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Autore: Will P    04/04/2019    5 recensioni
“Magari mi piace che i ragazzi se ne approfittino,” dice Yagi, sorridendo di più quando Shouta alza un sopracciglio. “Magari mi piace che mi cerchino perché sono il ragazzo di Aizawa, invece che il vecchio numero uno in pensione.”
[Erasermight, 5k, proposal fic]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: All Might, Altri, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa a “Marry me!” a cura di Fanwriter.it! ★

Disclaimer: Pare che ancora non sono miei. Titolo @ Death Of A Bachelor - Panic! at the Disco.
Avvertimenti: future fic, feels ovunque, una scena miunscola in cui fanno vagamente cose.
Note: Scritta prompt #1: A è pronto a fare la proposta a B. O forse no. BONUS parla con C per schiarirsi le idee + per il prompt storie cicliche dell'ultima settimana del COWT #9 @ Lande Di Fandom. Grazie #teamGaelin per essere dei piccioni incredibili, e grazie alla mia dolce metà per il betaggio lampo <3
Ambientata qualche anno dopo il canon attuale, quindi la classe 1-A che viene nominata non è quella di Midoriya&co.



put my heart on my chest (so that you can see it too)

È cosa risaputa alla UA che, quando si vuole evitare uno dei test di Aizawa, bisogna chiedere a All Might.

“I ragazzi della 1-A sono molto preoccupati per l’esame di licenza.”

Shouta fa un verso vago, senza alzare gli occhi dal computer. Yagi gironzola da qualche parte alla sua sinistra, indaffarato a preparare da bere, e l’unica altra persona nella stanza è Snipe, seduto su uno dei divani, con la faccia immersa in un libro. È l’atmosfera più pacifica che ci si possa aspettare nella loro scuola, e Shouta è perfettamente contento di starsene a ripulire la sua casella mail e ad aspettare che Yagi arrivi al punto con i suoi tempi.

“Li ho rassicurati che non hanno niente di cui aver paura, ma sono tutti ancora così preoccupati. Specie per la prova pratica.”

“Fanno bene,” dice, scorrendo una colonna infinita di spam. Uno non può più comprare sedici chili di cibo per gatti per i randagi dietro la scuola che subito tutti vogliono vendergli tre tiragraffi al giorno, è mai possibile? “Specie Koizumi. Ho visto i suoi tempi delle simulazioni di salvataggio.”

“Sì! Esattamente! Per questo pensavo che potrebbe fargli comodo qualche esercitazione in più,” continua Yagi, allegramente, posandogli una tazza accanto al computer e poi puntando un fianco contro la sua sedia, il proprio tè fumante stretto al petto.

“Mh,” fa Shouta, un po’ assenso un po’ ringraziamento, prendendo la tazza offerta. Tisana zenzero e limone, perché non ha altre lezioni per cui tenersi sveglio, e una punta di miele per la gola. Davvero non sa cos’ha fatto per meritarsi qualcuno come Yagi.

“Per esempio giovedì prossimo.”

“Mmmh,” ripete Shouta, il naso infilato nella tazza. Poi assottiglia gli occhi. “Hanno compito con me, quel giorno,” rettifica, alzando finalmente lo sguardo su Yagi.

Che sta sorseggiando il suo tè con forzata nonchalance, lo sguardo fisso da qualche parte fuori dalla finestra e un gomito appoggiato con disinvoltura allo schienale della sua sedia, il ritratto della perfetta innocenza. “Oh, davvero? Che coincidenza! Haha.”

È un mistero come abbia fatto a mantenere una doppia identità per tutti quegli anni.

Shouta si abbandona contro lo schienale con un sospiro. “Sei troppo buono con loro.”

“Non so di cosa stai parlando!”

“Sai almeno che si stanno approfittando di te, sì?”

Inclina il capo per guardarlo meglio e lo trova a sorridere, un sorriso piccolo e sottile che riesce ad ammorbidire tutte le linee affilate del suo viso. Ha gli occhi puntati su di lui, ora, con uno sguardo che gli scalda il petto più di qualsiasi tisana bollente.

“Magari mi piace che se ne approfittino,” dice, sorridendo di più quando Shouta alza un sopracciglio. “Magari mi piace che mi cerchino perché sono il ragazzo di Aizawa, invece che il vecchio numero uno in pensione.”

