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Autore: LadyPalma    03/04/2019    3 recensioni
Basato sul video della canzone High Hopes dei Kodaline, la cui trama parte dall'incontro di un uomo che sta per suicidarsi e una sposa in fuga. La presenza di Liam Cunningham come attore protagonista del video e la vaga somiglianza dell'attrice con la Donna Rossa, mi hanno portato a scrivere questa song-fic che è una trasposizione della storia del video nel mondo di Westeros.
[DavosxMelisandre]
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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HIGH HOPES
 
 
But I've got high hopes, it takes me back to when we started 
High hopes, when you let it go, go out and start again 
High hopes, when it all comes to an end 

But the world keeps spinning around

 
 
Ser Davos non aveva mai pensato di essere un uomo idealista, non credeva negli dei – in nessun tipo di Dio – e non era mai stato troppo interessato alle dinamiche di potere. Però adesso, seduto sulla sua piccola barca a contemplare l’acqua scura che ondeggiava sotto di lui, si rendeva conto che aveva sempre avuto bisogno di un obiettivo, un qualcosa che lo spingesse ad andare avanti. L’acqua era sempre stata parte di lui, ma mai come in quel momento aveva avuto voglia di diventare tutt’uno con essa, di lasciarsi andare tra le onde e mai risalire su. L’amore era ormai un ricordo sbiadito, suo figlio era morto e Stannis aveva rinnegato anni di fedeltà, esiliandolo in modo permanente solo per aver salvato la vita a quel giovane fabbro. Andarsene era proprio l’intenzione salendo sulla barca, ma adesso si sentiva pronto a fare un’uscita di scena più definitiva. Cosa glielo impediva? La morte in acqua è la più nobile che ci sia, di certo l’unica che Davos poteva immaginare per sé.
Delle grida squarciarono improvvisamente il silenzio della notte. La curiosità lo spinse a voltarsi e a rimandare la decisione che aveva ormai categoricamente preso. Una figura in bianco si stagliava nell’oscurità correndo verso il porto, verso di lui, inseguita da uomini in armatura. Non avrebbe mai riconosciuto quella donna vestita in quel modo semplice e innocente, se non fosse stato per i capelli rosso fuoco. Melisandre di Asshai, la Donna Rossa, si era fermata adesso a pochi passi dalla barca e lo fissava con un’espressione di paura e supplica che addosso a lei sembrava perfino più incredibile dell’abito.
“Ser Davos…” mormorò semplicemente, in tono supplichevole.
Lui sembrò considerare la muta richiesta per un istante, spostando lo sguardo tra il volto così umano della sacerdotessa e il gruppo di soldati di Stannis  che ora erano talmente vicini da poterli riconoscere personalmente. Cosa volevano? Il legittimo re si era forse finalmente deciso a liberarsi di quella strega ciarlatana? Solo qualche giorno prima, Davos li avrebbe aiutati o perlomeno sarebbe rimasto a guardare senza fare niente. Eppure qualcosa che non si seppe spiegare neanche in seguito lo spinse ad alzarsi in piedi e a tendere la mano a Melisandre. La fece sedere, spostando una cassa di cipolle che mai potevano mancare sulla sua barca e poi si sfilò il mantello per posarlo sulle spalle nude di lei.
Lei continuava a tremare, mentre lui cominciava a remare.
Un tentativo di suicidio che diventava una fuga a due.

