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Autore: theloosecannon13    04/04/2019    4 recensioni
«Okay, ti ho...in qualche modo ferito?»
Una reazione.
Il biondo arricciò le labbra in una brutta smorfia che trasudava nervosismo crescente.
Sì, lo aveva ferito.
Ma come? Quando? E in che modo?
Cosa stracazzo aveva fatto da togliergli persino l’entusiasmo e il voler parlare?
[ Maylor ]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Tesori, il concerto è stato pazzesco. E voi siete stati una bomba!»
Cinguettò Freddie Mercury entusiasta, seduto nel camerino comune mentre si dava una rinfrescata.
John accennò uno dei suoi timidi, ma sinceri sorrisi mentre Brian commentava con cenno d’assenso riguardo la loro performance. Anche lui sembrava soddisfatto, sebbene pensieroso.
L’unico che non disse una parola, cosa alquanto incredibile, fu Roger.
Proprio lui, il vulcano Roger Taylor taceva ed aveva un muso incredibile, standosene ostinatamente seduto su un divanetto.
Il resto della band si voltò a guardarlo con sorpresa e perplessità.
Il batterista non taceva mai per così tanto tempo: qualcosa non andava.
Il frontman gli si avvicinò, accovacciandosi davanti a lui e al suo viso corrucciato.
«Caro, sembra tu sia appena stato ad un funerale, va tutto bene?» gli chiese con premura, ma il biondo lo fissò con espressione che sembrava davvero..distrutta.
Freddie ne fu stupefatto, ma notò qualcosa negli occhi blu del ragazzo e per questo non insisté oltre.
«Ci sarebbe un party post-concerto, ma possiamo saltarlo se hai bisogno di noi.»
Gli fece sapere, ma Roger scosse con vigore il capo.
«Andate senza di me.»
Fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra, rimaste serrate fino ad un istante prima.

Peccato che Brian non seppe starsene zitto: sembrava troppo gasato per chiudere la bocca, quella sera.
«Cosa? Roger Meddows Taylor salta un party post-concerto? Allora sta davvero arrivando la fine del mondo!» Lo punzecchiò con un sorrisetto ironico, ma sussultò quando vide la faccia del biondo.
«Sì, non vengo a quel party di merda. Certo che tu non chiudi mai quella cazzo di bocca che ti ritrovi, May!» Sputò quelle parole con una strana cattiveria non da lui e finalmente alzò lo sguardo sul chitarrista, il quale sembrava essere stato fulminato in pieno.
Freddie ebbe l’improvvisa prontezza di afferrare John per un braccio e portarlo via con sé.
«Andiamo a fare una passeggiata, caro, lasciamo stare il party anche noi. Credo serva essere lucidi..in caso di necessità.» Mormorò, lanciando un’occhiata preoccupata in direzione di quella che sembrava una bufera pronta a scatenarsi fra Brian e Roger.
John annuì, lasciandosi sfuggire un sospiro profondo.
Era una settimana che li sentiva litigare fin troppo ferocemente, quei due.
Si augurò con tutto il cuore che non giungessero alle mani.
 
***
 
Brian incrociò le braccia sul petto e fissò il batterista seduto tutto rannicchiato, che si teneva le ginocchia contro il busto.
«Vostra Altezza può farmi la grazia di degnarsi di darmi una cazzo di spiegazione?»
Sbottò finalmente, dopo una lunga e stressante mezz’ora di silenzio assoluto.
Era snervante non sentire Roger parlare, lo stava facendo diventare matto.
Il più piccolo gli piantò gli occhi blu dritti in faccia, sembrava volesse trapassarlo da parte a parte e in effetti il riccio si sentì come trafitto da quello sguardo così carico di...odio.
Non gli rispose, Roger, ma si limitò a pugnalarlo con il silenzio.
E questo stava facendo mangiare le mani al maggiore.
«C’entro io, non è così? Che accidenti avrei fatto?»
Provò nuovamente a domandargli, ma ancora una volta non ricevette risposta.