Yagi scoppia a ridere alla sua poderosa alzata d’occhi al cielo, e poi fugge via prima che Shouta possa ritirare il permesso per l’esercitazione. (Oh, poco importa - anticiperà il compito.)

È sempre la stessa storia. Nessuno di loro due è un ragazzo da tempo, soprattutto Yagi, ma non riescono a mettersi d’accordo su nient’altro. Compagno li fa pensare troppo alla scuola, partner lo fa sembrare un rapporto di lavoro, amante è troppo imbarazzante, fidanzato non è propriamente corretto e luce dei miei occhi fa venire voglia a Shouta di strozzare Mic da quando l’ha proposto per la prima volta.

(È quasi tentato da la mia dolce metà, se non altro per vedere la faccia che farebbero gli altri.)

*

“Lo sai che c’è una soluzione molto semplice al vostro problema, Shou-chan.”

Shouta lancia uno sguardo diffidente a Nemuri, e non solo perché l’ha chiamato Shou-chan. Sono tutti al bar, sono al secondo giro di bevute, per qualche motivo stanno parlando dei fatti suoi - perché a quanto pare l’intera scuola non vede l’ora di ficcare il naso nella sua vita sentimentale - e questo è il momento in cui arrivano sempre le Cattive Idee. (Più o meno un drink prima che qualcuno urli di accendere il karaoke.)

Yagi, che è un’anima innocente e non c’era per la Grande Disfida A Quirk-Pong del ‘08, gira la frutta nel suo bicchiere con la punta di un ombrellino colorato e fa un sorriso incoraggiante. “Davvero, Kayama-san?”

“Ma ovviamente,” dice lei, la voce morbida come fusa, poi si butta contro le schienale battendo le mani entusiasta. “Basta sposarvi, e allora potresti presentarlo a tutti come tuo marito!”

Yagi si strozza e Shouta gli passa un tovagliolo senza neanche guardarlo, visto che si sta massaggiando gli occhi con la mano libera. Doveva immaginarselo. Da quando le battutine sconce hanno smesso di fare effetto - a lui, Yagi diventa ancora rosso come un peperone quando succede, che è francamente adorabile - era solo questione di tempo prima che Nemuri tirasse fuori questa storia.

“Non ha tutti i torti,” dice Mic, in un finto sussurro, mentre Vlad cerca di nascondere le risate dietro un menù troppo piccolo.

“Oh, davvero, ragazzi,” dice Yagi, un po’ rauco, “non ne abbiamo ancora… insomma, non sono cose da decidere al bar, e -”

“Sposarsi è soltanto una trappola burocratica che non serve a nulla, a parte arricchire un business ridicolo spillando soldi a disperati e creduloni.”

“... e quello,” conclude Yagi, debolmente, in un tono di voce… strano. Shouta si gira a guardarlo, ma Yagi è già saltato via come se sotto al suo posto si fosse accesa una brace, borbottando qualcosa sul bagno. Va bene, significa che dovrà indagare a casa.

Non capisce però perché Nemuri si stia tenendo il viso tra le mani, né perché Mic e Vlad lo stiano guardando in quel modo.

*

Yagi sta imparando a mentire meglio, lo deve ammettere. Sembra quasi normale quando torna dal bagno, ride e scherza e arrossisce in tutti i momenti giusti, ma continua a guardarlo con la coda dell’occhio ogni volta che pensa sia distratto, e non ci vuole un genio per capire che ha parlato a sproposito.

(Non ci vogliono nemmeno tutti quei calci sugli stinchi, ma non sembra importare né a Mic né a Midnight.)

Si dice di non mettergli fretta, di dargli spazio, ma la serata finisce e salutano gli altri e tornano a casa, e Yagi sta ancora facendo finta che sia tutto a posto. Gli dà un bacio in cima alla testa quando gli passa accanto in bagno e infila i piedi gelati tra le sue caviglie quando si mettono a letto e Shouta potrebbe quasi credergli, quasi, se non lo sentisse immobile tra le sue braccia a rimuginare fino alle prime luci dell’alba.

Come risultato non chiude occhio neanche lui, perciò nessuno lo può incolpare se la mattina dopo perde la pazienza e sbotta, forse un po’ più brusco del dovuto, “Vuoi sposarti allora?”

Il colpo di tosse che si guadagna è particolarmente spettacolare, ma se lo aspettava ed è venuto preparato.

“È una proposta?” scherza Yagi, con un sorriso un po’ storto, accartocciando un fazzoletto e mettendo da parte il bicchiere d’acqua che Shouta gli aveva subito passato.

