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Autore: Yurha    03/04/2019    1 recensioni
Ep.07x20
Connie si è data molto da fare per cercare di salvare il giovane Rafa, farlo ritornare alla sua vita reale, dalla sua famiglia, ma, dopo aver perso un'amico in modo molto brutale, si rinchiude nel suo mondo, ignorando tutto solo per puro istinto di sopravvivenza.
Nel tragitto per tornare alla Procura Distrettuale, anche Connie si chiude nel suo mondo, pensando di aver fallito in pieno nella sua missione personale, di aver deluso la famiglia di Rafael 'Rafa' Alarez, ma, una volta arrivata in ufficio, Jack McCoy e Mike Cutter le faranno capire che, alla fine, Se Fai Tutto Il Possibile, Non È Fallire..
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jack McCoy, Mike Cutter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Se Fai Tutto Il Possibile, Non È Fallire

In quel momento Michael Cutter non sapeva proprio cosa dire.
Il che era molto strano, dato che lui era l’uomo dalle mille e più parole al secondo, ma in quel preciso momento, proprio non ne aveva.
Non poteva, non voleva, anzi, forse era più giusto dire che non sopportava vedere Connie nello stato in cui si ritrovava..
Era così affranta, così triste e fragile dopo il fallimento con il ragazzino di nome Rafael ‘Rafa’ Alvarez.
Dopo essere riuscita a farlo ritornare in sè, in seguito al lavaggio del cervello subìto dl cartello della droga messicano di nome Vela, fallì nell’intento di convincerlo a testimoniare contro Eddie Blanco.
Mike ne aveva abbastanza. Voleva, doveva fare o dire qualcosa per cercare di farla stare un pò meglio, ma se proprio doveva essere totalmente sincero con sè stesso, l’unica cosa che aveva in mente era fermare la macchina e abbracciarla forte, confortandola anche solo con i gesti, senza parole inutili che non riusciva a trovare.
L’intero viaggio dal riformatorio, la nuova casa di Rafa Alvarez per solo Dio sapeva per quanto tempo, fino all’edificio della Procura Distrettuale di Manhattan, fu nel completo ed assoluto silenzio.
Ogni tanto, fermi ad uno dei migliaia di semafori per arrivare in centro città, Mike la guardava di sfuggita e tutte le volte, l’espressione di lei non cambiò di una virgola.
Era esattamente come una statua, fissava passiva il movimentato mondo che scorreva fuori da quell’automobile color borgogna e quello lo fece stare solo peggio.
“Vorrei tanto riuscire a dirle quanto sono fiero di lei, quanto l’ammiro per essersi messa in prima linea, perfino in serio pericolo di vita, ma diavolo.. Non posso dirglielo così, sembrerà una cosa scontata, un cliché..” pensò lui stringendo forte il volante della sua auto.
Pensò anche che, quando il rispetto e l’ammirazione per lei non sarebbe potuto aumentare, si presentò quel caso, che lei prese molto sul personale e Mike non riuscì proprio a vincere quel forte impulso a frenare le sue sensazioni, i suoi sentimenti e le sue azioni quando c’era lei di mezzo.
Una volta arrivati a One Hogan Place, nei parcheggi sotterranei della Procura di Manhattan, Connie era ancora persa nei suoi pensieri, chiusa totalmente nel suo mondo.
Mike la guardava soltanto, dandole lo spazio di cui aveva bisogno, anche nel tragitto tra il parcheggio e l’ufficio e una volta arrivati là, senza dire neanche una parola, Connie si andò a sedere alla sua scrivania.
Lui rimase impalato in mezzo al corridoio.
Continuava a guardarla, sapendo che tutto ciò che avrebbe potuto fare e dire sarebbe stato gettato al vento, quindi, sospirò e si costrinse a tornare nel suo ufficio.
Seduto sulla sua poltrona nera, il Procuratore Cutter lanciava e riprendeva al volo la sua pallina da baseball blu con sulla faccia un’espressione assente.