 
***
 
Il Signore della Luce aveva abbandonato Stannis, questo era arrivata a capire Melisandre, lui non era Azhor Ahai e lei si era ingannata per tutto questo tempo. Non era per tradimento che era perseguitata però, ma perché aveva rifiutato di sposare Stannis dopo che lui stesso aveva ucciso in un impeto di rabbia sua moglie Selyse. Forse l’ultimo Baratheon aveva bisogno di un contatto con la divinità e voleva tenere legato a sé la sacerdotessa del dio che aveva abbracciato, ma Melisandre non poteva piegarsi ad un simile volere. Non lo avrebbe fatto neanche se glielo avesse ordinato una visione: l’idea di appartenere ad un uomo la disgustava e spaventava allo stesso modo. Così era scappata e aveva chiesto aiuto al suo principale nemico, che ora la ascoltava senza dire una parola, sorseggiando del vino da una fiaschetta.
Ne erano successe di cose nei pochi giorni in cui Davos era stato prigioniero nei sotterranei del palazzo, eppure non sembrava troppo sorpreso. Quegli eventi sembravano non toccarlo più, si facevano sempre più lontani ad ogni colpo di remo. Non era stato lui a chiederle un resoconto, era stata lei che aveva iniziato spontaneamente a parlare, quasi come si sentisse in dovere di dare una giustificazione. Ma Davos non aveva bisogno di un motivo per fare quello che aveva fatto, continuava a remare e basta.
“Siete davvero il Cavaliere delle cipolle, eh?” gli chiese d’un tratto, sollevando una cipolla e cominciando a giocarci tra le mani.
Chissà perché ma quella frase riuscì a strappargli finalmente una reazione, una risata breve e un po’ amara. Continuando a tacere le passò la fiaschetta invitandola a lasciare stare in pace le cipolle in favore del vino. Lei accettò e nel secondo breve contatto tra le loro mani nel giro di un’ora, sembrò essersi instaurata tra loro una specie di tregua.
“Perché mi avete aiutata, Ser Davos?” chiese Melisandre, fissandolo, dopo aver preso un lungo sorso dalla fiaschetta.
Davos inclinò di poco la testa e ricambiò lo sguardo. Ecco una domanda troppo esplicita per poter essere aggirata con il silenzio, una domanda che non aveva risposta per giunta.
“Non potevo di certo lasciare una donna sola di notte. Dopo tutto, la notte è oscura e piena di terrori, non lo sapete mia signora?”
Sorrisero entrambi in un improvviso momento di connessione. Era ironica l’immagine della diabolica Melisandre sotto le vesti di una damigella in pericolo, ed era ancora più ironico che proprio lui fosse il cavaliere senza dita pronto a salvarla. Poi scese di nuovo il silenzio e durò per varie ore, ore in cui lui continuò incessantemente a remare e lei si addormentò rannicchiata sulla sua barca, nel suo mantello, in mezzo alle cipolle.
 
***
 
All’alba si erano fermati ed erano approdati sulla prima terraferma che era capitata a tiro. Avevano trovato una spiaggia deserta ed avevano trascorso lì la giornata, riposando e mangiando qualcosa – perlopiù cipolle. Verso sera, quasi senza accorgersene avevano iniziato ad avvicinarsi, fino a ritrovarsi spalla contro spalla.
“Odiavate così tanto l’idea di sposare qualcuno che il vostro Signore improvvisamente disapprova? Eppure diventare regina non sembra una così brutta idea…”
La considerazione improvvisa di Davos la fece irrigidire. Fu solo per un istante ma lui riuscì a sentirlo chiaramente tramite il contatto dei loro corpi.
“Ho avuto tantissimi uomini, Ser Davos e ho sedotto ognuno di loro per carpire informazioni o perché il mio Signore della Luce me lo ha comandato. Al contrario di quello che possiate pensare, non sono mai stata con qualcuno per semplice divertimento o ancora peggio per ambizione personale”.
“Quindi non siete stata mai innamorata?”
L’uomo sembrava autenticamente sorpreso e lei non potè evitare di ridacchiare a quella domanda ingenua. Scosse la testa senza rispondere ed evitò di guardarlo, iniziando invece a sbucciare lentamente le cipolle.
Gli occhi di Melisandre sembravano quasi lucidi – doveva essere per le cipolle.
I loro corpi si fecero sempre più vicini – doveva essere per il freddo.
Eppure Melisandre aveva acceso un fuoco e ora ci stava fissando attentamente dentro. Cosa ci vedeva in quelle fiamme? Si chiedeva Ser Davos, cercando di scovare il mistero dietro quell’informe rosso che avvolgeva tutto. Quali segreti, quali profezie, quale futuro riusciva a leggerci quella donna? Ed era poi vero che ci leggeva qualcosa?
Lui ci vedeva solo il fuoco.
Ci vedeva solo il rosso.
E almeno per quella notte gli sembrava abbastanza come obiettivo.