“È una domanda,” dice, sedendosi accanto a lui sul divano. “Tu sai cosa ne penso, ma io non ho sentito la tua opinione.”

Yagi s’incurva un po’, come per nascondersi. “Non è niente di importante,” tenta, sempre con quel sorriso tirato che sta facendo sprofondare lo stomaco di Shouta. “Non c’è bisogno di parlarne.”

“Non devi mentire solo per farmi piacere.”

“Forse è difficile parlarne con chi pensa che sia una trappola per disperati e creduloni.”

Fanno una smorfia entrambi, come se si fossero scottati. Yagi apre subito bocca per scusarsi, ma Shouta lo ferma scuotendo il capo. Certe volte non si rende conto di quanto pecchi di tatto, e ha bisogno di qualcuno che glielo faccia notare. “Mi dispiace di averlo detto.”

Yagi sbuffa una risata. “No, non è vero.”

“... no, non è vero,” ammette, abbassando il capo con un mezzo sorriso riluttante. “Ma mi dispiace di aver parlato senza pensare e di averti ferito.”

“No, ehi, non mi hai ferito.” Gli prende una mano e la stringe tra le sue, calde e così grandi da farla scomparire, e Shouta torna a guardarlo. Il viso di Yagi è aperto e sincero, finalmente, e quando gli accarezza il dorso della mano con un pollice Shouta si libera di un peso al petto che non si era nemmeno accorto di avere. “Mi hai sorpreso, okay, ma non è importante, davvero. Solo qualche fantasia rimasta da quando ero piccolo. Non ho mai pensato sul serio che mi sarei mai sposato.”

Shouta rimane un momento in silenzio. “Penso sempre che il matrimonio sia illogico,” dice, alla fine, che è quanto di più simile a delle scuse possa tirare fuori.

Yagi sorride lo stesso, ampio e brillante, e il cuore di Shouta non smetterà mai di fare cose strane vedendolo. “Lo so, non importa. Quello che abbiamo ora è già più di quanto osassi desiderare.”

C’è ancora qualcosa di strano, come una nota stonata nascosta in una canzone familiare, ma Yagi si tende a baciarlo, nascondendo quel sorriso incredibile contro la sua bocca, e Shouta si rilassa con un sospiro, infilando la mano libera tra i capelli di Yagi e dimenticandosi di tutto il resto.

*

Nonostante sia tutto chiarito - o almeno pensa sia tutto chiarito, avevano parlato come adulti ragionevoli e poi erano rimasti un’ora a baciarsi sul divano, gli sembra decisamente un chiarimento - col passare dei giorni si trova a tornare sempre più spesso alla loro conversazione. C’è qualcosa che non torna, qualcosa che lo tormenta come un prurito che non riesce a grattare, così alla prima occasione prende Mic per la collottola e lo trascina in un bar, solo loro due come ai vecchi tempi, per un secondo parere.

Mic gli mette davanti un gin tonic e lo ascolta, senza interrompere, e alla fine la sua espressione è… molto poco colpita.

(Proprio come ai vecchi tempi.)

“Sei davvero così stupido o è solo perché c’è di mezzo Yagi che non capisci più niente?”

“Così non sei d’aiuto,” dice, scivolando un po’ lungo il sedile. Ha una mezza idea di nascondersi sotto il tavolo e sdraiarsi con la faccia per terra, ma si trattiene perché ha seriamente bisogno di un consiglio.

E perché non sa cosa lo aspetti sul pavimento.

“Scusa ma è un dubbio sincero.”

Gli lancia un’occhiataccia sprofondando nella sua sciarpa, mentre Mic ha pietà di lui e si alza per ordinare altro da bere, lasciandolo a rimuginare in pace nel suo angolino. Lo sa di essere un disastro in questo campo. Non ha mai avuto una relazione seria prima di Yagi e improvvisamente adesso si parla di matrimoni e progetti e sentimenti, e non sa nemmeno da che parte iniziare a guardarli ma ci sta provando. Per Yagi, ci sta provando.

“Pensi che Yagi si voglia sposare?” chiede, quando Mic torna e gli passa il suo bicchiere.

“Non dovresti chiederlo a lui?”

“Ma l’ho fatto!”