“Non sono riuscito a convincere un ragazzino di quattordici anni a testimoniare contro i suoi aguzzini.. Che vergogna.. Sono sicuro che se ci fosse stato ancora Jack al mio posto..” pensò prendendo al volo per l’ultima volta la pallina. “Giusto! Jack!” pensò ancora alzandosi velocemente e uscendo dal suo ufficio.

Ancora seduta alla sua poltrona, Connie pensava e ripensava a quale poteva essere il desino di Rafa Alvarez, senza riuscire a darsi pace.
«Connie?»
La voce gentile di Jack McCoy riuscì a tirarla fuori da quel baratro.
Sorrise, più per circostanza che per un sentimento vero.
«Jack..» rispose alzando lo sguardo.
«Mike mi ha appena raccontato ciò che è successo al riformatorio. Devo dirtelo, sono molto fiero di te. Hai seguito questo caso dall’inizio fino alla fine con molto coraggio, ignorando perfino le minacce di morte.. Esattamente come feci io una volta con i tirapiedi della mafia russa..»
Connie lo guardò con lo sguardo amorevole di una figlia.
«Io invece devo ringraziarti per esserti preoccupato così tanto per la mia sicurezza. Sono molto fiera e fortunata di avere un capo come te. Ti voglio bene e ti devo tanto, davvero.» rispose guardandolo.
Jack sorrise dolcemente. «Nah, non pensarci..» disse lui con il suo solito tono divertito. «Anzi, sono io a considerarmi fortunato ad averti in questo Ufficio. È vero, ho provato a toglierti il caso, ma voglio che tu sappia che anche se ti fossi ritirata, avrei fatto di tutto per lasciarti la scorta. Ho già perso due Assistenti eccellenti e non voglio che succeda mai più una cosa del genere. Mai più.»
«Jack, ammetto di aver indossato la maschera di ghiaccio quando in realtà ero terrorizzata ogni volta che uscivo da qui, ma sentivo di non poter mollare, sentivo che tu avevi bisogno di me, quest’Ufficio aveva bisogno di me.» rispose Connie guardandolo fermamente.
Appoggiato alla vetrata chiusa dalla veneziana dell’ufficio di lei, vi era Mike con le braccia incrociate al petto. “Anch’io avevo bisogno di te..” pensò appoggiando anche la testa a quel vetro.
Jack, consapevole della sua presenza, si guardò alle spalle con la coda dell’occhio. «Hai ragione Connie. Qui avevamo tutti un gran bisogno di te. Tu eri la persona giusta per questo caso, non c’era nessun altro Assistente in grado di reggere una tale pressione.»
«Comunque Jack, ti sono davvero grata.»
«Non pensarci.. In un certo senso, prendermi cura di te e di quel testardo di Mike è parte del mio lavoro..» rispose lui con il suo sorriso sincero e gentile.
Connie in risposta fece lo stesso, ma a differenza di prima, non era più un sorriso di circostanza.
Jack le appoggiò un momento la mano sulla spalla, poi fece per andarsene, ma venne fermato dopo appena due passi.
«Prima che tu te ne vada, posso chiederti un’ultima cosa?»
Jack si girò verso di lei. «Ma certo.»
«Hai mai pensato che, nonostante ti fossi impegnato al massimo delle tue capacità, tutto ciò che hai fatto non fu comunque sufficiente?» chiese lei per cercare un pò di conforto.
Mike era ancora appoggiato alla vetrata chiusa, in attesa che Jack tornasse nel suo ufficio, ma sentendo quella domanda, gli venne voglia di andare da lei e dirle che tutto ciò che fece fu molto di più di quello che un qualunque altro Procuratore avrebbe mai potuto e voluto fare e che era molto orgoglioso di lei, ma invece sospirò, cercando di mantenere il controllo su sè stesso.
