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Autore: The Lunatic Timelady    03/04/2019    0 recensioni
Leorio si alzò a sedere sul letto e guardò ancora per un attimo la giovane che dormiva alle sue spalle. Quella pelle candida e delicata, i suoi capelli color lavanda, quel viso con un ché di famigliare gliel'avevano resa irresistibile. Seguì ancora un attimo con lo sguardo la linea morbida del suo fianco, coperta solo dal sottile lenzuolo. Devo dirlo a Kurapika. Le posò un bacio leggerissimo sulla tempia e si alzò dal letto, uscendo dalla stanza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kurapika, Leorio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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3.“Non sei solo, Kurapika!”



Era il giorno dell'appuntamento.
Kurapika aveva valutato attentamente il luogo dell'incontro. Inizialmente aveva pensato ad un luogo pubblico, ma poi aveva cambiato idea: non sapeva quanto fosse forte il suo potere. E se fosse stata in grado di controllare chiunque nelle vicinanze? Avrebbe potuto creare un esercito al proprio servizio.
Meglio un luogo privato, ma senza compromettersi troppo. Così alla fine si era accordato con Leorio per incontrarsi a casa sua: che avesse cattive intenzioni o meno, era un posto che oramai conosceva.
Il giovane kuruta si presentò lì una decina di minuti prima delle 17, accompagnato da Senritsu. Attorno al tavolo della cucina, sorseggiando un tè fumante aspettavano l'ora dell'appuntamento.
“Alla fine, Leorio, hai seguito il mio consiglio” disse Senritsu sorridendo.
“Eh già. Mi hai stupito quel giorno all'aeroporto. Era da tempo che avevo preso questa decisione in verità, ma ancora non mi capacito di come tu abbia fatto ad indovinare”.
“Te l'ho detto: il battito del tuo cuore è accogliente e caldo, rispecchia la tua inclinazione a far sentire bene le persone”. Alzò un dito agitandolo nell'aria.
“A proposito… Sono molto felice di vederti, ma ancora non capisco perché Kurapika ti abbia invitata qui oggi”.
“Temo che la tua innamorata menta.” intervenne il biondo “Tutta la storia che ti ha raccontato potrebbe essere una bugia. Inoltre potrebbe averti influenzato con i suoi poteri in modo da infonderti fiducia”.
“Non è così!” ribatté l'altro irritato “Mi ha fatto provare che cosa vuol dire essere influenzati dal suo potere. Ho provato una sensazione diversa da quello che è stato tutto il resto del tempo con lei. Era come se non avessi il controllo sui miei pensieri e sul mio corpo, come se fossi ubriaco”.
“Appunto. Potrebbe aver esagerato in quel momento, per controllarti in modo più subdolo dopo”.
Leorio iniziava a scaldarsi ma Senritsu intervenne. “Sia come sia, tra poco la incontreremo e vi saprò dire quali sono le sue intenzioni. Il cuore non può mentire”.

La donna stette un attimo in ascolto, poi continuò: “Hai detto che guida una moto giusto?”
“Sì, una kawasaki”.
“Allora sta arrivando”.
Qualche minuto dopo in effetti sentirono il rumore del motore fermarsi lì davanti e poi spegnersi. Leorio sbirciò dalla finestra e vide la giovane scendere dalla moto e togliersi il casco. Questa volta aveva lasciato i capelli sciolti, che ricaddero come un'onda violacea giù per la giacca di pelle fino alla vita.
Il nostro medico ha proprio perso la testa per questa ragazza: il suo cuore batte all'impazzata. Anche lei è emozionata all'idea di incontrarlo. Non è l'agitazione di chi nasconde qualcosa, è un battito diverso, più caldo e dolce. Ma è meglio che questo non lo dica. Non ancora.
“Riesco a sentire il suo cuore. Non credo che abbia cattive intenzioni: il suo battito è tranquillo. Anzi posso dire di percepire uno spirito gioioso, anche se nasconde un leggero controcanto oscuro, come il dolore di una ferita che non si può rimarginare”.