“Aaw Shouta,” dice Mic in un sospiro, poi dà un poderoso risucchio di cannuccia e fa sparire metà del suo dink dai colori preoccupanti. “Okay, solo perché tu sei adorabile e perché mi dispiace per Yagi: non gli hai chiesto se vuole sposarti, gli hai chiesto cosa ne pensa del matrimonio. Tipo, come concetto.”

“È la stessa cosa.”

“No che non è la stessa cosa, non gli hai chiesto se vuole sposarsi con te.”

“Con chi altro dovrebbe sposarsi,” dice, pronto a protestare contro l’illogicità di tutto quello che sta uscendo dalla bocca di Mic, ma gli appare in mente l’immagine di Yagi vestito elegante abbracciato stretto a qualcun altro - una figura indistinta che però non è lui - e per un attimo gli manca il fiato. Si attacca al bicchiere per un lungo sorso, la gola d’un tratto secca. “Pensi che voglia lasciarmi?” mormora, stringendo il bicchiere con entrambe le mani.

Mic gli lancia uno sguardo confuso e allarmato. “Cosa - no, Shouta, come ti viene in mente, quell’uomo è pazzo di te,” sbotta, facendo voltare qualche testa e non curandosene affatto. “Sto solo dicendo che non glielo hai chiesto chiaramente e lui non ti ha risposto. Non ha detto che non vuole sposarti, solo che non ci sperava e non crede di meritarselo.”

Detto così suona completamente diverso, in effetti. “Quindi vuole sposarsi,” ragiona lentamente, “ma non vuole chiedermelo per non mettermi in difficoltà?”

“Dopo l’uscita dell’altro giorno che ti aspettavi, champagne e petali di rosa?” dice Mic, alzando un sopracciglio, e Shouta sprofonda di nuovo nella sua sciarpa. “E poi è Yagi,” aggiunge con una scrollata di spalle, come se spiegasse tutto.

Considerando che ci erano voluti mesi per convincerlo a mettersi insieme, non perché non volesse ma perché continuava a dire di non potergli chiedere una cosa del genere, di non poter accettare i suoi sentimenti per il suo bene, di non avere il diritto di pretendere tanto - considerando che Shouta aveva praticamente dovuto arrampicarglisi addosso e infilargli la lingua in gola per fargli capire che era serio, forse spiega davvero tutto.

“Ma io non mi voglio sposare,” dice. Dovrebbe essere un’osservazione logica, ma esce più come una protesta lamentosa.

“E allora non ti sposare! L’ha detto anche lui che sta bene così, no?”

Shouta ripensa alle parole di Yagi. Al modo in cui gli aveva stretto le mani. Al suo sorriso. “Ma non era felice,” mormora, “e io voglio farlo felice.”

“Oh my God.”

Mic lo fissa, occhi sgranati e occhiali che gli scivolano un po’ giù dal naso. Shouta lo fissa in risposta, altrettanto stupito, poi fissa il bicchiere che ha tra le mani. Il terzo.

“Ho bevuto troppo.”

“No no no, è perfetto, così forse riusciamo ad arrivare da qualche parte!” Mic gli afferra le spalle, con una luce un po’ preoccupante negli occhi, e Shouta dev’essere davvero ubriaco perché non prova neanche a scacciarlo. “Quindi, se vuoi farlo felice…?”

“Ma io non mi voglio sposare,” ripete, allontanando il bicchiere e lasciando cadere la testa sul tavolo. Il tavolo è sporco e un po’ appiccicoso ma almeno è fresco, e non tenta di farlo parlare dei suoi sentimenti.

“Perché?”

“Perché è… inutile,” dice, voltando appena il capo per guardare il suo amico. “Alla mia famiglia non interessa, lui non ne ha una, non abbiamo figli e non serve per i soldi. Yagi è già nel mio testamento, io sono già nel suo, è il mio contatto medico principale e viceversa. Viviamo insieme, lavoriamo insieme, persino gli studenti lo sanno. Perché dovremmo sposarci?”

“Perché renderebbe Yagi felice?”

Shouta resta in silenzio contro il tavolo.

Mic sospira e gli dà qualche pacca sulla testa. “Pensaci, Eraser. Non tutto quello che fai deve essere pratico.”

*

Mic lo deve riportare a casa di peso.

“È colpa mia,” lo sente dire, mentre viene passato da una persona all’altra come un pacco. Si ritrova schiacciato contro un torace solido e asciutto, caldo di sonno e profumato di ammorbidente e di Yagi, e ci preme la faccia con un piccolo verso contento.

