciò.
Lo guardo inorridita. 
"lei.. lei.."
"perdonami Emily, perdonami"
"Io.. non capisco, mi sento confuso"
"Questo gioco dei ruoli, mi ha stancato. Io mi sono, come dire? lasciato sfuggire di mano la situazione, Emily. 
So che ti ho promesso di tirar fuori quella tua parte celata, nascosta, quello che avresti voluto essere, per comprendere, capirti. Ma adesso non ne sono più in grado. Credi sia stato un caso che io mi sia identificato in una donna?
Volevo creare nella tua testa sempre e comunque una sorta di contrasto. Ma tu hai perso di vista il tuo obbiettivo e sei diventata unicamente Gabriel.
Questo gioco doveva servire per evidenziare i tuoi pregi, per ritrovarti, per amare quello che odi di te. invece a mio malgrato ha creato una scissione ancora maggiore. Una voragine incolmabile. Ho sbagliato con te
 "Te ne devi andare, e non devi più tornare"
"lei.. mi sta lasciando?"
"Emily, piccola. Devi tornare ad amarti, devi ridefinire i contorni, i margini. Esiste un margine tra te e gli altri, tra te e tua madre, tra te e tuo padre. Tra te e le tue sorelle. I tuoi fratelli. La tua città. La tua regione. Il mondo. Ogni essere vivente.
i confini emily..
 Io adesso non posso più guidarti"
Siamo stupidi. le emozioni ci rendono umani. ma se non definisci dei confini, se esse stesse prendono il sopravvento e non riesci più a domarle, ti divorano. divorano la morale, ciò che è giusto o sbagliato. Sono la nostra forza e la nostra debolezza, il senso della nostra esistenza.. in mancanza di esse il non senso, il vuoto, l'incertezza dei nostri passi. Cosa vogliamo o non vogliamo? sono loro a suggerircelo. 
Cosa cerchiamo? tentiamo di definirle, intrappolarle, controllarle, ma più stanno strette dentro la morsa del finto autocontrollo, della ragione, più si dimenano e cominciano a fare dei tagli. all'inizio superficiali, poi sempre più profondi.
fino a quando ci invalidano.
 
"richiama tua madre, chiedile scusa. Risenti i tuoi cari, tutti quelli a cui vuoi bene. Sai che ti vogliono bene, sai che potrai sempre contare sui tuoi affetti"
"ti prego.. ti prego, non lasciarmi anche tu"
le lacrime sgorgano. Sono un essere insensato. mi sono persa. dov'è la mia bambina interiore?
"Shh, non piangere"
 
