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Autore: _shin    02/04/2019    0 recensioni
Un uomo corroso dai sensi di colpa per non essere riuscito a salvare il fratello dal suicidio, viene umiliato durante il funerale dalla sua stessa famiglia che lo accusano di essere la causa principale di quel triste gesto. Distrutto medita di far provare alle persone che più credeva di amare, il suo dolore.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Famiglia. Tutto inizia da questa parola. Ognuno di noi condivide il concetto di famiglia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma una famiglia in senso stretto in realtà cos’è? I letterari direbbero che è il porto sicuro per le nostre vite alla deriva, ma in realtà la famiglia è sempre in bilico su quella sottile corda che oscilla tra accettazione e continue delusioni. I nostri sentimenti formano la famiglia. I nostri errori, la nostra continua ricerca di soluzioni a qualsiasi ostacolo che la vita ci riserva, ci porta a tutto questo, a sperare di avere una famiglia che possa farsi carico dei nostri errori e nostri turbamenti. Ma allora una famiglia in realtà cos è? Semplicemente un accozzaglia di persone che hanno paura di guardare il proprio riflesso allo specchio e allora ci inseriscono anche tutti gli altri riflessi, quelli immorali e solitari, quelli dove si sentono smarriti e cercano di condividere queste angosce a tutti gli altri. Beh almeno questa è la storia della mia famiglia.Ho sempre voluto bene a mio fratello. Si sa, l amore è un sentimento difficile da descrivere, soprattutto se si tratta di parlare di una persona che ti è stata accanto per così tanto tempo e alla fine sparisce davanti ai tuoi occhi. Quello che è successo a Leonardo resterà impresso nella mia mente fino alla fine della mia stessa vita. Non so bene quando è balenata nella mente di Leo l’idea del suicidio, ma so bene che io non sono riuscito a far nulla per impedire l’inevitabile. Spesso sono li, a domandarmi se le mie parole dette l abbiano spinto a tanto o era semplicemente l ultima goccia che ha distrutto quel vaso già corroso da tempo. La mia storia la farò partire proprio da quella maledetta mattina del 6 marzo, un giorno che non dimenticherò mai. Era la classica mattina di fine inverno, il sole alle 7 aveva appena fatto capolinea all orizzonte e si prospettava una giornata abbastanza calda da permettermi di usare un semplice giubbotto di pelle per coprirmi dal freddo. Leo si era alzato prima di me e aveva già aperto le finestre come era solito fare quando tornava a dormire a casa con noi. Appena mi vide uscire dalla stanza per andare in bagno mi accenna appena  un saluto assonnato, sicuramente stanco dalla giornata prima che lo aveva costretto a 6 ore di treno per tornare da noi. Leo lavora ormai da 2 anni a Trieste come magazziniere per una nota ditta di quel paese, dopo essere stato in servizio nell’aereonautica per 3 anni. Aveva chiuso la sua carriera militare a malincuore, ma non era riuscito a superare nessun concorso in quegli anni ed era stato costretto a tornare a casa con un pugno di mosche in mano e un cuore spezzato anche se da fuori non lo dava a vedere. Era rimasto a casa con noi solo un mese, e si era adoperato subito a trovare lavoro perché non voleva pesare sulle spalle dei nostri genitori, ma la realtà vera e cruda e che era amareggiato per aver deluso i sogni di nostro padre, colonnello dei carabinieri, che era fierissimo di vedere suo figlio percorrere una carriera simile alla sua, anche se in forze armate diverse e si vergognava perché in cuor suo si sentiva di aver fallito ai suoi occhi. Quindi dopo aver mandato una marea di curriculum a vari annunci sparsi per l’Italia, Leo riuscì a trovare questo lavoro a 600 km da casa, lontano da sguardi delusi. Di sicuro aveva aiutato il fatto che fosse un gigante di quasi 2 metri e che nella sua carriera militare spesso lavorava come scaricatore di materiali, ma nel giro di poco tempo sembrava essere rispettato dai suoi colleghi e non aveva proferito lamentele a casa, anche se sapevamo che la paga era misera e che a stento riusciva a pagarsi un monolocale per altro condividendo le spese con un suo amico collega, che era diventato suo coinquilino già una settimana dopo che si era trasferito a Trieste. Non parlava quasi  mai di questo suo collega a casa e noi non ci eravamo mai posti domande fino a quando la verità uscì fuori.

 
  
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