“Ho continuato a portargli da bere e non sapevo che fosse a stomaco vuoto e -”

“Succede, Yamada, non è colpa tua,” dice Yagi, in un mormorio gentile. Shouta lo sente vibrare sotto la propria guancia, come le fusa di un gatto, e abbraccia i fianchi di Yagi per tenerlo più stretto. Sente un braccio passargli attorno alla schiena per tenerlo dritto e non gli dispiacerebbe mettersi a dormire così, proprio lì dov’è, caldo e sicuro e protetto.

“Se ti serve una mano…”

“No, non ti preoccupare, non è pesante.”

“L’ho trascinato fino a qui, so che stai mentendo,” sente, ma poi Yagi ride e si salutano e la porta si chiude, e Shouta scopre che stava scivolando verso il pavimento solo quando viene rimesso in piedi con uno strattone deciso e qualche mormorio di scuse.

Non è sicuro di cosa succeda dopo, ma da un battito di ciglia all’altro si trova orizzontale sotto le coperte, che è una bella cosa, ma senza le braccia di Yagi intorno alla schiena o il suo petto sotto la guancia, che è un po’ meno bello.

Aprire gli occhi è un’impresa difficilissima, ma si fa forza e alla fine riesce a distinguere la sagoma di Yagi appena si avvicina al letto. Appoggia un bicchiere d’acqua sul comodino, gli sistema le coperte addosso e gli accarezza i capelli per spostargli una ciocca dagli occhi, e Shouta si sente stringere qualcosa in petto che non ha niente a che fare con l’alcol.

Per questo, quando sta per allontanarsi, gli afferra un polso di scatto.

“Ehi, dovresti dormire -”

“Perché vuoi sposarmi?”

Non riesce a vedere il suo viso, nel buio. Ci sono solo i suoi occhi, elettrici e brillanti, che lo fissano sorpresi. “Shouta, ne abbiamo già parlato, adesso non mi sembri nelle condizioni -”

“Perché vuoi sposarmi?”

“Per il tuo patrimonio,” dice, e gli sembra quasi di riuscire a vedere il suo sorriso storto, quello che usa per cambiare discorso.

Shouta lo fissa, senza ripetersi, senza battere le palpebre, senza lasciar andare il suo polso.

Dopo un’eternità Yagi sospira, e i suoi occhi scompaiono nel buio per qualche secondo.

“Perché mi piacerebbe avere una famiglia. Con te. Perché mi piacerebbe essere la tua famiglia, non solo il tuo ragazzo.”

oh.

Shouta apre la bocca, ma una volta aperta non sa cosa dire.

“Ma non cambia niente,” continua Yagi, e quando si muove la presa di Shouta è troppo debole per fermarlo. Gli tocca di nuovo i capelli, accarezzandogli la testa. “Ti amo e voglio stare con te, non importa in che modo.”

Qualcosa si incastra in fondo alla gola di Shouta, togliendogli il respiro.

Yagi si abbassa a baciarlo, premendogli un sorriso triste contro la fronte. “Ora però dormi.”

Questa volta, Shouta non se lo fa ripetere.

*

La prima cosa che fa al risveglio è vomitare l’anima.

Scivola giù dal letto e si accartoccia sul catino che gli ha lasciato Yagi - un catino che non si merita nemmeno, dopo tutto quello che ha fatto - e lo stringe e vomita e giura di non bere mai più in vita sua.

Poi, quando ha finito di vomitare, inizia a pianificare.

*

Yagi torna a comportarsi normalmente, come se il loro scambio notturno non fosse mai esistito. Shouta non sa bene come dovrebbe prenderla, ma è innegabilmente comodo.

Così non penserà che sta tramando qualcosa alle sue spalle.

Non che “tramare” sia proprio la definizione giusta, più sbattere la testa contro il muro - metaforicamente, ma è sempre più tentato di farlo letteralmente - cercando di capire da che parte iniziare per organizzare una proposta di matrimonio.

La voce di Yagi che mormora vorrei essere la tua famiglia è l’unico motivo per cui non pensa di mandare all’aria tutto neanche una sola volta.

Il problema è che allora servono rinforzi.

“Non capisco perché non va bene chiederglielo durante una cena romantica!”

“Perché è banale, Mic, serve qualcosa di più originale! Memorabile!”