La giovane bussò alla porta e Leorio si precipitò ad aprire. “Grazie di essere venuta”.
“Ma figurati! Hai detto che qualcuno aveva bisogno di me”.
“Più o meno… Ma entra, accomodati”.
Fece strada a Elanor in cucina, ma la ragazza si fermò appena oltrepassato il muretto. Dopo aver guardato i due sconosciuti seduti al tavolo, aveva mosso lo sguardo alle loro spalle e ora se ne stava ferma con gli occhi sbarrati. Kurapika e Senritsu si voltarono cercando di capire cosa stesse guardando, ma ovviamente non videro nulla. Prese un profondo respiro e forzò un sorriso nervoso.
“Elanor, ti presento Kurapika e Senritsu” fece Leorio.
“Molto piacere” riuscì a malapena a rispondere la fanciulla.
Perché? Perché sono così aggressivi? Elanor non riusciva a smettere di guardare la grande folla di spiriti che si agitava in una massa informe alle spalle dei due sconosciuti. Non riesco a distinguere le singole personalità, è la prima volta che mi succede. Sembrano tanto addolorati… Sono disperati! Io… Non posso aiutarli. Alcuni hanno gli occhi scarlatti! E se…
Intanto Leorio la guardava con apprensione, turbato dallo sguardo assente e dal viso che si era fatto ancora più pallido. Kurapika invece si era voltato verso Senritsu: “È molto spaventata, non sta fingendo. Sono certa che stia guardando qualcosa che noi non possiamo vedere”.
“Cosa intendi?”
“Leorio ha detto che Elanor può vedere i morti, giusto? Probabilmente ci sono degli spiriti qui con noi, forse molto spaventosi”.
La giovane annuì, staccando a fatica gli occhi dalla visione per fissarli in quelli del giovane kuruta.
“Sì, sono moltissimi. Non ne ho mai visti così tanti tutti insieme. E sono tutti legati a lei”.
Si chiese subito dopo perché gli avesse dato del lei: quel giovane ragazzo biondo doveva avere la sua stessa età, eppure trasudava un'autorevolezza di cui molti adulti mancavano.
Il viso di Kurapika si contrasse impercettibilmente. “Che cosa vedi esattamente?”
Elanor tornò a guardare il vuoto, restando quasi senza fiato. “Sono… Così vicini tra loro che non riesco a distinguerli l'uno dall'altro. Uomini e donne, di tutte le età. Si confondono tra loro, come… Compaiono e scompaiono come le onde del mare. Hanno…”
“Hanno gli occhi rossi, vero? Come te...”
La giovane trasalì e si voltò verso Leorio. “Io mi sono fidata di te! Non mi sarei mai aspettata un comportamento simile! Non da te!”
Fece per andarsene, ma Leorio la afferrò per il polso. “Ti prego, aspetta! Non è come credi...”
“Tu ora mi lascerai andare” ribatté la fanciulla stizzita, fissandolo negli occhi. Il giovane allentò la presa, visibilmente confuso.
Kurapika si alzò in piedi e cominciò a parlare con voce calma. “Elanor, non c'è bisogno che usi i tuoi poteri su Leorio: se vorrai andartene potrai farlo, ma prima ascolta quello che ho da dirti. Fino alla telefonata di Leorio ero convinto di essere l'unico membro rimasto della tribù dei Kuruta. Ma se i tuoi occhi davvero diventano scarlatti come mi ha detto, significa che anche tu sei sopravvissuta”.
La giovane intanto si era liberata e lo ascoltava con interesse, la confusione palese sul suo viso. “Vuoi dire che tu… Sei uno di loro?”
Il biondo annuì. “Potresti darmi prova di quello che mi è stato detto?”
La ragazza tentennò un attimo, poi fece un passo indietro. “E se foste voi ad ingannarmi?”.
“Come preferisci”. Il kuruta chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì erano diventati di un rosso acceso. Elanor lo osservava sbalordita.
“Io… Davvero non credevo che ci fosse qualcun altro” disse estraendo dalla tasca della giacca una custodia per lenti a contatto, in cui ripose quelle che indossava, una volta tolte. Chiuse gli occhi e si concentrò stringendo i pugni. Quando tornò a guardare Kurapika, le sue iridi erano diventate dello stesso cremisi acceso.
Senritsu si lasciò sfuggire un gemito di stupore, mentre anche il giovane si stupiva, seppur in modo più controllato. Stettero a guardarsi per alcuni momenti, stupiti l'uno dell'altra. Sembra quasi di guardarsi allo specchio pensarono entrambi. Quasi simultaneamente, i loro occhi tornarono normali.
“Come sei sopravvissuta?” chiese il giovane con un fil di voce.