 
Che atmosfera serena, in questo tardo pomeriggio il mare sembra più bello che mai. Chissà cosa gli è accaduto.. è troppo bello. Sento che potrei piangere di gioia. Mi sento come si sentirebbe un bambino, credo. Bramo l'ultimo raggio del sole. Come quella volta. I tramonti mi fanno sentire così beato. 
Grazie Emily. Mi piacerebbe che tu fossi con me in questo preciso istante. Nell'attimo in cui l'ultimo raggio sfiora il tuo viso e muore.
"Non pensi siano perfetti i preparativi di questo tramonto?"
"GIà"
"Credo che è per questo motivo che mi sono avvicinata a parlarti."
"Allora grazie"
"Mi ringrazi senza guardarmi negli occhi?"
Mi voltai, proprio quando l'ultimo raggio le accarezzava le guance. Era perfetta. Rosea e delicata. Era la chiusura del giorno più bella di qualsiasi altra cosa bella. Lei era il mio tramonto.
"Mi chiamo.. beh, chiamami Emily...
....Ci vieni spesso a guardare il mare in solitudine?"
"In verità è il momento in cui mi sento meno solo"
"Allora non avrai bisogno di chiacchierare con qualcuno, scusa se ti ho infastidito"
"Potrei fare un'eccezione. e sentirmi solo quando sono solo, non sentirmi tale se tu mi parlerai"
"Scusami se sto sorridendo, non ti sto prendendo in giro, sei buffo, signor?"
"Gabriele"
"Gabriel suona meglio, come Emily si intonano no?
"Stravolgi il mio nome al primo incontro?
"Ribellati pure, sarai Gabriel da oggi in poi"
"Anche mia madre mi chiama in questo modo, mi dice che le suona sublime, quasi come se fosse un dipinto e stesse ammirando un'arte"
"Bhe non ha tutti i torti, anche a me piace stravolgere i nomi, io in verità non mi chiamo Emily"
"Come ti chiami in verità?"
"Se vuoi puoi chiamarmi foglia, fiore, libellula"
"e sarei io quello buffo? Se sono buffo io allora tu sei al quanto singolare"
"il segreto, caro mio Gabriel, è stupirsi. Lasciarsi cogliere dall'imprevisto senza sentirsi indisposti, impreparati" 
Fece un sorriso bellissimo.
"Cosa ti stupisce di tutto questo, emily?"
"le parole. Amo il suono delle parole. Senza di esse, io e te, non potremmo parlarci, confrontarci"
"Io amo così tanto il silenzio invece. riesce ad essere così rumoroso alle volte"
"oh lo amo anch'io, però mi fa paura al tempo stesso. Ho paura di isolarmi e allontarmi troppo. Se mi abituassi al suo sensuale fascino, finirei per esserne schiava e a quel punto, le parole non avrebbero più significato per me. 
Ti prego gabriel, parliamo ancora, parliamo sempre"
"Parliamo ancora!"
"Domani?"
"Dove?"
"Qui"
"A che ora?"
"Stessa identica ora."
"Potrei anche esserci, allora ciao Gabriel"
Era la gemma nel deserto. Ero sicuro che fosse diventata la prima tra i miei tormenti. Lo avevo capito guardandola negli occhi, che avesse qualcosa a che vedere con le mie stranezze. Tutto a un tratto cessò di muoversi. Mi sentì sollevato, privo di forze.  La stessa gravità non riusciva a tenermi piantato al suolo. Mi lasciai cadere all'indietro e sprofondai, inerme, tra le trasparenti acque. 
Lei non arrivò il giorno dopo, e nemmeno quello a seguire. 
 
Trascorsero degli anni. non so dire con esattezza quanti.
 Mia madre si fece sentire un paio di volte, tanto per arrotondare. Fredda come il ghiaccio. Alla fine non è così male vivere da soli. Ci si sente in simbiosi con se stessi. Posso sentire i passi silenziosi di me stesso, risuonare nel buio dei pensieri, posso ascoltarmi di più. 
Forse l'unico sincero amico che mi rimane è Ego.
Andrea non è da meno, si è dimostrato presente, sinceramente preoccupato, anche se le sue preoccupazioni diventano seccanti. Ma dopo un pò anche lui si stanca di darmi retta. Non ha molta pazienza come volevasi dimostrare. 
Ho trovato dentro a una tasca un numero di telefono. L'ho composto. Era una donna che voleva incontrarmi. Ho accettato di farlo, sembrava urgente. Il luogo più di tanto non mi convince. Ha detto di vederci al vecchio edificio abbandonato. Lì vicino vive Rudy un amico d'infanzia. Ne approfitterò per fare una chiacchierata con lui dopo. Chissà di cosa mi vorrà parlare una perfetta sconosciuta, non le ho nemmeno chiesto cosa indossasse per poterla riconoscere. Provo a vedere se trovo il suo numero. Bene. Via.
"Em..si scusa, ma cosa indossi esattamente?"
"Hai preferenze? credevo ti andasse bene la qualsiasi cosa, ma che stupida, dovevo apettarmelo da uno come te, in fondo sei bellissimo e non ti accontenti di poco.."
"Ma che stai dicendo? io ti sto soltanto facendo una cortesia, mi vuoi parlare? sto uscendo apposta, ma non credevo che intendessi un altro genere d'incontro. Beh allora ti saluto non sono interessato."
Ho chiuso la chiamata di scatto. Un impulso che non mi ha permesso di ottenere spiegazioni. Voleva davvero parlarmi di una cosa importante..chi lo sa.
Ma guarda che razza di donna. Dovevo aspettarmelo, una sconosciuta di cosa mai avrebbe voluto parlarmi? Per forza! Non voleva parlare. Andrea avrebbe colto la palla al balzo. Ma che senso ha. Perchè la gente dovrebbe dimenticarsi di avere un orgoglio, una personalità e oggettificarsi. Una domanda mi sorge spontanea, chi le ha parlato di me? Perchè avrebbe voluto tra tutti incontrare proprio me, non ha senso.. non ci siamo mai visti, mai parlati, mai conosciuti. Ma forse ho dato per scontato quello che poteva prentendere dal nostro incontro. Forse non voleva un tipo di approccio, mmm, come dire? sensuale. Ma chi diavolo era? 
 