 
***
 
“L’amore è completamente irrilevante per una persona come me”.
La risposta era arrivata circa una decina di giorni dopo, nella taverna di un villaggio. Si erano continuati a spostare, muovendosi verso nord, sulla semplice base delle indicazioni che la donna leggeva nelle fiamme. Nel frattempo avevano trascorso una notte in un vero letto, a mangiare qualcosa di diverso di cipolle e a procurarsi un nuovo vestito rosso per Melisandre, che adesso appariva più come la sacerdotessa di sempre - fatta eccezione per i capelli liberamente sciolti e l’espressione di umanità sul viso che sembrava essere diventata permanente.
“Quasi vi invidio, Ser Davos”.
Il cavaliere quasi soffocò nel boccale che stava bevendo. “Per cosa mi invidiate esattamente? Le dita mozzate o la brillante carriera come Primo Cavaliere del Re?” chiese poi con un sorriso ironico.
“Perché siete una persona semplice. Siete libero, non avete missioni e avete amato”.
Lo aveva detto con una tale sincerità nella voce, che Davos non riuscì ad innervosirsi, nonostante quelle parole lo avessero ferito come una pugnalata. Non poteva sapere la strega che proprio quella meravigliosa libertà lo aveva portato ad un passo dal suicidio e che tutto quello che di buono c’era stato nella sua vita adesso si era dissolto come spuma nel mare. Quello che sarebbe dovuto essere lui in questo momento.
“Ho amato e ho perso” precisò in un tono cupo.
Lei studiò il suo dolore esposto per un po’ e poi indovinò, senza consultare le fiamme.
“Quella sera al porto stavate per ammazzarvi, non è così?”
Davos alzò repentinamente lo sguardo dalla birra e per un istante sembrò diventare di ghiaccio. Prima che potesse reagire però, lei si protese verso di lui e gli strinse la mano, come per trattenerlo con lei. Per trattenerlo alla vita.
“Ho bisogno che restiate vivo, dovete portarmi al Nord”.
Davos alzò gli occhi al cielo e tornò di nuovo a ridacchiare. Non era di certo quello che si aspettava come convincimento a vivere, però era questo tutto ciò che aveva: una donna folle, che diceva stronzate. Non credeva in nessuna delle sue visioni, era ancora lo stesso uomo che non credeva in nessun dio. Però doveva fingere di farlo.
Voleva credere in lei e in tutto quello che c’era tra loro.