Elanor lanciò di nuovo un'occhiata alla folla alle spalle del ragazzo. Ora che avevano visto che anche lei era una kuruta, continuavano a chiamarla per nome e a farle domande.
“Vi racconterò tutto,” rispose, più a loro che a Kurapika “ma prima lasciate che faccia una cosa...”. Si voltò verso Leorio e gli fece segno di abbassarsi, in modo da sussurrargli qualcosa all'orecchio. Il ragazzo annuì e si mise a cercare qualcosa in uno degli armadi della cucina.
Kurapika lanciò a Senritsu uno sguardo carico di ansia. La donna parlò apertamente: “Non devi vergognarti, Elanor: se avessi il tuo dono, anch'io ricorrerei all'alcool in certi momenti”.
Leorio sobbalzò facendo tintinnare la bottiglia e il bicchiere che cercava di tenere nascosti, mentre versava del whisky. La ragazza arrossì violentemente. “Come… come hai fatto a sentirmi?”
“Vedi, io sono un music hunter, e in particolare il mio dono consiste in un orecchio finissimo. Come tu puoi vedere cose celate agli altri, allo stesso modo io posso sentire suoni inudibili per le altre persone”, rispose in tono dolce.
La fanciulla la guardò con ammirazione. “Mi scuso, ma ho davvero bisogno di bere qualcosa di forte… Non è affatto facile stare così a lungo davanti a tanti spiriti”.
Leorio si sedette posandole davanti un mezzo bicchiere di whisky, invitandola a sedersi. “È davvero così terribile?”
Elanor annuì e si sedette accanto a lui. “Immagina di avere davanti a te una folla di persone. Ognuno di loro esattamente com'era nel momento della propria morte. In alcuni momenti il loro aspetto è vivido quasi come quello di un vivo, in altri è come se una leggera nebbia fosse tra me e loro. Ma quel sentimento di terrore, quello provato appena prima di morire, è sempre presente. Finora non ho trovato altro modo per spegnere temporaneamente le mie percezioni se non questo”.
Prese un breve sorso dal bicchiere. Lo tirerei giù alla goccia, come faccio di solito, ma non posso dare un'impressione del genere… Ho già passato il limite bevendo davanti a loro

“Quando è avvenuto il massacro io ero molto lontana: mi trovavo in città, e vivevo con la mia famiglia adottiva da tempo. Avevo tre anni quando mi portarono a casa con loro. Ancora non erano state emanate le leggi che oggi proibiscono la compravendita umana, e così capitava spesso che persone con capacità o caratteristiche fuori dall'ordinario venissero comprate da gente senza scrupoli ed esposte al pubblico, come degli animali”. I suoi occhi si accesero di un bagliore rosso, mentre tutti gli ascoltatori provavano rabbia e dolore: senza volerlo, stava infondendo loro le sue emozioni. Leorio strinse i pugni.
“Ho pochi ricordi di quel periodo e preferisco ignorarli: ogni volta che provo ad esplorarli emergono nuove percosse, nuovi insulti, nuovi spiriti che mi tormentavano”. Mandò giù un lungo sorso di whisky.
“Scusatemi, a volte non riesco a trattenere le mie emozioni e finisco per influenzare anche gli altri. Vi chiedo perdono, proverò a trattenermi. I miei genitori adottivi sono dei maestri del nen e non sono mai riusciti ad avere dei figli propri, nonostante lo desiderassero molto. Per questa ragione hanno deciso di adottare bambini in difficoltà: li cercavano non solo per strada, ma ovunque la legge non potesse arrivare a proteggerli.
“Per questo appena il circo a cui appartenevo giunse nella loro città, decisero di andare a controllare. Ora, quando vogliono adottare un bambino strappandolo a schiavisti del genere, possono procedere per vie legali, ma allora non era possibile e sborsarono una cifra inimmaginabile per portarmi via. Cercarono anche di raccogliere più informazioni possibili su di me, ma il padrone disse soltanto di avermi trovata quando avevo quasi un anno a pochi chilometri da un accampamento kuruta. Disse che probabilmente mi avevano abbandonata. I miei genitori non gli hanno mai creduto, hanno sempre pensato che in qualche modo mi avessero portata via alla mia vera famiglia, ma non riuscirono mai a farlo confessare. Ad ogni modo, quando mi accolsero nella loro casa ero così malconcia da non saper nemmeno parlare. Il padrone del circo non mi aveva dato un nome. Sono stati loro a scegliere Elanor”.
“Infatti non è un nome tipico kuruta. Anche per questo non ero convinto” mormorò Kurapika, rivolgendo poi lo sguardo all'amica Senritsu, che annuì confermando che era la verità.
“Sei stata fortunata, Elanor,” disse Senritsu “a trovare delle persone così buone. Ora capisco da dove viene il canto di gioia e gratitudine del tuo cuore, e anche cosa ha causato quelle note così oscure”.
Elanor la guardò inizialmente senza capire, poi disse: “Fa parte del tuo dono?”
“Sì: il mio udito riesce a percepire anche il battito del cuore delle persone, e ti assicuro che è in grado di rivelare moltissime cose. Il cuore non è come le parole: parla una sola lingua e non mente mai, rivela cosa c'è veramente nell'animo di una persona”.
La ragazza annuì. “Capisco, e hai ragione. È vero, sono stata molto fortunata ad essere trovata da loro. Essendo dei maestri del nen, oltre a prendersi cura sia di me che dei miei fratelli, ci hanno aiutati a sviluppare le nostre capacità. Non credo che sarei stata così potente senza di loro”.
“A questo proposito, Leorio mi ha detto che sei della manipolazione, ma che passi alla specializzazione quando i tuoi occhi diventano rossi.” intervenne Kurapika “Sono stati loro ad insegnartelo?”
“Più o meno… Man mano che mostravo le mie capacità, loro mi insegnavano a comprenderle e svilupparle. Le capacità degli occhi rossi sono ancora abbastanza misteriose per me, non riesco ancora a controllare né gli occhi né il nen della specializzazione. Ma mi alleno tutti i giorni”.
“E la capacità di vedere gli spiriti?” soggiunse Leorio.
Per un attimo gli occhi di Elanor brillarono. “Quella è una capacità innata. Fin da piccolissima potevo vedere gli spiriti: alcuni mi tenevano compagnia, altri mi spaventavano tremendamente. Non sapete quante anime possono restare legate al tendone di un circo… In alcuni luoghi ce ne sono così tante che a volte fatico a distinguere i vivi dai morti: nelle stazioni, nelle piazze e negli ospedali…”. Con un altro sorso vuotò il bicchiere. Guardò alle spalle del kuruta e tirò un sospiro di sollievo vedendo che gli spiriti ora erano diventati estremamente opachi, quasi trasparenti. Ma non era abbastanza…