"Forse io avrei accettato"
" Emily non c'è nulla da ridere."
"Ma su, è stata una proposta abbastanza allettante"
"Piuttosto, parlando di cose serie, quando ci fidanziamo noi due?"
Scoppia a ridere.
"Sarebbe questa la tua serietà di uomo? come tu stesso ti definisci.. e poi non si chiede così. Un pò di scena non guasta."
"Vuoi che mi metta a ballare, dichiarando il mio amore folle per te?"
"Quando potrò conoscere la tua serietà.."
"Cosa farfugli?"
"Niente niente..Oggi niente discorsi strani sulla vita? Mr enigma."
"Oggi, anche se ti può sembrare strano, mi sento molto positivo."
Scoppia a ridere.
"Devo prenderti sul serio?"
"Credi che non possa mai pensare positivo?"
"Sei troppo serio adesso, dai smettila, sto scherzando"
"Non dicevi di volermi serio? Ora lo sono!"
"No, ma dai.. cioè certo che puoi pensare positivo..cioè sarebbe innaturale se non lo facessi."
"Innaturale.. allora è questo quello che sono"
"davvero Gabriel.. non fare quella faccia."
"Scusa, adesso devo allontanarmi"
"Dove vai?"
"Dove posso smettere di pensare"
Esita e nei suoi occhi vedo una profonda preoccupazione. Dopo qualche secondo di silenzio disarmante, con gli occhi sbarrati, riesce a dirmi..
"Perchè non smetti di pensare insieme a me?"
Adesso è troppo vicina, talmente che non riusco a sopportarlo. 
"Che cosa.. stai... facendo?"
"Voglio baciarti"
"Ma non volevi una dichiarazione teatrale? da film oscar?"
"Questo è quello che si è sempre visto no?"
"Scusami.. "
Mi alzo frettolosamente, barcollando per non aver avuto il tempo di calcolare il movimento, dopo di chè senza soffermarmi troppo a fissare i suoi occhi speranzosi, mi allontano.
"Perchè non lasci che qualcuno ti stia accanto? Perchè Gabriel?"
Sobbalzo nel sentire le sue urla inattese.
"Non posso aspettarti per sempre lo sai vero?"
"Allora non farlo". Contraccambio con una voce impregnata di rabbia e al tempo stesso intensa paura. Isteria? Inaspettato sviluppo della situazione? cosa? perchè nessuno può avvicinarsi? perchè nessuno può toccarmi? perchè proprio lei non può.
 
Dove sei finita dopo quella volta? Il ricordo dei tuoi occhi cupi, colmi di attesa, di speranza.. e quella tristezza percepibile tutt'ora, ancora mi fa tremare il cuore. Anche tu.. Credevo che fossi la mia eroina, quella che mi avrebbe accolto con pazienza tra le braccia, quella che poteva capirmi fino in fondo e non semplicemente sentire cosa avessi da dire. Emily e Carmen ora si sovrappongono, diventano una sola figura nella mia testa e il rumore affiancato al disordine mi attonisce, non riesco ad attutire i colpi.
Madre, che tu sia naturale o innaturale non avresti mai dovuto abbandonarmi. Non è così che ci si comporta. Se tu fossi stata tale, io non sarei quello che sono diventato e non mi sentirei un inetto, desolato, finito, un prodotto terminato in difetto, in pasto alla degradazione.
 