«Certo. Assolutamente, Connie. Ci sono stati parecchi casi che mi hanno fatto sentire così, ma proprio perchè so di aver fatto il massimo, non ho rimpianti ed è proprio da quei casi che ho imparato che noi possiamo proporre alternative, ma la scelta finale spetta solo all’accusato. Sta a loro decidere il proprio destino e noi dobbiamo solo saper accettare, giusto o sbagliato che sia. È l’unico modo per sopravvivere in questo mondo, per chi sceglie una carriera come questa.»
Connie annuì. «Capisco. Tu come hai fatto a gestire tutte le emozioni che ne conseguono?» chiese con voce tremante e un nodo molto grosso in gola.
«Intendi la rabbia, la delusione e la frustrazione?»
«Si..» rispose poi con un filo di voce.
Jack, esattamente come un padre, le fece un dolce sorriso comprensivo. «Lo so che è una cosa difficile, ma devi concentrarti solo sul fatto che non si può vincere sempre in questa professione. Devi assolutamente imparare anche non ci può essere compassione per i sospetti e gli imputati, di qualsiasi età possano essere, ma so che Rafael Alvarez è stato tremendamente fortunato ad averti avuto al suo fianco, per esserti battuta fino allo stremo per cercare di redimerlo, ma alla fine, non puoi negare il fatto che abbia fatto la sua scelta e tu devi semplicemente accettarla.»
«Mi stai dicendo che alla fine della giornata, dovrei prendere la ventiquattrore, spegnere la lampada del mio ufficio e andarmene come se nulla fosse?»
«No, non ti sto dicendo questo. Alla fine della giornata, devi prendere la ventiquattrore, spegnere la lampada del tuo ufficio ed uscire da qui, sapendo che hai dato il massimo di cui sei stata capace e devi essere fiera di te stessa in ogni momento. Se hai ben chiaro questo punto, anche se un caso non finirà bene, avrai vinto comunque. Ricordati le parole di questo vecchio: per un avvocato, Persecutore o Difensore che sia, l’unico modo per perdere, non dipende dal verdetto di una Giuria o da un Giudice. L’unico modo per perdere è arrendersi completamente e subìre la catena degli eventi conseguente, come i sensi di colpa, la rabbia, la delusione e frustrazione.»
Lei lo guardò cercando di elaborare tutto il suo discorso, mentre Jack si allontanò.
«Connie, tu devi essere maledettamente fiera di ciò che hai fatto durante tutto questo caso, chiaro?» disse ancora di spalle a lei, con il suo solito tono fermo ma fiero e un sorriso che lei non poteva vedere sul volto.
Connie sorrise. «Grazie Jack. Davvero.» rispose commossa dalle sue parole.
Lui la guardò con la coda dell’occhio e con lo stesso sorriso ancora sulle labbra.
Appena Jack uscì dall’ufficio di lei, incontrò Mike.
«Se devi dirle qualcosa, è meglio farlo ora.» disse mentre gli passava davanti per tornare nella sua stanza e chiudere la porta dietro di sè.
Mike sospirò, esitò un secondo e, sporgendosi lievemente, bussò allo stipite. «Hey..»
Lei lo guardò. «Ciao.» disse dolcemente.
«Ciao.» ricambiò lui con lo stesso tono.
«Jack è appena stato qui.»
«Si, l’ho visto.» rispose sedendosi sulla sedia di fianco alla sua scrivania.
Ci fu un momento di silenzio, poi Mike prese coraggio. «Ti prego, non biasimarti. Se Rafa ha deciso di non testimoniare, non è colpa tua. Tu hai dato il meglio di te, io l’ho visto e anche Jack lo ha visto ed ha assolutamente ragione su ogni cosa.»
«Hai sentito tutto?» chiese guardandolo negli occhi.