Non sembrava un capriccio, quello del biondo. Non con quell’espressione così sconcertante.
Eppure, in qualche modo, Brian capì fosse colpa sua lo stato nel quale si trovava il suo amico.
Roger persisté nel suo silenzio ostinato e furente, limitandosi ad osservare il chitarrista che aveva incominciato a camminare avanti e indietro per il camerino e non riusciva a capire cos’aveva mai potuto combinare di così grosso.
«Ti ho forse offeso e non me lo ricordo?»
Gli chiese di nuovo il riccio, ricevendo come responso una scrollata di spalle.
Brian emise uno sbuffo esasperato e finì con il prendere una sedia e sistemarsi di fronte al minore.
Sospirò profondamente, cercando il suo sguardo.
«Okay, ti ho...in qualche modo ferito?»
Una reazione.
Il biondo arricciò le labbra in una brutta smorfia che trasudava nervosismo crescente.
Sì, lo aveva ferito.
Ma come? Quando? E in che modo?
Cosa stracazzo aveva fatto da togliergli persino l’entusiasmo e il voler parlare?
Il riccio finì per prendersi la testa fra le mani, incominciando a disperarsi seriamente.
Si sentiva davvero malissimo per avere ferito Roger, ma ancora non aveva capito cosa avesse fatto di così orribile.
«Roger...» Esordì, dopo dieci minuti di continuo scervellarsi. «Si tratta dell’ultimo party, forse?»
I suoi occhi verde oliva si accorsero dello scurirsi della tempesta negli occhi blu del più piccolo e comprese.
C’entrava quel maledetto party.
«Ma bravo, doc! Continua.»
Fu tutto ciò che il biondo gli disse e lo fece in tono veramente sprezzante: non sembrava affatto il solito batterista che tutti conoscevano e che piaceva a Brian.
Quest’ultimo fece mente locale alla sera di una settimana addietro e si ricordò.

Tanto alcool.
Troppa gente.
La musica a tutto volume.
Roger distrutto. Ubriaco. In lacrime.
Nascosto in un bagno di quel locale di cui il chitarrista nemmeno ricordava il nome.
Ed il riccio ebbe un’illuminazione poco piacevole.
«Ti riferisci a quella ragazza che mi stava attaccata come una cozza?»
Il batterista serrò i pugni fino a farsi venire le nocche bianche.
Brian si morse il labbro inferiore e si inginocchiò dinanzi al minore, lasciando perdere definitivamente la sedia.
«Se mi lasci spiegare senza darmi un pugno in faccia come l’ultima volta..f-forse riuscirò a chiarirmi una volta per tutte.»
Cercò di posare una mano sulla gamba rannicchiata dell’altro, ma lo sentì ringhiare e la ritirò bruscamente, piuttosto rattristato.
«Che diavolo vorresti spiegare? Come te la sei scopata? Non me ne frega un cazzo, May.»
Aveva sibilato così all’improvviso che il più grande si sentì soffocato da quelle parole così perfide, ma stava perdendo a sua volta la pazienza e al tempo stesso era rimasto allibito.
Il batterista suonava decisamente...geloso.
E Brian ebbe un fremito dentro il cuore.

«Non c’è stata nessuna fottutissima scopata, Taylor. L’ho liquidata e sono venuto a cercarti. Cercavo te, porca puttana. Mi vedesti fradicio di vari alcolici, perché quella stronza
non aveva preso a genio il fatto che non fossi interessato e aveva pensato bene d’innaffiarmi con la prima cosa alcolica che aveva trovato. Tre drink sulla mia dannatissima maglia e in testa.
Volevo parlarti, ma tu eri sparito di colpo dopo che ti avevo trovato a piangere nei cessi. Cristo, volevo solo parlare con te..da solo. Di una cosa molto importante.
Ti ero corso dietro sotto il diluvio, ma tu mi urlasti addosso e mi tirasti un pugno in faccia. Lo sai che fai proprio male, piccolo terremoto?» Cercò di sdrammatizzare il lungo discorso, però notò che Roger non rideva.
Il chitarrista si morse a sangue la lingua e posò di colpo una delle sue grandi mani su quella del biondo.
Questi sobbalzò e lo incenerì con lo sguardo, ma il maggiore non desistette.
«Quello che avrei voluto dirti una settimana addietro..e che credo di non aver fatto recepire per niente..è che..sono innamorato di te, Roger Taylor.» Brian prese un bel respiro «Ti amo. Cazzo. Non avevo il coraggio di dirtelo, temevo mi avresti riso in faccia. Ma sono mesi che ti muoio dietro, maledizione.»
Roger reagì in modo alquanto buffo, anche se il riccio non si azzardò nemmeno a ridere.
Il biondo boccheggiò per qualche istante, inebetito da quell’inattesa dichiarazione da parte del più grande.
Poi alla fine il fiume di parole straripò.