 
***
 
Ormai erano arrivati, lo si capiva dalla neve che copriva ogni strada e dall’accento e i vestiti delle persone che incontravano. Erano entrati a Grande Inverno, non mancava troppo per arrivare finalmente alla loro ultima destinazione: la Barriera. Alla prima sosta nel territorio che ora apparteneva ai Bolton, Melisandre era smontata da cavallo e si era gettata letteralmente nella neve.
Lo aveva visto nel fuoco che il nuovo Azor Ahai apparteneva al nord e nel nome aveva la neve.
Davos la raggiunse e la tenne fra le braccia, quasi per paura che potesse darsi a qualche atto più inconsueto. Ma non c’era atto più inconsueto di quello che la stessa vicinanza tra loro poteva creare. Lei si voltò rapidamente e con un sorriso mellifluo avvicinò il volto a quello di lui, indugiando per qualche secondo.
“Baciatemi, Ser Davos”.
La stretta di lui attorno alle braccia di lei si fece più debole, eppure i loro visi si fecero più vicini fino a che i loro nasi si sfiorarono.
“E questo chi lo desidera? Il Signore della luce?” chiese lui, ponendosi sulla difensiva, memore del punto di vista della donna poco favorevole al sentimento.
“Io. Lo sto chiedendo io…” rispose lei semplicemente, prima di decidere di azzerare le distanze tra le loro labbra.
Fecero l’amore lì, quella stessa sera, sulla neve.
La neve che era così lontana dal mare dove lui era abituato a vivere.
La neve che era così diversa dal fuoco che lei era abituata a respirare.
Restarono stretti sulla neve avvolti nei mantelli per tutta la notte. Per la prima volta Melisandre sentiva di fare qualcosa per se stessa come donna, mentre Davos riscopriva dopo tanto tempo la voglia di restare in vita. Fu grazie quella nuova intimità che lui notò degli evidenti segni rossi sulla schiena nuda di lei, delle ferite che sembravano essere sulla pelle da molto tempo ma che allo stesso tempo non davano segnali di rimarginazione. Con una delle poche dita che gli erano rimaste sfiorò delicatamente quei segni e quando la vide voltarsi verso di lui, passò ad accarezzarle il viso guardandola con apprensione e tenerezza.
“Sapete, a volte ci si scotta a giocare con il fuoco” disse lei semplicemente. Non c’era tristezza nel mezzo sorriso che accompagnò quelle parole, ma solo la constatazione di una vita trascorsa interamente al servizio di una causa. Una missione di cui era stata autrice per largo tempo, ma spesso anche vittima, come quelle ferite dimostravano.
“Io non ho alcuna intenzione di bruciarvi, mia signora”.
Per tutta risposta alla serietà che Davos aveva usato per formulare quella promessa, Melisandre ridacchiò leggermente, per poi posare affettuosamente una mano sulla sua guancia.
“Oh, voi non potreste mai bruciarmi, Ser Davos. Voi appartenete all’acqua”.

 
***
 
La neve che aumentava, la luce che diminuiva. La Donna Rossa e il Cavaliere delle cipolle procedevano insieme, ognuno in sella al proprio cavallo di recente acquisizione. Non parlavano tanto, ma spesso i loro occhi si incrociavano come per confermare quella incredibile complicità che infine li aveva portati lì, oltre il limitare di Grande Inverno. Non appena il Castello Nero apparve ai loro occhi, arrestarono i cavalli e scesero entrambi a contemplare la concreta possibilità che si apriva davanti ai loro occhi: una nuova speranza per Melisandre, un’altra incognita per Davos.
Ma il momento di sosta durò poco, due frecce li raggiunsero quasi contemporaneamente e prima che potessero anche solo realizzare cosa stesse succedendo, si ritrovarono stesi a terra coperti di un sangue che non accennava a smettere di fuoriuscire.
“Re Stannis manda i suoi saluti” sentenziò il cavaliere che si parò davanti a loro, per poi fuggire nella neve.
Stannis. Un nome che racchiudeva insieme il mandante e il movente.
Se il Nord non dimentica e i Lannister pagano sempre i loro debiti, erano però i Baratheon che avevano la furia più implacabile.
Con un ultimo sforzo, Davos si trascinò verso Melisandre e le strinse una mano, per condividere con lei il momento dell’ultimo respiro.
Buffo come stava morendo adesso, adesso che finalmente aveva deciso di voler continuare a vivere ancora un po’.