Shouta si massaggia le tempie, lasciando Nemuri e Mic a battibeccare di setting e mood e altre cose che ha smesso di seguire dopo dieci minuti. Tutto quello che ha capito è che non basta andare da Yagi e proporgli di sposarsi, come sarebbe logico, ma che c’è bisogno di qualcosa di più romantico. Qualcosa come fiori, poesie d’amore, anelli serviti in calici di champagne o - controlla sul taccuino dove aveva iniziato a prendere appunti - messaggi d’amore scritti in cielo.

Visto che rinunciare non è contemplato, è molto tentato di raggomitolarsi in un angolo e andare in letargo finché gli altri non gli abbiano steso un piano d’azione dettagliato.

Visto che purtroppo neanche il letargo è un’opzione valida, si consola prendendo un gatto di passaggio e mettendoselo in grembo.

Sono al suo cat cafè, perché Shouta non ha intenzione di mettere piede in un bar per almeno un mese ma aveva comunque bisogno di un posto tranquillo dove parlare, e questa era stata la scelta più ovvia. Yagi non si insospettisce se sparisce lì per il pomeriggio, e poi ci sono i gatti.

Ora come ora, Shouta ha bisogno di tutti i gatti possibile.

“Sapete che non farò mai niente di tutto ciò.”

Mic e Nemuri si voltano a guardarlo all’unisono, lanciandogli entrambi un’occhiata incredula. Il gatto sulle sue gambe lo guarda perplesso, ma si distrae facilmente quando gli offre una mano da annusare.

Nemuri è la prima a voltarsi, alzando le mani con un sbuffo per poi bere un sorso del suo caffè. Mic invece sbatte le mani sul tavolo e si sbilancia verso di lui, guardandolo con una luce allarmante negli occhi.

“E cosa vorresti fare, eh? Chiederglielo sopra una busta di ramen istantaneo? Vuoi che Yagi accetti o no?”

“È lui che vuole sposarsi, perché non dovrebbe accettare?”

“Perché non ti ha ancora lasciato, vorrai dire,” mormora Nemuri dietro il suo caffè.

“Dopo tutto quello che gli hai fatto passare glielo devi, Eraser! Se lo merita!”

Shouta abbassa gli occhi, guardando il gatto sulle sue gambe. È un bel tigrato rosso, con le orecchie rovinate da chissà quali lotte e gli occhi chiari, e quando gli accarezza la testa fra le orecchie lo guarda in un modo che gli ricorda distintamente Yagi.

Pieno d’affetto, ma quasi sorpreso.

“Perché sei così interessato?”

“Perché Yagi è anche un mio amico e ci tengo a lui.”

Shouta lo guarda, un sopracciglio sollevato.

“... okay e perché voglio farti da testimone ma ME LO DEVI, ERASER, ME LO DEVI!”

Shouta sibila di dolore mentre il gatto gli artiglia una gamba per la sorpresa e Nemuri zittisce subito Mic, che chiude la bocca lanciando occhiate imbarazzate tutto intorno.

Me lo devi,” sussurra, prima di nascondersi nella sua cioccolata calda.

Shouta alza gli occhi al cielo, poi si rivolge a Nemuri, che sembra stranamente calma. “Tu non sei gelosa?”

Nemuri scrolla una spalla. “Ha il diritto d’anzianità, immagino,” dice, ragionevole, poi sorride in una maniera che gli fa scorrere un brivido lungo la schiena. “E poi qualcuno dovrà organizzare l’addio al celibato, no?”

*

La cronologia del suo cellulare è diventata il sogno di ogni organizzatore di matrimoni.

Anelli fidanzamento uomo, come scegliere anello fidanzamento, metallo anello fidanzamento, proposta matrimonio, wikihow proposta matrimonio, ha perso anche lui il conto dei siti visitati. Come se non bastasse, Yagi continua a piombargli alle spalle mentre sta cercando indicazioni e Midnight continua a piombargli in faccia assetata di aggiornamenti, e Shouta sta arrivando rapidamente al limite.

I suoi studenti si lagnano delle esercitazioni sempre più pesanti, ma Shouta non ha tempo di pensare anche a loro. Vomitare dallo sforzo tempra lo spirito, dopottutto.

Due settimane e non ha ancora la minima idea di come sganciare la proposta, così Mic lo trascina in una gioielleria, “per smuovere un po’ le cose”. Nemuri non c’è - impegnata di turno per la sua agenzia, anche se ha lasciato una lista dettagliata di suggerimenti da seguire alla lettera - e Shouta non sa se esserne felice o meno.