«Sono sei strafottuti mesi che ti faccio il filo, che ti lancio provocazioni, che cerco di approcciarmi a te..Brian Harold May. Non capisci un cazzo, allora.» Riversò tutto all’esterno e fu un peso che si dileguava dal proprio cuore.
Il più alto lo fissò istupidito e travolto dalla piena delle parole del biondino.
Roger esplose.
«Ancora non lo capisci che ti amo anch’io? Sei coglione?»
«Sì...»
Ammise il chitarrista, con una risata imbarazzata, passandosi una mano fra i ricci fittissimi.
Era vero: non aveva mai capito un bel niente.
Lui, così intelligente come molti lo avevano definito, era proprio cascato dalle nuvole riguardo Roger Taylor.
«Ho frainteso i tuoi segnali..temo. M-mi dispiace e...»
Esalò con tono colpevole, ma quando udì l’improvvisa risata del più piccolo si fermò di colpo per guardarlo e ascoltarlo: era bellissimo.
Meraviglioso.
«Sarai un cervellone, ma sei una frana in fatto di segnali amorosi..Brimi
A quel soprannome il cuore del riccio fece una capriola e notò l’altro smettere di starsene tutto rannicchiato.
Riuscì a sistemarsi fra le sue gambe e gli si avvicinò al volto.
«Mh? Vuoi aiutarmi tu, dolcezza?»
Gli chiese, cambiando completamente tono di voce e rendendolo basso..caldo ed invitante.
Il batterista a quel mutamento di tono avvertì un brivido lungo la spina dorsale e si sporse verso il maggiore.
«Penso che la lezione di adesso sia piuttosto elementare, Watson.»
Lo provocò di rimando, sfoggiando un sorrisetto decisamente malizioso.
E il più alto non attese oltre.

Posò le labbra su quelle del biondo e le schiuse, incominciando a leccare quelle dell’altro per invogliarlo ad aprirle.
Roger non lo fece attendere e nel giro di pochi istanti si ritrovarono coinvolti ed immersi in un bacio mozzafiato.
Brian aveva stretto i fianchi del più piccolo e si era alzato in piedi, mentre il minore aveva avvinghiato le gambe attorno a quelli magri del riccio, ed aveva posato le mani sul suo volto.
Si baciarono a lungo, muovendosi inconsapevolmente per tutto il camerino e rovesciando qualunque cosa intralciasse la loro passione..finché Roger non si ritrovò contro un muro.
Nessuno disse una sola parola.
Fu proprio lì che fecero l’amore per la prima volta e non si accorsero nemmeno del fatto che John e Freddie li avevano accidentalmente beccati.
Questi ultimi fecero il meno rumore possibile richiudendosi la porta dietro e il cantante si premurò di lasciare la cravatta  – che aveva slacciato al bassista – sul pomello del camerino.
«Così nessuno li disturberà, piccolo mio. Vieni, andiamocene a fare un altro giro.»
Bisbigliò il frontman, sollevandosi sulle punte dei piedi per schioccare un bacio sulla guancia del minore del gruppo, il quale arrossì e, preso il più grande per mano, sorrise con dolcezza lasciandosi condurre fuori di lì dovunque l’altro desiderasse.

 
Las palabras de amor 
Let me hear the words of love
Despacito mi amor 
Love me slow and gently 


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[ Angolo autrice: Avevo in mente di scrivere tutt'altro, ma questa Maylor post-concerto e non fantasy si è insinuata al di sopra di tutte le altre idee e ha prevalso. Il disegno mi è stato passato e volevo condividerlo.
Vi mando un forte abbraccio e vi assicuro che sono ancora viva, anche se immersa in milioni di cose. Ps. Il titolo è una canzone dei Queen. Se non la conoscete, ascoltatela. È molto bella! ]

 
   
 
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