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Autore: LokiSoldier    21/07/2009    1 recensioni
"Cosa avrei potuto fare se non accoglierlo fra le mie braccia? Fu la notte d'amore più intensa della mia vita."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa avrei potuto fare se non accoglierlo fra le mie braccia? Fu la notte d'amore più intensa della mia vita."

[...i due finiti i corsi serali devono ritornare a casa.]
Giò camminava lento dietro di me. Era pensieroso e questo non era affatto da lui. Per i primi momenti preferii non parlare. Poi, dopo un quarto d'ora, stanca, mi fermai e lo sentii bloccarsi ad un millimetro da me. Avevo il suo respiro sul collo.
"Scusa..." disse.
"Che hai?"
"Nulla."
"Non è vero."
Mi voltai verso di lui e fissai i miei occhi sei suoi. Era strano farlo. Per la prima volta m'accorsi di quanta sicurezza traevo da lui senza saperlo. La consapevolezza mi colpì in pieno. Ora che lui era così inquieto però volevo essere io a donargli sicurezza.
"Già, non è vero." ribadii.
Mise le sue mani sulle mie spalle e si fece più determinato. Mi fissava con sguardo deciso. Avvicinò il suo volto al mio con lentezza, i suoi capelli mi solleticavano il viso.
"Sto bene, fidati di me." disse e poi mi spostò, ripartendo a camminare. Non mi fidavo delle sue parole però. Casa mia era ancora lontana e oggi Giò aveva dimenticato i biglietti del pullman a casa e così decisi di fare la strada assieme a lui per non farlo stare solo. Dopo parecchi minuti di silenzio m'accorsi che la camicia della divisa di scuola che portava indosso era strappata.
"Come sei riuscito a strapparti la camicia?"
"Boh.". Uff. Sentirlo così freddo mi faceva male. Chissà cos'aveva mi domandavo di continuo mentre continuavamo a camminare nel silenzio più assoluto. Il mutismo fu interrotto dal volgare commento di un motociclista riguardo la gonna della mia divisa.
"Burino." dissi seccata.
"Non ci pensare." mi disse sorridendo. Un sorriso finalmente! Ricambiai e gli presi la mano fra le mie. Ricominciammo a camminare e dopo una mezz'oretta fummo arrivati.
"Eccoci, dunque."
"Sì, eccoci. Prima però dimmi cos'hai...per favore. Sei così strano Giò..."
"Ok, ti dico dentro allora." Annuii e lo feci entrare in casa. Andammo nella mia stanza e buttammo le cartelle a terra, in mezzo al disordine generale.
"Non sembra la stanza di una ragazza questa." commentò ironico. "Antipatico!" dissi facendogli la linguaccia. "E comunque non provare a cambiar discorso!"
"Beh, io c'ho provato." sorrise.
"E non ce l'hai fatta. Dimmi."
Si girò e si poggiò con la schiena al muro, proprio accanto al mio letto. Dall'altro lato, la finestra era aperta e lo illuminava con le solite tinte rosse del tramonto primaverile.
"Ho dei problemi con una ragazza."
"Tu?! Impossibile!" esclamai. Era risaputo che Giò era il ragazzo più bello dell'istituto, non poteva avere problemi con una fanciulla, nessuna le resisteva.
"Già, non posso averla."
"E perchè?" domandai avvicinandomi a lui. Per tutta risposta egli prese il mio viso fra le dita e dopo avermi fissata per un solo lunghissimo istante mi baciò.
"Ecco perchè." disse guardandomi.
"Oh." seppi solo dire. Sorrise laconico. Non seppi proprio cosa fare, quella era proprio una brutta faccenda per entrambi. L'unica cosa che riuscii a fare fu abbassare lo sguardo e stringere la sua mano fra le mie. Dal canto suo, Giò strinse una delle mie mani mentre con l'altra mi sollevava il volto.Che fare? Rifiutarlo o lasciare che tutto andasse per questa direzione? Quando abbassò nuovamente il viso per baciarmi non m'allontanai, anzi chiusi gli occhi e l'assecondai. Tutto ciò era sbagliato, lo sapevamo entrambi. Sentii la sua lingua lasciare le mie labbra per andare a solleticare il mio collo; mi venne un brivido di piacere. Sorrise compiaciuto di questa mia dimostrazione di gradimento e mi buttò sul letto senza alcun riguardo. Il rosso cielo di Marzo ci illuminava mentre le nostre mani toccavano impazienti il corpo dell'altro. Avevo fatto l'amore tante volte in vita mia, ma mai così. Questa volta a rendere il tutto più provocante c'era l'eccitazione del rischio, del sapere di star sbagliando e del relativo fregarsene. Quando riaprii gli occhi il panorama fuori dalla finestra era totalmente diverso. Il cielo era nero e alta nell'oscurità riluceva la luna. Stesa sul corpo di lui guardai in terra e vidi i nostri vestiti buttati alla rinfusa gli uni sugli altri. Che cosa strana. Non pensavo che l'avrei mai fatto con Giò. Per quella notte dormì nella mia stanza assieme a me, nello stesso letto. Ero stanca e prima d'assopirmi, l'ultima cosa che sentii furono le sue labbra sul mio collo.

Quando mi svegliai il mattino dopo, sentii le sue dita fresche sulla mia pelle.
"Buongiorno" gli dissi assonnata.
"Buongiorno a te. Alzati, dobbiamo vestirci." mi disse sorridendo. Annuii e mi vestii in fretta. Così fece anche lui. Appena finimmo di vestirci, vedemmo aprirsi la porta dalla quale entrò mamma.
"Ragazzi scendete, la colazione è pronta."
Sorridemmo e rispondemmo assieme.
"Sì mamma, scendiamo."
  
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