 
***
 
Quando Davos riaprì gli occhi non c’era nessuna luce. Fatta eccezione per un paio di candele che illuminavano la stanza. Già, una stanza. La comodità di un letto sotto il suo corpo, quattro pareti attorno a lui e un paio di figure in nero che lo fissavano e si muovevano al suo capezzale. Confuso, battè le palpebre un paio di volte e provò a muoversi. Un fitto dolore gli impedì i movimenti, proprio in corrispondenza di una grossa benda sul suo petto.
Fu allora che ricordò ogni cosa. Allora non era morto.
Un uomo dai lunghi capelli ricci e neri, che sembrava avere più autorità degli altri, iniziò presto a parlargli. Si chiamava Jon Snow, era il comandante dei Guardiani della Notte ed erano stati i suoi uomini che lo avevano trovato due giorni prima in mezzo alla neve. Continuò a parlare, spiegando le circostanze del ritrovamento, ma Davos non percepì altro che alcuni frammeni: Stannis Baratheon, probabile vendetta, grande perdita di sangue, fuori pericolo… Parole su parole, ma l’unica che davvero lo interessava non era stata ancora pronunciata.
“Melisandre?” domandò improvvisamente con una voce impastata che non riconosceva come la propria.
Jon Snow smise di parlare e lo osservò con un’espressione vagamente sorpresa.
“La Donna Rossa? I miei uomini hanno portato anche lei e l’hanno portata qui…”
Non aggiunse altro, non gli disse di non preoccuparsi o che avrebbe potuto vederla presto. Gli disse semplicemente di riposarsi, l’unica cosa che in quel momento non poteva essere in grado di fare.

 
***
 
Qualche ora dopo, Davos era riuscito a convincere uno degli uomini a farlo sedere su una sedia volta in direzione della finestra, in modo da poter vedere la luce del mattino inoltrato che ora rischiarava la neve. Finalmente ce l’aveva fatta, era arrivato in quel Castello che aveva animato molti discorsi durante l’ultimo tratto del viaggio. Ma ora che era lì non sapeva cosa fare: quella non era mai stata la sua di missione.
Era Melisandre e non le frottole che diceva che per tutto quel tempo aveva costituito l’obiettivo di cui aveva bisogno.
Era appena giunto alla realizzazione completa di quel pensiero e alla tragedia che lo accompagnava, quando sentì improvvisamente due braccia posarsi attorno alle sue spalle e vide l’ortaggio che più di tutti gli era famigliare frapporsi tra i suoi occhi e la finestra.
“Chi lo avrebbe detto che ci sono un sacco di cipolle anche qui”.
Non potè evitare di trasalire nel riconoscere la persona a cui quelle braccia e quella voce appartenevano. Melisandre era viva, in piedi davanti a lui, con un sorriso divertito stampato sulla faccia e solo una benda all’altezza dell’addome che testimoniava l’aggressione che avevano subito. Era vestita di bianco, come l’inizio di quella assurda avventura e Davos colse quel dettaglio come una prova che quel percorso non era ancora finito.
“Sembra promettente il tuo Principe che fu promesso” disse, cercando di tenere a bada le sue emozioni e ricambiando invece il suo tono ironico.
Ma fu inaspettatamente Melisandre a rompere quell’inutile gioco. Gli afferrò dolcemente il viso e lo baciò a lungo, riavvolgendo il doppio filo della loro vita proprio nel momento in cui le frecce aveva tentato di interromperla.
“Jon Snow è decisamente il principe che fu promesso” affermò con decisione e con la stessa convinzione aggiunse nuove parole “Ma ho trovato di più di quello che le visioni mi hanno mai predetto: per tutto questo tempo ho avuto al mio fianco il cavaliere che non fu mai promesso a me”.
 




NDA: La notte è oscura e piena di crack pairings! Prima fanfiction che scrivo sul mondo di Game of Thrones in lingua italiana e ovviamente non poteva che essere sulla mia OTP: Melisandre e Davos. Mi piace molto la difficile dinamica tra i due personaggi e anche la chimica e la splendida amicizia tra i due attori. A tal proposito consiglio anche di vedere "Balck Butterflies", film dove effettivamente Liam Cunningham e Carice von Hauten interpretano il ruolo di due amanti.
Spero tanto che ci sia qualche altra povera creatura che come me li shippa e che questa storia senza troppe pretese vi sia piaciuta!
Ho scritto altre cose su di loro in inglese e ne vorrei scrivere altre, quindi concludo questa nota chiedendo in maniera diretta se a qualcuno potrebbe interessare leggerle ahah
Grazie per aver letto!
   
 
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