Da una parte, sarebbe stata un incubo; dall’altra, forse la commessa del negozio non avrebbe scambiato lui e Mic per una coppia.

“Hahaha, no, non sono io il fortunato!” esclama gioviale Mic, prendendo Shouta sotto braccio in una manovra che non è sicuro serva a dissuadere la ragazza al bancone. “Sono qui per dare una mano a lui!”

“Oh,” dice la ragazza, sorridendo incerta. “Se posso aiutarvi…?”

“Guardiamo un po’ in giro,” dice Mic, sorridendo, poi trascina Shouta verso una teca di anelli.

Quasi tutti i siti che aveva trovato parlavano dei gusti di lei, i migliori anelli per donne, il sogno segreto della tua fidanzata. Shouta non ha ben chiaro perché una fascia di metallo debba essere più speciale per una donna, ma ha il sospetto che a Yagi non interessino diamanti e carati e cose del genere.

Non l’ha mai visto perdere tempo con i gioielli, ed è più legato al braccialetto di plastica che Midoriya ha vinto per lui a una fiera che a tutti i suoi accessori.

“Mic, è inutile,” sibila, guardando sconsolato tutti quegli anelli eleganti e indistinguibili in fila sotto al suo naso. “Come faccio a sapere la sua taglia?”

“Oh, ha una nove e mezzo.”

“Come fai tu a sapere la sua taglia?”

“Perché io so tutto.”

“... vi siete messi a giocare con gli anelli durante la simulazione in gioielleria.”

“Ci siamo messi a giocare con gli anelli durante la simulazione in gioielleria,” conferma allegramente. “Ma non ti puoi arrabbiare adesso - abbiamo fatto benissimo, chiaramente.”

Shouta sospira, ma non può dargli torto. Torna a studiare la teca, questa volta con attenzione, e tra dozzine di anelli esposti gli occhi continuano a cadergli su un modello.

Non è niente di particolare, non rispetto a tutto il resto. Nessuna pietra, nessuna decorazione, soltanto una fascia di metallo liscia e compatta - semplice ed essenziale, come la proposta che vorrebbe fare.

Si volta a chiedere un parere a Mic, ma lo trova già a fissarlo, con un piccolo sorriso affettuoso in viso. “Sei così prevedibile,” mormora, poi si gira di gran carriera e attira l’attenzione della povera commessa. “Signorina! Avete questo modello in platino?”

La ragazza controlla, e annuncia il prezzo.

Shouta guarda lei, poi Mic, poi di nuovo lei. “È uno scherzo?”

“CI SCUSI UN ATTIMO!” strilla Mic, prima di trascinare Shouta quasi fuori dal negozio. “Sei pazzo, è un prezzo bassissimo!

“È un mese del mio stipendio.”

Mic gli lancia un’occhiata da sopra gli occhiali. “E per cosa li tieni da parte i soldi, un sacco a pelo nuovo? Pensaci: il platino non scolorisce, non arrugginisce, non si graffia e non si rovina. È la soluzione più logica.”

Shouta lo fissa a lungo, poi sospira.

Mic sorride a trentadue denti, poi li riporta dalla commessa con una piroetta.

*

“Va tutto bene?” gli chiede Yagi, premuto contro la sua nuca.

Shouta annuisce, ancora impegnato a riprendere fiato, e si districa dalle mani nei suoi pantaloni per baciare il suo… ragazzo. Marito, presto, se non impazzisce prima.

(Marito, si ripete, sentendolo sospirare sulle proprie labbra. Ha ragione Nemuri: suona davvero bene.)

Quando si stacca Yagi gli scosta i capelli dalla fronte, sorridendo con le labbra rosse e gonfie. “Se c’è qualcosa -”

“Va tutto bene,” ripete, poi spinge Yagi sul materasso e scompare sotto le coperte.

Deve solo trovare il modo perfetto di chiederglielo, pensa, stringendogli i fianchi, poi sarà vero.

*

Alla fine, non c’è nessun modo perfetto.

C’è soltanto Yagi, e il suo sorriso, e le sue ciabatte a coniglietto.