«Mi dispiace, ma ciò non toglie che lui abbia ragione. Sei stata TU ad andare ad informarti dalla dottoressa Burkhardt per trovare il metodo più veloce per poterti avvicinare a lui, TU hai fatto in modo che si riavvicinasse alla famiglia, TU sei riuscita a fargli confessare tutto e sempre TU gli sei stata vicino affinchè non perdesse di nuovo la retta via.» disse appoggiandosi alla scrivania e guardandola  profondamente. «La tua determinazione, la tua compassione ed il tuo animo gentile hanno reso possibile tutto ciò. Gli hai permesso di riprendere in mano la sua vita, gli hai permesso di ricordare chi è veramente. Connie, ai miei occhi, esattamente come agli occhi di Jack, sei stata fantastica. Sei una gran donna e sarei felice di avere anche solo una briciola del coraggio che hai dimostrato di avere.» continuò andando a stringerle la mano.
Connie continuava solo a guardarlo incredula.
«E sai cosa? Tutto ciò che hai fatto per quel ragazzo, rimarrà per sempre nei suoi ricordi, per il resto della sua vita. Se ci fossi stato io al posto di Rafa, sarebbe stato così.» disse infine.
Lei continuava a guardarlo in silenzio, sapendo che stava dicendo esattamente tutto ciò che in quel momento aveva bisogno di sentire da lui.
Mike ricambiò lo sguardo per un secondo poi fu in grado di regalarle un caldo e dolce sorriso.
Senza accorgersi, Connie gli appoggiò la mano, che lui strinse per tutto il tempo, sul suo viso.
Era caldo e liscio.
Si sentiva profondamente confortata dalle sue parole e dalla sua presenza.
Mike mise la sua mano sopra quella di lei.
«Grazie Mike. Grazie di credere così tanto in me.. Grazie per esserti preoccupato e grazie per aver insistito insieme a Jack per la scorta. Ogni volta che me ne andavo dall’ufficio, vedevo la tua espressione terrorizzata e soprattutto, grazie per tutto ciò che hai appena detto e per esserci sempre quando ho bisogno di aiuto. Significa molto per me e sono fortunata ad averti accanto.»
Mike sorrise e Connie sentì la sua guancia contrarsi fino a create una piccola fossetta. «Connie, sono io il fortunato, credimi.»
Connie scosse leggermente la testa. «Mike..»
«Davvero Connie.» disse lui interrompendola, guardandola dritta negli occhi.
Sorrise. «Grazie..»
«Figurati.» rispose accarezzandole velocemente il dorso della mano.
Per un momento di guardarono in silenzio.
«D’accordo.. Possiamo dire che non è andata poi così male, no? Rafa è vivo ed è questo che conta.» disse infine lei, togliendo la mano dalla guancia di lui.
«Te ne sei convinta, finalmente.» rispose lui scherzoso.
«Già..» disse Connie alzandosi dalla poltrona per mettersi la giacca e Mike si alzò con lei.
«È tardi, forse e meglio andare a casa a riposare. Buonanotte Mike.» gli disse prima di girarsi e andarsene.
«Anche a te, Connie.» ripose guardandola allontanarsi, ma poi lei si fermò in mezzo al corridoio e tornò indietro da lui.
La guardò. «Dimenticato qualcosa?» chiese lui con un sorriso dolce, con le mani in tasca.
«Si, ho dimenticato solo questo.» rispose avvicinandosi per mettergli di nuovo la mano sullo stesso punto di poco prima ed avvicinarlo a sè, così da schioccargli un veloce bacio sulla guancia.
Lui la guardò sorpreso. «Ma..»
«Ora si che potrà essere davvero una buonanotte, Michael Cutter.» disse sorridendogli, per poi girarsi ed avviarsi verso gli ascensori come se nulla fosse.


Eh, già.. Rieccomi qui! xD
Non ho proprio resistito a non scrivere questa FF dopo aver visto questo episodio su Giallo.. È sempre bello vedere come gli attori (in questo caso Alana De La Garza, Linus Roache e Sam Waterston) siamo riusciti a caratterizzare alla perfezione i personaggi da loro interpretati, sia negli atteggiamenti che nel carattere, che nei pensieri.
Secondo me, sono stati semplicemente fantastici, come in ogni altro loro film o serie tv! xD ;)
(Nooooo.. non si vede proprio che sto Fangirlando come una dannata ahahah X'''D)

  
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