"Esci da questa assurdo spettacolo teatrale che ti porti dietro. Non puoi salvare nessuno. Non puoi proteggerli, non così. 
Basta assumere dei ruoli che non ti appartengono. Torna alla tua età, al tuo presente, alla tua vita"
"Voglio essere un degno uomo.. saprei cosa fare. Saprei essere forte e coraggioso, come lui. Saprei proteggere chi amo, lottare a spada tratta tenendo testa alle innumerevoli difficoltà. Invece sono solo debole.
 Mi sono lasciata raggirare troppe volte. Mi sono lasciata illudere, credendo che non ci fosse del marcio. Credendo di poter avere tutto sotto controllo. Ho creduto troppe volte alle parole. E nessuno mi ha protetta. Mi hanno lasciata così.. in pasto all'avidità, in pasto alla crudeltà.
Sono sempre e soltato stata schiava di me stessa. Mio padre non ha colpa. Mia madre non ha colpa. Gabriel non esiste"
"ti sei scissa, quale di questi sei tu? a quale parte dai voce?"
"il passato non può essere cambiato. Il futuro non può essere previsto nè conosciuto in anticipo. Fa le tue scelte adesso. falle con chi ti è sempre stato accanto. Falle con chi ti sosterrà sempre in ogni momento, brutto o bello che sia. Falle con te stessa. Se tu darai importanza e priorità a te stessa in primis, potrai amare davvero e lasciarti amare. Non puoi accogliere nessuno, se tu, a te stessao sei estranea.
Solo su di te potrai contare. Gabriel, devi ritrovare Emily e non devi più permetterle di andare via. Devi amarla così e com'è ed evitare che si disprezzi solo perchè nota delle differenze con gli altri. Devi dirle che è speciale e insostituibile. Che non è un difetto vedersi storti, è un difetto cercare di emulare la postura dell'umanità. Dille che così non sarà più sola, e potrà avvicinarsi al posto che le spetta. 
Potrà ricominciare ad amare anche l'uomo. lei ne fa parte, e sa bene quanto può essere meraviglioso essere uomini. 
 
 
"Hey, piccola"
"Papà"
"che fai?"
"gioco col bruchino"
"guardalo, è piuttosto indaffarato. e sai perchè?"
"perchè?"
"si prepara a cambiare forma e diventare una bellissima farfalla. ma prima deve rischiare, esporsi, avere molta pazienza. magiare tanto, scegliere il posto adatto e cominciare a tessere la sua corazza di seta. Subito dopo, da crisalide, verrà alla luce e sarà una rinascita, una conquista"
 
 
Cos'è adesso per lui la vita? o meglio che cosa è stata?
 
"Gabriel, svegliati"
"chi sei tu?"
"Gabriel, hai ancora dormito troppo."
"Dove sono?"
"Sta tranquillo, ora rilassati, va tutto bene. devi prendere le medicine"
 
Prendiamo pillole per la tranquillità. Per la normalità, quando questa, senza maschere, non ha volto. non ha nomi. Per me non è mai esistita. 
Tutti quanti, vivono soltanto una vita. Una morte.
 Al mio risveglio appaio sempre diverso. con una nuova vita, una nuova identità e una miriade di paure. le morti, innumerevoli.
la morte quotidiana è ben più sanguinaria di una morte naturale. Ti consuma lentamente e ne sei cosciente per tutto il tempo.
La senti insidiarsi, insinuare, avvolgerti e stritolare piano le ossa. La guardi inerme agire. A volte da sollievo morire così. Altre volte inquieta, dilania, e cancella dalla memoria. 
 
"Voglio parlare con mia madre"
"Gabriel, tua madre è morta, ne abbiamo già parlato"
"Stia zitta,  ho detto che voglio parlare con mia madre"
 
 Storpio, malformato, incompleto, difettato. Sono nato da solo in mezzo a tanti, sono morto ogni giorno nell'indifferenza della folla. 
   
 
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