È una delle serate più pesanti degli ultimi mesi e Shouta è appena tornato da una ronda per il quartiere. È stanco, infreddolito, con tutti i muscoli doloranti perché non ha più l’età per passare ore appostato in un vicolo umido, e la prospettiva di un pacco di compiti da correggere non fa che rovinargli ulteriormente l’umore, ma quando entra a passi pesanti in casa l’aria è calda e sa di curry, c’è un piatto coperto ad aspettarlo sul tavolo, e Yagi è raggomitolato in un angolo del suo divano.

È impegnato con un pacco dei suoi compiti, gli occhi attenti sulla pagina e il fondo di una penna rossa tra i denti, e alza la testa quando lo sente entrare. Ha uno dei suoi vecchi maglioni addosso, consumato sul collo e troppo corto sulle braccia, e i capelli raccolti con un elastico un po’ troppo lento, e le sue ciabatte rosa con le orecchie e il ponpon sul retro che fanno capolino da dove ci è seduto sopra, e quando lo guarda Shouta si blocca a metà stanza.

Sa di casa. Sa di famiglia.

“Ehi,” dice, sorridendo mentre abbassa il pacco di compiti, “com’è andata la -”

“Sposami.”

Yagi raggela, sgranando gli occhi. “Cosa?”

Shouta scalcia via gli stivali, attraversa la stanza in qualche falcata, e si inginocchia di fronte al divano.

Non ci sono mazzi di fiori, calici di champagne o poesie scritte nel cielo, ma non importa. Ci sono solo lui, e Yagi, e la sua cena a raffreddarsi sul tavolo e le sue ridicole ciabatte rosa, ed è questo tutto quello che vuole.

È per questo che vuole farlo felice.

“Shouta, cosa…?”

“Sposami,” ripete. Strappa la penna dalla presa debole delle sue dita e gli prende una mano, guardandolo negli occhi, e prega chiunque stia ascoltando di non fargli rovinare tutto proprio ora. “Anche se è solo una firma su un foglio e non ne abbiamo bisogno, sposami. Diventa la mia famiglia.”

E Yagi lo fissa, a bocca aperta, immobile, finché d’un tratto non si copre la bocca e comincia a piangere.

Shouta ha un unico, accecante momento di panico, ma poi vede che, nascosto sotto le dita, Yagi sta sorridendo.

“Non ci dovrebbe essere un anello?” chiede, mentre le lacrime gli scivolano silenziose lungo le guance, e Shouta si arrampica sul divano e lo bacia, stringendogli il viso tra le mani come un tesoro.

“È al negozio,” ammette, asciugandogli le lacrime con i pollici. “Non avevano la tua taglia.”

Yagi scoppia a ridere, forte e tremulo al tempo stesso mentre piange più forte, poi lo abbraccia e nasconde il viso tra le bende della sua sciarpa. “Sì,” mormora, stringendolo. “Sì, Shouta.”

E Shouta gli bacia i capelli, un orecchio, una tempia, e quando finalmente Yagi si volta con un sorriso un po’ acquoso, bacia anche quello finché non smette di piangere.

Non c’è tempo per le lacrime, dopotutto.

Devono organizzare un matrimonio.

*

È cosa risaputa alla UA che, quando si vuole evitare uno dei test di Aizawa, bisogna chiedere a All Might.

“I ragazzi della 1-A sono preoccupati per gli esami di fine anno.”

Shouta fa un verso vago, senza alzare gli occhi dalla sua montagna di compiti. Yagi si siede accanto a lui sul divano, mettendosi comodo quando Shouta infila i piedi sotto le sue gambe, e gli passa una tazza fumante.

Caffè, perché nel pomeriggio deve parlare col preside, e una punta di cioccolata, perché ha bisogno di tutte le energie possibili.

“Non ho intenzione di spiegargli di nuovo come funziona,” mormora, puntandosi la penna rossa dietro un orecchio per infilare la faccia nella tazza. “È già la seconda volta.”

“Dicono che se potessero fare qualche altra esercitazione prima degli esami, forse…”

Fa un sorso dalla sua tazza invece di finire la frase, guardandolo di sottecchi. L’anello alla sua sinistra cattura la luce quando abbassa la tazza, brillando discreto e innocente.

Shouta sospira, appoggiando la testa contro la spalliera del divano.

“Solo questo weekend, okay?”

Yagi sorride, brillante come il sole, e Shouta si nasconde di nuovo nel suo caffè.

E per ora sono solo fidanzati.

Non osa immaginare cosa faranno i ragazzi quando Yagi sarà suo marito.




Note: Le ciabatte di Yagi sono colpa di questa fanart. #bless

   
 
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