“Se non avete altre domande, vorrei chiedere anch'io qualcosa” disse con un tono improvvisamente deciso. Leorio le versò un altro bicchiere di whisky.
“Grazie!” fece lei bevendone a sorsi decisamente meno misurati rispetto a prima.
“Dimmi, Kurapika… Perché tieni così tanto alla vendetta?”
Tutti nella stanza trasalirono per la franchezza con cui aveva posto una domanda del genere.
“Come sai…?” Kurapika era irritato al punto da non riuscire a parlare.
“Preferirei non sapere. Ma era impossibile non sentire tutte quelle voci. Mi hanno raccontato tutto...”
“Come osi farmi una domanda simile? Sai con certezza di essere anche tu una kuruta! Sai che la Brigata Fantasma ha sterminato tutti i membri del nostro clan! E osi chiedermi perché mi voglio vendicare?” Kurapika era balzato in piedi, furente.
La giovane finì il secondo bicchiere di alcool in un sol sorso e si alzò in piedi con calma. “Una volta uccisi tutti i membri della Brigata, cosa accadrà? Nessuno tornerà in vita. Avrai solo causato altra morte”. Parlava lenta e pacata, biascicando un poco.
“Ma loro saranno vendicati!” indicò alle proprie spalle. Elanor seguì con lo sguardo il suo dito, ma ormai la sua mente era troppo annebbiata per percepire gli spiriti.
“E quindi?”
Kurapika stette in silenzio, non sapendo più che dire. “È lo scopo della mia vita. Non avrò pace finché non saranno tutti morti”.
“Morti, morti, morti… C'è anche la vita! E tu la stai rifiutando!” mosse gli occhi verso Leorio, ma non fece altro cenno per indicarlo.
“Non ho intenzione di stare qui un minuto di più! Senritsu, andiamo!”
La donna, così come Leorio, aveva assistito a quello scambio in assoluto silenzio, come ad una partita di tennis. L'una però era sconvolta, l'altro invece era estremamente confuso, e non poteva fare a meno di notare la somiglianza nei tratti del viso e nei movimenti dei due litiganti. Avevano la stessa forma della testa, gli stessi occhi grandi, la stessa corporatura sottile.
Kurapika attraversò velocemente la stanza raggiungendo la porta d'ingresso.
“Non sei solo, Kurapika!” gli gridò dietro Elanor. Il kuruta rallentò appena, ma non si voltò prima di uscire.

--Angolo dell'autore--
Beh, pian piano sto cercando di mettere ciccia sul fuoco.
Come al solito, vi invito a farmi sapere cosa ne pensate (i feedback sono davvero importanti per me) e come vorreste vedere andare avanti la storia. Ogni suggerimento, critica e opinione sarà ben accetta!
A presto!
(O forse no)
   
 
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